venerdì 30 marzo 2012

"Incede il passo lieve" poesia di Pia Deidda

INCEDE IL PASSO LIEVE

Cammina Nicoletta sulla rena
incede il passo lieve
affonda il piede
non si dispera, cerca
non si disperde, pensa
parole di cui inanella versi.

© Pia Deidda 2012


dipinto di Pino Daeni, Beachside

lunedì 26 marzo 2012

L'Unione Sarda 25 marzo 2012 : E cantavamo alla luna a Grenoble

L'Unione Sarda 25 marzo 2012
E cantavamo alla luna a Grenoble
Per leggerlo:

http://www.ghiani.com/escalaplano/piaeValentina.pdf

sabato 24 marzo 2012

Radioantares legge un mio racconto

Ma che bella sorpresa!!!

http://staticcdn.spreaker.com/swf/PlayerFb.swf?API_BASE_URL=http%3A%2F%2Fapi.spreaker.com&STATION_URL=http%3A%2F%2Fapi.spreaker.com%2Fepisode%2F841381&AUTOPLAY=true&DEBUG=false&REFERRER=www.facebook.com

mercoledì 21 marzo 2012

Ogliastratv: La Sardegna è un virus ed è incurabile: giornate sarde a Grenoble

Ogliastratv:
La Sardegna è un virus ed è incurabile:
giornate sarde a Grenoble


http://www.ogliastratv.it/component/content/article/421-la-sardegna-e-un-virus-ed-e-incurabile-giornate-sarde-a-grenoble.html

lunedì 19 marzo 2012

"E cantavamo alla luna" a Grenoble


"E cantavamo alla luna"
a Grenoble




Francesco Manca e il gruppo folkloristico di Escalaplano


Due bellissimi giorni passati a Grenoble a parlare vedere sentire mangiare di Sardegna!!!

Ringrazio Mina Puddu presidente dell'Associazione Regionale Sarda "Sardinia" perchè mi ha dato l'opportunità di parlare del mio romanzo e di portare la mostra del Bosco Seleni a Grenoble.





Il presidente AITEF di Cagliari Tonino Casu
e la presidente di "Sardinia" Mina Puddu




Il sindaco di Grenoble Michel Destot e la moglie,
Mina Puddu presidente "Sardinia",
il presidente nazionale dell'AITEF Abate
e il presidente sardo dell'AITEF di Cagliari Tonino Casu.


domenica 18 marzo 2012

"E cantavamo alla luna" a Grenoble

Grazie all'Associazione regionale sarda di Grenoble "Sardinia" e, sopratutto, grazie a Mina Puddu!

http://sardiniagrenoble.blogspot.fr/

giovedì 15 marzo 2012

E cantavamo alla luna di Pia Deidda

Messaggero sardo

http://www.ilmessaggerosardo2.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1290%3Aserata-culturale-al-circolo-%E2%80%9Cquattro-mori%E2%80%9D-di-rivoli&catid=689%3Aattualita&Itemid=149

Tottu in pari

http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2012/03/13/incendi-di-alessandro-stellino-e-e-cantavamo-alla-luna-di-pia-deidda-i-libri-presentati-al-circolo-quattro-mori-di-rivoli/

mercoledì 14 marzo 2012

"La poesia che non sarà" di Pia Deidda

LA POESIA CHE NON SARA'

Tacciono immobili gli oggetti
posizione silenziosa sulla scrivania,
la penna da sola freme
suono di parole richiede.
In questo accecante bianco
muto risponde il foglio.


© Pia Deidda 2012

domenica 11 marzo 2012

Al Circolo Kinthales di Torino l' 11 marzo 2012


Questo pomeriggio ho letto il mio nuovo racconto "Cucirò la bandiera del nuovo Re" al Circolo Kinthakes in occasione della Ricorrenza della giornata della donna. Che dire? Grazie ai presenti!

sabato 10 marzo 2012

Racconto di Pia Deidda "Cucirò la bandiera del nuovo Re"


CUCIRO' LA BANDIERA DEL NUOVO RE


Margheritedda accettò quel compito con una punta di stizza e malcelato risentimento; subito, appena il messo inviato dal viceré di Cagliari si presentò quella mattina con la richiesta.

«Richiesta? Più un ordine che una richiesta!» aveva detto con un cenno di disappunto guardando negli occhi l'altezzoso uomo che, non sopportando lo sguardo linguacciuto della giovane donna, girò la testa di lato cercando di ignorare quello che aveva sentito.

«Benedette donne sarde» disse fra sé «che caratterino hanno!».

Margheritedda prese in mano il foglio con l'ordinanza che le porgeva il messo e si chiese se questi avesse la minima idea di cosa volesse dire essere sartina, analfabeta e donna in quel tempo e in quel luogo. «Ma la stupidità umana non ha confini né di tempo né di luogo» disse fra sé e tenendo per sé tutta l'acredine che covava nel cuore e nella pancia.


