sabato 29 novembre 2008

Associazione Sulla Parola di Torino presentazione del libro L'ultima jana di Pia Deidda

Da Torino Sette del 28 Novembre 2008

ASSOCIAZIONE CULTURALE SULLA PAROLA
In Via Cibrario 28, alle 18,30, il professor Franco Plataroti e la prof. Cristina Pelissero a colloquio con Pia Deidda intorno al suo libro "L'ultima jana".
Discussione intorno a L'ultima jana
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Sulle impressioni riportate durante l'incontro scrive Tizi di www.gentedisardegna.it

Pia ha scritto:
Ma ora aspetto il reportage / resoconto di Tizi.
Perchè io HO CONOSCIUTO TIZI!!!!!!!!



Grazie. Ed io HO CONOSCIUTO PIA....

Ma passiamo al reportage o meglio alle mie impressioni sulla bellissima serata trascorsa....
Non ho supporto fotografico e vi dovete accontentare delle parole.
Cominciamo dal mattino, mi sveglio e fuori è tutto innevato, bellissimo panorama ma il mio pensiero va a Pia, la neve si sa è bella ma porta disagi e rallenta il traffico, insomma diventa difficile arrivare alla meta, è stata una delle mie preoccupazioni.
Arrivo a casa dopo il lavoro e ricevo la telefonata della mia amica, mi dice che non può venire alla presentazione del libro....mannaggia dico io....ma non ci penso più di tanto mi preparo e con il pullman anzi i pullman arrivo a destinazione...finalmente con quasi un'ora d'anticipo sono in via Cibrario, all'Associazione Sulla parola....ero tesa....sia per l'evento, sia perché incontravo finalmente Pia....un' "amicizia" virtuale che diventava reale....entro chiedo alla signorina che mi apre se Pia è già arrivata, si, mi dice, si accomodi, e giù per le scale raggiungo la sala dove ci sono tre persone che si consultano e mettono a punto le ultime cose prima della presentazione.
Mi chiedo....ma Pia dov'è?.....mi giro,…. ed eccola con le sedie in mano, io la riconosco subito, avendo visto le foto.....ciao Pia...e lei ...sei tu...si sono Tizi…, e così ci salutiamo, parliamo un po', mi dice che è tesa e un po' preoccupata.....ma dal suo viso non traspare nulla, sorride mi presenta agli altri, scambia qualche battuta con i suoi amici collaboratori, e mi sento subito a mio agio.....
E' un po’ indaffarata, controlla che tutto vada bene, ma qualche cosa non va, le immagini che ci avrebbe voluto mostrare, non vanno per motivi tecnici. Mi è dispiaciuto perché avrei voluto ammirare ciò che Pia aveva elaborato con Power Point.....non importa, si va avanti......a proposito di tensione....a testimoniare che era tanta, all'improvviso la luce va via ….. per un attimo siamo al buio....poi, tutto si normalizza, ritorna la luce e anche il sorriso.....
Comincia ad arrivare la gente, e finalmente, ecco il momento tanto atteso....Ci accomodiamo di fronte a Pia e i suoi due collaboratori.
Prima di tutto voglio dire che secondo me è stata un'idea fantastica far presentare il libro da un lettore, con le sue impressioni e le sue valutazioni..
Comincia a parlare il Prof. introducendo il libro "L'ultima Jana"…. lo abbiamo applaudito tante volte per la sua bravura nell'esporre, nel descrivere e nel raccontare le sue impressioni.....ha fatto un discorso molto approfondito citando grandi scrittori come il Manzoni e il Boccaccio....la poesia Bucolica, parlando di Elias il poeta pastore protagonista maschile del racconto, di Cicytella la fantastica Jana che dal mondo fantasioso, leggendario e fiabesco approda nella realtà e nella vita di tutti i giorni; dell'amore che nasce e cresce tra i due protagonisti.....delle difficoltà e della povertà, di tutto quello che Cicytella vede volando tra gli umani, del suo stupore nel provare certi sentimenti come l'affetto per i bambini e soprattutto per un bambino.....del desiderio di accarezzare e di baciare Elias.... dell'amore che pervade il romanzo, ma anche delle malattie e di come la protagonista mette a disposizione di chi ne ha bisogno i suoi poteri e il suo sapere, la descrizione delle tre sorelle di Cicytella, burbere, preoccupate solo a mangiare tutto ciò che preparano, chiuse in una grotta senza avere contatti con gli altri, sono l'opposto di Cicytella, lei è speciale, di animo buono, capace di donare e di ricevere amore , loro invece sanno ricevere ma non dare.....si parla della punizione Divina e del Cristianesimo e di quanto sia importante per la scrittrice.
L'ultima domanda che il Prof. ha posto è se l'amore può risanare e salvare i mali del mondo....domanda aperta senza risposta.....ma per avere risposta di ciò che pensa Pia basta leggere il libro....
Questo suo esporre veniva interrotto ogni tanto dalla lettura di alcuni brani del libro, e qui spendo volentieri due parole per la bravissima lettrice, il suo modo di leggere non mi ha fatto assolutamente rimpiangere le immagini che Pia non ci ha potuto mostrare...
Il suo tono di voce, le sue pause, la dolcezza con la quale descriveva le parole.....come per incanto le immagini apparivano davanti ai miei occhi.....sentivo i profumi del timo, vedevo le distese di fiori, le cascate dove Cicytella si immerge e si profuma di fiori......ascoltavo il suo dolcissimo canto.....e sentivo il suono che accompagnava il poetare di Elias (non ricordo il nome dello strumento, perdono). Alcune frasi scritte benissimo da Pia venivano “interrotte” piacevolmente da parole in sardo... su muncadori....is zippulasa.....ed altro, in quei momenti il mio sguardo si incrociava con quello di Pia…io e lei a differenza di altre persone presenti, capivamo il significato di quelle parole….la lingua parte fondamentale e le radici della nostra appartenenza….la nostra terra…..la Sardegna. Forse per me era più facile immedesimarmi ed entrare nelle scene raccontate; essendo Sarda ho vissuto alcuni momenti cosi ben descritti, come la preparazione dei dolci, i buconettusu o gueffusu, …..la descrizione accurata del procedimento, Cicytella che non resiste e ne assaggia uno per la gioia del suo palato….e lì,….. i miei ricordi si scatenano…..Ogni tanto mi voltavo e scrutavo il volto delle persone che in un bellissimo silenzio ascoltavano assorti il racconto e la lettura, molti di loro non erano Sardi, ma ugualmente venivano rapiti dalle parole e da ciò che esse trasmettevano.
Momenti quasi magici ed intensi…..
Inoltre, mi è piaciuta l’atmosfera che si respirava, quasi familiare ed intima, la piccola sala con le sedie una vicina all’altra……eravamo circa una sessantina….tutti in un magico silenzio…..
Notavo l’emozione che traspariva dagli occhi di Pia, si commuoveva nel sentire raccontare ed esporre il suo scrivere….i suoi pensieri, racchiusi nel libro.

