lunedì 29 dicembre 2008

Tornare bambini


"Gli uomini si volgono a guardare ai giorni dell'infanzia come alla maggiore felicità, perché quelli erano i giorni del maggiore incanto, della maggiore semplicità e della più forte immaginazione"
(John Ruskin)


sabato 20 dicembre 2008

Paola Sirigu per L'ultima jana

L'autrice di In nome della madre vincitrice del premio Alziatior di Cagliari del 2008 mi scrive:

Carissima Pia, ho letto il tuo libro in un soffio vibrando assieme alle ali di Cicytella. E´ una bellissima favola che ci riporta in luoghi e tempi che possono apparire lontani a chi non conosce la Sardegna ma che in realtà, chi ha la fortuna di portare questa terra nel sangue, li sente così vicini da riviverne le atmosfere.
Attraverso questa lettura, usi e tradizioni sono infatti descritti con tanta maestria che a tratti pare di sentirne i profumi.
Questo racconto però è anche qualcosa di più, è una favola piena di sentimento che sprigiona calore umano e tanta tenerezza. Leggere questo libro fa star bene perché narra la forza di un sentimento delicato che fa sentire tutti un pò magici, un po´ bambini e un po´uomini. Cicytella, avvicinandosi ad un mondo toccato dalla sofferenza, porta a tutti un po´ di serenità tanto che non possiamo non condividerne le emozioni. Ti ringrazio Pia, per avermi ricordato attraverso questa bella favola che anche una nichilista come me non deve perdere mai del tutto la capacità di fare in modo che qualche volta la fantasia incontri la realtà e che per qualche tratto della vita viaggino insieme in armonia.
Ancora complimenti.
Un caro saluto. Paola Sirigu

giovedì 18 dicembre 2008

Mostra fotografica a Pescara di Federico Deidda

Informazioni della Provincia di Pescara

La piscina provinciale nelle foto di Deidda

Le foto pubblicate in questa pagina sono i dodici scatti selezionati dal reportage che il fotografo Federico Deidda ha compiuto nei due mesi scorsi all’interno della piscina provinciale di Pescara. Una struttura dell’amministrazione presieduta da Giuseppe De Dominicis che dal 2002 è gestita dall’ “Asd Orione – Pescara”, guidata da Matteo Iacono sull’impronta del personale “Matteopensiero”. Si tratta di un’associazione sportiva che si occupa particolarmente del recupero e del reinserimento dei disabili attraverso il nuoto e che vanta tra i suoi tesserati atleti o ex tali afferenti al Comitato italiano paralimpico che hanno conseguito il brevetto da istruttore della Federazione italiana nuoto e che oggi insegnano. Dalle 10 di domenica, 21 dicembre, (l’inaugurazione dell’esposizione è contestuale alla premiazione della dodicesima edizione della 24 ore di nuoto) la mostra “A stile libero. Storie di acqua e di passione” rimarrà aperta al pubblico fino al 3 gennaio, seguendo gli orari dell’impianto. Per conoscerli telefonare allo 085.4315217. L’ingresso è gratuito. Oltre ai pannelli esposti nel locale di via Luigi Einaudi, 27 (accanto all’istituto industriale “Alessandro Volta”) la “Provincia solidale” ha realizzato in mille copie il calendario 2009 che viene regalato a tutti i visitatori fino ad esaurimento e che è anche scaricabile in formato pdf. (pdo)

Pubblicata il 18-12-2008

mercoledì 10 dicembre 2008

Cosa dite dell'ultima jana, parte seconda

Su stampu e' su turnu
foto di Antonella alias Barbaricina
per GentediSardegna


Agnese Mulas di 10 anni dalla Sardegna mi scrive:


È un libro molto bello e interessante e, una delle cose più belle è proprio che accade tutto in Sardegna, con ricette, costumi, paesi e usanze sarde. Anche la trama era intrigante come i personaggi. Non mi è parso molto ironico, come c’era scritto dietro alla copertina, ma ero molto incuriosita da questa storia. All’inizio mi era parso un po’ noioso (come tutti i libri, ma questo in particolare) ma poi ho cambiato idea anzi, l’ho letto tutto d’un fiato. Questo libro mi ha aiutato a conoscere meglio la Sardegna, le sue usanze e le sue tradizioni e, prima di leggere l’ultima frase, mi era quasi dispiaciuto finirlo.


