sabato 25 febbraio 2012

Lettura da "E cantavamo alla luna"

LETTURA DA "E CANTAVAMO ALLA LUNA"



Mi sono messa d'accordo con Kinthales (Circolo Culturale di Torino) poco fa: l'11 Marzo nel pomeriggio (dalle ore 16.00) partecipo alla Festa della Donna. Mi è stato chiesto di leggere una poesia. Penso che leggerò l'ultimo capitolo di E CANTAVAMO ALLA LUNA dove Aìram lascia la consegna alla giovane figlia Ineles. Niente di più appropriato. Non solo per le donne... Niente di più attuale per la Sardegna di oggi...

E così ti spiego perchè "molti" sardi non hanno applaudito a Napolitano a Cagliari e Sassari

E così ti spiego perchè "molti" sardi non hanno applaudito a Napolitano a Cagliari e Sassari

A M.

Vedi M., ieri quando in classe mi hai fatto quella domanda (perchè fischiare al Capo dello Stato, cosa c'entra lui) a bruciapelo ho rimandato di darti una risposta esauriente. Parlare di questione sarda in pochi minuti a scuola è praticamente impossibile perchè è un discorso molto complesso. Bisogna andare alle radici della storia sarda. La Sardegna si è sempre sentita sfruttata da un Stato (prima dagli spagnoli, poi dai piemontesi, ora dall'Italia) che non ha ma...i pienamente riconosciuto. Solo le ultime generazioni “globalizzate”, anche ideologicamente, nelle ultime elezioni regionali hanno fatto salire un berlusconiano Capellacci che ha come unico scopo quello di fare una politica economica pro-industriali e capitalisti del Nord (so che sembra un discorso ideologizzato anche il mio, ma i conti in tasca a certe Spa mi danno ragione di ciò). Sai quale era una delle tante proteste l'altro giorno? Avevano tolto dalla finestra del palazzo della Regione Sardegna la bandiera regionale con i quattro mori per mettere accanto a quella italiana solo quella europea. Sembra una inezia ma, pensaci bene, la bandiera è sempre simbolo di una identità. Se togli ad un popolo la sua identità lo castri nella sua Storia e nella sua Cultura, ma anche nel suo potere decisionale. Inoltre, in un momento gravissimo per l'economia regionale, dove le industrie stanno chiudendo ormai tutte e migliaia e migliaia di sardi sono disoccupati (siamo nel pieno collasso dell'economia sarda) cosa viene a fare Napolitano? Va ad inaugurare a Cagliari un monumento... E sappiamo bene entrambi cosa significa simbolicamente questo gesto...
I mali peggiori della Sardegna ultimamente? Un piccolo elenco non esaustivo: le industrie che hanno sfruttato le risorse sono tutte in mano a capitalisti, come per esempio Moratti, che hanno succhiato ben bene i sardi e non hanno reinvestito in Sardegna: Saras, Keller, Portovesme srl., e poi problemi come la presenza di basi militari della Nato con scorie radioattive e sperimentazioni varie, vedi Quirra, e ancora altri problemi: Equitalia, Galsi, Trasporti sempre più cari verso il Continente... Ma l'elenco è ancora molto lungo. Troppo.
I sardi con quei fischi chiedono l'autonomia vera, alcuni di loro addirittura l'indipendenza, chiedono posti di lavoro non assistenzialismo, chiedono leggi che no succhino sempre il sangue dei più poveri, chiedono che la Sardegna venga rispettata anche naturalisticamente, ecc... (te l'ho detto la questione è lunga).
Tu contesti i fischi ad un capo dello Stato, ma il fischio, anche di un piccolo gruppo, è sempre espressione di un disagio...
Se leggiamo questo articolo della Repubblica ci si rende conto che le esternazioni di Napolitano non fanno minimamente accenno alle gravi responsabilità delle banche nella crisi europea (giorni fa avevo messo un link qui in FB). Questa la dice lunga... Il problema non è tagliare la spesa pubblica (Ospedali, Scuole, Assistenza...), il problema è togliere il potere alle banche che hanno speculato sulla moneta europea.

http://www.repubblica.it/politica/2012/02/21/news/napolitano_contestato-30247653/

So che non è facile parlare ad un ragazzo piemontese (peraltro benestante) della questione sarda, lontana anni luce dalla sua mentalità e dalla sua vita. Anche perchè la Sardegna è conosciuta per il Paradiso dell'Estate. Chi vive nelle oasi vacanzifere ne ha una visione idilliaca e distorta. La Sardegna, per essere capita, andrebbe vissuta da Ottobre a Maggio a contatto con le persone, nei suoi paesini, soprattutto nell'entroterra (ma non solo: le località della costa si trasformano dopo l'estate).
Queste sono solo le parole di una Prof di Storia dell'Arte non certo di una politica. Ma di certo “di parte”, almeno con il cuore.


p.s. Se vuoi capire meglio senti le ragioni di questo sindaco sardo:

http://www.youtube.com/watch?v=-b8kBJZPm6w&feature=player_embedded#!

