mercoledì 8 agosto 2012
Cosa ne pensate di "E cantavamo alla luna"
SE ESISTESSERO ANCORA I CANTASTORIE
di Francesco Manca
Se esistessero ancora i cantastorie, quelli che fino a qualche secolo fa, chitarra in braccio, raccontavano le gesta di questo o quel personaggio, più o meno leggendario, non si farebbero certo scappare la storia di Airam, la sacerdotessa che cantava alla Luna.
E canterebbero di come, tanti secoli fa, un popolo venuto dal mare, forte e potente, abbia cominciato la conquista della sua terra, ponendo dolosamente fine a un’epoca ma non riuscendo mai a estirpare la radice profonda di quella genìa. Racconterebbe come dal male subito sia nata comunque una speranza e di come quella storia sarebbe stata tramandata nei secoli, nei millenni, dal racconto della progenie di Airam, custode del tempo come l’Antonio Setzu di “Passavamo sulla terra leggeri”.
Il mito raccontato da Pia Deidda è questo: una lunga ballata, quasi un racconto in versi, un poema fatto di ritmo e musica anche nelle parti più descrittive e drammatiche. Ed è anche una canzone d’amore per la sua terra, per la sua cultura, le sue tradizioni, la sua storia non scritta ma spesso detta, anche se quasi sempre a voce bassa.
Terra difficile, la Sardegna. Irraggiungibile nella sua quintessenza anche per i suoi stessi abitanti. Terra unita, pur nelle sue ataviche divisioni. Unica e affascinante: “quasi un continente” la definì qualcuno che la conosceva bene. E questa terra c’è tutta nella storia-fiaba-leggenda-mito di Pia Deidda. Vista forse con l’occhio indulgente della figlia lontana, che quindi immagina un popolo unito e in pace al cospetto dell’arrogante invasore romano, quando c’è chi pensa che invece i sardi già allora così uniti non fossero. Ma chi può dire chi ha ragione?
“E cantavamo alla Luna” è una storia al femminile. Non poteva essere altrimenti. La Luna era una divinità femminile, come l’acqua. E Airam è una sacerdotessa e anela una figlia cui tramandare i propri poteri. Airam è l’incarnazione della Grande Madre, la terra, nel cui grembo il seme dà nuova vita. Airam, donna, simbolo di un culto di vita e di pace, si oppone a Quinto Cornelio, uomo, condottiero delle truppe romane che stanno conquistando la Sardegna centrale, costringendo le genti che la abitano a spingersi sempre più in alto, sulla grande montagna d’argento. Quinto Cornelio è il rappresentante della civiltà imperialista, che vuole conquistare il mondo e imporre i propri dei. Ma il condottiero è anche un giovane uomo colto e raffinato, sensibile al fascino della terra che deve conquistare e dalla sacerdotessa che lo irretisce con il fascino dei suoi simboli. È lui la personalità più problematica del libro: vorrebbe fermarsi e tornare dalla sua giovane moglie a Roma, ma è un soldato e deve portare a termine il suo compito. E sarà un compito crudele.
Ma la violenza delle truppe romane non piegherà il popolo di Airam, così come non riuscì mai a piegare del tutto le “civitates barbariae” della storiografia dei vincitori. Un nucleo originario, così si racconta, rimase libero. Di quella conquista, cominciata nel 238 e terminata (ufficialmente) nel 111 a.C. ci rimangono preziose vestigia e soprattutto il nucleo principale della lingua che poi conobbe un altro determinante influsso dalla dominazione spagnola. Anche i Quattro Mori, il simbolo della Sardegna, sono di origine spagnola, tanto che c’è chi non li riconosce e preferisce adottare come emblema dell’Isola l’albero sradicato degli Arborea. Ma, sembra dirci Pia con la sua parabola, i sardi di oggi sono la somma dei sardi di ieri; e così come per Airam ciò che è nato dal male può diventare prezioso bene, così i sardi di oggi possono trarre frutto dal proprio passato, anche da quello più doloroso, e costruire un futuro migliore. Ciò che non possono e non devono mai fare è dimenticare chi erano e chi sono: “Questo sarà il nostro compito…tramandare”.
Infine, “E cantavamo alla Luna” è anche un atto d’amore di Pia per Lanusei, suo paese natale, che si affaccia sullo splendido golfo dell’Ogliastra e sui cui monti si possono ancora oggi visitare i resti del villaggio di Genna ‘e Cili, dove sorgeva il nuraghe: il Tempio di Airam.
