venerdì 30 gennaio 2009

Montagne di Sardegna

Montagne di Sardegna, a cura di Ignazio Camarda, Delfino Edizioni

http://www.sardegnaambiente.it/j/v/...2&c=1557&t=1

lunedì 19 gennaio 2009

Per L'ultima jana

PIA DEIDDA, L'ultima jana, Fabriano Edizioni, 2008

Questo romanzo è nato dall'amore e dalla nostalgia. Quando, trentun anni fa, lasciavo la Sardegna per andare via, per raggiungere l'autonomia, spinta da un desiderio di libertà, non sapevo che stavo costruendo con questa fuga, invece, la via del ritorno.
La Sardegna la capisci quando sei via perchè non la ritrovi da nessuna parte.
La nostalgia la senti così forte quando sai che non ci sarà un ritorno.
E, ad un certo punto della mia esistenza, trasportata da sentori e colori di questa terra, ho voluto scrivere una fiaba. Una fiaba, perchè? Me lo sto ancora chiedendo.
Forse è per costruire un ponte immaginario fra il qui, dove sono ora, e il là, l'isola del sogno. Il ritorno diventa per me memoria.

Uno stralcio dal libro:

1

Mondi paralleli, ma non troppo


Cicytella correva veloce verso casa, doveva raggiungere le sorelle prima dell'alba. Era andata in paese a prendere il lievito perché era il giorno in cui si faceva il pane che avrebbe dovuto durare per una quindicina di giorni. Avrebbe potuto usare il potere del volo facendo staccare i piedi da terra ed estraendo le piccole ali nascoste sotto le pieghe della blusa bianca plissettata. Avrebbe fatto sicuramente più in fretta e non avrebbe sentito borbottare le sorelle del suo ritardo. Come sempre avrebbe dovuto giustificare la sua permanenza, prolungatasi più del dovuto, giù a Sàdali. Ma, come far capire alle sue sorelle che a lei piaceva particolarmente il paese di notte? Soprattutto saperlo ascoltare, con i suoni che lo caratterizzavano. I suoi rumori, che interrompevano il buio silenzio, con i gatti che miagolavano il canto dell'amore, con le galline che starnazzavano quando sentivano l'avvicinarsi della faina, con i cani che abbaiavano in coro di rimando senza saperne il perché, con i vagiti dei piccoli d'uomo che si svegliavano affamati e le nenie che le mamme cantavano per farli riaddormentare dopo la poppata. Ma, soprattutto, le piaceva sentire lo scrosciare dell'acqua delle tante fontane e cascatelle disseminate in tutto il paese. Era un rumore fresco e cristallino, di una sonorità umida e ritmata. Dono prezioso di su Creadòri che aveva generosamente elargito di preziose e ricche fonti questo piccolo paese di montagna. Paese d’acque.

Il libro a Torino è in vendita nelle librerie:


Libreria Fogola “Dante Alighieri”

Piazza Carlo Felice, 15


Libreria Setsu Bun

Via Cernaia 40/M


Libreria Montegrappa

Corso Montegrappa angolo Via Medici

giovedì 15 gennaio 2009

Una poesia per la Sardegna

Poesia di Paolo Cara, dedicata a me e a tutti i sardi che sono lontani. Grazie Paolo

" Sardegna "

Meravigliosa è la Terra mia natia,
dove i profumi sono intensi e percepibili singolarmente.
Il Sole bacia e coccola questa Terra antica e saggia,
il Mare la culla e il Vento carezza,
questa Terra mia natia.
E' primavera e i colori fanno festa
su questo piccolo lembo di Mondo,
dove la magia, è la gioia che si sviluppa nei nostri cuori.
Questa Terra di conquistatori è stata a sua volta conquistata,
saccheggiata e violentata,
ma alla fine è sempre lei, che col suo amore,
conquista il cuore dei più duri.
Nessuno è mai arrivato qui da forestiero,
senza essere ammaliato dal suo intenso e profondo profumo,
dalla sua bellezza affascinante e seduttrice.
Questa Terra mia natia cura il Suo popolo,
lo coccola e lo rende cosciente e consapevole,
di un legame forte ed eterno.
Le stagioni al loro susseguirsi,
scandiscono il tempo di una danza perfetta,
fatta di colore ed emozione.
Oh fratello che sei andato lontano da questa Terra
che ti ha dato i natali,
capisco e percepisco la malinconia della nostalgia,
che il tuo cuore patisce,
i legame che è consolidato in esso
è forte e allo stesso tempo struggente.
I profumi e i colori di questa Terra,
sono e sempre vivranno nei cuori dei suoi figli.