L’ultima a parlare è stata Pia…..ha spiegato in modo semplice ed avvincente, come è nata l’idea e la necessità di scrivere il suo racconto.
Ma io non continuo lascio la parola a Pia….mi piacerebbe che fosse lei a raccontare la genesi del suo libro……e dell’incontro con il suonatore, che ha dato lo spunto per far suonare lo strumento a Elias……
Avrei ancora tanto da dire, forse mi dilungherei troppo…..io non riesco ad essere concisa, non mi bastavano due parole per descrivere la serata….

Pia aggiungi ciò che io ho tralasciato….

Ma un’altra cosa mi va di dire….sono felicissima di averti conosciuto, spero di rivederti presto.
Devo dire Pia che la mia prima impressione su di te è positiva, la tua semplicità e la tua disponibilità mi hanno colpito, il tuo viso aperto e sorridente, nonostante la tensione…..ti ho visto garbata e attenta nel salutare e rivolgere una parola gentile a tutti i tuoi ospiti.
Mi hai fatto sentire subito a mio agio….per me fondamentale.
Alla fine della presentazione del libro, diciamolo pure, presentando me hai parlato di Paradisola e di quanto sia interessante questo sito.
Grande Pia sei una donna speciale….e non è tanto per dire ma, sono sincera, è veramente quello che penso.
GRAZIE della magnifica serata…..spero ce ne siano altre in futuro.

Ora tocca a te…..
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Ho così risposto in Gentedisardegna dopo l'intervento di Tizi:
Tizi, sono commossa leggendo (e sentendo) le tue parole. Veramente. Entrare in questo spazio, adesso, è un pò cancellare questa aurea di spontaneità e di sincerità che traspare dal tuo intervento.
Nel momento in cui io parlerò sembrerà un'auto celebrazione di me stessa. E questo non è nella mia natura.
Dico solo, come ho detto ieri, appena arrivata a casa, che sono felice e soddisfatta della serata (ho saputo che di sardi eravamo solo in quattro). Ho capito che Cicytella stava volando. E volando alto.
Ieri sera ho consegnato la Sardegna, tutta quanta, dentro una corbula. L'ho donata a chi ascoltava.
Non voglio niente altro.
Quando ho partorito la storia avevo in mente solo questo: un gesto d'amore verso la mia terra.
Se un domani qualcuno vorrà parlare con me di Cicytella, di Elias (e la sua ghironda), del loro amore, dell'amore che è donazione, delle jane, della leggenda delle grotte di Sadali, della Sardegna da me raccontata, io sarò sempre qui in Paradisola, ad ascoltare, e discorrere.
Grazie Tizi, dell'amicizia, diventata vera e non virtuale, regalatami da te ieri sera e in questa pagina paradisolana di oggi. Veramente, grazie.