Ringrazio infinitamente Francesco Manca sopratutto per avermi paragonato ad un cantastorie! Quando, a proposito dell'altro mio romanzo L'ultima jana, mi hanno chiesto in quale personaggio mi identificassi di più ho sempre risposto: Elias!!!
Elias il cantastorie.
Elias colui che canta storie di miti lontani, sardo aedo, per deliziare ma anche per non far dimenticare la propria storia di popolo. Colui che conserva. Ma crea anche mito.
E ringrazio tutti gli amici che in questi mesi mi hanno scritto:
Antonella Meloni (Oristano)
Leggere il tuo libro è stato come intraprendere un viaggio in un tempo remoto, ancestrale... Notevole il riferimento all'opera di Sergio Atzeni...
Wanda Nazari (artista)
(…) L'ho letto tutto d'un fiato. Credo che sia il più bello di quelli che hai scritto fin ora. Il piacere della lettura è stato grande. Originale nel racconto, ricco di descrizioni"pure", pulite,scorrevoli, reali, fatte di accenti lirici profondamente vissuti, di brividi e di drammi.
Airam sei tu, Airam sono io, Airam sono tutte le donne che sapranno leggere nella profondità del tuo pensiero. Grazie di questo bel dono! (…). Quello che ho scritto non è sufficiente per descrivere il piacere che ho provato nel leggerti. (…). Mi ha incantato e fatto sognare sopratutto la teatralità, che forse, non tutti avranno colto. Si, secondo me, è un testo che, adattato, potrebbe essere portato in teatro.
Katia Debora Melis (poetessa)
L’ultima opera narrativa di Pia Deidda, edita dalla Zènìa Editrice di Nuoro nel 2011, già dall’immagine di copertina, opera di Elsa Molinari, presenta forti tratti evocativi. Terzo romanzo dell’autrice, sempre più orientata al recupero delle sue origini e delle antiche tradizioni sarde, l’opera appare ben ideata e narrata, di piacevole e facile lettura come, del resto, i due precedenti romanzi, Rubia e L’ultima jana.
La narrazione, suddivisa in brevi capitoli, ognuno dei quali contraddistinto da un titolo rappresentativo, procede rapida sullo scorrere di un linguaggio generalmente medio, che alterna ampi brani narrativo-descrittivi a dialoghi intessuti con secche battute.
Colpisce subito il ritmo cadenzato delle iterazioni e degli iperbati di una narrazione condotta al ritmo della musica, a passo di danza, al passo della marcia dell’esercito invasore. Lo stile di Pia Deidda riprende quello formulario degli antichi aedi, volutamente, posizionando il fulcro della narrazione sul valore dell’oralità come trasmissione di saperi ed esperienze, anche se traumatiche, e del ripetere per ricordare.
Se al centro della produzione narrativa dell’autrice, prima con Rubia, poi nel secondo romanzo con Cicytella e, infine, qui, con Airam, la figura attorno a cui si dipanano le spire delle vicende è la donna e l’universo variegato del sentire femminile, tuttavia in E cantavamo alla luna è la collettività che tesse le linee della storia, microstoria a macrostoria, a cui dà senso e corpo proprio il sentimento di comunità. Ecco che Pia Deidda, con grande sensibilità, torna indietro e riproietta sullo sfondo della conquista romana della Sardegna quelli che sono i sentimenti, le paure, il disorientamento dell’uomo d’oggi. Così se Airam e le sue, le nostre genti, volevano risposte concrete e certe sulle incommensurabili domande che la vita poneva loro senza tregua e con durezza, altrettanto si può dire per il presente. E’ dunque quella narrata dalla scrittrice ogliastrina una storia senza tempo, sempre in atto, che se i poeti canteranno i nostri figli non dimenticheranno.
Altro aspetto della scrittura della Deidda, che affianca alla preponderante produzione in prosa pregevoli versi, è l’attenzione ‘poetica’ per la natura della sua terra, descritta con tratti che vanno, alternativamente, dal realismo quasi iconico a note idilliache. A ben considerare, infatti, proprio la natura sembra essere la vera protagonista del libro; a lei la maggior parte dello spazio nella dimensione descrittiva della narrazione, tanto che i personaggi che vi si muovono dentro appaiono, credo volutamente, disegnati con tratti generici, quasi rarefatti, specie la figura di Airam la sacerdotessa.
