sabato 30 gennaio 2010

Poesia: Consapevole migrante


CONSAPEVOLE MIGRANTE


Questo alto scoglio

che si erge aguzzo dal mare

graffia al passaggio la mia anima,

mentre il vento di maestrale sbatte

onde inquiete sul fianco della nave

e asciuga orgogliose lacrime trattenute,

sempre celate e mai svelate.

Mi volto indietro e,

vedendo il golfo allontanarsi,

capisco da quel preciso istante,

che questa partenza non è più

atto di una libertà anelata

con ostinazione raggiunta,

ma perdita, strappo estremo.

E mi trasformo come tanti,

in malinconica, consapevole migrante.


© Pia Deidda 2009

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Altre poesie con lo stesso tema: l'emigrazione


SARDEGNA

di Roberto Locci

Il suono del tuo nome

Trema nella mia voce come un sospiro

Le tue gialle estati

Stordiscono la mia anima

Con il profumo dell’elicriso e del mirto

Il tuo ricordo riemerge dalla notte dei tempi

Rischiarato dalla luce del sacro fuoco

Acceso dentro le tue torri di pietra

Sardegna amara

I tuoi figli in esodo in terra straniera

Con il cuore gonfio di dolore

Nella mente un solo pensiero

Tornare a te

Fosse anche l’ultimo viaggio

Fosse solo per dormire in eterno

Stretti fra le tue braccia


" Amico emigrante "

di Paolo Cara

Seduto in riva al mare ascoltandone la voce

e contemplandone la profondità.

Nel cielo un volo di gabbiani e nell'orizzonte

dove poso il mio sguardo,

una nave solca il mare.

Il ricordo di quando t'ho visto partire,

tra lacrime e nostalgia lasciasti la tua terra natia.

Alla ricerca di te stesso, di un futuro migliore

e di nuove speranze con quell'imbarco andasti.

Nulla possedevi e nulla abbandonasti.

Ma quel nulla era la tua vita e tutto ciò

che nel cuore possedevi.

Per ore guardai smarrito nell'orizzonte,

la scia nel mare e l'ombra grigiazzurra del fumo,

di quel traghetto della speranza che sempre più t'allontanava.

Nello zaino mettesti, per portare con te,

la consapevolezza dell'amore che lasciavi,

avvolto in carta di nostalgia e dolore.

Lo stesso dolore che punge il mio cuore,

al ricordo di quel giorno.

giovedì 28 gennaio 2010

Aiuta Haiti - cancella il debito

Aiuta Haiti - cancella il debito

Ciao

Ho appena firmato una petizione per l'azzeramento del debito di Haiti di 1 bilione di dollari. La gente di Haiti non deve essere costretta a ripagare debiti che furono creati da dittatori non eletti dal popolo anni fa proprio ora che cerca di risollevarsi dal terremoto.

Per ulteriori informazioni puoi leggere qui in basso, o puoi firmare la petizione qui:

http://www.avaaz.org/it/haiti_cancel_the_debt_7/98.php?cl_taf_sign=6auEKs1m

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Cari amici,

E sconvolgente: anche se stanno arrivando aiuti ad Haiti per soccorrere la popolazione disperata, in realtà questo denaro si sta utilizzando in gran parte per ripagare l'enorme debito del Paese. -- un debito di più di un miliardo di dollari generato ingiustamente per anni da governi e prestatori senza scrupoli.

La richiesta di un totale azzeramento del debito estero di Haiti sta crecendo in tutto il mondo e ha conquistato anche diversi leaders mondiali - invece si mormora che altri ricchi paesi creditori stiano opponendo resistenza. E non c'è tanto tempo: i Ministri delle Finanze del G7 potrebbero raggiungere un accordo finale la settimana prossima in occasione del vertice in Canada.