Egregio Presidente della Repubblica Italiana On. Giorgio Napolitano Mi chiamo Mario Satta, sono il sindaco di Perfugas, un comune del nord Sardegna, nella regione dell’Anglona.
In qualità di primo cittadino della mia comunità sono stato invitato a partecipare al momento dei saluti che le saranno riservati quando Lei si recherà a Sassari, seconda tappa della sua visita in terra sarda.
Ho deciso di scriverle questa lettera aperta per comunicare che io non sarò lì ad accoglierla, non sarò insieme all’ampio stuolo di autorità e personaggi pubblici che sgomiteranno per stringerle la mano.
Devo subito premettere che non nutro antipatie o rancori di sorta verso la sua persona, anche perché io e lei non abbiamo mai avuto modo di conoscerci veramente. Credo che lei in fondo svolga degnamente il ruolo che ricopre e con altrettanta dignità ha sempre garantito e preservato le istituzioni che rappresenta.
Ha sempre dimostrato di avere a cuore le sorti della nazione italiana e quando le contingenze l’hanno richiesto non ha mai lesinato decisione e risolutezza. Per questo non posso non nutrire stima verso di Lei. Tuttavia questo non è sufficiente affinché io possa venire a salutarla e se avrà pazienza di leggere vorrei ora spiegare i motivi che mi hanno indotto a prendere questa decisione.
Come lei già ben saprà oggi la Sardegna sta attraversando una delle più profonde crisi economiche e sociali degli ultimi decenni. Non è che non ci siamo abituati alla durezza e al sacrificio noi sardi; la storia degli ultimi centocinquant’anni della nostra isola, a dire la verità, non è mai stata piena di prosperità e queste crisi è come se si ripetessero ciclicamente.
Ma a questa triste consapevolezza, di una lunga storia di privazioni, si aggiunge anche la disperazione nel non sapere come affrontare le innumerevoli miserie personali e i disagi quotidiani di chi un giorno dopo l’altro non ce la fa più. E guardi sig. Presidente che non parlo soltanto di quelle situazioni in cui un padre e una madre non riescono a sfamare i propri figli, parlo di chi non ce la fa più perché si sta arrendendo alla vita, parlo dei giovani che su quest’isola non hanno più speranze e non riescono neanche a progettare ciò che faranno l’indomani. E ce ne sono tanti anche nel mio paese.
Vorrei fare di più per aiutarli, per aiutarci tutti se non a vivere meglio, almeno a cercare di soddisfare i nostri bisogni primari:
mangiare, vestirsi, avere una casa. Ma le risorse del comune che amministro sono veramente poche così come sono esigue quelle del comune confinante e quelle del territorio di cui facciamo parte.
L’intera Sardegna si trova in questo stato disastroso e a volte mi chiedo perché debba succedere questo. Non mi si risponda che la crisi economica è generale, perché qui il disagio e la frustrazione quotidiana ci sono sempre stati, anche se oggi siamo evidentemente all’ultimo stadio.
Mi chiedo perché una terra così bella e con tante risorse naturali debba essere piegata a tale sofferenza collettiva.
Mi chiedo perché con un clima così mite e favorevole per buona parte dell’anno il settore del turismo non è mai veramente decollato.
Perché, per lo stesso motivo non si sono sviluppate l’agricoltura e l’allevamento e le nostre aziende si trovano ora strozzate dai debiti e vessate da Equitalia.
Mi chiedo perché ben 35 mila ettari del territorio sardo siano ancora vincolati da uso militare e lo stato italiano (di cui Lei è la massima
rappresentanza) guadagna ogni giorno svariati milioni di euro per le sperimentazioni belliche che vi si svolgono mentre la gente delle aree limitrofe le basi si ammala di cancro. L’Italia guadagna e i sardi muoiono.
Mi chiedo perché negli anni ’60 ci avete imposto un modello di sviluppo industriale che ha snaturato i nostri saperi tradizionali (oggi sarebbero stati preziosi) e ha distrutto irrimediabilmente i nostri habitat.
Ci avevate ingannato allora, ci state ingannando oggi.
Mi chiedo perché ora ci volete sventrare l’isola in due con un gasdotto che vi porterà in Italia il metano algerino e a noi lascerà la solita devastazione e niente più, perché forse lei non lo sa ma se noi sardi vorremmo portare il gas nelle nostre case ci toccherà pagare di tasca. L’ennesima servitù che farà comodo solo a voi.
Mi chiedo perché non rispettate le nostre leggi e in particolare l’articolo 8 del nostro Statuto di Regione Autonoma che prevede la restituzione dei sette decimi delle imposte fiscali. E’ dal 1991 che lo stato italiano trattiene per sé questi soldi al punto che oggi il suo debito con la Sardegna è di ben 10 miliardi di euro.
Una cifra che ogni anno cresce sempre più. Non chiediamo aiuto e assistenza ma solo ciò che ci spetta di diritto poiché questi soldi che illegalmente ci sottraete servirebbero per un’infinità di cose:
dal rimettere in piedi una rete di assistenza per le emergenze sociali delle nuove povertà, all’ammodernamento delle nostre infrastrutture primarie (strade, ferrovie, porti), ai trasporti interni e alla sanità (totalmente a carico nostro), fino al rifinanziamento delle istituzioni scolastiche e universitarie (poiché senza l’accrescimento dell’istruzione e della cultura non ci sarà nessuna forma di sviluppo sostenibile per la nostra gente).
Adesso forse potrà iniziare a capire perché io, signor Presidente Napolitano, non posso stringerLe la mano. Lei, per il ruolo istituzionale che ricopre è lo stato italiano fatto a persona e in quanto tale porta con sé il fardello delle ingiustizie arrecate alla nostra terra. Lei viene a renderci visita ma non lo fa come è buona consuetudine in Sardegna quando l’ospite, che sa di recarsi a mangiare in casa d’altri, è solito omaggiare l’invito con un piccolo dono; che poi qui non vogliamo nessun regalo ma solo che ci si restituisca il “maltolto”. Lei invece viene a trovarci a mani vuote come se niente ci fosse dovuto e non sa quanto mi fa rabbia constatare che molti miei concittadini sardi non sanno o fingono di non sapere, dimostrandole una servile quanto mai dannosa riverenza, comportandosi come è solito fare ogni buon uomo colonizzato che, credendo di compiacere il sovrano straniero di turno, aspira a trarne chissà quali vantaggi ed ennesime promesse, che ci si prenderà cura di lui, che questa volta qualcosa sarà fatto.
Egregio Presidente io non faccio parte di costoro, e sono tanti purtroppo. Proverei enorme imbarazzo di fronte alla mia comunità, di fronte a tanti miei concittadini , se venissi ad omaggiarLa dimenticando che siete debitori da una parte e mentitori dall’altra.
Avete violato i patti e vi siete tante volte rimangiati la parola data scordandovi che per noi sardi la lealtà è ancora un valore importante e questo modo di comportarsi continua a ledere la nostra dignità.
In corpu de unu monte si podet intrare, in coro de unu òmine no.
A mezus bìdere
Dott. Mario Satta
Sìndigu de su Comunu de Pèrfugas

lunedì 20 febbraio 2012

NO INVALSI !!!!!


NO INVALSI!!!!!

http://www.cobas.it/index.php/Notizie/IL-CARROZZONE-INVALSI-SBANDA-IL-MIUR-IMPAPOCCHIA-E-IL-TAR-SARDEGNA-DA-RAGIONE-AI-COBAS


Prove Invalsi

obbligatorie ?


No dei COBAS


di Reginaldo Palermo

19/02/2012

Bernocchi: "Nessuna discontinuità fra Fioroni, Gelmini e Profumo. Noi contestiamo alla radice i meccanismi di valutazione di scuole, docenti e studenti". Secondo i Cobas il decreto semplificazioni propone norme incostituzionali e lesive delle prerogative contrattuali.

