martedì 27 maggio 2008

Poesia "Tempo pasquale"

La poesia Tempo pasquale è stata pubblicata in: POETI CONTEMPORANEI, Le 100 poesie più belle della religione Cristiana, Edizioni Penna d'Autore, Torino 2008.

Il ricavato delle vendite del libro è devoluto in beneficenza.

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ANTOLOGIA Poesie della Religione Cristiana
Pia Deidda Antonio De Micco Roberto Egidi Laura Fasson Augusto Finessi Maria Teresa Fiore Maria Luisa Frontini Roberto Gennaro Luigi Gentilini ...www.pennadautore.it/aiuti/2008.htm - 10k -

Racconto "Il trolley"

Il racconto Il Trolley è stato pubblicato in: Racconti - Parole in corse nel 2007/2008 nel sito della Gtt di Torino.
Ha partecipato alle finali del premio letterario "Parole in corsa, Torino 2007".

Consiglio anche la lettura del racconto di FRANCO PLATAROTI, Attenzione la porta si apre verso l'inferno.

IL TROLLEY

Era il trolley più grande, maestoso e pesante che avessi mai visto. La signora, comodamente seduta nello scompartimento, lo teneva davanti a sé occupando tutto lo spazio necessario per le gambe dell'altro passeggero. Ero curiosa di sapere cosa si potesse portare in piena estate da Ciriè a Torino, su un treno GTT, dentro una valigia così, diciamo, decisamente capiente. Certo la signora, anche se seduta, sembrava molto alta; misurando a spanne la lunghezza della coscia, e comparandola alla mia di una statura di un metro e cinquantotto, doveva essere alta più di un metro e ottanta. E, se si è tanto alti, anche gli abiti sono più lunghi e necessitano di più spazio. Lo so bene da quando il mio bambino non è più il mio bambino ma un ragazzone alto e dinoccolato. Un suo cambio di vestiario e biancheria riempie da solo tutta una lavatrice. Io, invece, sono una piccola donnina, di quelle sarde di vecchia generazione, che se uno pensa alla Valeria Marini o alla Pamela Prati si chiede se siamo mai esistite, o facciamo ormai parte della leggenda. Io, invece, dicevo, riesco a mettere in un beauty case un intero cambio. Estivo s'intende. Perché d'inverno anch'io ho il problema dell'ingombro. Ma agli altri, quelli alti, il problema raddoppia. E allora, guardando di sottecchi la signora, mi chiedo come possa fare d'inverno. Non oso pensare come potrebbe fare ad andare in giro con due trolley. Sarebbe inumano, disumano, anche un po' surreale. Mi dice, accennando un tono di scusa, che sta andando al mare in Liguria e sa signora è estate. Immagino quello che può portare al mare in vacanza una donna che ha passato da un bel po' la sessantina. Non so quale sia la destinazione finale, non attacco mai bottone in treno, altrimenti sono costretta a fare conversazione e poi come faccio a leggere il romanzo che mi sono portata? Certamente tutta la Liguria è bella e ci sono tante località dove necessita esporsi con belle mise. L'estate è molto calda quest'anno. Anzi torrida. Siamo tutti mezzo nudi e boccheggianti. Anche la signora veste leggero con una maglietta e un paio di jeans. Certo, però, che se porta solo jeans questi ingombrano parecchio. Hanno un alto potere d'ingombro. Chissà se esiste questa unità di misura. L'industria tessile e manifatturiera avrà un metodo per misurare il potere d'ingombro di un tessuto? Un pantalone di seta lo riponi in uno spazio molto piccolo, si riuscirebbe a metterlo anche dentro un porta matite, al contrario di uno di tela di jeans. Intanto continuo ad osservare la signora. E' molto distinta, alta è alta, bionda è bionda, capello lungo sempre liscio. Sono di quelle donne che potrebbero fare qualsiasi mestiere ma sembrano sempre ricche e snob. Non penso che la signora vesti solo di jeans. Farà sicuramente sfoggio al mare di copricostumi di lino, di diversi colori, intonati ad altrettanti costumi da bagno. Possibilmente mai messi due volte di seguito. Andrà a ballare o a passeggiare cambiandosi spesso. Mi immagino la scena e non dimentico gli accessori. Quante borsette, cinture e sandali saranno coordinati e coordinabili? Certo è proprio un bel trolley. E' di un azzurro cielo terso, la forma è aerodinamica, il materiale metallico lo rende eterno, indistruttibile. Il treno continua ad andare e si riempie, le persone che salgono alle fermate successive reclamano il posto. Sono quasi tutti pendolari che ritornano a casa a Torino, stanchi dopo una giornata di lavoro. Il grande trolley si decide di metterlo nella corsia di passaggio. Mettiamo il trolley sopra nel porta pacchi signora? Ma è così pesante e ingombrante che è impossibile. Ci prova anche il muratore rumeno, ampi bicipiti abituati a trasportare sacchi di cemento. Non ci riesce. Questo trolley è veramente pesante. Resterà lì nel corridoio centrale e verrà spostato di volta in volta dalle persone che transitano o dalle frenate alle stazioni. Decido di bloccarlo io perché sono seduta verso il corridoio di passaggio, la signora vuole assolutamente stare vicino al finestrino. Con una mano tengo il libro e con l'altra la maniglia del trolley. Se mi distraggo leggo il trolley e blocco il libro. Chissà se in aereo l'avrebbero fatta salire con tale abnorme ingombro e peso. Quanto peserà? Faccio una stima di tara e netto uguale lordo, forse una trentina di chili. No, non sarebbe salita sull'aereo. Ecco perché un po' tutti preferiamo il treno come mezzo di trasporto, non è solo la paura del volo che ci blocca, no. Il treno ci accoglie con i bagagli, le merende, pranzi e cene, ultimamente con la sicurezza di poter portare a “bordo” lattine, bottigliette, limette e lamette, scacciapensieri. Il treno non sarà dirottato, generalmente sta all'interno delle rotaie che gli hanno assegnato, e ogni tanto ti permette di alzarti e sgranchirti le gambe. Unico inconveniente, è difficilissimo andare da Torino a Sidney a trovare i parenti australiani. Lì ti devi proprio adattare con l'aereo.
p.d. (2007)