Appena l'uomo se ne andò via, altero nella sua divisa e con le spalle alzate in segno di contrarietà per avere avuto a che fare con quella donna così selvatica, la madre chiuse in fretta la porta sprangandola bene.

«Figlia mia, ma come puoi comportarti così davanti alla guardia? Lui sta svolgendo solo il suo lavoro e risponde solo a degli ordini!».

«Mamma ma non ti rendi conto cosa devo fare? Anzi, cosa mi obbligano a cucire?».

«E' solo una bandiera».

«Solo una bandiera? E' la bandiera piemontese mamma!».

«Figlia mia, cuore mio stimato, abbi pazienza. Tante ne abbiamo viste e tante ne vedremo ancora. E poi, pensa che orgoglio! Sei stata scelta dal nuovo Re perchè sei la sarta più brava di tutta la Sardegna!».

«Mamma mia come è facile piegarsi a chi ci comanda e ci sfrutta!».

«Margheritedda...».

«Basta ma'! Non ti preoccupare, cucirò questa bandiera. Sempre bianca, croce rossa al centro con i quattro mori e, questa volta, i simboli della casa Savoia al centro. Eccome se la cucio! La cucio ma', non ti preoccupare! Cucirò la bandiera del nuovo Re».

La donna si rasserenò, non erano certo quelli i tempi per ribellarsi; e poi, due donne sole come loro non potevano permetterselo. I governanti cambiano in questa terra e l'uno non è diverso dall'altro, la figlia era troppo giovane per comprenderlo. Mentre rimuginava fra sé prese l'involto racchiuso nella bianca tela di canapa che il messo aveva appoggiato sul tavolo vicino all'ordinanza reale e pensò che con quella si sarebbe potuto fare un bel lenzuolo. Aprì l'involucro con tutta la curiosità che aveva represso fino a quel momento.

«Mi' Margheritedda, guarda che stoffa! Ma è seta? Raso di seta, ma che bellezza: bianca, rossa, nera, ma anche gialla... E guarda che fili per cucire e ricamare! Si vede che è roba regale!».

Margheritedda si avvicinò e prese in mano le stoffe, ne soppesò la leggerezza. Una bella consistenza questo tessuto lucente, nato per resistere alla forza di questo nostro vento di Sardegna, pensò. Immaginò la sua bandiera sventolare dall'alto di una lunga asta posta sul grande bastione che dava verso il mare e osservata con orgoglio da tutta la cittadinanza lì presente a ricevere il nuovo Re in visita.

«Sarà una bella bandiera, mamma. Vedrai come sarà bella!».

La donna tirò un sospiro di sollievo; ora sì che poteva dormire tranquilla, sua figlia si era di colpo rinsavita.


Margheritedda si alzò presto il giorno dopo e si mise subito all'opera, non voleva perdere tempo; il lavoro che si apprestava a fare doveva essere molto accurato e le avrebbe richiesto un po' di giorni.

Prese l'involucro dove erano conservati stoffe e fili; all'interno c'era un rotolo di cartoncino, lo spiegò sul tavolo, era il disegno modello per la bandiera. Quel primo giorno l'avrebbe imbastita: croce rossa su campo bianco. Il giorno successivo l'avrebbe dedicato alla cucitura e gli altri a seguire al ricamo dei quattro mori e del simbolo sabaudo centrale.

Per chi cuce le giornate sono scandite dalla presenza della luce solare: all'accendersi del primo lume si smette. Non è solo la pratica del risparmio ad accompagnare questa consuetudine: ma perché gli occhi di una ricamatrice devono preservare una buona visione per tanti anni a venire.

E così le lunghe giornate di Margheritedda passavano silenziose all'interno della cucina, in quell'angolo sempre lindo e ordinato che le era stato concesso per condurre con serenità il suo lavoro.


Il messo arrivò il giorno stabilito per ritirare la bandiera, tutto doveva essere predisposto con solerzia e puntualità per l'arrivo del nuovo Re.

Margheritedda gliela porse con una riverenza cortese e l'uomo la guardò dubbioso.

«Guarda come è cambiata adesso che si prende i soldi», pensò prendendo il pacco contenente la bandiera e sporgendole con astio la sacchetta con le monete sonanti.


Margheritedda il giorno dell'arrivo del Re si vestì con l'abito più bello che avesse, l'abito della festa. Di quelle feste importanti che segnano il calendario liturgico con una croce d'oro. Se l'era preparato nei giorni inoperosi lasciati vuoti dalla mancanza di commissioni, cucito attentamente e ricamato altrettanto amorevolmente. Il suo era sempre un lavorare pignolo e appassionato.

