sabato 27 aprile 2013

Altri personaggi di "E cantavamo alla luna"


Un'allieva del primo anno dell'Istituto Flora di Torino mi ha chiesto:«Perché ha parlato di una storia parallela a quella della sacerdotessa Airam, la storia di Eliet e Akruet? Perché inserire una storia d'amore?».
Airam è la continuazione della tradizione, è la memoria storica che non deve morire, e Ineles lo sarà per lei. E lo saranno le figlie delle figlie. Eliet e Akruet sono simbolo della famiglia che procrea. Sono il popolo sardo che non sarà estinto dalla dominazione romana. E' una nota positiva nell'atrocità della guerra e della violenza.

Qui di seguito un brano del dialogo che intercorre fra alcune donne, scampate dopo la violenza subita dai soldati romani, mentre sono sulla Grande Montagna (Gennargentu) ospiti di una tribù amica.

- Abbiamo sofferto tutte tanto.
- Sì Lenar, abbiamo patito tanto tutte.
- Ma adesso si ricomincia.
- Certo! Si ricomincia a vivere.
- Ma, a vivere come, Tanet? Chi ci vorrà in queste condizioni? Se non ero appetibile prima come moglie figuratevi adesso.
- Non dire così Lenar, non hai sentito Arit? Ha detto che troverà una soluzione non solo per te, per me, per noi, ma anche per tutte le donne rimaste vedove.
- Ah già, qui in Barbaria ci sono tanti uomini....
- Sei sempre la solita Lenar!
- Sono solo realista.
- Guarda sta arrivando Eliet con il bambino.
- Quanto è bello!
- Almeno lei ha una esistenza felice segnata ....
- L'avremo anche noi, vedrai.
- Sì, certo, l'avremo anche noi...



PIA DEIDDA, E cantavamo alla luna, Zènìa, 2011, (12,50 euro)
Genere: storico-epico
Airam, ultima sacerdotessa di un antico culto lunare nuragico officiato in Ogliastra, vive il dolore di non aver ancora avuto una figlia femmina alla quale tramandare i suoi poteri divinatori e oracolari. La consapevolezza della fine del suo mondo diventa più concreta all'arrivo dei romani che si impongono come conquistatori e dominatori.


giovedì 11 aprile 2013

Un racconto di Pia Deidda "L'eroe del paese"

I racconti della buona notte di zia Pia a Valentina e Zoe

L'EROE DEL PAESE

In un paese non tanto lontano da qui, in un tempo non tanto lontano da ora, ma forse sì, arrivarono un giorno un gruppo di giganti. A contarli bene erano dieci. O forse di più. Erano uomini alti, possenti, con grandi spalle e vestiti di cuoio con borchie. Portavano capelli lunghi e tatuaggi. A vederli mettevano tanta paura.
Arrivarono a piedi sulla strada statale, perchè loro avevano un passo lungo e gambe forti, agili e muscolose. Riuscivano a percorre miglia e miglia in poco tempo. Non usavano mai né auto, né cavallo, né calesse.
Arrivarono in paese sul far del pomeriggio. Tutti scapparono urlando appena li videro e si rintanarono nelle loro case chiudendo bene gli usci a più mandate di chiave nella serratura. Nascosero i bambini in cantina e gli averi in soffitta. Sbirciavano dalle persiane socchiuse incuriositi, però.
Videro che i giganti entrarono dentro la locanda ed ebbero paura per le sorti del barista e degli avventori che erano rimasti là dentro. Pensarono tutti che si doveva fare qualcosa per salvare il barista, per salvare gli avventori, per salvare l'intero paese. Il paese era in pericolo.
Ma in quel paese abitava un giovane molto impavido, valoroso e ardito. Conosciuto da tutti per le sue doti di temerarietà. Appena sentì le urla si precipitò con il suo cavallo bianco e mentre si dirigeva in centro da dietro le persiane le persone lo misero al corrente del pericolo che stavano vivendo.
Non ebbe paura il nostro bel giovane e si diresse subito davanti al bar.
«Uscite di lì, se avete coraggio», gridò a gran voce.
I giganti, che erano seduti tranquilli al tavolino a sorseggiare un aperitivo, si guardarono in faccia e si chiesero chi fosse mai quel tipo che li stava chiamando. Loro in quel paese non conoscevano nessuno.
Uscirono insieme dal bar ma, appena si resero conto di quel che succedeva, si ritrovarono un bastone che, muovendosi velocemente, li randellava in testa.
Il nostro giovane era abilissimo con mazze, bastoni e clave; in mano a lui vorticavano talmente velocemente che non si riusciva più a distinguerne la forma. Non si riusciva a distinguere bene nemmeno il giovane, tanto si agitava frenetico.
I giganti se la diedero a gambe veloci veloci lungo la strada statale. Nessuno li vide più in quel luogo.
Tutti i concittadini uscirono dalle loro case esultando. Lo portarono in trionfo fin sulla piazza del Municipio. Iniziarono ad elogiare il giovane, le sue virtù, la sua impresa. Dissero che avrebbero innalzato una statua nel bel mezzo della piazza, che gli avrebbero dedicato una via, che gli avrebbero elargito una rendita a vita. Proclamarono anche una festa, una ricorrenza per ricordare quel giorno memorabile in cui il giovane aveva fatto scappare i paurosi giganti.
Era un eroe. Era diventato l'eroe del paese.