lunedì 26 maggio 2008

Mostra di Hierapolis di Frigia al Politecnico di Torino: comunicato stampa.

HIERAPOLIS DI FRIGIA
LE ATTIVITA’ DEL POLITECNICO DI TORINO
NELLA MISSIONE ARCHEOLOGICA ITALIANA

La mostra rientra nel programma di celebrazioni in occasione del cinquantenario della fondazione della Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia (1957-2007).
La Missione Archeologica Italiana a Hierapolis (Ministero italiano per gli Affari Esteri), è stata fondata dal prof. Paolo Verzone del Politecnico di Torino e oggi, in cinquant’anni di lavoro e sotto la direzione del Prof. Francesco D’Andria dell’Università di Lecce, è diventata il principale centro della ricerca archeologica italiana in Turchia. Lavorano a Hierapolis sette università italiane (Università di Lecce, Politecnico di Torino, Università Ca’ Foscari di Venezia, Università Cattolica di Milano, Università Federico II di Napoli, Università di Messina, Università La Sapienza di Roma) e centri di ricerca nazionali e internazionali (IBAM-CNR, Accademia delle Belle Arti di Lecce, Università di Nimegen, Università di Oslo, Frontinus Gesellschaft di Berlino, GGH di Freiburg).
Hierapolis di Frigia è stata una delle più importanti città di età ellenistico-romana dell’Asia Minore; il sito di Hierapolis-Pamukkale fa parte di un contesto naturale unico al mondo caratterizzato dalla presenza di acque termali che formano una successione di vasche calcaree e che, insieme ai monumenti antichi, costituiscono un parco naturalistico e archeologico inserito dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio dell’Umanità.
La mostra documenta le attività recenti del Politecnico di Torino nei settori del Rilievo Metrico, della Storia dell’Architettura, della Tutela e Valorizzazione, in un quadro di approfondimento degli aspetti culturali e scientifici in stretta collaborazione con gli altri gruppi multidisciplinari di ricerca della Missione Archeologica Italiana.
Gli interventi delle equipe del Politecnico spaziano, in un arco temporale di oltre un millennio, dal territorio della città antica alle necropoli, ai singoli complessi monumentali del Teatro, delle Terme-chiesa, della Cattedrale, a interventi di musealizzazione e valorizzazione.
La mostra è organizzata dal Politecnico di Torino e dalla Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia.
E’ promossa dall’Associazione Amici di Hierapolis ONLUS, con il patrocinio del Ministero della Cultura e del Turismo di Turchia, dei Ministeri italiani degli Affari Esteri e dell’Università e della Ricerca, dell’UNESCO, della Regione Piemonte, del Comune di Torino, dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Torino.
E’ sostenuta da FIAT, FIAT-Tofaş, FOWA S.p.A., Leica Geosystems, Fabriano Edizioni, Unicredit, Centro Plotter2, Paralleli-Istituto Euro Mediterraneo del Nord Ovest.
Corso Duca degli Abruzzi – Corridoio aule pari (Piano terreno), 19-31 Maggio 2008
Presentazione della mostra e Convegno
Corso Duca degli Abruzzi – Aula 1S, mercoledì 28 Maggio 2008 ore 14,30