Facciamo una richiesta a gran voce, in tutto il mondo, perchè si tratti la popolazione di Haiti con giustizia, compassione e buon senso in queste tragiche ore. Avaaz e i suoi collaboratori presenteranno la petizione per la riduzione del debito direttamente in occasione del vertice. -- clicca qui sotto per firmare la petizione e poi invia questa e-mail ai tuoi amici:

http://www.avaaz.org/it/haiti_cancel_the_debt_7/98.php?cl_taf_sign=6auEKs1m

Già prima del terremoto, Haiti era uno dei paesi più poveri al mondo. Dopo che gli schiavi haitiani si ribellarono e conquistarono l'indipendenza nel 1804, la Francia richiese biliardi come compensazione- dando così vita ad una spirale di povertà e debito ingiusto che si è prolungata per due secoli. Negli ultimi anni, la gigantesca campagna per la riduzione del debito estero ha risvegliato la coscienza mondiale. E anche in questi ultimi giorni i prestatori - sotto una crescente pressione pubblica- hanno iniziato a dire cose più giuste sulla cancellazione del devastante debito estero di Haiti.

Ma le cose possono essere molto diverse nella pratica. Per esempio, anche se dopo lo tsunami del 2004 il Fondo Monetario Internazionale annunciò una riduzione del debito estero dei paesi colpiti - il debito reale continuò a crescere. Appena l'attenzione pubblica è calata le somme derivate dai prestiti si sono ulteriormente accresciute.

E'arrivato il momento di azzerare il debito estero senza condizioni e di fare in modo che gli aiuti per il terremoto siano fatti come sussidi, non come prestiti. Un successo ora cambierà le vite della popolazione di Haiti anche quando l'attenzione mondiale sarà calata. Unisciti a questa richiesta per la cancellazione del debito e inoltra questo messaggio a coloro che la pensano nello stesso modo :

http://www.avaaz.org/it/haiti_cancel_the_debt_7/98.php?cl_taf_sign=6auEKs1m

Mentre guardiamo le immagini alla televisione o al computer, è difficile non rimanere impressionati. E la storia delle relazioni dei paesi ricchi con Haiti è davvero oscura.

Eppure, momenti come questo possono generare una trasformazione. In tutto il mondo, la gente ha fatto donazioni per salvare delle vite ad Haiti -- I membri di Avaaz hanno donato più di 1 milione di dollari negli ultimi dieci giorni. Ma dobbiamo anche far sentire le nostre voci di cittadini del mondo per trovare una soluzione alle tragedie create dall'uomo che hanno lasciato i nostri fratelli e sorelle di Haiti così vulnerabili alle catastrofi naturali.

Cerchiamo di fare tutto il possibile, anche se pensiamo che non sia abbastanza.

Con speranza,

Ben, Alice, Iain, Ricken, Sam, Milena, Paula, e tutto il Team di Avaaz

Articoli

"L´isola dei colpi di Stato, dove si mangia l´argilla e la natura compie stragi, Corriere della sera, 10 Gennaio 2010
http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_14/haiti-colpi-stato-farina_32208d26-00dc-11df-9901-00144f02aabe.shtml

"Donatori cancellino il debito", Oxfam, 25 Gennaio 2010
http://beta.vita.it/news/view/99838

L'Italia cancella il debito con Haiti, Il Giornale, 27 Gennaio 2010
http://www.ilgiornale.it/esteri/litalia_cancella_debito_haiti_404_milioni_euro/19-01-2010/articolo-id=415053-page=0-comments=1

mercoledì 27 gennaio 2010

Ha vinto la TV!

La mia amica Sabrina mi ha consigliato di mettere un intervento di Grillo nel mio blog. Come dalla risposta che le ho dato, e che riporto qui sotto, non lo metterò. Invito però i lettori che leggono il mio blog ad entrarci ogni tanto, tanto per sentire qualcosa che va contro un sistema ormai normalizzato nei nostri comportamenti e nelle nostre reazioni.