Teresa Mulas di 9 anni dalla Sardegna mi scrive:

Questo libro mi è sembrato realistico, perché contiene molte ricette sarde e anche degli episodi che possono accadere normalmente . La scena che mi è parsa più “sarda” è quella dove si racconta delle feste che si facevano in paese , e anche quella dove si descrivono le ricette e la casa di Elias . E' un libro molto bello , e le cose più belle che ha sono molte: la perfetta descrizione dei luoghi , lo stato delle persone ………ma soprattutto la bellissima idea di scrivere un libro su una leggenda della Sardegna!!!!!!!!!! Sarebbe bello che ci fosse un continuo di questa bellissima storia. Insomma , questo libro mi è piaciuto molto.

Giuseppe da Torino mi scrive:

Ho finito oggi di leggere il tuo libro. Ti ringrazio, ancora, per avermi dato la possibilità di leggerlo, sono molto contento. Ora lo leggerà Cristina.
Mi è piaciuto molto la descrizione che fai dei paesaggi, dei luoghi, dei personaggi e della cultura Sarda, nelle diverse espressioni, e dei sentimenti che ne scaturiscono.
Il risvolto etico che mi ha trasmesso la lettura della fiaba mi ha coinvolto ed emozionato, infatti, sarà per me fonte di riflessione in questo periodo di preparazione al natale.
Mentre lo leggevo e quando l’ho finito, non so perché, ma mi è venuta in mente la frase citata nel Vangelo di Luca: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c`è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".
Quasi a dire che ogni giorno della nostra vita, possiamo decidere chi vogliamo essere.

Tiziana ha scritto dopo aver letto il cap. 13:

Mi è piaciuto tanto il modo in cui descrivi quel momento....l'alba, il silenzio dove puoi stare con te stessa e ricercare dentro di te le risposte o anche semplicemente chiudere gli occhi e farti trasportare, allungare le braccia per assorbire tutta l'energia che il sole e la nascita di nuovo giorno ti può dare......
bello brava....

Amon di GentediSardegna ha detto:

Ho finito adesso di leggere "L'ultima jana", dentro al tuo libro ho ritrovato il profumo dell'elicriso, quello che negli assolati giorni d'estate ti stordisce da quanto è intenso; io lo chiamo il profumo della Sardegna, non me ne separo mai, neanche in casa, c'è sempre qualche cestino con dentro i suoi fiori gialli. Nel tuo libro ho ritrovato il color rame cangiante del bisso, solo chi l'ha visto può capire cos'è. Ma la cosa che più mi ha colpito è stato quell'amore impossibile, quello struggente sentimento che ti tiene in vita e ti fa sperare che il domani possa cambiare. Complimenti, veramente bello.

Lucina di GentediSardegna ha detto:

Ho finito di leggere il tuo libro e ho rivissuto momenti stupendi di quando ero piccola. I profumi della mia Giara ricca di mirto e corbezzolo, i dolci fatti in casa, quando aiutavo mia madre a fare il pane, e quando mio padre mi diceva "pota sa sippa ca poneusu is fittasa da pai po su succi de sa pezza".
Sono rimasta affascinata dall'amore di Cicytella per i bambini meno fortunati e per Elias. Hai descritto perfettamente la nostra Sardegna, che solo chi l'ha vissuta può capire, tuttavia hai reso perfettamente l'idea anche a chi non c'è mai stato.
Complimenti Pia!
Non cestinare mai nulla, rendici partecipe di tutte le tue favole, racconti, storie.... spero di ritrovarti presto in libreria.

Marinella la "Callas" di GentediSardegna ha detto:

Finito libro!
Il racconto di Pia è passione pura, mai sdolcinata, ma in giusto equilibrio tra il dolce e l'amaro, tra la gioia e il dolore, come nella vita.
Passione per la sua terra nei colori, odori, sapori. Passione per la vita: la Jana che ama gli uomini e si innamora di uno in particolare. La passione di Elias che sa essere rispettosa e aspetta.
Nè ci risparmia il dolore: la vita spezzata, gli agnelli, l'orrendo omicidio.
Il tuo racconto Pia è una cattedrale barocca dentro una piccola chiesa di campagna.
E' uno scrigno di pietra ricco di gemme.
E' l'essenza stessa della Sardegna.
Grazie Pia per questa emozione!