«Beato l'uomo che ti sposerà» le dicevano le amiche «se verrà trattato come questo tessuto». E dalle sue abili mani anche il panno più ruvido e dozzinale acquistava una nobile forma.


Mentre passava il corteo dell'aristocrazia sarda in pompa magna seguito dai notabili e dagli alti prelati, Margheritedda si dispose dietro un gruppo di popolani chiassosi che si erano messi proprio in direzione del bastione da dove sporgeva la lunga asta che avrebbe portato la nuova bandiera vessillo del nuovo potere. Era gente più che altro curiosa di vedere quel cambio di governo e dubbiosa se le cose sarebbero cambiate in meglio o in peggio da quel momento. Poco distante un gruppo di bambini sventolanti piccole bandierine fatte di stracci schiamazzava talmente forte che non si capiva bene se fossero improperi d'insulto o frasi d'esulto. Il nuovo padrone non conosceva ancora quella strana lingua del posto e i soldati locali fecero finta di nulla.

Le trombe annunciarono l'arrivo del Re piemontese che si affacciò, imponente nella sua divisa carica di decorazioni e medaglie, dall'alto delle mura. Un cannone a salve azzittì tutti con un boato, facendo tacere anche il gruppo di bambini esagitati. La cerimonia dell'alzabandiera iniziò. Tutti i soldati disposti in file ordinate si misero sull'attenti e uno di loro, staccatosi dal gruppo, si dispose sotto il pennone; prese l' involucro che gli porse il messo, lo aprì e dispiegò la bandiera. La fissò al sistema di funi che l'avrebbero issata in alto sul pennone.

L'aria fino a quel momento calma e ferma si mosse trasportata da un vento bizzarro proveniente dal mare che incominciò a giocare con la stoffa. Ad un suono di tromba il soldato innalzò la bandiera che incominciò a salire attorcigliata dal soffio dispettoso; ma, quando arrivò su in alto, il vento gentilmente la allargò interamente e la mostrò in tutta la sua ampiezza.

Un «Oh!!!» di stupore corse e si alzò dalla folla incredula. «Guardate la bandiera!». «Guardate i quattro mori!».«Hanno la benda sugli occhi!» gridò qualcuno più spavaldo «Sì, dalla fronte la benda è scesa sugli occhi». «E non hanno più la coroncina!». La folla fra risatine, gomitate e schiocchi di lingua, batté le mani.

Margheritedda guardò la sua opera che il vento dispiegava in tutta la sua sfrontatezza e sorrise. In quel mentre si avvicinò il messo del Re e i loro occhi s'incontrarono, anzi si fronteggiarono orgogliosi gli uni e perplessi gli altri. La ragazza sempre con un sorriso sottile e malizioso prese dalla tasca la sacchetta dei soldi e l'aprì. Le monete non fecero in tempo a posarsi sulla sua mano che già volavano alte in direzione dei bambini che, spintonandosi a vicenda, cercarono di accaparrarsene almeno una. Il messo si fermò, sorrise e con un debole cenno del capo salutò la coraggiosa ragazza prima di tornare sotto la bandiera.


La prima benda calata sugli occhi per non vedere tutti i morti, compresi mio fratello e mio padre, mai tornati da una guerra in un paese che non ci appartiene.

La seconda benda calata sugli occhi per tutte le tasse che sono aumentate e alimentano le casse di un governo che spende e investe i soldi di noi poveretti in un paese che non ci appartiene.

La terza benda calata sugli occhi per tutto il grano, il legname, il carbone, l'argento e ogni altro ben di dio che vengono pagati un soldo e sono portati in un paese che non ci appartiene.

La quarta benda calata sugli occhi per non vedere questo tronfio Re di un paese che non ci appartiene.



© Pia Deidda 2012


Da leggere ascoltando:

http://www.youtube.com/watch?v=OLi03jZmZ5g&feature=related

Inno contro i feudatari

Francesco Ignazio Mannu - 1794

Procurade de moderare

Procurad'e moderare
Barones, sa tirannia
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pés in terra
Decrarada est giaj sa gherra
Contra de sa prepotentzia
Incomintzat sa passentzia
In su pobulu a mancare

Mirade ch'est pesende
Contra de bois su fogu
Mirade chi no est giogu
Chi sa cosa andat 'e veras
Mirade chi sas aeras
Minetan su temporale
Zente cunsizzada male
Iscurtade sa 'oghe mia

No apprettedas s'isprone
A su poveru ronzinu,
Si no in mesu caminu
S'arrempellat appuradu;
Mizzi ch'es tantu cansadu
E non 'nde podet piusu;
Finalmente a fundu in susu
S'imbastu 'nd 'hat a bettare.