Negli ultimi anni i sindacati di base si sono contraddistinti per la loro ferma contrarietà alla rilevazione degli apprendimenti condotta nelle scuole dall'Invalsi.Le ultime novità normative potrebbero però cambiare lo scenario. Ne parliamo con Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei COBAS.

Domanda: L’articolo 51 del decreto semplificazioni prevede che la somministrazione delle prove Invalsi debba essere considerata come “attività ordinaria” per le istituzioni scolastiche. Cosa ne pensano i Cobas ?

Bernocchi: Fin dallo sciagurato rilancio dell' Invalsi da parte di Fioroni, il MIUR e tanti presidi cercano di imporre illegalmente a scuole, studenti e docenti l'obbligatorietà dei quiz. L'anno scorso il "must" in materia era un articoletto, peraltro falsificato, di Laura Paolucci, dell'Avvocatura di Stato che tanti capi di istituto sbandieravano per dimostrare tale obbligo. Dopo la sentenza della magistratura che, su un nostro ricorso, confermava la non obbligatorietà, il MIUR fu costretto a tirare le orecchie ai presidi che non avevano convocato i Collegi docenti per deliberare sull' Invalsi e che pretendevano di imporli a tutti. Questa frasetta, infilata in un decreto che niente a che fare ha con il tema, ha la stessa irrilevanza dei pareri "alla Paolucci". Anche le gite scolastiche sono "attività ordinaria". Ma i Collegi docenti devono stabilire se è il caso di farle e come, e non possono obbligare nessun docente o Ata a parteciparvi. Lo stesso vale per i quiz. Nè il MIUR nè i presidi possono rendere legge l'obbligatorietà dei quiz, che si scontra sia con il contratto per gli obblighi di lavoro, sia - e soprattutto - con la Costituzione: art.117 sull'autonomia delle istituzioni scolastiche e art.33 sulla libertà di insegnamento, in base ai quali gli Organi collegiali e i singoli docenti hanno libertà di decisione su qualsiasi "attività ordinaria", compresa la valutazione sull'apprendimento degli studenti. I quiz restano non obbligatori per docenti e studenti.

A questo punto quali “contromisure” pensate di attivare ?

Bernocchi: Ovviamente al MIUR sanno benissimo come stanno le cose e pensano con quella frasetta (l'hanno fatta inserire apposta a Monti) di ingannare docenti e studenti. Dunque, innanzitutto continueremo nella nostra campagna per fare circolare il più possibile l'informazione nelle scuole, come abbiamo fatto in questi giorni raccogliendo (molto positivamente) le liste RSU. Purtroppo il MIUR e i sindacati monopolisti ci negano il diritto di libera assemblea e limitano l'opera di chiarificazione. Ma l'epicentro dello scontro tra i difensori della scuola pubblica e i sostenitori della scuola-miseria e della scuola-quiz ci sarà tra l'8 e l'11 maggio quando il Ministero e molti presidi cercheranno di imporre i quiz agli istituti, ai docenti e agli studenti. Stiamo discutendo con varie organizzazioni studentesche e di genitori come organizzare il più ampio boicottaggio dei quiz e le forme di esso, compresa la possibilità di uno sciopero per i primi due giorni dei quiz (l'8 i quiz riguarderanno le superiori, il 9 una parte delle elementari).

Ormai in Europa la valutazione di sistema è un fatto assodato e scontato. E voi pensate davvero di continuare ad opporvi alla valutazione di scuole, docenti e studenti ?

Bernocchi: Assolutamente sì. La valutazione non è per nulla "fatto assodato e scontato". La pubblicistica USA (gli inventori dei quiz per la carriera militare, lavorativa e scolastica) è piena di testi che negli ultimi anni hanno stroncato la valutazione quizzarola. Un bravo docente è uno che: 1) sa la sua materia e la sa mettere in relazione con un sapere più ampio, oltre che con la realtà sociale esterna; 2) la sa trasmettere efficacemente, raccogliendo anche gli spunti che vengono dagli studenti; 3) sa comunicare, motivare e calamitare l'attenzione della classe; 4) è capace di gestire il gruppo-classe, e non solo o soprattutto sul piano disciplinare; 5) ha empatia verso i suoi studenti, è davvero interessato a che migliorino non solo le propria conoscenze ma anche le relazioni reciproche e le doti di solidarietà e collaborazione essenziali per una società migliore. Nessun quiz o esame orale e scritto sarà mai in grado di valutare tutte queste doti. L'unico modo per farlo è partecipare ad un intero ciclo di lezioni e vedere gli effetti sulla classe. Ogni altra pretesa valutazione è truffaldina ed ha altri scopi. Nello specifico, la scuola-quiz impone una istruzione-miseria, impoverita materialmente (i micidiali tagli bipartisan dell'ultimo ventennio: allora su 100 lire che lo stato spendeva circa 13 andavano all'istruzione, oggi su 100 euro ne vanno meno di 9) e culturalmente, ridotta a infarinatura culturale e disciplinamento di futuri precari senza pretese e disposti ad accettare ogni imposizione padronale; mentre il destino degli insegnanti sarebbe quello standardizzato di "fornitori di servizi educativi", anch'essi dequalificati e disponibili per ogni servizio.

E CANTAVAMO ALLA LUNA al Circolo "Quattro mori" di Rivoli il 4 Marzo



sabato 18 febbraio 2012

Ho letto il libro di Catena Fiorello “Casca il mondo, casca la terra”

Ho letto il libro di Catena Fiorello “Casca il mondo, casca la terra” e ho ritrovato la stessa scrittrice donna sensibile e attenta, ai variegati risvolti umani della nostra società, che già avevo scoperto leggendo “Picciridda”. La profonda storia narrata è accompagnata da una scrittura scorrevole e lineare, moderna ma scevra da banalizzazione del costrutto, questa volta rinnovata dal felice utilizzo frequente del sintagma che crea incisi fra parantesi (come frammenti del pensiero che andrebbero altresì persi, o divagazioni dell'io narrante esterno che partecipa così alla narrazione), (detto sottovoce o fra i denti?).