Pedra di Gente di Sardegna mi scrive:

Ho mancato all'appuntamento della presentazione de L' Ultima Jana, ma ho avuto la possibilità di leggerlo e mi ha rapito il cuore. Quindi desidero rinnovarti i miei più sinceri incoraggiamenti, non smettere di scrivere, sono rare le persone come te e credimi (anche se non ci conosciamo) sei necessaria a riempire il cuore di quella antica conoscenza e tradizione, che per me restano l'unico filo del legame che ci lega al posto da cui veniamo, fosse questa vita o quelle che seguiranno quel filo ci farà trovare sempre la strada di casa.
Un augurio a te cara Pia, che il nuovo anno possa portarti tutto ciò che più desideri e l'ispirazione per un nuovo meraviglioso sogno da condividere con tutti noi.





lunedì 8 dicembre 2008

Ho letto "In nome della Madre" di Paola Sirigu

Ho finito di leggere da alcuni giorni In nome della madre di Paola Sirigu e, come sempre mi succede quando finisco un romanzo, ho bisogno di un momento di tregua per interiorizzarlo. Ogni romanzo, che ti possa essere piaciuto o meno, ti lascia qualcosa dentro. E questo qualcosa deve venire fuori. Le mie sono le impressioni di una lettrice, non certo di un esperto o di un critico letterario, ci tengo a precisarlo. La storia è ambientata in Ogliastra nella seconda metà dell'Ottocento e narra della dura vita e del tragico avvicendarsi degli eventi di Nannai, donna che compie un percorso di riscatto sociale e personale utilizzando il mezzo della auto giustizia/vendetta. La vita di Nannai e il suo modo di reagire si colloca quindi all'interno della storia di una Sardegna avvilita, annichilita, sfruttata dalle istituzioni, che non trova nella Legge costituita la via dell'affrancamento. Ho trovato che la trama si snodi su due registri linguistici, con due Io narranti che si intersecano come una spirale di DNA per costruire insieme una storia che è dramma e come tale va condivisa. Il primo io narrante è la voce della storia, della cronaca, un incontro che assume quasi un distacco scientifico documentario; l'altro, che entra lentamente e che trova il suo culmine nel finale, è l'io narrante che partecipa al dramma, in parte lo condivide, lo vive nel suo femminile sardo dolore, è questo l'io narrante che partecipa ai sentimenti e descrive i sardi e il mondo che li circonda con alti picchi narrativi. L'uno e l'altro non si elidono ma anzi si costruiscono insieme raccontando la tragedia della storia sarda che è tragedia umana. Caso ha voluto che la lettura fatta proprio l'altro giorno della prefazione di Giuseppe Marci al Muto di Gallura di Enrico Costa (alla quale rimando) mi aiutasse a capire la volontà da parte dello scrittore - di un romanzo storico - di storicizzare gli eventi ma all'interno di un tessuto narrativo letterario che deve coinvolgere il lettore. Grazie Paola per questa storia tutta sarda, anche se trovo difficile partecipare e stare dalla parte di Nannai. Lo devo confessare.

Sento la necessità di porre due domande alla scrittrice:

La prima, forse sembrerà semplicistica, è: hai attinto da una storia vera? Dove hai trovato l'ispirazione?

La seconda, di carattere ideologico, è: tu emergi come una scrittrice che umanamente condivide le scelte fatte da Nannai. E' vero? Pensi che la scelta atavica della giustizia fatta da sé sia condivisibile?


La risposta di Paola Sirigu è arrivata nel forum di www.gentedisardegna.it

domenica 7 dicembre 2008

Discorso su L'ultima jana di Pia Deidda a Tortolì

Presentazione a Tortolì de L'ultima jana

L'Università della terza età e la Biblioteca Comunale di Tortolì vi invitano alla presentazione del romanzo il giorno 22 Dicembre 2008 alle ore 16,30 presso la sede della biblioteca in Via Vittorio Emanuele 23. Saranno presenti Pier Paolo Argiolas dottore di ricerca all'Università di Cagliari e Barbara Laconi guida delle Grotte Is Janas di Sadali.