La maggior ricchezza di aggettivazione, infatti, è dedicata al paesaggio, al territorio, agli elementi naturali, animali e vegetali, e manifesta la sovrana potenza della Natura nel mondo sardo arcaico: l’uomo, quasi piccolo puntino sparuto, ne appare attratto e respinto, cullato dalla terra che l’ha generato e alimentato e protetto, a volte, altre volte quasi escluso o abbandonato. Tutta la narrazione presenta aspetti di questa dualità, nel rapporto interno-esterno, alto e basso, cielo e terra, materia e spirito, in una conciliazione che, specie al volgere delle vicende verso il loro epilogo, parrebbe totalmente impossibile, mentre si mostra naturale e necessaria.
Rosy Giorri (Torino)
Appena lo Apri ti rendi subito conto che stai Per affrontare uno dei Viaggi più Affascinanti che ti permettono di Tornare a casa. Una sensazione Dolce e Dolorosa che ti appartiene da sempre mista ad attese e conferme con Te Stessa, con il Tuo Essere Donna e Madre in Terra Lontana !!! Un Romanzo da Leggere e Custodire gelosamente nelle Librerie di tutte le Case, per chi volesse capire l'Essenza Ancestrale della Nostra Isola ... Bellissimo Perdersi tra le righe....
Battistina Meloni (Roma)
Conquistata, ammaliata dal "canto alla luna" di Pia Deidda
Una sola parola per definire la sensazione di "fine lettura" AMMALIATA...
Bello davvero lo scorrere delle pagine. Il finale poi, intriso della dolcezza e della forza delle nostre donne.
Mi ricorda la sensazione di "Rubia"
Albino Agus (poeta)
Ho letto il libro “E CANTAVAMO ALLA LUNA" e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. E' scritto molto bene; in un italiano perfetto e la lettura risulta piacevolmente scorrevole. La fantastica storia, che mi ha coinvolto, appare reale nei minimi particolari al punto che: non sembra un racconto di fantasia, ma una cronaca di avvenimenti vissuti dalla stessa autrice. Ed io, usando quella fantasia di cui sono provvisto, ho immaginato che Pia Deidda fosse entrata in uno stato di ipnosi e facendo una regressione nel passato, avesse rivissuto gli avvenimenti dell'epoca di cui racconta; facendolo apparire come un episodio reale vissuto in un'altra vita. Questa mia fantasia è stata stuzzicata anche dal titolo; difatti Lei non scrive: “E CANTAVA ALLA LUNA” ma “E CANTAVAMO ALLA LUNA”. Quasi una dichiarazione di presenza in quei luoghi,durante la dominazione romana, quale testimone oculare dei fatti di cui racconta in modo così minuzioso e reale, come potrebbe solo una persona che quegli avvenimenti li avesse vissuti. E, sempre dando spazio alla mia fantasia, la vedrei ben collocata nel personaggio di Airam...
Durante la lettura ho sentito i profumi delle erbe aromatiche, il rumore delle cascate e mi sono quasi sentito bagnato dagli spruzzi di quelle fresche acque. Alla fine, quando ho chiuso il libro, ho sentito una gran voglia di arrotolarmi nell'argilla polverosa, nell'erba morbida dei pascoli descritti per poi tuffarmi nel mare frizzante come quello di una volta, quand'ero bambino, nel quale ho provato la sensazione di trovarmi immerso in un barile di birra spumeggiante ... ; e, non mi vergogno di dirlo, anche con la voglia di un bel pezzo di pecora bollita ...
Io dico che, E CANTAVAMO ALLA LUNA dovrebbe entrare nella casa di ogni sardo; perché leggendolo, benché non sappiamo dove stiamo andando, si riesce almeno a capire da dove veniamo.
Ringrazio il Circolo Kinthales di Torino che mi ha dato la possibilità di conoscere Pia Deidda e conseguentemente di leggere il suo bellissimo libro che raccomando a tutti di leggere.
Ringrazio anche Luisa Pisano che, per il fatto che io non potrò, per cause di forza maggiore, essere presente, ha accettato il compito di leggere questo mio commento assolutamente sincero.
E chiudo augurando all'autrice di E CANTAVAMO ALLA LUNA tutto il successo che merita perché è davvero molto brava!