http://www.beppegrillo.it/

Sono con tuo cugino e con la tua rabbia anche. A scuola vedo ogni giorno questo spappolamento dei cervelli. Proprio ieri ne parlavo al pomeriggio con gli allievi del recupero:"Ragazzi, siamo qui a spendere soldi che lo Stato avrebbe potuto utilizzare in altro modo in questo momento di vera crisi, invece di spenderli per dei pelandroni che non hanno voluto studiare. Ma lo sapete della crisi in cui versa l'Italia? dei lavoratori di Termini Imerese?, di Porto Vesme? della nostra stessa Torino? Sapete dei mesi sui tetti a protestare e a fare lo sciopero della fame? Sapete quante famiglie non solo non arrivano a fine mese ma non avranno più neanche quel mese? Eh! Lo sapete?". Risposte: "Prof. non sappiamo di queste cose". " Certo avete il cervello in pappa da grandi fratelli e isole dei famosi...bla bla bla...".
Sabrina, non metterò lo scritto che mi hai mandato sul mio blog, ma pensavo da tempo di mettere il link di Grillo, chi ha voglia di leggere che entri lì e legga. Perchè penso che chi non ha voglia di leggere e informarsi non lo farà mai in qualsiasi spazio. Che ruolo ho io? Posso consigliare, indirizzare, ....... senza che venga mai meno la speranza di tempi migliori, e di uomini migliori. La mia generazione ha lottato per una scuola pubblica per tutti, per il diritto allo studio. Invece? Ha vinto la TV!
Pasolini, Pasolini! Profeta non ascoltato! E chissà perchè ammazzato..... A me venne un dubbio quel giorno...Paranoie?

giovedì 21 gennaio 2010

L'ultima jana in libreria

L'ultima jana in libreria
In tanti mi chiedete in quali librerie si può trovare L'ultima jana.
Vi elenco le librerie dove ho la certezza che ci sia.

LIBRERIE IN SARDEGNA

SADALI (CA)
Il libro è in vendita principalmente al book shop delle Grotte di Sadali e al book shop dell'Eco Museo delle Acque della Barbagia, inoltre lo si può trovare alla Casa Museo.

ORROLI (CA)
Centro Servizi Nuraghe Arrubiu

CAGLIARI
Libreria Murru, V.San Benedetto 12c
Pzza Repubblica srl, Pzza Repubblica 23
La Stazione C.Lib.snc, Via Roma 24
Dettori cart.libre srl, Via Cugia 3
Il bastione, Pza Costituzione
Libreria Ilisso, Via Serbariu 50

QUARTU SANT'ELENA
Primalibri srl , Via Gorizia 95

NUORO
Novecento, Via Manzoni


LIBRERIE IN PIEMONTE

TORINO
Libreria COOP, Piazza Castello
Libreria Fogola “Dante Alighieri”, Piazza Carlo Felice, 15
Cartolibreria Montegrappa, Corso Montegrappa ang. Via Medici

Inoltre a SASSARI, SANTA TERESA DI GALLURA e SANT'ANTIOCO mi è stato segnalato il suo "avvistamento" (!)

Il libro può essere richiesto direttamente alla casa editrice:
Fabriano Edizioni, Via G. Ceresani, 2 - 60044 Fabriano
tel. 0732627186

Ricordo che è possibile richiederlo anche via INTERNET, molti sono i distributori che l'hanno in dotazione. Finora quello che funziona meglio come celerità di recapito è: www.libreriauniversitaria.it

venerdì 15 gennaio 2010

IL RAZZISMO: STRANA MALATTIA

Tempo fa lessi il libro di Gian Antonio Stella "Quando gli albanesi eravamo noi" e in questi giorni vorrei consigliare la sua lettura a coloro che mi hanno incontrato su questo spazio.
Tanti sono i discorsi che sento pronunciati da giovani e meno giovani, a scuola, sul tram, nei negozi, per strada, dove si inneggia a comportamenti di intolleranza e razzismo. Eppure queste persone hanno pronunce siciliane, calabresi, pugliesi, venete. Penso che si sia persa la memoria storica non solo del proprio Paese ma del proprio vissuto.
In certi momenti mi sembra di vivere con orrore negli USA degli anni '50 o nel Sud Africa degli anni '60.
Pia


