martedì 19 aprile 2011

Presentazione del nuovo romanzo di Pia Deidda "E CANTAVAMO ALLA LUNA", prossimi appuntamenti






Presentazione del nuovo romanzo

di Pia Deidda
"E CANTAVAMO ALLA LUNA"

Zènìa editrice
prossimi appuntamenti



25 Aprile 2011
ore 18

Ristorante
Bosco Grotta Is Janas

Sadali


29 Aprile 2011
0re 19

Bosco Seleni

Lanusei

domenica 17 aprile 2011

IL ROMANZO “E CANTAVAMO ALLA LUNA” E' STATO ISPIRATO DA UN LUOGO FISICO A ME CARO.

IL ROMANZO “E CANTAVAMO ALLA LUNA” E' STATO ISPIRATO DA UN LUOGO FISICO A ME CARO.

Chi, come me, ha vissuto a Lanusei negli anni Sessanta-Settanta ancora ricorda certe domeniche o festività passate al bosco Seleni quando le famiglie arrivavano alle prime ore del mattino per riuscire ad accaparrarsi i tavoli di granito migliori posizionati sotto i lecci. Era un momento aggregativo e socializzante che creava movimento e fermento ed interrompeva per qualche ora il silenzio e la solitudine del bosco millenario. Le famiglie apprestavano vere e proprie tavolate con pranzi pantagruelici, dove non poteva mancare l'arrosto di maialino allo spiedo fatto negli appositi spazi. Chi ha vissuto quei momenti non ha dimenticato l'acqua gelida e pura che sgorgava di getto dalla sorgente e dalle altre due fontane minori.

Il Selene (o meglio Seleni alla sarda) è sempre stato il vanto della cittadinanza lanuseina, orgoglio da mostrare al forestiero e bene da godere. Come dimenticare l'orrore che suscitò in tutti l'incendio che scoppiò un giorno di un anno lontano degli anni Settanta? (Perchè non ci ricordiamo più quel momento? Ho chiesto a tanti lanuseini la data precisa ma non ne ho avuto notizia certa. Eppure sono questi momenti che non devono essere dimenticati, che ci fanno capire quanto siamo legati ad un posto fisico, e quanto questo posto sia di un valore inestimabile da tramandare alle generazioni future!). Tutta la popolazione accorse a spegnerlo spinta da una forza generata da un senso di comune appartenenza. Morivano lecci secolari, castagni possenti e verdeggianti, scompariva un fertile sottobosco; se ne andava una parte di noi. Ricordo quel momento ancora con grande commozione, il sole che stava tramontando dietro il monte divenne rosso di brace. Noi lanuseini quel giorno avemmo paura, non stavamo perdendo solo una parte del nostro patrimonio paesaggistico e naturalistico, stavamo perdendo una parte della nostra storia.

Eppure, in quegli anni, nessuno di noi era pienamente consapevole di cosa fosse realmente la storia del nostro bosco. Conoscevamo l'esistenza di quell'ammasso di pietre, sulle quali bambini si andava a giocare, come resti di un antico nuraghe. Ma nulla di più. Gli studi fatti da La Marmora ai primi dell'Ottocento o da Angelino Usai nella nostra epoca erano a conoscenza di pochi. Chi di noi sapeva dell'esistenza del bronzetto della sacerdotessa oggi conservato a Cagliari? Chi del pane rituale di farina di ghiande che facevano le nostre ave nuragiche? Oggi, invece, dopo gli scavi iniziati negli anni Novanta, siamo a conoscenza della rilevanza storico-archeologica che riveste il sito del Seleni: importante insediamento nuragico con pozzo sacro, grande villaggio all'intorno del nuraghe con centinaia di capanne e due grandi tombe dei giganti che fanno ipotizzare un importante centro religioso legato al culto delle acque e dei defunti.

Io, allora bambina, qualcosa sognavo quando mi protendevo dalla roccia dove sorgevano le rovine del nuraghe. Gennaccìli, Genna 'e Cili , Porta del Cielo, era chiamato il nuraghe e il masso che si protendeva sulla vallata. Chissà quale antico passato si era svolto lassù. Chi aveva vissuto in quel bosco alto di Ogliastra?

