domenica 30 dicembre 2012

Poesia di Pia Deidda "Sono scesa dalla nave"


SONO SCESA DALLA NAVE

Sono scesa dalla nave, l'ho lasciata naufragare.

Si sono eclissati così nel silenzio
di questo impetuoso mare tonante
seduttori male educati a quest'arte fine,
che solo la vera sensibilità sa praticare,
false amicizie che da tempo mi hanno blandito
diavoletti tentatori e giullari di corte adulatori
 

prevaricatori di arroganza vestiti
mistificatori opportunisti e detrattori
contesti di pensieri e parole violente
che hanno lacerato la libertà di pensiero.
E' bello da questa spiaggia osservare,
vento roboante e onde impetuose di mare,
una nave alla deriva per questa mia anima da salvare.

© Pia Deidda 2012



 John William Waterhouse

Miranda - La Tempesta, 1916

sabato 8 dicembre 2012

Pia Deidda, E cantavamo alla luna, Zènìa

Questi sono i resti del nuraghe Genna 'e Cili (Porta del Cielo) nel Bosco Seleni di Lanusei, luogo che ha ispirato la storia di E CANTAVAMO ALLA LUNA.






Foto di La Nuova Luna 
Parco Archeologico Seleni
Nuraghe Gennacili
                                            

 

Airam salì sopra la sacra roccia sporgente sullo strapiombo e gridò con voce alta e potente: «Voglio una figlia!».
«Voglio una figlia!» urlò ancora più forte «Voglio una figlia!».
Non ci fu eco. La vallata era aperta, senza ostacoli, degradava verso la pianura e il mare. Airam aspettò una risposta che non arrivò. Solo il silenzio l'aveva ascoltata. Un silenzio che soltanto la notte può recare. Ingombrante silenzio portatore di solitudine.
Allora Airam prese una lama affilata e incominciò a tagliarsi le trecentoventi treccioline che le ornavano il capo. Una ad una caddero a terra. Il debole vento le faceva danzare in un mulinello ai suoi piedi ma non le disperdeva. Neanche una ne cadde giù dalla roccia. Continuarono a ricordarle, con quel loro vorticare, il tempo della sua vita fertile. Trecentoventi lune erano passate dal suo primo mestruo.



(da Pia Deidda, E cantavamo alla luna, Zènìa, 2011)