Discussione intorno a L'ultima jana

Per ascoltare l'audio serve FireFox






Oggi 23 Dicembre 2008 aggiungo:

Scrivo una breve nota del pomeriggio di ieri nella Biblioteca Comunale di Tortolì. Aiutata da Pier Paolo Argiolas dell'Università di Cagliari, da Barbara Laconi guida della Grotte di Sadali e dalle letture di Morgana Cucca, ho parlato della mia jana ad un pubblico numeroso (come a Torino c'erano una sessantina di persone) e molto eterogeneo: dalle allieve della Scuola Media di Osini (che hanno partecipato attente e con tante domande molto interessanti e stimolanti), agli studenti con qualche annetto in piu' dell'Università della Terza Età di Tortolì e Lanusei, alle altre persone presenti, fra cui alcuni volti amici, e alla presenza della paradisolana Antonia Pessei. E' stata una occasione piacevole dove si è riconfermata l'attenzione dei lettori sia verso il genere letterario della favola, che permette vari livelli di lettura ad un pubblico molto ampio ed eterogeneo, sia, soprattutto, l'interesse rivolto alla Sardegna e alle nostre tradizioni.

Da La Nuova Sardegna del 23 Dicembre 2008:

Tortolì, in biblioteca arriva "L'ultima jana" di Pia Deidda

Proseguono, di settimana in settimana, le presentazioni di nuovi libri nella sala convegni della biblioteca comunale, guidata da tanti anni da Anna Maria De Monte. Ieri pomeriggio, è stata la volta del libro "L'ultima jana", di Pia Deidda. Pia Deidda è nata nel 1958 in Ogliastra ed è di origini fabrianesi da parte di madre. A Lanusei, dove ha vissuto, ha frequentato la scuola elementare, la media e anche il Liceo Scinetifico. Si è quindi trasferita a Torino, dove si è laureata in architettura. Vive da circa tre decenni nel capoluogo sabaudo, dove insegna Storia dell'Arte in un istituto superiore. E coltiva sempre la passione per la scrittura e il disegno. Così come è stato sottolineato ieri pomeriggio nel corso della presentazione del nuovo libro, Pia Deidda, ispirandosi a una leggenda che si racconta nelle conosciute grotte Is Janas di Sadali - che si trovano nella zona della barbagia di Seulo, ai confini con il territorio provinciale ogliastrino - "Ha creato una favola piena di sentimento, a volte umoristica, a volte ironica, ma sicuramente intrisa di amore e di nostalgia per una terra antica e piena di fascino come la Sardegna" (l.cu.)

LIBRERIE SARDE DOVE TROVARE PER ORA L'ULTIMA JANA

LIBRERIE DI CAGLIARI

Libreria Murru, V.San Benedetto 12c

Pzza Repubblica srl, Pzza Repubblica 23

La Stazione C.Lib.snc, Via Roma 24

Dettori cart.libre srl, Via Cugia 3

Il bastione, Pza Costituzione

Andrea Meloni, Is Cornialias


LIBRERIE QUARTU SANT'ELENA

Primalibri srl , Via Gorizia 95


SADALI

Book shop, Grotte Is Janas

Book shop, Ecomuseo delle Acque della Barbagia

Casa Museo, Via E. d'Arborea

Edicola, Via G. Deledda

Ambascada, P.zza Municipio


sabato 29 novembre 2008

Associazione Sulla Parola di Torino presentazione del libro L'ultima jana di Pia Deidda

Da Torino Sette del 28 Novembre 2008

ASSOCIAZIONE CULTURALE SULLA PAROLA
In Via Cibrario 28, alle 18,30, il professor Franco Plataroti e la prof. Cristina Pelissero a colloquio con Pia Deidda intorno al suo libro "L'ultima jana".
Discussione intorno a L'ultima jana
Per ascoltare l'audio serve FireFox





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Sulle impressioni riportate durante l'incontro scrive Tizi di www.gentedisardegna.it

Pia ha scritto:
Ma ora aspetto il reportage / resoconto di Tizi.
Perchè io HO CONOSCIUTO TIZI!!!!!!!!



