Quante volte mi pongo le domande: “Perché scrivere? Perché continuare a scrivere?”. O meglio sarebbe dire: “Perché pubblicare? Perché divulgare i miei scritti?”. Non sempre bastano i complimenti dei lettori e il loro incoraggiamento. E' facile che faccia il confronto con gli scrittori che hanno occupato un posto importante nella mia vita di lettrice e sentirmi un Pollicino davanti ai giganti; così come diventa logico considerare tutta la miriade di nuovi titoli che vengono sfornati in continuazione dalla editoria (basta farsi un giro al Salone del Libro di Torino per sentirsi girare la testa).
Ricerco un senso al mio scrivere.
Ma perché dare un senso al proprio scrivere?
Ed ecco, allora, che mi viene raccontato che due vecchi coniugi sardi - oggi non più in vita - si facessero leggere dalla badante, dopo le preghiere della sera, stralci da “L'ultima jana” e ne fossero commossi e felici. Rivivevano con la mia fiaba momenti della loro vita in Sardegna. Cicytella ed Elias hanno fatto loro compagnia riportandoli, con le ali della fantasia, alla loro infanzia e alla loro giovinezza.
Cosa voglio di più per dare un senso a questo mio scrivere?
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