HIERAPOLIS DI FRIGIA
LE ATTIVITA’ DEL POLITECNICO DI TORINO
NELLA MISSIONE ARCHEOLOGICA ITALIANA
PRESENTAZIONE PER GLI STUDENTI

La mostra rientra nel programma di celebrazioni del cinquantenario della Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia (1957-2007).
La Missione è stata condotta dal Politecnico di Torino dal 1957 fino al 1999, dapprima sotto la direzione del fondatore Paolo Verzone (1957-1977) successivamente sotto la guida di Daria De Bernardi Ferrero (1977-1999); dal 2000 la Missione è diretta da Francesco D’Andria dell’Università di Lecce.
Con il Politecnico di Torino lavorano nell’antica città sei università italiane e centri di ricerca nazionali e internazionali che negli anni hanno qualificato Hierapolis quale centro principale della ricerca archeologica italiana in Turchia.
La mostra documenta le attività recenti del Politecnico nel sito UNESCO di Hierapolis di Frigia-Pamukkale nei settori del Rilievo Metrico, della Storia dell’Architettura, della Tutela e Valorizzazione, in un quadro di approfondimento degli aspetti culturali e scientifici in stretta collaborazione con gli altri gruppi multidisciplinari di ricerca della Missione Archeologica Italiana.

domenica 25 maggio 2008

Presentazione di Rubia 8 Novembre 2007

TRACCE PER UN DISCORSO DI PRESENTAZIONE
Saluti e ringraziamenti.

Parto utilizzando un metodo prettamente didattico - scusate la forma mentis - ponendomi tre domande.
Che cosa è Rubia?
E, perchè ho scritto Rubia?
E, cosa ci sto a fare io qui?