Complimenti e tantissimi auguri a Pia Deidda e un saluto e un abbraccio a tutti i presenti.
Marina Altea Santus (Torino)
"E cantavamo alla luna" e "L'ultima jana" letti d'un fiato Pia ... io e il mio compagno ... bellissimi tutti e due!!
Eliano Cau (scrittore)
Le opere di Pia hanno la profonda levità dei romanzi che non muoiono. L'oblio si accanisce contro le storie incongrue e vane, non contro quelle che ci danno piacere e ci conducono in mondi conosciuti ma ignorati dai più. Leggetele, le sue storie, poi ne parleremo qui e dove vorrete: ne varrà la pena.
Linda Soglia (Torino)
Ho letto "E cantavamo alla luna": molto bello! Mi sono piaciute la tecnica narrativa (soprattutto i dialoghi serrati) e la preservazione della memoria e dell'identità. Bravissima, cara Pia!
Cassiano Abis (Milano)
Ho finito di leggere "E cantavamo alla luna" giovedì scorso e, come mia abitudine e piacere, devo dire la mia (...). E' un bel racconto. Delicato persino nella sua crudezza. Descrittivo, ma mai noioso.
Penso che alcuni passi non li dimenticherò mai, e questo fa del libro un tesoro, vuoi perché ci appartengono, vuoi perché ne stiamo ancora soffrendo.
Uno per tutti la descrizione a pag. 81 al cap.: "Il potere di Airam". Mi piacerebbe che fosse ancora così, ma, salvo rare occasioni, quegli 'scogli rossi', anche a girarci intorno, appaiono sempre più distanti. Il racconto della invasione Romana si fa quasi verosimile, e chi cantava alla luna si è fatto voler bene.
Grazie Pia.
Maria Antonietta Arzu (Lanusei)
Grazie Pia ho letto il tuo libro. Ho trovato una ottima iniezione di cultura. Che dire? Fantastico!! Sai ora lo devo leggere per la seconda volta, perché ho paura di aver tralasciato qualche dettaglio...Ti abbraccio!!!
Marina Meiko Tozzo (Parma)
Beh, che dire... l'ho terminato ieri sera dopo averlo letto per la seconda volta. Negli ultimi anni sono sempre scappata dai romanzi, preferendo la saggistica. Il tuo è stato il primo dopo 4 anni di rifiuto. Che dire? Elegante nel tracciare... sentimenti ancora cosi attuali. Fresco nel fondere mito e storia. Molto nuova la modalità di dialogo dove la riformulazione mi è giunta come eco, l'eco che dà forza alla verità hic et nunc. Una parte di Ariam vive in ognuna di noi. Grazie Pia.
E ancora:
Ho letto questo libro con grande piacere tutto in una sera. E' un modo per capire anche , come eravamo prima che arrivassero i romani a colonizzarci. Storia poetica di una sciamana sarda e delle sue vestali, se cosi si può dire....baci a tutte.
Paola Sacco (Torino)
Ancora una volta Pia Deidda ammalia i suoi lettori in modo suggestivo con la sua prosa fresca e poetica. Benché la storia si faccia affrettata verso la fine, carpita dalla velocità, la scrittrice accompagna, con immensa grazia, i suoi lettori in un intreccio ben lontano dai nostri tempi (...forse troppo eterea la sacerdotessa!?!). E tutti, lettori curiosi del dopo, rimangono piacevolmente impigliati nella purezza descrittiva della natura sarda. Un paesaggio, composito, a volte accogliente, altre poco incline nei confronti dell'uomo ma sempre misterioso e intrigante. E la prosa? La prosa funge da guida nello scorrere delle pagine e, come briosa sorgente, rinfranca piacevolmente il lettore.
Magico e surreale s'incastonano in perfetta simmetria con il reale della storia proposta. Pia, grazie perché nutri di sogni le nostre letture.
Elda Mari (Roma)
Ciao, Pia, ho letto il tuo romanzo E CANTAVAMO ALLA LUNA e devo dirti che me lo sono goduto dalla prima all'ultima pagina: è una piccola filigrana letteraria, tessuta tra storia, mito e fantasia con la grazia di una fiaba, con piacevoli e leggeri voli descrittivi dei paesaggi in cui si svolge. Bello.