Con questa piacevole scrittura Catena Fiorello ci fa entrare nel mondo, costruito ad hoc negli anni, in una esteriorità falsa e borghese, della protagonista Vittoria e dei suoi drammi interiori di donna: il tradimento, la perdita, il crollo e poi la risalita. Non sarà facile per lei prendere coscienza di chi era, di cosa è diventata (quanto male ha fatto?) e di cosa si può ritornare ad essere. Seguire questa storia è come vedere una crisalide finalmente uscire dal bozzolo che la rinchiudeva. Bozzolo di seta dorata che lei stessa si era costruito.

E brava Catena Fiorello che mi fa emozionare in un finale a sorpresa come già era successo in “Picciridda”.

Un romanzo che può far riflettere, senza però moralismo ma con acume e sensibilità, sul ruolo che possiamo assumere facendo determinate scelte di vita.

L'apparenza non è tutto, e fino a quando non si ha il coraggio di strapparla, annientarla, e liberarsene come un male che ci limita la vita, non siamo nessuno. Proprio nessuno”.

lunedì 13 febbraio 2012

Recensione del mio libro E CANTAVAMO ALLA LUNA

La recensione di Katia Debora Melis al mio libro E CANTAVAMO ALLA LUNA è nel sito dell'Istituto Bellieni.

http://www.istituto-bellieni.it/it/tutti-gli-articoli.html

domenica 12 febbraio 2012

Chiudendo gli occhi nella tua ultima jana di M. Mastino


CHIUDENDO GLI OCCHI NELLA TUA ULTIMA JANA


Chiudo gli occhi e ancora volo

In questo volo immaginario

Che va abbracciando il tempo della tua ultima Jana.

E lì rinascono le mie favole

il mio sognare

il mio volare sulla mia terra …

E così riabbraccio sentimenti

Emozioni

Che in quell’angolo

Più profondo del mio essere

Sempre giacciono.

Non riesco a dirti in altri termini

Tutto quello che il tuo scrivere

In me ha lasciato.

Solo un profondo Grazie

Per avermi messo le ali

In questo viaggio immaginario

Della tua ULTIMA JANA

Che ancora rileggo ….!


And thanks for all Pia Deidda


Marina Mastino

(Olbia0 5.02.2012)

COSA DICONO I LETTORI DI "E CANTAVAMO ALLA LUNA"

COSA DICONO I LETTORI DI

"E CANTAVAMO ALLA LUNA"

Cassiano Abis

Ho finito di leggere "E cantavamo alla luna" giovedì scorso e, come mia abitudine e piacere, devo dire la mia (...). E' un bel racconto. Delicato persino nella sua crudezza. Descrittivo, ma mai noioso.

Penso che alcuni passi non li dimenticherò mai, e questo fa del libro un tesoro, vuoi perché ci appartengono, vuoi perché ne stiamo ancora soffrendo.

Uno per tutti la descrizione a pag. 81 al cap.: "Il potere di Airam". Mi piacerebbe che fosse ancora così, ma, salvo rare occasioni, quegli 'scogli rossi', anche a girarci intorno, appaiono sempre più distanti. Il racconto della invasione Romana si fa quasi verosimile, e chi cantava alla luna si è fatto voler bene.

Grazie Pia.

Maria Antonietta Arzu

Grazie Pia ho letto il tuo libro. Ho trovato una ottima iniezione di cultura. Che dire? Fantastico!! Sai ora lo devo leggere per la seconda volta, perché ho paura di aver tralasciato qualche dettaglio...Ti abbraccio!!!

Marina Meiko Tozzo

Beh, che dire... l'ho terminato ieri sera dopo averlo letto per la seconda volta. Negli ultimi anni sono sempre scappata dai romanzi, preferendo la saggistica. Il tuo è stato il primo dopo 4 anni di rifiuto. Che dire? Elegante nel tracciare... sentimenti ancora cosi attuali. Fresco nel fondere mito e storia. Molto nuova la modalità di dialogo dove la riformulazione mi è giunta come eco, l'eco che dà forza alla verità hic et nunc. Una parte di Ariam vive in ognuna di noi. Grazie Pia.

Paola Sacco

Ancora una volta Pia Deidda ammalia i suoi lettori in modo suggestivo con la sua prosa fresca e poetica. Benché la storia si faccia affrettata verso la fine, carpita dalla velocità, la scrittrice accompagna, con immensa grazia, i suoi lettori in un intreccio ben lontano dai nostri tempi (...forse troppo eterea la sacerdotessa!?!). E tutti, lettori curiosi del dopo, rimangono piacevolmente impigliati nella purezza descrittiva della natura sarda. Un paesaggio, composito, a volte accogliente, altre poco incline nei confronti dell'uomo ma sempre misterioso e intrigante. E la prosa? La prosa funge da guida nello scorrere delle pagine e, come briosa sorgente, rinfranca piacevolmente il lettore.

Magico e surreale s'incastonano in perfetta simmetria con il reale della storia proposta. Pia, grazie perché nutri di sogni le nostre letture.


Elda Mari

Ciao, Pia, ho letto il tuo romanzo E CANTAVAMO ALLA LUNA e devo dirti che me lo sono goduto dalla prima all'ultima pagina: è una piccola filigrana letteraria, tessuta tra storia, mito e fantasia con la grazia di una fiaba, con piacevoli e leggeri voli descrittivi dei paesaggi in cui si svolge. Bello.

Giusi Ginatempo

Ho letto il libro tutto d'un fiato, ne sono rimasta affascinata, sia dal personaggio femminile che dai paesaggi incantati. Non so se è una mia proiezione, ma ho visto questo istinto di vita portato avanti dalle donne, che resiste in tutti i modi alla violenza della guerra, di cui sono portatori gli invasori, anche se il personaggio del console romano è apprezzabile perchè ricco proprio di istanze contraddittorie e per il suo legame con la cultura greca...

A quando il prossimo?

Angela Mulas

Ciao Pia.....ho comprato e letto il tuo libro.....E cantavamo alla luna!!!! Complimenti mi e' piaciuto tantissimo....Buona serata*_*!!!!!!!

Anna Nosotti

Ho letto con attenzione il tuo ultimo libro. L'ho poi lasciato "decantare" ( come si fa col vino prezioso) e

l'ho rivisto nelle parti salienti ieri sera. Mi è piaciuto, molto più degli altri due: bella la mescolanza

tra storia e mito, belli i diversi registri linguistici, interessanti e vivi i personaggi. Inoltre, certe ingenuità

degli altri due romanzi sono quasi sparite del tutto. Permangono a volte nel linguaggio: è giusto che questo

sia epico-evocativo-favolistico, ma occorre, a mio giudizio, un pò più di rigore.