Il libro a Torino è in vendita nelle librerie:


Libreria Fogola “Dante Alighieri”

Piazza Carlo Felice, 15


Libreria Montegrappa

Corso Montegrappa angolo Via Medici


Libreria COOP

Piazza Castello







sabato 22 novembre 2008

Poesia di Paola Sacco, Le lucciole (ovvero i coleotteri dei Lampiridi)

Un angolo di poesia

Le lucciole

(ovvero i coleotteri dei Lampiridi)


Sento ancora vibrare

le corde di quelle immagini notturne…

la macchina a motore spento per non turbare

i violini di pace

tra l’erba che mi indicavi da sempre…

e dopo un frangente interminabile

- Eccole! Le lucciole - gridavo.

L’emozione dello scenario onirico

assetava tutta me stessa e
tu,

mamma,

contenta del mio brio.

Le lucciole,

calde e lontane visioni

di una nostra complicità

avvezza ai piccoli piaceri.

lunedì 17 novembre 2008

La voce del silenzio

"Prof qual è la musica che preferisce?""
"La voce del silenzio"
"Ma Prof.....!"

Sì, ragazzi: il silenzio ha la sua voce. La sua musica. Si può ascoltare e ci dice tante cose.

Questa è una scena che, in tanti anni d'insegnamento, più volte ho vissuto.
E' difficile far capire ai miei ragazzi - ma anche agli adulti - abituati a non stare mai zitti o con le cuffiette a tutto volume sulle orecchie, cosa vuol dire ascoltare la voce del silenzio.

Oggi in tram ho sfogliato un libro prestatomi dalla mia amica Paola "Un cuore pulito" di Romano Battaglia e ho letto:"Non mi era mai capitato prima d'ora di fermarmi a sentire la voce del vento. Questi fatti non accadono quando si è travolti dall'ingranaggio della vita quotidiana che macina anche i sogni. Ogni tanto è opportuno concederci uno spazio di tempo tutto per noi, per fermarci ad osservare attentamente quanto ci circonda. In mezzo a questo bosco mi rendo conto di essere in un santuario dove stormisce il mondo. Anche il silenzio parla".

Mi fa piacere quando ritrovo, come in una cassa di risonanza, qualcuno che dice le mie stesse cose. Diventa conforto, conferma, condivisione.

Riprendo una frase del libro:" Sono affascinato da questo silenzio: mi accorgo che dopo la parola è l'altra grande potenza del mondo. L'uomo dedito al silenzio è colui che più ci colpisce per la sua dignità. C'è troppo chiasso intorno alla nostra vita, tutto si perde fra mille voci e nulla ci può fortificare più del silenzio".

Molti in questi giorni mi chiedono:"Ma come fai a trovare il tempo per scrivere?"
La risposta è molto più semplice di quanto possa sembrare:"Mi ritaglio dei momenti di silenzio nella mia esistenza".

Le idee mi possono venire anche nel chiasso, nel frastuono, nella confusione, dentro il tram o, come per L'ultima jana, sul treno Chivasso-Torino. Ma poi c'è un momento, più o meno lungo durante la giornata, in cui mi fermo e faccio silenzio. Da quel silenzio saltano fuori, come da un cappello magico, poesie, storie, personaggi, paesaggi, odori, sapori, emozioni, sensazioni.
E, se il silenzio è stato greve, carico, ed è andato a sondare nella profondità della mia anima, può nascere anche una preghiera.

Oggi 19 Novembre aggiungo altre frasi tratte dal libro di Romano Battaglia che continuano a colpirmi.

"Intanto si è levato un leggero vento. Le chiome degli alberi si agitano e i gabbiani sulle rocce faticano a riprendere il volo. Ad ogni passo assaporo l'atmosfera di un mondo sconosciuto. Guardo le foglie, ascolto il mormorio del bosco, cerco di immaginare i miei giorni lontano da tutto e da tutti. Padre Silvano è sempre al mio fianco. Con lui sono andato, con il pensiero, al di là del mare dove è ancora possibile giocare sulla riva di mondi incantati e ascoltare la voce del silenzio.
Gli appunti sul mio quaderno mi seguono passo dopo passo".