In un altro paese, a distanza di anni, un gruppo di amici seduti ad un tavolo del bar ancora raccontano di quella volta che erano passati in un paese e si erano fermati per riposarsi e bere in una locanda e furono chiamati fuori in strada da un giovane e costretti a fuggire in quanto presi, chissà perchè, a randellate.


© Pia Deidda 2013





foto tratta da web

domenica 7 aprile 2013

Cosa ha scritto Pia Deidda





Il mio scrivere

Romanzo “Rubia”
PIA DEIDDA, Rubia, Fabriano Edizioni, 2007, (8 euro). 
Il ricavato è interamente devoluto all'Associazione Amici di Hierapolis, per le attività di ricerca 
sostenute negli scavi archeologici della città.
Genere: storico
Rubia è un racconto lungo ambientato a Hierapolis di Frigia (attuale Pammukale) nella seconda metà del 1° sec. d.C.. 
Hierapolis in questo periodo è in fase di ricostruzione dopo che un fortissimo terremoto l'ha quasi 
completamente distrutta nel 60 d.C. In questa città, dove si lavora alacremente, si intesse la storia d'amore fra i due protagonisti Flavio Zeusi, ricco imprenditore, e la schiava Maximilla.
Questa storia d'amore diviene pretesto narrativo per parlare della città antica, descrivere alcuni dei
suoi monumenti principali, gli usi e i costumi del tempo, conoscere una delle attività produttive più
redditizie: la tintura vegetale (rubia tinctorum) della lana nel colore rosso che faceva concorrenza alle pregiate lane rosse fatte sulle coste del Libano, antica Fenicia, con le costose murici.

Romanzo “L'ultima jana”
PIA DEIDDA, L'ultima jana, Fabriano Edizioni, 2008, (10 euro)
Genere: fiaba
Cicytella è diversa dalle sue sorelle fate-streghe e ci accompagna in una storia fantastica e passionale, che si snoda fra fornelli, piatti prelibati e succulenti della cucina sarda, prodotti dell'artigianato, feste e ricorrenze, indimenticabili paesaggi, in una lontana Sardegna medievale e pur ancora a noi vicina nelle sue tradizioni e nella sua bellezza. L'autrice, ispirandosi ad una leggenda che si racconta nelle grotte Is Janas a Sadali, ha creato una favola piena di sentimento, a volte umoristica, a volte ironica, sicuramente intrisa di amore e di nostalgia per una terra antica piena di fascino come la Sardegna.

Romanzo “E cantavamo alla luna”
PIA DEIDDA, E cantavamo alla luna, Zènìa, 2011, (12,50 euro)
Genere: storico-epico
Airam, ultima sacerdotessa di un antico culto lunare nuragico officiato in Ogliastra, vive il dolore di non aver ancora avuto una figlia femmina alla quale tramandare i suoi poteri divinatori e oracolari. La consapevolezza della fine del suo mondo diventa più concreta all'arrivo dei romani che si impongono come conquistatori e dominatori.

Interviste:
http://scribacchiniperpassione.blogspot.it/2012/03/pia-deidda-e-cantavamo-alla-luna.html
http://caffealvetriolo.wordpress.com/2013/02/08/pia-deidda-si-racconta-agli-amici-del-caffe/
http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2011/10/05/tottus-in-pari-365-lultima-jana-intervista-alla-scrittrice-pia-deidda/
http://vimeo.com/26774921
Il mio blog:
www.lezionidibello.blogspot.it
Una raccolta di poesie:
https://docs.google.com/file/d/0B24_SQbTVU8mVk9tcFRaMEF5QW8/edit?pli=1
Una raccolta di racconti:
https://docs.google.com/file/d/0B24_SQbTVU8mTzc5SzRQdjUtTGM/edit
Facebook:
https://www.facebook.com/groups/83238573549/
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giovedì 4 aprile 2013

Poesia di Pia Deidda "Karalis"

Una mia poesia dedicata a Cagliari.




Karalis

Ospite mi accoglie
con profumo ventoso 
questa città 
al mio vissuto
quasi sconosciuta.
Porto mediterraneo
porta del ricordo
varco di avi eroi
in epoca remota.
Karalis tramanda
la mia vera origine
mettendo a nudo
questo strano incedere
in difficile interagire.
E' visita sempre fugace
i sensi disorientati
con atteggiamento distaccato
ma organicamente avvinto.


© 2013 Pia Deidda



foto da: Autorità Portuali di Cagliari