Ho chiesto all'autrice di questa intensa poesia di poterla scrivere sul mio blog. Con essa continuo un discorso iniziato sulle emozioni provate sapendo guardare, ascoltare, questa terra antica.
Grazie a Blumy di Gente di Sardegna.

Il mio paese

Ha un canto silenzioso
il mio paese d’acque chiare
di vento, di colline
il mio paese di coltelli e di ginestre
d’erba che canta anche quando muore
Ha una musica antica
il mio paese di montagne e di coralli
di gole e rocce fiori senza nome
il mio paese di mani generose
di porte che s’affacciano nel buio
di fuochi accesi di uomini balentes
il mio paese di larghi cieli pigri
il mio paese sandalo di Cristo
il mio paese preghiera
solitudine mistero

Blumy

Oggi 15 Gennaio aggiungo un'altra poesia dedicata alla Sardegna. L'autrice, ligure di padre sardo, vive con passione questo legame con la terra

Chi sei donna

Donna
di sguardo ardente
e di fierezza antica.
Come un' altera dea
giaci tra flutti
di brezza marina
ti vesti di accesi colori
e ti profumi di lontane fragranze.
Seduci
come un'amante
ogni uomo
che volge a te
il suo sguardo..
portandolo al tuo petto
lo travolgi di bellezza
generosa d'amore
e gelosa di passione.
Sai amare
e chi si allontana da te
come Ulisse
deve tornare
per posare il capo stanco
nel tuo seno.
Chi sei donna..
Sardegna...rispondi.

Marinella Addis


E grazie anche a Nubechecorre sempre di GdS

Se non potessi..

Se non potessi vederti,
ti sentirei.
Sentirei il profumo del ginepro,
il ronzio delle api posarsi sulla lavanda selvatica.
Sentirei il fruscio del lentischio mosso dal vento,
le onde del mare infrangersi tre i miei piedi.
Sentirei canti a tenores nelle feste di paese;
voci di gente di Sardegna.
Se non potessi sentirti
ti vedrei.
Vedrei i colori tuoi caldi,
l'azzurro del rosmarino selvatico,
le api posarsi sul corbezzolo in fiore.
Vedrei la forza del maestrale
piegare le querce da sughero e
tra le acque limpide del tuo mare

vedrei il cielo specchiarsi,vanitoso.
Vedrei donne di Sardegna
indossare costumi preziosi di storia.
Sentirti,vederti e amarti
Terra Sarda
.

Un'altra poesia di Marinella Addis

Oggi..guardando il mare...

Due terre.

Ho due terre
entrambi
lambite dal mare
entrambi
sferzate dal vento,
solo l'orizzonte
le divide
ma le unisce
in un unico sangue.
Cammino
nella terra natia
respirandone
profumi inebrianti
ascoltando
libecci trascinanti
umori dal mare
e in quell'eco
di onde incessanti,
il desiderio
dell'altra terra,
quella del cuore,
quella che vedo
negli occhi di mio padre.
E la nostalgia
mi trascina
nei ricordi
lenta
struggente
come ogni volta
l'addio
che mi riportava
a casa.
A te,
respiro del mio giorno,
Liguria,
a te,
desiderio del mio cuore,
Sardegna.



martedì 13 gennaio 2009

Miracoli della natura

Immaginate Torino e il gelo di questo giorni, poi stamattina un raggio di sole, spalanco la finestra e...



Dedico questo timido e coraggioso fiore a tutti gli israeliani e i palestinesi. Per la Pace. Pace sia.