Nel titolo poi avrei evitato il "e " iniziale ( che fa tanto Cronin:"E le stelle stanno a guardare"): senza, il titolo è MOLTO più incisivo.

Ho risposto ad Anna ringraziandola ma precisando sul titolo al quale sono legata in modo particolare:

Per quanto riguarda invece il titolo ti devo dire che è nato prima il titolo e poi lo scritto (così come per Rubia e L'ultima jana). Doveva essere E NOI CANTAVAMO ALLA LUNA, ma poi tolsi il “noi” e lo lasciai intuire. Quella E ha un significato simbolico proprio di congiunzione: noi sardi “di oggi” uniti/congiunti al ieri in una ricerca d'identità. Il finale con Airam e Ineles non è l'epilogo.

Al Bosco Seleni non solo loro ma (anche) noi cantavamo alla luna.

So che sembra assurdo fra bolli filatelici dell'Unità d'Italia, centocinquantenari e simili. Ma noi sardi abbiamo bisogno oggi più che mai che non venga dispersa questa eredità.

Ma il discorso è lungo...

Stefania Loddo Lai

E cantavamo alla luna è uno splendido aereo di carta , magico e indistruttibile per volare sui nostri luoghi ed entrare nella leggenda ... grazie !!

Graziella Deplano

Ho recentemente visitato il "Selene" ed ho rivissuto l'atmosfera del tuo romanzo...in particolare ho sentito la presenza di Airam, la sacerdotessa....!! Bellissimo, mi è piaciuto molto..complimenti !!!

Rosalia Russo

La storia mi ha un po' solcata dentro. Ho ritrovato degli echi lontani di radici che non credevo di avere (ad esempio il culto della luna, sul quale so alcune storie/leggende). Poi come lettura è capitata in un momento particolare, in cui stavo elaborando una teoria tutta mia per la quale in realtà non mi sento abbastanza sarda e ne soffro. Questa tua storia mi ha in un certo senso fatto riflettere, mi ha fatto sentire legata alla mia terra anche se il mio sangue è misto: dopotutto Ineles è figlia di un romano, chissà di quale provincia. Eppure è la custode del patrimonio religioso del popolo sardo...

Claudia Zedda (autrice di Creature fantastiche in Sardegna)

Ciao Pia, ieri notte ho finito di leggere il tuo "E cantavamo alla luna". E' molto coinvolgente! Rende il passato antico cosa viva, e al lettore consente di muovercisi dentro, a proprio piacere. Complimenti.

Antonella Sica

Ciao Pia volevo dirti che ho letto E CANTAVAMO ALLA LUNA!! L'ho letto in vacanza in Sardegna nella meravigliosa spiaggia di Foxilioni!! L'ho trovato bellissimo e me lo sono ... divorato in pochi giorni! Complimenti!

Walter Curreli

Grande Pia! Ho letto il tuo libro. Sei stata proprio brava a descrivere le sensazioni che gli ultimi nuragici hanno provato quando sono arrivati i primi colonizzatori romani. Airam la sacerdotessa predisse bene: l'orda di uomini avidi non si sarebbe fermata lì...

Lucilla Trapazzo (attrice)

Pia , ho ovviamente letto il tuo libro e la cosa che mi è piaciuta di più è stato lo stile narrativo, l'alternanza tra capitoli più elegiaci e di ampio respiro e quelli solo di dialoghi, un modo efficace per avanzare l'azione velocemente pur se in modo profondo.

Stefania Loddo Lai

Sto leggendo la storia di Airam e percorro il bosco con la mente ... sono dentro anche io .... mi piace ... :-)

Antonietta Naitza

Ho appena finito di leggere "E CANTAVAMO ALLA LUNA". Delizioso,storia delicata, con un ritmo tutto particolare che a parer mio si presterebbe anche ad una rappresentazione teatrale...Nella lettura percepivo il ritmare del ballo sardo, per non parlare poi della descrizione del paesaggio che mi ricorda zone conosciute e a me care....Complimenti.

Antonio Sale

Pia, sto rileggendo il tuo libro. Lo trovo meraviglioso; ci racconti con Airam un pezzo della nostra storia con grande umanità.

Natascia De Leo

Finitoooooo!!! Bellissimo e magico... E' il "profumo" della forza delle donne sarde, siano esse umane che janas, è sempre così intenso, anche in questa tua ultima perla. Brava Pia!

E quando tra qualche giorno rivedrò i miei Scogli Rossi ripenserò a "quel" romano e gli dirò "Non parlo di forza, romano. Parlo di unità. Non abbiamo un esercito, non abbiamo strategie militari. Io parlo di unità di popolo. Parlo di una sua unica identità."

Evviva il Popolo Sardo! W la nostra Sardegna!

Valeria Corradi

L'ho appena finito di leggere! Bello!

Rosy Aresu

Sono nel bosco e vago leggiadra pensando a te Pia e a chi il bosco lo ha vissuto millenni fa, e nel bosco ha trovato fonte per i suoi meravigliosi scritti.

E ancora:

"Mare e montagna,presenze inscindibili di quest'isola,che si fondono insieme. Sul cuscino prese anche una fibbia d'argento e corallo finemente lavorata. Rappresentava la Luna su un cielo costellato di stelle": dal libro di Pia Deidda "E cantavamo alla luna", tutto ciò che noi siamo come popolo, scritto magnificamente da Pia, che in questo racconto riesce a far rivivere in chi lo legge un culto antico ,che esalta ciò che oggi siamo come popolo, Airam, che rappresenta il sentimento, il carattere, la nostra interiorità, Airam che ha dentro di sé i caratteri delle donne di Sardegna. Grande Pia riesce sempre a creare con i tuoi libri una magia antica, grazie!

Fai rinascere sentimenti sopiti,travolti dalla quotidianità, riesco a uscire dal quotidiano leggendoti e mi sembra di rivivere nelle vesti dei tuoi personaggi, non riesco a non mettere per iscritto ciò che trabocca quando mi avventuro nel tuo mondo; scrivo pure male, sembra che una forza sconosciuta mi faccia scrivere velocemente, quasi per non lasciare sfuggire ciò che provo e che vorrei non svanisse, scrivendo riesco a sentirlo mio.

Sto centellinando il tuo libro, non ho finito di leggerlo, ne leggo alcune pagine e poi lo ripongo, mi piace leggerlo piano piano.