Oggi a distanza di quarant'anni ho preso la penna in mano e ho intessuto una storia, fantastica certo, non ha pretese di storicizzazione, ma che mi permette di rendere narrativamente con gli occhi della fantasia che cosa poteva essersi svolto lassù tanto tempo fa. Ricercare le nostre origini non con i metodi scientifici dell'archeologo ma con quelli della passione letteraria che può avere la forza di ricreare l'aurea del mito. Anche perchè, nel frattempo, in questi ultimi decenni, tanto si è andati avanti nella ricerca storico-archeologica dell'antico popolo sardo. E, non sorprende, se si paragonano altri siti sardi, di sentire parlare di culto delle acque, di culto alla luna, di incunaboli, di riti funebri legati a luoghi particolari. Luoghi sacri come il bosco Seleni/Selene che della Luna ricorda con il termine greco il suo legame con l'astro notturno e con il suo antico culto.


Il "tempio della mia sacerdotessa Airam".

Foto Rossana Fois


domenica 10 aprile 2011

Commento al racconto di Pia Deidda "Di queste notti insonni"

Commento al racconto di Pia Deidda
"Di queste notti insonni"


da: http://arlara.blog.kataweb.it/

mercoledì, 30 marzo 2011

Laboratorio di narrativa: nuovo racconto

In “Di queste notti insonni” Pia Deidda ricostruisce in modo magistrale un ambiente arcano e rurale. Una piccola, minuscola, donna è la protagonista di questo racconto delicato, incentrato su un “femminile” d’altri tempi e altri luoghi, ma ancora vivo nella memoria di società patriarcali.

In una camera, in uno spazio notturno illuminato solo dalla luce fioca di un lume a olio e dal rosseggiare delle carbonelle di un braciere, si consuma un’esistenza grama, un’inconsapevole rassegnazione, simbolo di un’antica rinuncia al riscatto. Nastassia e Bartulu, una donna e un uomo: lui, solo una massa umidiccia e maleodorante sotto la trapunta, sui tre materassi del letto a baldacchino… un russare, un gorgoglio, uno sbuffo, un grosso naso rosso solcato da capillari… Lei, quasi evanescente, con i piccoli piedi freddi, raggomitolata tra la preziosa biancheria profumata di lavanda, unica consolazione in quel suo povero mondo fatto di coercizione e di dominio. Ed un pensiero… quasi un ambito sogno, in quel presente oscuro e senza prospettive: la morte come soluzione, come cambiamento. Ma è solo una fugace idea, un balenio nella mente… “Per tutto c’è tempo”.

Il lettore sente il freddo dello stanzone, delle lenzuola ghiacce, dei piedi illividiti, la ruvidezza della camicia da notte, l’umidità delle calzette di lana appese ad asciugare.

Al centro del racconto, troneggia la descrizione del letto a baldacchino, “alto e regale”, simbolo di un amore gelido e mancato, di “incolori e ghiacce notti”. La protagonista, tuttavia, lo riveste di “pizzo e frangette a pippiolini”, di ricami e racemi, seguendo il volo della sua fantasia, della sua arte, della sua vitalità tarpata.

Il braciere, che compare all’inizio del racconto, torna nella chiusa, a completare un cerchio che tiene in sé tutta la vita della protagonista, fino a un desiderio di morte che non è neanche un vero impulso a farla finita, ma è solo un’assenza di azione, di slancio, è un vuoto totale per il quale, ahimè, c’è sempre “tempo”.

Il linguaggio mescola parole semplici, ripetute a rafforzare la concretezza di oggetti comuni, come il legno, la tela, la brace, ad altre più desuete e scelte.

Patrizia Poli e Ida Verrei


Il racconto lo si può trovare in questo blog oppure in:

http://www.lezionidibello.it/lemieopere/racconti/di_queste_notti_insonni.html


lunedì 4 aprile 2011

Preoccupante: attivisti di Emergency "bloccati" a Roma perchè indossano la maglietta con l'art. 11 della Costituzione!

Preoccupante: attivisti di Emergency "bloccati" a Roma perchè indossano la maglietta con l'art. 11 della Costituzione!

http://it.peacereporter.net/articolo/27766/Roma+due+aprile:+agenti+di+polizia+contro+le+t-shirt+di+Emergency

Roma due aprile: agenti di polizia contro le t-shirt di Emergency e bandiere della pace

I fatti segnalati dopo la manifestazione di sabato

Emergency presenterà nelle prossime ore un esposto alla procura della Repubblica di Roma. L'organizzazione non governativa fondata da Gino Strada ha ricevuto diverse segnalazioni dopo la manifestazione del due aprile contro la guerra. Diversi partecipanti sono stati fermati per le vie della capitale, in prossimità di luoghi 'istituzionali' e obbligati dalle forze di polizia a cambiare percorso per gli indumenti che indossavano: magliette di Emergency che ricordano il testo dell'articolo 11 della Costituzione e bandiere della pace.