Grazie. Ed io HO CONOSCIUTO PIA....

Ma passiamo al reportage o meglio alle mie impressioni sulla bellissima serata trascorsa....
Non ho supporto fotografico e vi dovete accontentare delle parole.
Cominciamo dal mattino, mi sveglio e fuori è tutto innevato, bellissimo panorama ma il mio pensiero va a Pia, la neve si sa è bella ma porta disagi e rallenta il traffico, insomma diventa difficile arrivare alla meta, è stata una delle mie preoccupazioni.
Arrivo a casa dopo il lavoro e ricevo la telefonata della mia amica, mi dice che non può venire alla presentazione del libro....mannaggia dico io....ma non ci penso più di tanto mi preparo e con il pullman anzi i pullman arrivo a destinazione...finalmente con quasi un'ora d'anticipo sono in via Cibrario, all'Associazione Sulla parola....ero tesa....sia per l'evento, sia perché incontravo finalmente Pia....un' "amicizia" virtuale che diventava reale....entro chiedo alla signorina che mi apre se Pia è già arrivata, si, mi dice, si accomodi, e giù per le scale raggiungo la sala dove ci sono tre persone che si consultano e mettono a punto le ultime cose prima della presentazione.
Mi chiedo....ma Pia dov'è?.....mi giro,…. ed eccola con le sedie in mano, io la riconosco subito, avendo visto le foto.....ciao Pia...e lei ...sei tu...si sono Tizi…, e così ci salutiamo, parliamo un po', mi dice che è tesa e un po' preoccupata.....ma dal suo viso non traspare nulla, sorride mi presenta agli altri, scambia qualche battuta con i suoi amici collaboratori, e mi sento subito a mio agio.....
E' un po’ indaffarata, controlla che tutto vada bene, ma qualche cosa non va, le immagini che ci avrebbe voluto mostrare, non vanno per motivi tecnici. Mi è dispiaciuto perché avrei voluto ammirare ciò che Pia aveva elaborato con Power Point.....non importa, si va avanti......a proposito di tensione....a testimoniare che era tanta, all'improvviso la luce va via ….. per un attimo siamo al buio....poi, tutto si normalizza, ritorna la luce e anche il sorriso.....
Comincia ad arrivare la gente, e finalmente, ecco il momento tanto atteso....Ci accomodiamo di fronte a Pia e i suoi due collaboratori.
Prima di tutto voglio dire che secondo me è stata un'idea fantastica far presentare il libro da un lettore, con le sue impressioni e le sue valutazioni..
Comincia a parlare il Prof. introducendo il libro "L'ultima Jana"…. lo abbiamo applaudito tante volte per la sua bravura nell'esporre, nel descrivere e nel raccontare le sue impressioni.....ha fatto un discorso molto approfondito citando grandi scrittori come il Manzoni e il Boccaccio....la poesia Bucolica, parlando di Elias il poeta pastore protagonista maschile del racconto, di Cicytella la fantastica Jana che dal mondo fantasioso, leggendario e fiabesco approda nella realtà e nella vita di tutti i giorni; dell'amore che nasce e cresce tra i due protagonisti.....delle difficoltà e della povertà, di tutto quello che Cicytella vede volando tra gli umani, del suo stupore nel provare certi sentimenti come l'affetto per i bambini e soprattutto per un bambino.....del desiderio di accarezzare e di baciare Elias.... dell'amore che pervade il romanzo, ma anche delle malattie e di come la protagonista mette a disposizione di chi ne ha bisogno i suoi poteri e il suo sapere, la descrizione delle tre sorelle di Cicytella, burbere, preoccupate solo a mangiare tutto ciò che preparano, chiuse in una grotta senza avere contatti con gli altri, sono l'opposto di Cicytella, lei è speciale, di animo buono, capace di donare e di ricevere amore , loro invece sanno ricevere ma non dare.....si parla della punizione Divina e del Cristianesimo e di quanto sia importante per la scrittrice.
L'ultima domanda che il Prof. ha posto è se l'amore può risanare e salvare i mali del mondo....domanda aperta senza risposta.....ma per avere risposta di ciò che pensa Pia basta leggere il libro....
Questo suo esporre veniva interrotto ogni tanto dalla lettura di alcuni brani del libro, e qui spendo volentieri due parole per la bravissima lettrice, il suo modo di leggere non mi ha fatto assolutamente rimpiangere le immagini che Pia non ci ha potuto mostrare...
Il suo tono di voce, le sue pause, la dolcezza con la quale descriveva le parole.....come per incanto le immagini apparivano davanti ai miei occhi.....sentivo i profumi del timo, vedevo le distese di fiori, le cascate dove Cicytella si immerge e si profuma di fiori......ascoltavo il suo dolcissimo canto.....e sentivo il suono che accompagnava il poetare di Elias (non ricordo il nome dello strumento, perdono). Alcune frasi scritte benissimo da Pia venivano “interrotte” piacevolmente da parole in sardo... su muncadori....is zippulasa.....ed altro, in quei momenti il mio sguardo si incrociava con quello di Pia…io e lei a differenza di altre persone presenti, capivamo il significato di quelle parole….la lingua parte fondamentale e le radici della nostra appartenenza….la nostra terra…..la Sardegna. Forse per me era più facile immedesimarmi ed entrare nelle scene raccontate; essendo Sarda ho vissuto alcuni momenti cosi ben descritti, come la preparazione dei dolci, i buconettusu o gueffusu, …..la descrizione accurata del procedimento, Cicytella che non resiste e ne assaggia uno per la gioia del suo palato….e lì,….. i miei ricordi si scatenano…..Ogni tanto mi voltavo e scrutavo il volto delle persone che in un bellissimo silenzio ascoltavano assorti il racconto e la lettura, molti di loro non erano Sardi, ma ugualmente venivano rapiti dalle parole e da ciò che esse trasmettevano.
Momenti quasi magici ed intensi…..
Inoltre, mi è piaciuta l’atmosfera che si respirava, quasi familiare ed intima, la piccola sala con le sedie una vicina all’altra……eravamo circa una sessantina….tutti in un magico silenzio…..
Notavo l’emozione che traspariva dagli occhi di Pia, si commuoveva nel sentire raccontare ed esporre il suo scrivere….i suoi pensieri, racchiusi nel libro.