Paolo Cara

"E cantavamo alla Luna", ...

Anche qui Ti sei dimostrata grandissima, poiché nello scorrere della lettura, mi sono immerso nel tempo e nei luoghi da Te descritti con meravigliosa maestria.

Ho percepito le forti vibrazioni durante le Meditazioni di Airam, con l'aspetto Divino della Luna, e Tu sai quanto io senta forte il culto della Grande Madre, un qualcosa che è risvegliato in me, un qualcosa che da sempre percepisco, un qualcosa di cui sono consapevole che altro non è, che l'Amore Materno di Dio.

La descrizione dei boschi, delle rocce, del mare, del cielo e della luna, sono descrizioni ricche di divinazione e devozione.

Tu hai il grande dono nel descrivere con maestria la bellezza che percepisci, così da far vivere ciò che scrivi al lettore che sa immergersi in maniera profonda nell'incanto, grazie all'Amore Divino presente in ogni essere umano.

Grazie carissima Pia di quest'altra grande perla che hai regalato all'umanità intera.

La storia, la grande storia del Popolo Sardo, grazie anche a Te, vivrà in eterno, poiché con questi Tuoi racconti, altro non fai che tramandare di generazione in generazione, la nostra antica storia, il nostro antico culto e la forza di grande e infinito Amore che vive in ogni nostro cuore.

Colei che è il Puro Desiderio di Dio, Colei che è la Creazione, Colei che quotidianamente ci dona il Suo Eterno Amore, in eterno Ti Benedirà.

Un abbraccio forte e ricco di fraterno affetto da parte mia, che Ti stimo infinitamente.

Paolo.

Isabella Soverino

Ho finito E cantavamo alla luna semplicemente stupendo!

Ho trovato il romanzo molto coinvolgente nell'insieme: dalla descrizione del paesaggio marino della Sardegna alla vicenda storica. E' molto bello e poi come sempre c'è coraggio e amore nella vicenda.

Mario Casagrande (autore del "Palloncino bianco")

Oggi ho terminato di leggere il romanzo" E cantavamo alla luna" Una storia davvero tenera, ricca di amore per la propria terra!! Come sempre, Pia Deidda ha dato il meglio, mi ha letteralmente affascinato con i suoi storici personaggi!!!! (Quinto Cornelio e in modo particolare Airam che mi ha conquistato) Grazie a Pia Deidda per avermi dato la possibilità di leggere questa stupenda storia... Ancora COMPLIMENTI!!!!!!

Laura Contaldi

Ho terminato la lettura di "E cantavamo alla luna". Come sempre Pia riesce ad incantarmi con i suoi libri in cui storia, fiaba e leggenda si uniscono per dar vita ad un racconto che è un omaggio alla sua terra ,alle sue origini, alle sue tradizioni.

La lotta del popolo sardo contro i romani fu veramente caparbia. Essi non volevano assolutamente sottostare alla trasformazione radicale della loro civiltà e dei valori morali cui voleva sottoporli il dominio romano.

Airam, sacerdotessa di un antico culto lunare, si oppose con tutte le sue forze a Quinto Cornelio, comandante romano, e il dialogo tra loro è tra le pagine più belle.

Un libro al femminile, scritto egregiamente, brava Pia!

Loredana Cuccu

E' una fusione di magia, storia antica, ma sempre attuale e natura.

E' profumi e sapori.

E' tradizioni, radicate nel tempo, inserite in un mondo “divino” che sembra tanto lontano, ma è stato tramandato.

E' quel ballo tondo reso mistico.

E' speranza nel domani che vince sulla crudeltà.

E' una donna caparbia, come le sarde riescono a essere spesso...e tanto bene.

E' amore per la terra sarda e il suo popolo.

E' quel “saremo altro”...”siamo già altro da tempo”.

(...)

Mi piace come hai descritto la sofferenza di questa divinità, tanto umana in questo suo desiderio [avere una figlia n.d.r].

E tutte le tradizioni raccontate nella realtà di questo popolo...pensavo a una persona “continentale” che non conosce così bene l'isola e magari si perde la magia del confronto, del pensare “ma sta parlando di...” “ma questo è...”.

Pia, sai che si vede davvero quanto sei legata all'Ogliastra?! Ma ti è mai venuta voglia di ritornare lì? O ti accontenti di riviverla quotidianamente nella tua realtà e nei tuoi libri?

Federico Deidda: ho letto «E cantavamo alla luna» e l'ho trovato molto bello. E' scritto benissimo.

L'idea di affidare a una donna le sorti del popolo è azzeccatissima. Alcune pagine sono bellissime, mi riferisco soprattutto al dialogo di Airam con Quinto Cornelio e dove descrivi l'incalzare della violenza subita dalle donne a opera dei romani. L'idea di romanzare la nostra storia è talmente indovinata e la tua prosa è talmente efficace che mi sono trovato alla fine, e non ci potevo credere, che non ci fossero altri fogli. Sarebbe perfetto se tu mi confermassi che questo è solo il primo capitolo, e che ne seguiranno almeno altri 11! (...) C'è fame di storie nuove, di saghe mai lette e quella del nostro popolo la devi scrivere tu, si sente che l'ami profondamente.

venerdì 3 febbraio 2012

Goldman Sachs e la crisi della finanza internazionale


Goldman Sachs e la crisi della finanza internazionale

di Matteo Marini (30 gennaio 2012)

Che cos'è la Goldman Sachs e quanto è implicata nell'attuale crisi finanziaria che attraversa il mondo occidentale? Dell'influenza della più grande banca d'affari americana sulle decisioni politiche dell'Occidente e del suo ruolo nell'attuale crisi abbiamo parlato con il giornalista Enzo Di Frenna.

Siamo in un momento di responsabilità nazionale, in un clima bipartisan, tutto deve assumere senza esitazione questo contorno. 'Lacrime e sangue', 'sacrifici', 'sobrio': sembra quasi che si stia facendo strada un nuovo vocabolario nel nostro Paese. In mezzo a tutto questo andare "d'amore e d'accordo", restano degli interrogativi - volontariamente o meno - nel cassetto.