Una prima testimonianza, pubblicata da Repubblica domenica, è di una signora che racconta di essere stata fermata da un agente di pubblica sicurezza mentre usciva dal pacifico presidio contro la guerra che si è tenuto a piazza Navona, portando sulle spalle una bandiera della pace. L'agente le ha detto "Signora, di qui non può uscire con quella bandiera sulle spalle".

Un altro caso, raccolto dall'organizzazione umanitaria, si è verificato davanti a Palazzo Madama, verso le 14.30: alcuni volontari di Emergency stavano attraversando la piazza per raggiungere la mostra di Tiziano Terzani a Palazzo Incontro, insieme a molti altri passanti e turisti. Anche qui i volontari indossavano magliette di Emergency e magliette con l'Articolo 11 della Costituzione Italiana. Sono stati fermati da alcuni agenti di pubblica sicurezza che hanno detto loro "Con quell'abbigliamento da manifestazione non potete passare di qui, dovete fare il giro della piazza" e ancora "Con quelle magliette non ci si può fermare davanti a Palazzo Madama".

Sempre sabato, intorno alle alle 18.00: altri volontari di Emergency, rientrando da piazza Navona e dirigendosi verso la stazione Termini, stavano camminando davanti a Palazzo Grazioli. L'area era chiusa al traffico, mentre i pedoni potevano passare. I cinque volontari, che indossavano magliette di Emergency, sono stati fermati da agenti di pubblica sicurezza, in mezzo alla fiumana dei passanti, ed è stato loro impedito di attraversare il varco pedonale. Gli agenti hanno detto loro: "Con questo abbigliamento da manifestazione, voi dovete passare sul marciapiede opposto".

Il divieto per la E di Emergency è avvenuto anche prima della manifestazione, secondo questa testimonianza che arriva da Pisa: "Arrivando a piedi da piazza Barberini quando eravanmo su via del corso abbiamo girato in piazza Colonna passando davanti Palazzo Chigi, dopo che erano passati i primi del gruppo due bambine di 14 anni che avevano la E di Emergency disegnata sulla guancia sono state fermate da un poliziotto che ha detto che non potevano passare da quella parte perchè erano "manifestanti", tutti quindi abbiamo fatto il giro passando dall'altra parte della piazza".

Chi ha dato un ordine che violenta la libertà di espressione e le libertà personali riconosciute dalla Costituzione?

Presentazione del nuovo romanzo di Pia Deidda "E CANTAVAMO ALLA LUNA" a Sadali

Pia Deidda
presenta il suo nuovo romanzo
E CANTAVAMO ALLA LUNA
a Sadali


L ' Ecomuseo delle Acque della Barbagia Sadali presenta il nuovo romanzo di Pia Deidda Sadali 25 Aprile ore 17,00 presso grotte Is Janas, con l'intervento di Eliano Cau.

Accompagnamento musicale del duo "Spruadentis" Lidia Lai e Roberto Palmas.

Airam, ultima sacerdotessa di un antico culto lunare nuragico officiato in Ogliastra, vive il dolore di non aver ancora avuto una figlia femmina alla quale tramandare i suoi poteri divinatori e oracolari. La consapevolezza della fine del suo mondo diventa più concreta all'arrivo dei romani che si impongono come conquistatori e dominatori.
Ispirandosi ai resti nuragici presenti nel bosco Selene di Lanusei in località Genna 'e Cili (Porta del Cielo) l'autrice costruisce, con una narrazione intensa e poetica, un frammento dell'antica storia sarda avvolgendola in un'aura mitica.

Pia Deidda
E cantavamo alla luna
Zenia editrice Nuoro


sabato 2 aprile 2011

CONCORSO FOTOGRAFICO "ACQUE DI SARDEGNA, DI TERRA, DI CIELO, DI MARE"

CONCORSO FOTOGRAFICO
"ACQUE DI SARDEGNA,
DI TERRA, DI CIELO, DI MARE"

168 fotografi, 438 foto, così si conclude l'invio delle fotografie che concorreranno al concorso indetto dall'Ecomuseo delle acque di Sadali dal tema: ACQUE DI SARDEGNA, DI TERRA, DI CIELO, DI MARE. Arduo compito aspetta la commissione giudicatrice, sceglierne solo 30!