domenica 11 gennaio 2009

Per Israele per la Palestina

In questi giorni nella mia posta elettronica e in alcuni forum sono subissata dalla presenza di interventi di conoscenti e amici che mi richiamano alla guerra israeliano/palestinese. Chi parteggia per gli israeliani, chi parteggia per i palestinesi. Scene tragiche che vengono da quella terra usate per prendere posizioni di parte. Discorsi o appelli per confutare o appoggiare l'una o l'altra fazione. Da decenni chi è di destra parteggia per Israele chi è di sinistra parteggia per la Palestina. Ormai è scontato. Noi, così facendo, non amiamo né gli israeliani né i palestinesi. Noi, così facendo, dimostriamo che non vogliamo assolutamente la pace fra gli israeliani e i palestinesi. Li utilizziamo per i nostri giochi ideologici. Chi di noi è veramente interessato alla fine di questo scontro?
La mia risposta è questa: io sono per la Pace. E' troppo facile stare al calduccio delle nostre case e parteggiare per l'una o l'altra fazione quando sappiamo benissimo tutti qual è il vero motivo di questa guerra che sembra essere vissuta senza soluzione di continuità. Sappiamo tutti che le colpe storiche non sono arroccate su una sola parte. Eppure continuiamo a giocare a Risiko dai nostri divani, dalle nostre tastiere, dalle nostre scrivanie, dalle nostre testate. Eppure continuiamo a giocare ad Emergency (gioco al computer, n.r.) dai nostri divani, dalle nostre tastiere, dalle nostre scrivanie, dalle nostre testate.
Io, come cristiana, non posso inneggiare né alla guerra, né alla rappresaglia, né agli atti di terrorismo. La Pace ci sarà solo se affronteremo, e diventeremo, uomini di buona volontà. La Pace si fa con la Pace.
Oggi nella Santa Messa ho letto questa mia preghiera:
Signore,
in questi giorni arrivano notizie molto tristi dai paesi di Israele e Palestina. Molte persone stanno soffrendo per una guerra che sembra non avere mai fine. Illumina i cuori dei governanti affinché si arrivi ad una pace duratura.
Noi ti preghiamo

Cosa dite dell'ultima jana, parte terza

Antonia Pessei dice:


Il 22 dicembre 2008 ho avuto l'onore e il piacere di conoscere Pia Deidda. Ho infatti partecipato a Tortoli' alla presentazione del suo libro "L'ultima Jana". Durante le vacanze di natale ho avuto modo di leggere il libro...e devo dire che la prima sensazione che ho avuto e' stata quella di fermarmi e immedesimarmi in questo piccolo mondo fatato fatto di natura e mistero, tenerezze sentimentali e culinarie. Sono abituata a letture piu' "sostanziose"..ma il libro di Pia mi e' risultato piacevolmente sospeso in una aurea leggera di fiaba..dove personaggi e interpreti si susseguono in un mondo irreale...anche se poi cosi' vicini alle nostre sarde giornate.....Non sara' certo il piu' bel libro di Pia ...perche' quello contiamo di leggerlo a breve. Vi invito alla sua lettura...spogliandovi dei nostri mali del vivere...per volare alto con le ali di Cicytella, con il suo amore,e la sua dolce ricerca di liberta'. Mi congratulo con Pia che oltre ad aver espresso la sua forza di vivere nel libro ha anche mostrato tutto l'amore che la porta ancora nella sua terra...che non ha lasciato mai...e questo amore , lo dico con convinzione e' per pochi privilegiati...che con la poesia, il racconto e le immagini riescono ad andare oltre le solite parole. Auguri infiniti, Pia...non manchero' neanche al tuo prossimo libro.




venerdì 2 gennaio 2009

Nell'essenza di questa Isola Magica

Nel forum di Gente di Sardegna ho letto questo pezzo di un "non sardo" che mi è piaciuto molto. Ho chiesto a Tharros di poterlo trascrivere sul mio blog perchè mi permette di far sentire una voce non "di campanile". Ho avuto sempre tante discussioni con i "turisti" che pensavano di aver conosciuto la Sardegna stando all'interno dei villaggi turistici. Che differenza c'è fra un turista e un viaggiatore? Tharros è un viaggiatore.