C'è un silenzio del cielo prima del temporale,

delle foreste prima che si levi il vento,

del mare calmo della sera, di quelli che si amano,

della nostra anima,

poi c'è un silenzio che chiede soltanto

di essere ascoltato.


Oggi 9 Dicembre aggiungo un pensiero/poesia di Amon, amico di GENTEDISARDEGNA

La voce del mare

Solo la voce del mare

con le sue parole

sa far tacere

quest'assordante silenzio.


lunedì 10 novembre 2008

Presentazione a Torino del romanzo di Pia Deidda L'ultima jana nella sede dell'associazione "Sulla Parola"

Il professore Franco Plataroti presenterà il romanzo L'ultima jana il giorno 28 Novembre 2008 alle ore 18,30 nella sede dell'Associazione "Sulla Parola" Via Cibrario 28.
Durante la presentazione la professoressa Cristina Pelissero Pastrovicchio leggerà alcuni brani tratti dal libro.


www.sullaparola.it

Sullo sfondo mitico-antropologico della Sardegna medievale, luogo per tanti aspetti assimilabile a qualsiasi spazio indefinito delle fiabe, percorso ed eroso dalla crudezza della dolorosa giostra della storia e lacerato dai suoi graffi (la fame, la malattia, la povertà, la morte), un essere magico, metà fata metà strega, la jana Cicytella, corre gradualmente lungo la strada di una metamorfosi, una trasformazione stimolata dall’amore per un cantastorie-pastore, Elias, voce della memoria e dell’arte che sfida il trascolorare del tempo e del ricordo.

Proprio l’amore, inteso come incontro d’incanto e di crescita e come senso di partecipazione corale, di solidarietà ai turbamenti imposti all’umana avventura dai cataclismi dell’esistenza, fornirà la risposta più convincente all’ottusa chiusura in se stesse e nel loro antro leggendario delle tre sorelle di Cicytella, ghiottone, dedite alla crapula, grandi bocche che fagocitano rinserrate in un autismo alimentare che è sordità ai travagli umani.

Cicytella è diversa. E’ il magico che finirà per incarnarsi in una donna, lasciando però aperto uno spiraglio alla sua antica condizione, forse affinché la levità della fantasia continui a stemperare le asperità del reale.

Franco Plataroti


Il libro a Torino è in vendita nella

Libreria Fogola “Dante Alighieri”

Piazza Carlo Felice, 15



Presentazione a Tortolì de L'ultima jana

L'Università della terza età e la Biblioteca Comunale di Tortolì vi invitano alla presentazione del romanzo il giorno 22 Dicembre 2008 alle ore 16,30 presso la sede della biblioteca in Via Vittorio Emanuele 23. Saranno presenti Pier Paolo Argiolas dottore di ricerca all'Università di Cagliari e Barbara Laconi guida delle Grotte Is Janas di Sadali.



Il libro è in vendita su Internet
www.ibs.it

Informatevi su Paradisola - Libri Sardi

www.paradisola.it




Aspetto

Aspetto

nel fluire di questi giorni

con tensione immota

il dispiegarsi delle ali di una jana

che un giorno

si sono posate

sulla mia penna leggera.


Aspetto

nel suo sfogliare lento

il lettore amico

quando troverà fra le pagine

la memoria

da me custodita

di questa terra antica.

(p.d. 2008)

SAVIANO: Grazie per tutto quello che state facendo

"Ogni voce che resiste mi rende meno solo"

ROBERTO SAVIANO

GRAZIE per tutto quanto state facendo. È difficile dimostrare quanto sia importante per me quello che è successo in questi giorni. Quanto mi abbia colpito e rincuorato, commosso e sbalordito sino a lasciarmi quasi senza parole. Non avrei mai immaginato che potesse accadere niente di simile, mai mi sarei sognato una tale reazione a catena di affetto e solidarietà.

Grazie al Presidente della Repubblica, che, come già in passato, mi ha espresso una vicinanza in cui non ho sentito solo l’appoggio della più alta carica di questo paese, ma la sincera partecipazione di un uomo che viene dalla mia terra.