Che cosa è Rubia?
Rubia è un racconto lungo, o se posso definirlo un romanzo breve, ambientato a Hierapolis di Frigia nella seconda metà del 1° sec. d.C..
Hierapolis in questo periodo è in fase di ricostruzione dopo che un fortissimo terremoto l'ha quasi completamente distrutta nel 60.
Ed è in questa città, dove si lavora alacremente, che si intesse la storia d'amore fra i due protagonisti: Flavio Zeusi, ricco imprenditore, e la schiava Maximilla.
Questa storia d'amore diviene pretesto narrativo per parlare della città antica, descrivere alcuni dei suoi monumenti principali, gli usi e i costumi del tempo, conoscere una delle attività produttive più redditizie: la tintura vegetale della lana nel colore rosso che faceva concorrenza alle pregiate lane rosse fatte sulle coste del Libano, antica Fenicia, con le costose murici.
Ed è proprio il rosso il colore che fa da sfondo alla narrazione: il rosso della robbia (la pianta le cui radici tingono di rosso la lana e le stoffe), il rosso delle albe e dei tramonti hierapolitani, il rosso dei vestiti, dei nastri, .....
E' una storia adulterina, ma molto pacata, delicata.
C'è come sottofondo anche la presenza del primo cristianesimo. Ricordo che Hierapolis è la città dove, come dice la tradizione, è stato martirizzato l'apostolo Filippo. E la storia si svolge dopo questo fatto.
E' un libro di narrativa, non è un saggio, quindi è poesia, è gioco, è invenzione. Prima avete sentito parlare di archeologia, una disciplina scientifica, fatta di ricerca, di scavo, di restauro. L'archeologo va alla ricerca di quei reperti che servono a ricostruire la Storia, quella con la S maiuscola.
Il mio è invece un narrare inventato che parte prendendo spunto dalla Storia, quella con la S maiuscola, e da alcuni reperti archeologici, ma è, però, frutto della mia fantasia.
Perchè l'ho scritto?
Prima di tutto volevo fare un regalo a Donatella Ronchetta, un regalo rivolto alla dedizione, alla passione disinteressata, al lavoro svolto in tanti decenni di campagne di scavo. Mentre io in Agosto mi sollazzo al mare lei è da tanti anni sotto il sole di Hierapolis a lavorare nella necropoli. Ammiro il lavoro dell'archeologo; i suoi tempi spesso molto lenti. La cadenza che segna il ritrovamento e lo scavo è fatta di passaggi lenti. Così lontani dai tempi incalzanti di oggi. Pensate a Hierapolis, da cinquant'anni si scava il duro travertino per riportare alla luce le sue vestigia.
L'ispirazione mi è venuta due anni fa quando a Palazzo Bricherasio avevo visto la mostra del papiro di Artemidoro e avevo comprato il libro di Ernesto Ferrero, La misteriosa storia del papiro di Artemidoro. Avevo detto a Donatella perchè non scriviamo una storia ambientata a Hierapolis? Una storia che permetta di spiegare la città e la sua vita anche ai non addetti ai lavori e che diventi materiale didattico per le le scuole. Anche perchè in questi anni alcuni di noi si sono impegnati in tal senso.
Donatella mi aveva risposto con slancio di sì, ma poi aveva aggiunto: “Quando vado in pensione”. Poi aveva addirittura parlato con Ferrero.
E io, perchè non è nella mia natura programmare a tempi lunghi - non sono archeologa! - non ho aspettato e l'ho scritta nella primavera del 2006 nel giro di alcuni mesi. Le ho fatto un regalo nascosto nelle scatole che partivano alla volta di Hierapolis nella campagna estiva dell'anno scorso, scrivendo sulla busta: da leggere esclusivamente a Hierapolis al tramonto.
E a Donatella è piaciuta.
Per me la Storia, quella con la S maiuscola, quella fatta dagli uomini che ci hanno preceduto, può essere raccontata anche utilizzando la forma poetica e narrativa. Perchè per me la Storia dell'umanità è poesia: con le sue gioie, i suoi dolori, le sue tragedie. Stando in questo castello del Valentino, non posso non pensare che Cristina di Francia è potuta passare qui, magari passeggiando a braccetto con Filippo d'Agliè, mentre questi le declamava poesie. Dovunque, vedo e sento la presenza di quelle persone che hanno contribuito a costruire pezzetti della nostra storia.
Ho scritto Rubia anche perchè, come insegnante, so che la Storia, spesso pesante per memorizzazione di date e di eventi, invece può essere raccontata in maniera piacevole e, perchè no, anche divertente.
Cosa ci faccio io qui?
Ci tengo a precisare che io non sono una scrittrice, e non ho velleità da scrittrice,ma mi è sempre piaciuto molto scrivere. E ho capito, scrivendo, cosa intendevano gli antichi quando parlavano di muse ispiratrici. Quando ho preso la penna in mano la storia è venuta come per magia, spontaneamente. I personaggi hanno preso vita autonoma nel momento in cui li ho definiti. Certo dietro c'è una documentazione, uno studio storico, una preparazione seria per non commettere errori.
Spero diventi per voi una lettura piacevole, non chiedo altro, perchè è solo questo il suo scopo.
TORINO, 8 Novembre 2007