Giusi Ginatempo (Siena)
Ho letto il libro tutto d'un fiato, ne sono rimasta affascinata, sia dal personaggio femminile che dai paesaggi incantati. Non so se è una mia proiezione, ma ho visto questo istinto di vita portato avanti dalle donne, che resiste in tutti i modi alla violenza della guerra, di cui sono portatori gli invasori, anche se il personaggio del console romano è apprezzabile perchè ricco proprio di istanze contraddittorie e per il suo legame con la cultura greca...
A quando il prossimo?
Angela Mulas (Roma)
Ciao Pia.....ho comprato e letto il tuo libro.....E cantavamo alla luna!!!! Complimenti mi e' piaciuto tantissimo....Buona serata*_*!!!!!!!
Anna Nosotti (Torino)
Ho letto con attenzione il tuo ultimo libro. L'ho poi lasciato "decantare" ( come si fa col vino prezioso) e
l'ho rivisto nelle parti salienti ieri sera. Mi è piaciuto, molto più degli altri due: bella la mescolanza
tra storia e mito, belli i diversi registri linguistici, interessanti e vivi i personaggi. Inoltre, certe ingenuità
degli altri due romanzi sono quasi sparite del tutto. Permangono a volte nel linguaggio: è giusto che questo
sia epico-evocativo-favolistico, ma occorre, a mio giudizio, un pò più di rigore.
Nel titolo poi avrei evitato il "e " iniziale ( che fa tanto Cronin:"E le stelle stanno a guardare"): senza, il titolo è MOLTO più incisivo.
Ho risposto ad Anna ringraziandola ma precisando sul titolo al quale sono legata in modo particolare:
Per quanto riguarda invece il titolo ti devo dire che è nato prima il titolo e poi lo scritto (così come per Rubia e L'ultima jana). Doveva essere E NOI CANTAVAMO ALLA LUNA, ma poi tolsi il “noi” e lo lasciai intuire. Quella E ha un significato simbolico proprio di congiunzione: noi sardi “di oggi” uniti/congiunti al ieri in una ricerca d'identità. Il finale con Airam e Ineles non è l'epilogo.
Al Bosco Seleni non solo loro ma (anche) noi cantavamo alla luna.
So che sembra assurdo fra bolli filatelici dell'Unità d'Italia, centocinquantenari e simili. Ma noi sardi abbiamo bisogno oggi più che mai che non venga dispersa questa eredità.
Ma il discorso è lungo...
Stefania Loddo Lai (artista di Lanusei)
E cantavamo alla luna è uno splendido aereo di carta , magico e indistruttibile per volare sui nostri luoghi ed entrare nella leggenda ... grazie !!
Graziella Deplano (Roma)
Ho recentemente visitato il "Selene" ed ho rivissuto l'atmosfera del tuo romanzo...in particolare ho sentito la presenza di Airam, la sacerdotessa....!! Bellissimo, mi è piaciuto molto..complimenti !!!
Rosalia Russo (Torino)
La storia mi ha un po' solcata dentro. Ho ritrovato degli echi lontani di radici che non credevo di avere (ad esempio il culto della luna, sul quale so alcune storie/leggende). Poi come lettura è capitata in un momento particolare, in cui stavo elaborando una teoria tutta mia per la quale in realtà non mi sento abbastanza sarda e ne soffro. Questa tua storia mi ha in un certo senso fatto riflettere, mi ha fatto sentire legata alla mia terra anche se il mio sangue è misto: dopotutto Ineles è figlia di un romano, chissà di quale provincia. Eppure è la custode del patrimonio religioso del popolo sardo...
Claudia Zedda (autrice di Creature fantastiche in Sardegna)
Ciao Pia, ieri notte ho finito di leggere il tuo "E cantavamo alla luna". E' molto coinvolgente! Rende il passato antico cosa viva, e al lettore consente di muovercisi dentro, a proprio piacere. Complimenti.
Antonella Sica
Ciao Pia volevo dirti che ho letto E CANTAVAMO ALLA LUNA!! L'ho letto in vacanza in Sardegna nella meravigliosa spiaggia di Foxilioni!! L'ho trovato bellissimo e me lo sono ... divorato in pochi giorni! Complimenti!
Walter Curreli (Lanusei)
Grande Pia! Ho letto il tuo libro. Sei stata proprio brava a descrivere le sensazioni che gli ultimi nuragici hanno provato quando sono arrivati i primi colonizzatori romani. Airam la sacerdotessa predisse bene: l'orda di uomini avidi non si sarebbe fermata lì...