GLI INCONTRI DI PEACEREPORTER

IL RAZZISMO: STRANA MALATTIA
di Luca Galassi

AI convegno nazionale di Emergency, Fatah porta la sua storia. La fuga da un Paese in guerra, l'attraversamento di mezza Africa, il mare, il centro di accoglienza, la domanda di asilo politico, la vita dei campi. Poi, il lieto fine: da tre anni Fatah, somalo, è mediatore culturale, e collabora con Emergency al Poliambulatorio di Palermo. Fatah ce l'ha fatta, a differenza di molti altri le cui storie non hanno avuto un lieto fine.
Gli ospiti indesiderati vengono respinti senza appello da un Paese senza memoria. L'appello è la possibilità - negata - di far valere il proprio diritto all'ingresso nel nostro Paese (è il caso delle migliaia di richiedenti asilo che illegalmente vengono ricacciati in mare a seguito della nuova legge sui respingimenti). La memoria è quella - obliata - di un Paese che una volta è stato patria di emigranti.
Ne hanno parlato Christian Elia, di PeaceReporter, Gabriele Del Grande fondatore di Fortress Europe, don Virginio Colmegna, fondatore della Casa della Carità, e lo scrittore Erri De Luca.
Del Grande ha affrontato il tema dei respingimenti spiegando come la linea sostenuta da destra e sinistra, e dall'Europa intera, dal 6 maggio scorso sia quella di respingere in acque internazionali i migranti che provengono dalla Libia e portare a terra quelli "intercettati" entro le 12 miglia. Lo studioso si è chiesto perché 1.300 persone da allora siano state respinte senza che l'opinione pubblica ne venisse informata.
«Nessuno ha mostrato i video, non c'è stata nessuna copertura mediatica, eppure, come forma di propaganda, avrebbero potuto farlo. "Vedete? Li abbiamo riportati a casa senza che rischiassero la vita nel viaggio in mare:' Non sono state mostrate immagini per non mostrare la violenza che accompagna il processo di respingimento, fino alla consegna alle autorità libiche. Una volta a Tripoli, vengono caricati su camion, che sono container di ferro, e mandati in carcere. Ci stanno per mesi, alcuni per anni. Questa pratica - ha concluso Del Grande - è illegale, senza scomodare le Convenzioni sui diritti dell'uomo, le leggi a tutela dei rifugiati e via dicendo. Sono illegali perché il Testo unico sull'immigrazione, ovvero la legge Bassi-Fini, non prevede il respingimento per i richiedenti asilo politico. I respingimenti vengono propagandati come necessità umanitaria. Gli salviamo la vita perché queste persone muoiono in mare, intercettandoli il prima possibile perché, ci viene detto, provocheranno un effetto dissuasivo, pedagogico, sui potenziali candidati.»
Dice Don Colmegna: «All'approvazione della legge sui respingimenti, il quotidiano Libero titolava "Finalmente cattivi': Bisogna scuotere alle fondamenta questa cultura. La ricerca del capro espiatorio è diventata un tumore sociale.
Ci vuole una cura della salute, di eccellenza, come fa Emergency, ma anche una cura che riporti nel nostro Paese una cultura dell'accoglienza. La mentalità popolare viene continuamente aggredita da una strisciante demonizzazione dello straniero, di identificazione del capro espiatorio. t:inimicizia fa capitalizzare la paura, rendendola un luogo dove il nemico deve scomparire. Siamo all'anticamera della,camera a gas. Alla borsa politica del nostro governo è questo il grande capitale di consenso».
Per Erri De Luca il nostro è il tempo delle grandi migrazioni alla ricerca di una patria che dia da mangiare e da lavorare. Noi siamo stati "azionisti di maggioranza" in questa realtà: trenta milioni di italiani hanno cercato di trapiantarsi altrove. «Ledda, nel suo libro Padre padrone, raccontava degli autobus nei paesini che portavano all'imbarco per l:4ustralia. Era un congedo che era un lutto tra vivi, un momento di addii irreparabili: erano dei funerali. Noi siamo stati azionisti di questa immensità di migrazioni, che hanno svuotato le nostre terre e i nostri paesi molto più profondamente di due guerre mondiali.
«Da un punto di vista narrativo la letteratura non se ne è occupata molto. Il nostro cinema del Dopoguerra se ne è occupato, solo in parte il cinema moderno. Ricordo il film Titanic, con ·Ia priorità data ai salvataggi di prima classe. Sappiamo che l'equivalente di una decina di Titanic si è depositata nel tratto di mare tra la Sicilia e la Libia, ma questo non ci ha fatto lo stesso effetto del film. Abbiamo avuto le miniere del Belgio, col sequestro dei passaporti italiani, col lavoro obbligato e coatto: dovevano stare nelle miniere per anni, a oltranza, fino a che i minatori non avessero riscattato il loro passaggio. Intanto incassavamo il carbone. lo mi chiedo: tutte queste misure di ostilità, di avversione, di esclusione, hanno un'efficacia, infilano un preservativo al nostro Paese o no? Uomini che affrontano questi viaggi, vengono dissuasi, con queste misure, con il reato di immigrazione? Per niente. È falso che abbiano la seppur minima efficacia. Nemmeno la pena di morte servirebbe. Ma sanno aizzare i peggiori sentimenti, e produrre e lucrare consenso politico. È mai possibile che in politica non si possano sfruttare i sentimenti opposti? Che non si possa trarre profitto dai sentimenti di solidarietà, di fraternità e di uguaglianza?».

