Parto utilizzando un metodo prettamente didattico - scusate la forma mentis - ponendomi tre domande.
Che cosa è Rubia?
E, perchè ho scritto Rubia?
E, cosa ci sto a fare io qui?
Che cosa è Rubia?
Rubia è un racconto lungo, o se posso definirlo un romanzo breve, ambientato a Hierapolis di Frigia nella seconda metà del 1° sec. d.C..
Hierapolis in questo periodo è in fase di ricostruzione dopo che un fortissimo terremoto l'ha quasi completamente distrutta nel 60.
Ed è in questa città, dove si lavora alacremente, che si intesse la storia d'amore fra i due protagonisti: Flavio Zeusi, ricco imprenditore, e la schiava Maximilla.
Questa storia d'amore diviene pretesto narrativo per parlare della città antica, descrivere alcuni dei suoi monumenti principali, gli usi e i costumi del tempo, conoscere una delle attività produttive più redditizie: la tintura vegetale della lana nel colore rosso che faceva concorrenza alle pregiate lane rosse fatte sulle coste del Libano, antica Fenicia, con le costose murici.
Ed è proprio il rosso il colore che fa da sfondo alla narrazione: il rosso della robbia (la pianta le cui radici tingono di rosso la lana e le stoffe), il rosso delle albe e dei tramonti hierapolitani, il rosso dei vestiti, dei nastri, .....
E' una storia adulterina, ma molto pacata, delicata.
C'è come sottofondo anche la presenza del primo cristianesimo. Ricordo che Hierapolis è la città dove, come dice la tradizione, è stato martirizzato l'apostolo Filippo. E la storia si svolge dopo questo fatto.
E' un libro di narrativa, non è un saggio, quindi è poesia, è gioco, è invenzione. Prima avete sentito parlare di archeologia, una disciplina scientifica, fatta di ricerca, di scavo, di restauro. L'archeologo va alla ricerca di quei reperti che servono a ricostruire la Storia, quella con la S maiuscola.
Il mio è invece un narrare inventato che parte prendendo spunto dalla Storia, quella con la S maiuscola, e da alcuni reperti archeologici, ma è, però, frutto della mia fantasia.
Perchè l'ho scritto?
Prima di tutto volevo fare un regalo a Donatella Ronchetta, un regalo rivolto alla dedizione, alla passione disinteressata, al lavoro svolto in tanti decenni di campagne di scavo. Mentre io in Agosto mi sollazzo al mare lei è da tanti anni sotto il sole di Hierapolis a lavorare nella necropoli. Ammiro il lavoro dell'archeologo; i suoi tempi spesso molto lenti. La cadenza che segna il ritrovamento e lo scavo è fatta di passaggi lenti. Così lontani dai tempi incalzanti di oggi. Pensate a Hierapolis, da cinquant'anni si scava il duro travertino per riportare alla luce le sue vestigia.
L'ispirazione mi è venuta due anni fa quando a Palazzo Bricherasio avevo visto la mostra del papiro di Artemidoro e avevo comprato il libro di Ernesto Ferrero, La misteriosa storia del papiro di Artemidoro. Avevo detto a Donatella perchè non scriviamo una storia ambientata a Hierapolis? Una storia che permetta di spiegare la città e la sua vita anche ai non addetti ai lavori e che diventi materiale didattico per le le scuole. Anche perchè in questi anni alcuni di noi si sono impegnati in tal senso.
Donatella mi aveva risposto con slancio di sì, ma poi aveva aggiunto: “Quando vado in pensione”. Poi aveva addirittura parlato con Ferrero.
E io, perchè non è nella mia natura programmare a tempi lunghi - non sono archeologa! - non ho aspettato e l'ho scritta nella primavera del 2006 nel giro di alcuni mesi. Le ho fatto un regalo nascosto nelle scatole che partivano alla volta di Hierapolis nella campagna estiva dell'anno scorso, scrivendo sulla busta: da leggere esclusivamente a Hierapolis al tramonto.
E a Donatella è piaciuta.
Per me la Storia, quella con la S maiuscola, quella fatta dagli uomini che ci hanno preceduto, può essere raccontata anche utilizzando la forma poetica e narrativa. Perchè per me la Storia dell'umanità è poesia: con le sue gioie, i suoi dolori, le sue tragedie. Stando in questo castello del Valentino, non posso non pensare che Cristina di Francia è potuta passare qui, magari passeggiando a braccetto con Filippo d'Agliè, mentre questi le declamava poesie. Dovunque, vedo e sento la presenza di quelle persone che hanno contribuito a costruire pezzetti della nostra storia.
Ho scritto Rubia anche perchè, come insegnante, so che la Storia, spesso pesante per memorizzazione di date e di eventi, invece può essere raccontata in maniera piacevole e, perchè no, anche divertente.
Cosa ci faccio io qui?
Ci tengo a precisare che io non sono una scrittrice, e non ho velleità da scrittrice,ma mi è sempre piaciuto molto scrivere. E ho capito, scrivendo, cosa intendevano gli antichi quando parlavano di muse ispiratrici. Quando ho preso la penna in mano la storia è venuta come per magia, spontaneamente. I personaggi hanno preso vita autonoma nel momento in cui li ho definiti. Certo dietro c'è una documentazione, uno studio storico, una preparazione seria per non commettere errori.
Spero diventi per voi una lettura piacevole, non chiedo altro, perchè è solo questo il suo scopo.
TORINO, 8 Novembre 2007
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