Lucilla Trapazzo (attrice svizzera)
Pia , ho ovviamente letto il tuo libro e la cosa che mi è piaciuta di più è stato lo stile narrativo, l'alternanza tra capitoli più elegiaci e di ampio respiro e quelli solo di dialoghi, un modo efficace per avanzare l'azione velocemente pur se in modo profondo.
Stefania Loddo Lai (artista)
Sto leggendo la storia di Airam e percorro il bosco con la mente ... sono dentro anche io .... mi piace ... :-)
Antonietta Naitza (Cagliari)
Ho appena finito di leggere "E CANTAVAMO ALLA LUNA". Delizioso,storia delicata, con un ritmo tutto particolare che a parer mio si presterebbe anche ad una rappresentazione teatrale...Nella lettura percepivo il ritmare del ballo sardo, per non parlare poi della descrizione del paesaggio che mi ricorda zone conosciute e a me care....Complimenti.
Antonio Sale (Svizzera)
Pia, sto rileggendo il tuo libro. Lo trovo meraviglioso; ci racconti con Airam un pezzo della nostra storia con grande umanità.
Natascia De Leo (Torino)
Finitoooooo!!! Bellissimo e magico... E' il "profumo" della forza delle donne sarde, siano esse umane che janas, è sempre così intenso, anche in questa tua ultima perla. Brava Pia!
E quando tra qualche giorno rivedrò i miei Scogli Rossi ripenserò a "quel" romano e gli dirò "Non parlo di forza, romano. Parlo di unità. Non abbiamo un esercito, non abbiamo strategie militari. Io parlo di unità di popolo. Parlo di una sua unica identità."
Evviva il Popolo Sardo! W la nostra Sardegna!
Valeria Corradi (Torino)
L'ho appena finito di leggere! Bello!
Rosy Aresu (Lanusei)
Sono nel bosco e vago leggiadra pensando a te Pia e a chi il bosco lo ha vissuto millenni fa, e nel bosco ha trovato fonte per i suoi meravigliosi scritti.
E ancora:
"Mare e montagna,presenze inscindibili di quest'isola,che si fondono insieme. Sul cuscino prese anche una fibbia d'argento e corallo finemente lavorata. Rappresentava la Luna su un cielo costellato di stelle": dal libro di Pia Deidda "E cantavamo alla luna", tutto ciò che noi siamo come popolo, scritto magnificamente da Pia, che in questo racconto riesce a far rivivere in chi lo legge un culto antico ,che esalta ciò che oggi siamo come popolo, Airam, che rappresenta il sentimento, il carattere, la nostra interiorità, Airam che ha dentro di sé i caratteri delle donne di Sardegna. Grande Pia riesce sempre a creare con i tuoi libri una magia antica, grazie!
Fai rinascere sentimenti sopiti,travolti dalla quotidianità, riesco a uscire dal quotidiano leggendoti e mi sembra di rivivere nelle vesti dei tuoi personaggi, non riesco a non mettere per iscritto ciò che trabocca quando mi avventuro nel tuo mondo; scrivo pure male, sembra che una forza sconosciuta mi faccia scrivere velocemente, quasi per non lasciare sfuggire ciò che provo e che vorrei non svanisse, scrivendo riesco a sentirlo mio.
Sto centellinando il tuo libro, non ho finito di leggerlo, ne leggo alcune pagine e poi lo ripongo, mi piace leggerlo piano piano.
Paolo Cara (Quartu)
"E cantavamo alla Luna", ...
Anche qui Ti sei dimostrata grandissima, poiché nello scorrere della lettura, mi sono immerso nel tempo e nei luoghi da Te descritti con meravigliosa maestria.
Ho percepito le forti vibrazioni durante le Meditazioni di Airam, con l'aspetto Divino della Luna, e Tu sai quanto io senta forte il culto della Grande Madre, un qualcosa che è risvegliato in me, un qualcosa che da sempre percepisco, un qualcosa di cui sono consapevole che altro non è, che l'Amore Materno di Dio.
La descrizione dei boschi, delle rocce, del mare, del cielo e della luna, sono descrizioni ricche di divinazione e devozione.
Tu hai il grande dono nel descrivere con maestria la bellezza che percepisci, così da far vivere ciò che scrivi al lettore che sa immergersi in maniera profonda nell'incanto, grazie all'Amore Divino presente in ogni essere umano.