mercoledì 6 gennaio 2010

Mostra IMMAGINA SARDEGNA


REBUM ART di Torino

organizza la mostra fotografica

IMMAGINA SARDEGNA”

La Sardegna vista attraverso l'obiettivo fotografico

data
27 Marzo – 24 Aprile 2010

Biblioteca Civica "PRIMO LEVI"
Via Leoncavallo 17, Torino


Inaugurazione
27 Marzo, ore 15.00

con la discussione intorno al libro L'ultima jana di Pia Deidda


Curatori della Mostra : Alessandro REGGE- Patrizia TORCHIO
Evento organizzato da REBUM ART

www.rebumart.it


La REBUM ART di Torino le propone di partecipare alla mostra con due foto che abbiano come soggetto la Sardegna nei suoi vari aspetti di vita, costume e natura.


Per partecipare si dovrà dapprima spedire entro il 30 Gennaio due foto in formato jpg con lato lungo di almeno 1500 pixel contemporaneamente ai seguenti indirizzi:

PATRIZIA TORCHIO: gian.mario.regge@alice.it

PIA DEIDDA: pia.deidda@hotmail.it


I diritti delle foto inviate rimarranno ai legittimi proprietari e la REBUM ART si impegna a non utilizzarle per fin diversi da quelli della mostra e della promozione della stessa.

Una giuria competente sceglierà tra tutti i partecipanti 15 fotografi.

I fotografi delle foto scelte dovranno spedire a proprie spese entro il 20 Febbraio due stampe in formato 30x40 e un piccolo curriculum all'indirizzo che verrà dato come riferimento.


Le 30 foto verranno restituite alla fine della Mostra.

I 15 partecipanti saranno omaggiati del romanzo L'ultima jana di Pia Deidda



martedì 5 gennaio 2010

Per ricordare Teresa Sarti

Nel numero di Dicembre 2009 di EMERGENCY ci sono molti articoli di amici e conoscenti di Teresa Sarti che parlano di lei. Ho scelto quello della figlia Cecilia. Un omaggio ad una grande donna.

Sono Cecilia, la figlia di Teresa. In questi ultimi quindici anni tutti quelli che mi incontrano mi dicono: «Ma tu sei la figlia di Gino?». lo rispondo di solito: «Ho anche una mamma». Per quelli che mi conoscono poco sembra una battuta, ma sotto c'è di più.
Avrei voluto prepararmi in questi giorni qualche cosa da dire, ma sono stata immersa fino alle ginocchia nell' amore che tutti provate per
Teresa e quindi non ho neanche avuto il tempo di pensarci. Vi dico due cose che mi vengono così. ..
Oggi, ieri, qualche giornalista mi ha chiesto un ricordo di Teresa.
Un ricordo di Teresa? Abbiamo vissuto trent'anni insieme, non ho un ricordo, ne ho troppi per tirarne fuori uno solo. La mia mamma è la mia mamma, è quella che mi ha insegnato a fare la zuppa di cipolle, che "qual è" si scrive senza apostrofo; mi ha insegnato ad ascoltare gli altri, mi ha insegnato che magari con un'urlata di meno e un'attenzione di più si ottengono i risultati migliori. Mi ha insegnato le figure retoriche, ha cercato di insegnarmi a non farmi i nodi nei capelli - non c'è riuscita, come sapete - e mi ha dato talmente tanto che non posso dire.
Mi ha insegnato anche che cos'è la guerra, e me l'ha insegnato molto prima di Emergency. Me l'ha insegnato quando ero piccina, leggendo Bertolt Brecht, che lei amava moltissimo. Lo faceva leggere ai suoi studenti: probabilmente lo sapete, mia madre ha insegnato per trent'anni prima di dedicarsi anima e corpo a Emergency, e a tutti rifilava Brecht. Ovviamente l'ha rifilato anche a me.
Allora volevo citarvi un paio di cose, che sono quelle con cui mi ha cresciuto, quelle con cui aveva cominciato a farmi capire com'è il mondo là fuori, e che poi ho ritrovato quando abbiamo cominciato a andare a trovare papà, in Pakistan, in quel famoso «mia figlia Cecilia aveva nove anni quando ... ».