Chi ha provocato questa crisi economica? Chi è la Goldman Sachs? Come siamo arrivati a questo punto? È stata una congiuntura economica inevitabile o premeditata? Sicuramente non riceverete risposta dai media tradizionali, tutt'ora impegnati a monitorare ogni secondo la Costa Concordia arenata al largo dell'isola del Giglio. Una puntata di Porta a Porta? Neanche a parlarne. Vespa ci ha messo così tanto per costruire il plastico della nave che sembrerebbe di cattivo gusto guastargli il salottino. Siamo andati allora a cercare le risposte che volevamo da uno dei primi giornalisti che ha cominciato a parlare dell'argomento.

Enzo Di Frenna, giornalista professionista, ha lavorato a La Voce della Campania (dove è stato direttore Michele Santoro) e poi al settimanale economico Il Mondo (con Orazio Carabini e Sergio Rizzo) e infine a L'Europeo. Nel 1994 comincia a collaborare con La Voce di Indro Montanelli. Attualmente gestisce un suo blog personale (enzodifrennablog.it) e scrive per Il Fatto Quotidiano(nella categoria blogger).

Il Cambiamento lo ha incontrato per tracciare un po' la storia della Goldman Sachs, di quanto ha influito sulla crisi economica recente e su condizioni, nomine e decisioni politiche negli Usa ma anche in tutto l'Occidente. Ecco cosa ci ha risposto.

Che cos'è la Goldman Sachs?

La Goldman Sachs è la più grande banca d'affari americana, nata verso la fine del 1800. Il fondatore fu Marcus Goldman. Il nome che presenta lo deve anche al genero di Goldman, Samuel Sachs, che entra nella compagnia nel 1896. Durante la famosa crisi della Borsa del 1929, la Goldman ebbe un tracollo, un duro colpo e solo grazie all'intervento di un nuovo amministratore, si ristrutturò, si rimise in sesto. Successivamente (arriviamo agli anni '70) cominciò ad ingrandirsi notevolmente e, con l'entrata in carica di quello che è l'attuale Presidente, assunse sempre più i contorni di una lobby economico-finanziaria che incide sul potere politico orientando scelte. Sostanzialmente è una grande centrale di affari mondiali.

Quale ruolo ha giocato nella crisi economica recente (quella dei mutui subprime, per intenderci)?

Un ruolo fondamentale, se pensiamo che la Goldman - insieme ad altre banche - ha pilotato la vendita di titoli derivati spazzatura (i famosi CDS e i CDO) sui quali loro guadagnavano alte commissioni, pur sapendo che erano titoli a rischio. Lo sapevano da un lato perché importanti economisti come Raghuram Rajan (capo economista del FMI dal 2003 al 2007), in diversi incontri pubblici e in un rapporto, denunciavano il rischio che le società finanziarie, assumendo grandi rischi per realizzare enormi profitti a breve termine, avrebbero potuto far collassare il sistema economico.

Dall'altro, perché durante il 2010 Goldman Sachs è stata obbligata a testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti e, in quella sede, i dirigenti hanno dovuto ammettere che sapevano di vendere titoli spazzatura.

Tale affermazione, era già supportata - visti i documenti in possesso della Commissione d'inchiesta che li stava interrogando - da numerose mail, nelle quali si diceva esplicitamente che stavano rifilando vera e propria 'cacca' ai loro clienti. Capirai dunque quale ruolo ha giocato in questa congiuntura economica, un ruolo senza dubbio notevole. Sapevano di creare delle voragini finanziare, che avrebbero poi investito tutto l'Occidente.

Rimanendo nel 2010, il 16 aprile la SEC (l'ente americano preposto al controllo sulla Borsa), incrimina la Goldman per truffa. L'accusa riguarda il titolo finanziario Abacus 2007-AC1, attraverso il quale truffavano una schiera interminabile di ignari clienti. Goldman Sachs ha di per sé una natura fraudolenta, fa operazioni 'allegre'.

In ambito politico, invece? Qual è il suo ruolo, la sua influenza?

Sono ormai trent'anni che la Goldman piazza i suoi uomini nei posti chiave del mondo politico americano ed europeo. Ti faccio qualche nome: Robert Rubin, ha lavorato 26 anni per Goldman Sachs e ha ricoperto l'incarico di Segretario al Tesoro durante la prima presidenza Clinton (ha evitato che venissero regolamentati i derivati, incoraggiandone invece il mercato libero); Henry Paulson, ex Amministratore Delegato della banca (dal 1999 al 2006) ed ex Segretario al Tesoro sotto la presidenza Bush (anche lui ha fatto di tutto per non toccare l'argomento derivati). La domanda che io mi faccio allora è: come possono questi uomini prendere incarichi di governo del genere dopo che hanno lavorato per anni in una banca d'affari che tutto è fuorché un istituto finanziario che svolge delle operazioni 'trasparenti'?

E per quanto riguarda la politica 'nostrana'? Abbiamo anche noi qualche personaggio legato a doppio filo a questa banca?

Beh, in Italia abbiamo un lungo elenco di figure importanti che hanno lavorato per Goldman: Romano Prodi, Gianni Letta, Mario Draghi. Purtroppo l'elenco completo, presente fino a poco tempo fa su Wikipedia, è misteriosamente sparito. Negli ultimi 15/20 anni, la Goldman Sachs ha sicuramente allargato la sua area di influenza 'lobbistica' anche in ambito europeo e mondiale quindi, in qualche modo, cerca di avvicinare personalità di peso per farle lavorare per loro.

Quale opinione ti sei fatto di Mario Draghi?

Draghi ha lavorato dal 2002 al 2005 per Goldman Sachscome vicepresidente e membro del management Committee Worldwide. Durante il suo incarico lì, ha venduto tonnellate di titoli avariati, 'spazzatura', arricchendosi in maniera abnorme. La domanda sorge spontanea: come può un economista di quel calibro lavorare per una banca che operava 'allegramente' con soldi dei contribuenti? Perché accettò quell'incarico?

Lo stesso Draghi, su ammissione di Luca Cordero di Montezemolo, è stato in vacanza più volte con Robert Rubin (politico statunitense, prima del suo mandato governativo ha trascorso ventisei anni alla Goldman Sachs, dove è stato membro del consiglio di amministrazione e dove ha ricoperto il ruolo di Co-Presidente dal 1990 al 1992, ndr) con il quale avrà avuto sicuramente un ruolo confidenziale. Mi aspetterei una risposta in tal senso dal diretto interessato, come me l'aspetterei anche da Mario Monti, il quale ha affermato più volte di non aver fatto parte di poteri forti ma anzi di averli combattuti, dimenticando il suo incarico in Goldman Sachs.