L’ultima a parlare è stata Pia…..ha spiegato in modo semplice ed avvincente, come è nata l’idea e la necessità di scrivere il suo racconto.
Ma io non continuo lascio la parola a Pia….mi piacerebbe che fosse lei a raccontare la genesi del suo libro……e dell’incontro con il suonatore, che ha dato lo spunto per far suonare lo strumento a Elias……
Avrei ancora tanto da dire, forse mi dilungherei troppo…..io non riesco ad essere concisa, non mi bastavano due parole per descrivere la serata….

Pia aggiungi ciò che io ho tralasciato….

Ma un’altra cosa mi va di dire….sono felicissima di averti conosciuto, spero di rivederti presto.
Devo dire Pia che la mia prima impressione su di te è positiva, la tua semplicità e la tua disponibilità mi hanno colpito, il tuo viso aperto e sorridente, nonostante la tensione…..ti ho visto garbata e attenta nel salutare e rivolgere una parola gentile a tutti i tuoi ospiti.
Mi hai fatto sentire subito a mio agio….per me fondamentale.
Alla fine della presentazione del libro, diciamolo pure, presentando me hai parlato di Paradisola e di quanto sia interessante questo sito.
Grande Pia sei una donna speciale….e non è tanto per dire ma, sono sincera, è veramente quello che penso.
GRAZIE della magnifica serata…..spero ce ne siano altre in futuro.

Ora tocca a te…..
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Ho così risposto in Gentedisardegna dopo l'intervento di Tizi:
Tizi, sono commossa leggendo (e sentendo) le tue parole. Veramente. Entrare in questo spazio, adesso, è un pò cancellare questa aurea di spontaneità e di sincerità che traspare dal tuo intervento.
Nel momento in cui io parlerò sembrerà un'auto celebrazione di me stessa. E questo non è nella mia natura.
Dico solo, come ho detto ieri, appena arrivata a casa, che sono felice e soddisfatta della serata (ho saputo che di sardi eravamo solo in quattro). Ho capito che Cicytella stava volando. E volando alto.
Ieri sera ho consegnato la Sardegna, tutta quanta, dentro una corbula. L'ho donata a chi ascoltava.
Non voglio niente altro.
Quando ho partorito la storia avevo in mente solo questo: un gesto d'amore verso la mia terra.
Se un domani qualcuno vorrà parlare con me di Cicytella, di Elias (e la sua ghironda), del loro amore, dell'amore che è donazione, delle jane, della leggenda delle grotte di Sadali, della Sardegna da me raccontata, io sarò sempre qui in Paradisola, ad ascoltare, e discorrere.
Grazie Tizi, dell'amicizia, diventata vera e non virtuale, regalatami da te ieri sera e in questa pagina paradisolana di oggi. Veramente, grazie.