Su pobulu chi in profundu
Letargu fit sepultadu
Finalmente despertadu
S'abbizzat ch 'est in cadena,
Ch'istat suffrende sa pena
De s'indolenzia antiga:
Feudu, legge inimiga
A bona filosofia!

...

Custa, populos, est s'ora
D'estirpare sos abusos
A terra sos malos usos
A terra su dispotismu
Gherra, gherra a s'egoismu
E gherra a sos oppressores
Custos tirannos minores
Est pretzisu umiliare

Traduzione:

Fate in modo di moderare

Baroni (proprietari terrieri),
cercate di moderare la vostra tirannia,
Altrimenti, a costo della mia vita,
tornerete nella polvere (per terra),
La guerra contro la prepotenza
è stata già dichiarata
e nel popolo la pazienza
inizia a mancare

State attenti perché contro di voi
si sta levando il fuoco,
Attenti perché non è un gioco,
se questo inizia per davvero
Guardate che le nubi
preannunciano il temporale
Gente consigliata male
ascoltate la mia voce

Non continuate ad usare lo sprone
sul povero ronzino,
o in mezzo al cammino
si ribellerà imbizzarrito;
è così stanco e malandato
da non poterne più,
e finalmente dovrà rovesciare
il basto e il cavaliere.

Il popolo sardo
che era caduto in un profondo letargo
Finalmente anche se disperato
si accorge di essere schiavo
Sente che sta soffrendo
solo a causa dell'antica indolenza
Feudo, legge nemica
di ogni buona filosofia!

...

Questa, o popolo sardo,
è l'ora di eliminare gli abusi
Abbasso le abitudini nefaste,
contro ogni dispotismo
Guerra, guerra all'egoismo
e guerra agli oppressori
È importante che questi piccoli tiranni
vengano vinti.


Traduzione FonteSarda 2003


lunedì 5 marzo 2012

In questo blog "Scribacchini per Passione" una mia intervista

In questo blog "Scribacchini per Passione" una mia intervista

http://scribacchiniperpassione.blogspot.com/2012/03/pia-deidda-e-cantavamo-alla-luna.html

domenica 4 marzo 2012

E CANTAVAMO ALLA LUNA a Rivoli il 4 marzo 2012 al Circolo Quattro Mori





4 Marzo 2012 Circolo Quattro Mori di Rivoli, presentazione di E CANTAVAMO ALLA LUNA e in contemporanea del romanzo "Incendi" di Alessandro Stellino.

Vattimo e la NO TAV

Per una volta sono d'accordo con Vattimo...
L'altra sera ho preferito sentire Santoro al riparo della mia casetta che andare alla grande manifestazione per le strade di Torino con la mia sciatalgia...

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/03/quando-forze-dellordine-fanno-paura/195383/#.T1OuG4GjUQh.facebook

sabato 3 marzo 2012

Preghiera


Ieri sera ho partecipato ad una Via Crucis nella mia parrocchia. Fra le preghiere mi ha colpito questa (messa per prima di una lunga serie) e la porterò nel cuore come impegno quaresimale:

"Santa Trinità, abbi misericordia di tutti i pecca...ti contro la natura, l'ambiente e la buona qualità della vita, commessi in questo secolo e millennio".

Dentro di me ho pregato, in particolare, per la mia terra di Sardegna e per la Val di Susa. Avevo davanti a me gli occhi della compagna di Luca Abbà quando spiegava il loro progetto di vita che può essere così riassunto: ritornare ad una vita semplice alla ricerca del vero Benessere per l'Uomo.

giovedì 1 marzo 2012

Perchè sono NO TAV

Perchè sono NO TAV


Allora perchè sono NO TAV:
- Opera faraonica e costosissima in un momento di grave crisi economica.
- Il traforo della montagna di più di 50 Km durerà da 15 ai 20 anni.
- Il traforo richiederà lo smaltimento di MILIONI di mc di terra amiantifera ( e uranio).
- Il traforo toccherà falde acquifere importanti.
- Non è vero che renderà veloce il trasporto Italia-Francia: saranno solo 15 minuti in meno....
- E' una grossa palla quella che è stata detta che farà parte di una linea ferroviaria di portata europea che unirà dal Portogallo alla Russia e che porterà progresso e velocità di trasporto merci. Pensateci bene la cosa fa addirittura ridere (sentite la battuta di Travaglio di ieri sera!).
- La linea ferroviaria attualmente esistente non è usata in pieno regime.
- Il traffico Italia - Francia non è aumentato ma diminuito in questi due decenni dal progetto.
- Perchè il PD è schierato per la SI TAV? Meditate gente meditate...

http://www.youtube.com/watch?v=IQP5xt82l30&feature=player_embedded