Grazie carissima Pia di quest'altra grande perla che hai regalato all'umanità intera.
La storia, la grande storia del Popolo Sardo, grazie anche a Te, vivrà in eterno, poiché con questi Tuoi racconti, altro non fai che tramandare di generazione in generazione, la nostra antica storia, il nostro antico culto e la forza di grande e infinito Amore che vive in ogni nostro cuore.
Colei che è il Puro Desiderio di Dio, Colei che è la Creazione, Colei che quotidianamente ci dona il Suo Eterno Amore, in eterno Ti Benedirà.
Un abbraccio forte e ricco di fraterno affetto da parte mia, che Ti stimo infinitamente.
Paolo.
Isabella Soverino (Asti)
Ho finito E cantavamo alla luna semplicemente stupendo!
Ho trovato il romanzo molto coinvolgente nell'insieme: dalla descrizione del paesaggio marino della Sardegna alla vicenda storica. E' molto bello e poi come sempre c'è coraggio e amore nella vicenda.
Mario Casagrande (autore del "Palloncino bianco")
Oggi ho terminato di leggere il romanzo" E cantavamo alla luna" Una storia davvero tenera, ricca di amore per la propria terra!! Come sempre, Pia Deidda ha dato il meglio, mi ha letteralmente affascinato con i suoi storici personaggi!!!! (Quinto Cornelio e in modo particolare Airam che mi ha conquistato) Grazie a Pia Deidda per avermi dato la possibilità di leggere questa stupenda storia... Ancora COMPLIMENTI!!!!!!
Laura Contaldi (Napoli)
Ho terminato la lettura di "E cantavamo alla luna". Come sempre Pia riesce ad incantarmi con i suoi libri in cui storia, fiaba e leggenda si uniscono per dar vita ad un racconto che è un omaggio alla sua terra ,alle sue origini, alle sue tradizioni.
La lotta del popolo sardo contro i romani fu veramente caparbia. Essi non volevano assolutamente sottostare alla trasformazione radicale della loro civiltà e dei valori morali cui voleva sottoporli il dominio romano.
Airam, sacerdotessa di un antico culto lunare, si oppose con tutte le sue forze a Quinto Cornelio, comandante romano, e il dialogo tra loro è tra le pagine più belle.
Un libro al femminile, scritto egregiamente, brava Pia!
Loredana Cuccu (Milano)
E' una fusione di magia, storia antica, ma sempre attuale e natura.
E' profumi e sapori.
E' tradizioni, radicate nel tempo, inserite in un mondo “divino” che sembra tanto lontano, ma è stato tramandato.
E' quel ballo tondo reso mistico.
E' speranza nel domani che vince sulla crudeltà.
E' una donna caparbia, come le sarde riescono a essere spesso...e tanto bene.
E' amore per la terra sarda e il suo popolo.
E' quel “saremo altro”...”siamo già altro da tempo”.
(...)
Mi piace come hai descritto la sofferenza di questa divinità, tanto umana in questo suo desiderio [avere una figlia n.d.r].
E tutte le tradizioni raccontate nella realtà di questo popolo...pensavo a una persona “continentale” che non conosce così bene l'isola e magari si perde la magia del confronto, del pensare “ma sta parlando di...” “ma questo è...”.
Pia, sai che si vede davvero quanto sei legata all'Ogliastra?! Ma ti è mai venuta voglia di ritornare lì? O ti accontenti di riviverla quotidianamente nella tua realtà e nei tuoi libri?
Federico Deidda (Pescara)
Ho letto «E cantavamo alla luna» e l'ho trovato molto bello. E' scritto benissimo.
L'idea di affidare a una donna le sorti del popolo è azzeccatissima. Alcune pagine sono bellissime, mi riferisco soprattutto al dialogo di Airam con Quinto Cornelio e dove descrivi l'incalzare della violenza subita dalle donne a opera dei romani. L'idea di romanzare la nostra storia è talmente indovinata e la tua prosa è talmente efficace che mi sono trovato alla fine, e non ci potevo credere, che non ci fossero altri fogli. Sarebbe perfetto se tu mi confermassi che questo è solo il primo capitolo, e che ne seguiranno almeno altri 11! (...) C'è fame di storie nuove, di saghe mai lette e quella del nostro popolo la devi scrivere tu, si sente che l'ami profondamente.
PIA DEIDDA
E cantavamo alla luna
Zènìa
12,50 Euro
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