La ( mia) Sardegna

La Sardegna…per molti è ancora un sogno da realizzare. Quanta gente ho sentito dire “ Quest’ estate vado in Sardegna”..e poi invece…
Non si può parlare di Sardegna senza averla vista.
E’ qualcosa che lascia senza fiato.. un’infinita serie di cale, calette baie e scogliere percorrendo la costa; di spazi vuoti, foreste di lecci e di sughere, filari di fichi d’india, muretti a secco, campi ingialliti dall’arsura e molte volte tanto…tanto silenzio nell’ interno. Se la costa è il simbolo, soprattutto quella nord-est, del turismo godereccio, l’interno è esattamente il contrario. Si percorrono strade senza vedere, anche per molti chilometri, una casa, un palo del telefono qualcosa che faccia pensare al passaggio dell’uomo, al suo lavoro e alla sua conquista di nuovi territori. Nemmeno i muretti a secco, che invece sono piuttosto comuni, riescono a togliere quella sensazione di solitudine che in certe occasioni, soprattutto di notte, rasenta il panico.
La Sardegna non è sicuramente ricca di cartelli stradali e, se ci sono, possono essere nascosti da qualche albero troppo cresciuto o dalle piante rampicanti che li hanno avvolti, o illeggibili per i segni del tempo.
Strade solitarie sulle quali incrociamo poche automobili… pecore al pascolo che sembrano abbandonate a se stesse e che hanno imparato a proteggersi dai calori estivi che imperversano, in certi giorni, opprimenti. Si ha la sensazione, attraversandone l’interno, che il tempo non sia trascorso, che tutto abbia avuto un inizio e mai un continuo, come se tutto si fosse fermato, forse in attesa e la percezione di un falso abbandono , dovuta al profondo rispetto che i Sardi hanno sempre avuto per la loro terra e, se avessero potuto scegliere, forse la Costa Smeralda, con tutto il suo cemento, non sarebbe mai nata.
Molti popoli hanno tentato la conquista, per citarne alcuni: Punici, Arabi; Romani, Spagnoli. Tutti hanno lasciato tracce del loro passaggio, città come Tharros e Nora, Tophet come quello di S. Antico o del Monte Sirai, Torri costiere e chiese che fanno dell’ Isola, e questo è l’ aspetto di grande importanza e interesse, un vero museo all’ aperto. Non molto tempo fa la Sardegna era ancora, nell’immaginario collettivo, un luogo lontano e misterioso reso ancor più misterioso dalle sue costruzioni simbolo, i Nuraghe. La storia, è parte di questo popolo, che si snoda attraverso molti anni fatti di povertà e di dominio da parte di altri. Ma nonostante tutto ha sempre saputo, almeno parte della popolazione Isolana, resistere ad ogni tentativo di conquista abitando quei luoghi che ora appaiono abbandonati. Sotto ogni cumulo, ogni piccola collina si può nascondere il ricordo dei tempi più lontani: un nuraghe, una tomba dei giganti o una Domus de Janas. La Sardegna, quella vera è una cosa intima, qualcosa da scoprire girando per le sue strade, percorrendo i sui sentieri alla fine dei quali possiamo trovare una caletta solitaria, un bosco di querce da sughero ma anche un laghetto dalle acque limpide e fredde. La Sardegna non è fatta per la fretta ma va scoperta, va cercata e va ascoltata dimenticando la follia del vivere di ogni giorno sempre di corsa oppressi dalle “ cose da fare”. E la possiamo ascoltare parlando con quei vecchietti che con la “Berritta” se ne stanno seduti sotto un olivastro nella piazza di qualche paese e da loro, se avranno voglia di parlare, potremo percepire la vera Sardegna.
Gavino Sanna, pubblicista, in una sua intervista rispose così alla domanda “ Qual è dunque la Sardegna di oggi?” “….E’ innanzi tutto la sua gente. E’ la Sardegna non urlata, quella spontanea e meno appariscente. Mi è capitato molte volte in passato di raccontare la mia regione a chi non l’aveva mai vista. E ho capito che questa terra è qualcosa di non completamente spiegabile e razionalizzabile. Con essa si stabilisce un rapporto che si fonda su cose invisibili: la memoria, le emozioni, il sogno “.
La Sardegna ha un popolo e una terra difficili da capire secondo i nostri canoni continentali. Possiamo capirla a Villasimius, a baia Chia, a Porto Rotondo ma quello che capiremo vale anche per Rimini o per Lignano perché è in questi posti che la differenza, a parte il mare, è minima per la gente che vi si trova.
Difficile capirla, per quanto si possa capire, guardandola con occhi distaccati: Orgosolo, Oliena, Arzana o Mamoiada, tanto per fare dei nomi, questa è parte della vera Sardegna. In questi paesi vivono persone che hanno nella memoria tutta la storia che rivive nelle sue tradizioni, nelle sue feste popolari nei suoi strumenti e nei suoi abiti ( non costumi).