Grazie al presidente del Consiglio e a quei ministri che hanno voluto dimostrarmi la loro solidarietà sottolineando che la mia lotta non dev’essere vista disgiunta dall’operato delle forze che rappresentano lo Stato e anche dall’impegno di tutti coloro che hanno il coraggio di non piegarsi al predominio della criminalità organizzata. Grazie allo sforzo intensificato nel territorio del clan dei Casalesi, con la speranza che si vada avanti sino a quando i due latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine - i boss-manager che investono a Roma come a Parma e Milano - possano essere finalmente arrestati.

Grazie all’opposizione e ai ministri ombra che hanno appoggiato il mio impegno e quanto il governo ha fatto per la mia sicurezza. Scorgendo nella mia lotta una lotta al di là di ogni parte.

Le letture delle mie parole che sono state fatte in questi giorni nelle piazze mi hanno fatto un piacere immenso. Come avrei voluto essere lì, in ogni piazza, ad ascoltare. A vedere ogni viso. A ringraziare ogni persona, a dirgli quanto era importante per me il suo gesto.

Perché ora quelle parole non sono più le mie parole. Hanno smesso di avere un autore, sono divenute la voce di tutti. Un grande, infinito coro che risuona da ogni parte d’Italia. Un libro che ha smesso di essere fatto di carta e di simboli stampati nero su bianco ed è divenuto voce e carne. Grazie a chi ha sentito che il mio dolore era il suo dolore e ha provato a immaginare i morsi della solitudine.

Grazie a tutti coloro che hanno ricordato le persone che vivono nella mia stessa condizione rendendole così un po’ meno sole, un po’ meno invisibili e dimenticate. Grazie a tutti coloro che mi hanno difeso dalle accuse di aver offeso e diffamato la mia terra e a tutti coloro che mi hanno offerto una casa non facendomi sentire come uno che si è messo nei guai da solo e ora è giusto che si arrangi.

Grazie a chi mi ha difeso dall’accusa di essere un fenomeno mediatico, mostrando che i media possono essere utilizzati come strumento per mutare la consapevolezza delle persone e non solo per intrattenere telespettatori.

Grazie alle trasmissioni televisive che hanno dato spazio alla mia vicenda, che hanno fatto luce su quel che accade, grazie ai telegiornali che hanno seguito momento per momento mutando spesso la scaletta solita dando attenzione a storie prima ignorate.

Grazie alle radio che hanno aperto i loro microfoni a dibattiti e commenti, grazie specialmente a Fahrenheit (Radio 3) che ha organizzato una maratona di letture di Gomorra in cui si sono alternati personaggi della cultura, dell’informazione, dello spettacolo e della società civile. Voci che si suturano ad altre voci.

Grazie a chi, in questi giorni, dai quotidiani, alle agenzie stampa, alle testate online, ai blog, ha diffuso notizie e dato spazio a riflessioni e approfondimenti. Da questo Sud spesso dimenticato si può vedere meglio che altrove quanto i media possano avere talora un ruolo davvero determinante. Grazie per aver permesso, nonostante il solito cinismo degli scettici, che si formasse una nuova sensibilità verso tematiche per troppo tempo relegate ai margini. Perché raccontare significa resistere e resistere significa preparare le condizioni per un cambiamento.

Grazie ai social network Facebook e Myspace, da cui ho ricevuto migliaia di messaggi e gesti di vicinanza, che hanno creato una comunity dove la virtualità era il preludio più immediato per le iniziative poi organizzate in piazza da persone in carne e ossa.

Grazie ai professori delle scuole che hanno parlato con i ragazzi, grazie a tutti coloro che hanno fatto leggere e commentare brani del mio libro in classe. Grazie alle scuole che hanno sentito queste storie le loro storie.

Grazie a tutte le città che mi hanno offerto la cittadinanza onoraria, a queste chiedo di avere altrettanta attenzione a chi concedono gli appalti e a non considerare estranei i loro imprenditori e i loro affari dagli intrecci della criminalità organizzata.

E grazie al mio quotidiano e ai premi Nobel e ai colleghi scrittori di tante nazionalità che hanno scritto e firmato un appello in mio appoggio, scorgendo nella vicenda che mi ha riguardato qualcosa che travalica le problematiche di questo paese e facendomi sentire a pieno titolo un cittadino del mondo.

Eppure Cesare Pavese scrive che "un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".

Io spesso in questi anni ho pensato che la cosa più dura era che nessuno fosse lì ad aspettarmi. Ora so, grazie alle firme di migliaia di cittadini, che non è più così, che qualcosa di mio è diventato qualcosa di nostro. E che paese non è più - dopo questa esperienza - un’entità geografica, ma che il mio paese è quell’insieme di donne e uomini che hanno deciso di resistere, di mutare e di partecipare, ciascuno facendo bene le cose che sa fare. Grazie.