Cosa ti sentiresti di rispondere a quelli che affermano che i dubbi sull'attuale Presidente del Consiglio sono solo teorie complottiste?

È una tecnica mediatica per ribaltare, come al solito, la realtà. È un uso abile delle parole per mostrare chi presenta dei dubbi, delle questioni, come un soggetto non attendibile. Secondo il mio punto di vista, è corretto parlare di queste cose, raccontare determinati fatti e immaginare che ci possano essere stati complotti e/o commistioni tra personaggi di rilievo e poteri forti di diversa natura. Teniamo ben presente che il complotto, laGoldman Sachs l'ha fatto, spingendo lo Stato ad implodere!

giovedì 2 febbraio 2012

Alcune spigolature sul romanzo di Pia Deidda E CANTAVAMO ALLA LUNA

Una nuova recensione al mio romanzo
E CANTAVAMO ALLA LUNA



Alcune spigolature sul romanzo di Pia Deidda E CANTAVAMO ALLA LUNA
di Katia Debora Melis

http://blog.alfemminile.com/blog/see_275771_1/Dalla-Penombra-nasce-la-poesia-e-ogni-pensiero-trova-il-coraggio-di-venire-alla-luce

Ho letto le poesie di Katia Debora Melis raccolte in Yggdrasil


Ho letto le poesie di Katia Debora Melis raccolte in Yggdrasil


Non è facile recensire un libro di poesie, dicevo in questi giorni a Katia Debora Melis. Per un romanzo è diverso: o ti piace o non ti piace. Invece in una raccolta di poesie dello stesso autore è più eterogenea e variegata la fascinazione. S'incontrano poesie che ci colpiscono subito per il loro suono, altre per il contenuto che fa vibrare il nostro spirito, alcune perché ci riconducono ad esperienze sensoriali sperimentate, e infine ne incontri una che avresti voluto scrivere, perché è quella in cui ti ci ritrovi di più.

Ed ecco il mio impatto con Yggdrasil di Katia Debora Melis dopo aver conosciuto il suo “Oceano stretto” del 2008 che mi aveva fortemente colpito.

E' una raccolta molto più variegata - sia per stili diversi abbracciati sia per contenuti - rispetto all'altra, dove è facile spaziare e, forse, disperdersi. Ma, fra le pagine, ho trovato degli appigli dell'anima forti. E lì mi sono più a lungo soffermata. Parlano al mio cuore, o animo?, tormentato di donna “Vivo”, “Chi?”, “Ferro”, “Violento abbandono”, “Tormento”. Parlano, invece, al mio io poeta “Sereno”, “Rigenerazione”, “Fa male...”,”Io, lontano”. E le altre? Sono “suono” e “significato” di quel suono. Mi soffermo ad ascoltare la rarefazione del suono in queste poesie, ne ascolto la pulizia che arriva ai miei timpani mentali. Ne ripercorro il timbro scarno in alcune e più deciso in altre; ma sempre opera di una sintesi, in alcuni casi estrema. E so che da quel suono semplice dovrò trarne significati complessi da decodificare perché criptati dalla profondità della metafora. Non fatevi ingannare mai dalla semplicità! - Dico ai miei allievi quando incomincio a parlare di certa pittura contemporanea. - E, se fossi davanti ad un dipinto direi: ricerchiamone i significati iconologici.

Diventa allora la poesia di Katia uno spazio che si allarga - tanto l'Oceano della precedente silloge lo restringeva - in motivi di forte intimità.

Yggdrasil è significato cosmico, ma di una universalità che poi ci riconduce al nostro sentire quotidiano.

Una sintesi di tutto ciò che ho detto? L'haiku

Mele

Sotto il melo

ogni ramo ha pianto

lacrime rosse.


E la mia prediletta qual è? E' “Vita” dove il suono e le immagini mentali ne fanno la mia poesia, metafora tutta mia; perché si può continuare a “plasmare” anche con l'avanzare dell'età.


Ma era questa l'Italia che volevamo?

Ma era questa l'Italia che volevamo?


E penso a questa Torino sotto il gelo. Silenziosa. Omertosa. E ripenso ai nostri sogni giovanili. Che Italia chiedevamo? Che Italia agognavamo? Allora... E sì allora... E ora? Cosa ci resta? Penso a chi ha la casa ma non ha il riscaldamento perchè il metano è stato tagliato per mancato pagamento... E alla stufetta che non può andare perchè la corrente è stata dimezzata per mancato pagamento... E a quel reparto ospedaliero chiuso per il freddo...
Ma era questa l'Italia che volevamo quando negli anni Settanta andavamo in corteo a chiedere che la Democrazia fosse una realtà per costruire uno Stato uguale, ma veramente uguale, per tutti?


Foto da: http://www.perotorino.it

mercoledì 1 febbraio 2012

A proposito di evasioni fiscali e altro...


AGLI ITALIANI DELLA LEGA O SIMILARI

cioè a quelli che pur non votando Lega ogni tanto nei loro discorsi di politica spiccia ci mettono spesso la frase: “Ah, ma noi al Nord no...invece al Sud...corruzione, abusi economici, ruberie, evasioni fiscali...”.

E, in più di 30 anni vissuti qui al Nord, ho dovuto più volte subire questo oltraggio, anche da persone “amiche”.

Inizio con un esempio - fra tanti vissuti - un fatto che mi lasciò molto amareggiata. Mi ricordo quando nel 1986 ci fu lo scandalo del vino al metanolo qui in Piemonte. Una ragazza astigiana - amica - mi disse subito appena sentita la notizia: “Sono sicuramente meridionali, qui da noi queste cose non le facciamo”. Non smentì mai questa affermazione, né mi chiese scusa, quando poi si seppe che i colpevoli erano piemontesi. Eh sì che erano piemontesi!

Perchè oggi vi parlo di questo? Ma perchè ho appena sentito gli ultimi dati della Guardia di Finanza a Milano (come la settimana scorsa a Cortina) e si scopre che gli aumenti dei consumi sono aumentati così per miracolo del 60% e, in alcuni casi anche del 200%!!!).

Ma troverò sicuramente qualcuno che mi dirà: “Ah, sicuramente sono gestori meridionali emigrati”...

http://www.gdf.gov.it/GdF/it/Stampa/Ultime_Notizie/Anno_2012/Gennaio_2012/info358310649.html