Solo pochi anni fa se cercavo un libro che fu anche premio Campiello , lo dovevo ordinare. Non molti avevano sentito parlare di Niffoi, di Melis; forse qualcuno, che ha dimestichezza col jazz, ha sentito parlare di Paolo Fresu, sicuramente hanno sentito parlare delle Balentes o dei Tazenda ma erano anche tempi recenti. La Sardegna è una di quelle regioni d’Italia che sono tanto vicine ma anche tanto lontane. Gia Cicerone ne parlava come “ quello scoglio malsano dove anche il miele è amaro”. La Sardegna o è turismo di mare o pecore e pastori, nel credere comune. Molti sono convinti che da certi punti di vista la Sardegna non abbia nulla da dare oppure che non valga la pena di sapere cosa c’è oltre al meraviglioso mare.
Ma quanto si sbagliano….quando visitano un posto per la prima volta cercano quello che hanno sentito nominare o mandati da amici che ci sono stati… Mi ricordo, dopo due o tre giorni a Porto Ottiolu, venti e passa anni fa, il primo posto dove andai, fu la spiaggia La Cinta di S. Teodoro. Avevo provato a schiodare i miei compagni per andarci, ma non c’era stato verso. Pensavo, va bene andare al mare ma se c’è la possibilità anche di andare in spiagge diverse a pochi minuti di viaggio, perché no? No e basta! Allora vado da solo. La spiaggia del villaggio era piccola, ricoperta di alghe secche e molto affollata. Una mattina mi alzai presto, presi la macchina e mi avviai verso sud. Arrivai a S. Teodoro dopo dieci minuti circa e cercai qualcuno per chiedere informazioni. Ovviamente, data l’ora, non c’era molta gente in giro ma a forza di girare e seguire qualche strada ci arrivai. E’ una cosa da non perdere… Spiaggia lunghissima, bianca e vuota.... Mi venne voglia di fermarmi. Tornai alla macchina, presi il necessario, andai a fare colazione in un bar, poi mi avviai alla spiaggia dove rimasi fino a mezzogiorno. Non mi sono mai trovato a passare in mezzo alla gente, ne arrivò e anche molta, ma la spiaggia era cosi grande ( qui li chiamano spiaggioni) che la sensazione era comunque di avere spazio. Il vocio delle persone era basso e per nulla fastidioso e a parte qualche solito urlatore, che non manca mai, era la prima volta che potevo dire di essere stato bene al mare. A me non piace la confusione, donne che urlano, bimbi che piangono padri che urlano ai bimbi e alle donne…. Qui no, sarà l’ambiente, sarà che la gente resta comunque affascinata da questo mare sarà per quello che si vuole ma tutto è diverso…
Alle spalle della spiaggia c’è anche un bellissimo stagno sul quale ho visto aggirarsi delle barche con dei pescatori, cosa che mi stupì non poco; col mare davanti vanno a pescare in uno stagno..mah! Qualche tempo dopo seppi che lo stagno era una specie di vivaio con uno sbocco sul mare dal quale entravano i pesci.
A mezzogiorno tornai alla base per il pranzo e parlai ai miei compagni di quello che avevo trovato. Non ci fecero molto caso devo dire. Con la scusa di essere in ferie dovevano riposare e non aveva senso andare da una spiaggia all’altra!
Non rimasi sorpreso dalla loro “non reazione” sapevo con chi avevo a che fare e dopo sei o sette anni passati sulle spiagge romagnole, solito posto, solito albergo anche la spiaggia affollata di Porto Ottiolu sembrava deserta. Certe volte penso che la gente che va in ferie si porta il portafoglio, la macchina, la moglie perché deve, ma lascia regolarmente il cervello a casa… Comperai nel bazar del villaggio una guida e passai il pomeriggio in spiaggia a leggerla pagina dopo pagina. Col senno di poi quella guida cambiò il mio modo di fare le ferie. Andai ancora una volta in un villaggio, l’anno dopo, a Stintino dopo molte insistenze coi soci di viaggio. In quell’occasione convivemmo per una notte anche coi topi ( finimmo in TV per quella storia) ma da quell’ultima volta non vidi più un villaggio se non passandoci vicino, un interno di un albergo o un campeggio. Non fu colpa dei topi, fu una scelta che, per quanto mi riguarda, quasi obbligata se volevo entrare come mi proponevo, nell’essenza di quest’ Isola Magica. A dire il vero qualche campeggio lo vidi ma solo per qualche minuto. E’ necessario anche farsi la doccia ogni tanto e per un certo periodo ovviai a questa bisogna facendo il portoghese.
Poi mi accontentai delle fontane.. ma questa è una storia di poi.