domenica 25 dicembre 2011
Il mio cuore in Sardegna
IL MIO CUORE IN SARDEGNA
(da leggere possibilmente ascoltando la Sonata n.2 op.35 di Chopin, musica che unisce la tristezza della morte alla speranza nell'aldilà)
Ho letto che il grande musicista romantico Chopin, sepolto alla sua morte nel cimitero monumentale del Père-Lachaise, volle che il suo cuore fosse portato in Polonia sua patria d'origine. Esso fu incastonato in un pilastro della cattedrale di Santa Croce a Varsavia.
Poteva passare indifferente al mio “cuore” - da sempre vicino all'animo romantico di quegli eroi della penna, del pennello e dello spartito che vissero all'inizio dell'Ottocento - una tale notizia?
Potevo non vedere, con proiezione mentale molto veloce, forse ovvia, il mio cuore tumulato in un pilastro della Cattedrale di Santa Maria Maddalena di Lanusei?
Devo solo decidermi a scegliere uno dei grandi pilastri di questa chiesa neoclassica nel tempo restaurata e privata - oh! che colpo a questo cuore negli anni affinato ad una certa sensibilità estetica - dei gradini che ne rialzavano la zona del presbiterio, della balaustra di marmo che vedeva inginocchiati i credenti in periodo pre-conciliare, del pulpito che si protendeva con la sua scaletta a chiocciola sui fedeli nel mezzo della navata per poter meglio ascoltare la parola di Dio quando ancora non era stato inventato il microfono.
Sta a me decidere, sono io che scrivo le mie volontà.
Sarà il pilastro in corrispondenza del dipinto sulla volta a botte della Maria Maddalena peccatrice, o quello dove appare che si converte, o piuttosto penitente, o ancora meglio glorificata?
E mi rivedo bambina a guardare a testa in sù, durante la Santa Messa, quei tondi che tanto mi affascinavano. E mi distraevano. Quella donna bellissima vestita all'orientale che si specchiava sinuosa su una superficie che ne rimandava una immagine mostruosa. Così mi sembrava a vederla dal basso. Il diavolo forse, mi chiedevo? E risentivo la voce della mia nonna fabrianese che mi diceva: «Pia! Non stare tanto davanti allo specchio che ti compare il diavolo!». Vanitas vanitatis che doveva servire a ricondurre la giovane nipote ad un atteggiamento più modesto e consono ad una brava cristiana.
O sarà il pilastro in corrispondenza della donna che, ormai incontrato il Cristo, si converte? O il tondo dove orante e penitente è coperta di stracci con i lunghi capelli sciolti? O quella dove è glorificata e santa? Forse sarà quest'ultimo, buon auspicio per questa mia anima sempre tormentata. « Spe salvi facti sumus » - nella speranza siamo stati salvati - dice san Paolo (Rm 8,24).
Certo, a ben pensarci, la donna dipinta è sempre sola. Solo lei è artefice della sua salvezza. Il libero arbitrio ce lo gestiamo noi, sta a dire il pittore. Sta a noi scegliere la via da seguire. L'incontro che redime c'è stato ma lo si intuisce.
E qui ringrazio il pittore che mi ha permesso di sognare da piccola. Grande Mario Delitala, pittore oranese eccellente, che dipinse questi tre affreschi negli anni 1926-1927. Pittore che ebbe solo il demerito di farmi distrarre durante le sacre celebrazioni.
Eppure nessuno mai me ne parlò a quei tempi. Lo dovetti conoscere già adulta grazie solo ai miei studi e interessi personali. Carenza che spero venga colmata per le nuove generazioni. La scuola a quel tempo rimase muta. E il parroco pure. Tesoro inestimabile che spero non resti più occultato dal silenzio dell'ignoranza.
Ecco allora che dalla memoria non silenziosa di questa bambina attenta emergono i tre dipinti su tela della zona del presbiterio. La Natività a sinistra, la Deposizione a destra e in alto, al centro dell'abside, il Crocifisso. Li guardavo consapevole che erano di mano bella. Chi li aveva fatti? mi chiedevo. Niente c'era fra le mie conoscenze esperienziali di simile. Ne ammiravo il forte realismo, la luminosità scura che li plasmava, le composizioni che mi facevano entrare a partecipare di quegli eventi. E ne rimanevo estasiata.
Ed eccomi qui, ormai adulta, a scegliere il pilastro della tumulazione del mio cuore. Il corpo dove sarà? In un misero e anonimo loculo del cimitero sud di Torino? O nell'imponente mussoliniano mausoleo siciliano dove ci aspettano i cari estinti di mio marito? Sinceramente non mi interessa perchè in questo momento sono assorbita da un'altra visione. Vedo il giorno del Giudizio Universale; avete presente una scena come quella descritta da Michelangelo nella Cappella Sistina o, meglio ancora, la Resurrezione dei corpi dipinta da Luca Signorelli nella cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto?
M'immagino che riprendo il mio piccolo e fragile corpo e corro, corro, corro. Dove? Ma in Sardegna non lo capite? In Sardegna dove c'è il mio cuore!
© Pia Deidda 2011
Per conoscere Mario Delitala consiglio: http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_39_20060406180646.pdf
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