Una delle mie preferite era "Mio fratello aviatore"

Avevo un fatello aviatore.
Un giorno, la cartolina.
Fece i bagagli, e via,
lungo la rotta del sud.
Mio fatello è un conquistatore.
Il popolo nostro ha bisogno di spazio;
e prendersi terre su terre, da noi, è un vecchio sogno.
E la terra che s'è conquistato
sta sulla Sierra di Guadarrama.
È di lunghezza un metro e ottanta,
uno e cinquanta di profimdità.

Mi aveva raccontato questa poesia, io avrò avuto credo cinque o sei anni. Ci avevo messo un momento a capire: «un metro e ottanta, uno e cinquanta di profondità». E poi mi aveva fatto un discorso che suonava così: «se la guerra è così stupida per i soldati, quanto è stupida e inumana per quelli che non hanno neanche scelto di farla?»

E allora mi leggeva un'altra poesia:

La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell'ultima
c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente.

E così parlavamo di qual è l'effetto della guerra su chi la subisce. Poi, in questi quindici anni, tutti noi immersi in quel mondo lì. .. è proprio come la raccontava Brecht.
C'è un' altra poesia che lei amava tantissimo, "Domande di un lettore operaio".
Sostanzialmente Brecht si chiede: «Tebe dalle Sette Porte chi è che l'ha costruita? Perché ci sono i nomi dei re dentro ai libri? Ma sono stati i re a trascinare quei blocchi di pietra? E dove sono andati la sera che fu terminata la grande muraglia i muratori? Il giovane Alessandro conquistò l'India: da solo? Cesare conquistò i Galli. Non aveva con sé nemmeno un cuoco? Chi cucinò la cena della vittoria?»
Un'altra domanda potrebbe essere: perché vi sto raccontando questo? Perché in questi quindici anni, da noi, chi ha cucinato la cena della vittoria è sempre stata mamma.
Penso che dobbiamo andare avanti, come hanno detto tutti: come e meglio di prima. Lo dobbiamo a lei. La sua preoccupazione in questi due anni di malattia era: «Che cosa faranno i miei ragazzi, i miei volontari, i miei amici, i miei colleghi ... non sarà troppo pesante la mia assenza?».
Poi vi guardava, leggeva le vostre mail, leggeva i vostri messaggi, sentiva i racconti di chi andava a trovarla e si è detta: «Terranno botta, ce la faranno, andranno avanti come e meglio di prima».
Gliel'ho garantito fino all'ultimo giorno: non fatemi mancare la promessa.

CECILIA STRADA

Ringrazio mio figlio Pier Giorgio per avermi fatto conoscere EMERGENCY

domenica 3 gennaio 2010

L'ultima jana di Pia Deidda alla Biblioteca "Primo Levi" di Torino

La Biblioteca Civica "Primo Levi" e REBUM ART vi invitano Sabato 27 Marzo 2010 alle ora 15.oo in Via Leocavallo a Torino

http://www.torinocultura.it/portal/page?_pageid=67,1667702&_dad=portal&_schema=PORTAL&idEvento=50309&idCanale=4.0