Il libro a Torino è in vendita nelle librerie:


Libreria Fogola “Dante Alighieri”

Piazza Carlo Felice, 15


Libreria Montegrappa

Corso Montegrappa angolo Via Medici


Libreria COOP

Piazza Castello







sabato 22 novembre 2008

Poesia di Paola Sacco, Le lucciole (ovvero i coleotteri dei Lampiridi)

Un angolo di poesia

Le lucciole

(ovvero i coleotteri dei Lampiridi)


Sento ancora vibrare

le corde di quelle immagini notturne…

la macchina a motore spento per non turbare

i violini di pace

tra l’erba che mi indicavi da sempre…

e dopo un frangente interminabile

- Eccole! Le lucciole - gridavo.

L’emozione dello scenario onirico

assetava tutta me stessa e
tu,

mamma,

contenta del mio brio.

Le lucciole,

calde e lontane visioni

di una nostra complicità

avvezza ai piccoli piaceri.

lunedì 17 novembre 2008

La voce del silenzio

"Prof qual è la musica che preferisce?""
"La voce del silenzio"
"Ma Prof.....!"

Sì, ragazzi: il silenzio ha la sua voce. La sua musica. Si può ascoltare e ci dice tante cose.

Questa è una scena che, in tanti anni d'insegnamento, più volte ho vissuto.
E' difficile far capire ai miei ragazzi - ma anche agli adulti - abituati a non stare mai zitti o con le cuffiette a tutto volume sulle orecchie, cosa vuol dire ascoltare la voce del silenzio.

Oggi in tram ho sfogliato un libro prestatomi dalla mia amica Paola "Un cuore pulito" di Romano Battaglia e ho letto:"Non mi era mai capitato prima d'ora di fermarmi a sentire la voce del vento. Questi fatti non accadono quando si è travolti dall'ingranaggio della vita quotidiana che macina anche i sogni. Ogni tanto è opportuno concederci uno spazio di tempo tutto per noi, per fermarci ad osservare attentamente quanto ci circonda. In mezzo a questo bosco mi rendo conto di essere in un santuario dove stormisce il mondo. Anche il silenzio parla".

Mi fa piacere quando ritrovo, come in una cassa di risonanza, qualcuno che dice le mie stesse cose. Diventa conforto, conferma, condivisione.

Riprendo una frase del libro:" Sono affascinato da questo silenzio: mi accorgo che dopo la parola è l'altra grande potenza del mondo. L'uomo dedito al silenzio è colui che più ci colpisce per la sua dignità. C'è troppo chiasso intorno alla nostra vita, tutto si perde fra mille voci e nulla ci può fortificare più del silenzio".

Molti in questi giorni mi chiedono:"Ma come fai a trovare il tempo per scrivere?"
La risposta è molto più semplice di quanto possa sembrare:"Mi ritaglio dei momenti di silenzio nella mia esistenza".

Le idee mi possono venire anche nel chiasso, nel frastuono, nella confusione, dentro il tram o, come per L'ultima jana, sul treno Chivasso-Torino. Ma poi c'è un momento, più o meno lungo durante la giornata, in cui mi fermo e faccio silenzio. Da quel silenzio saltano fuori, come da un cappello magico, poesie, storie, personaggi, paesaggi, odori, sapori, emozioni, sensazioni.
E, se il silenzio è stato greve, carico, ed è andato a sondare nella profondità della mia anima, può nascere anche una preghiera.

Oggi 19 Novembre aggiungo altre frasi tratte dal libro di Romano Battaglia che continuano a colpirmi.

"Intanto si è levato un leggero vento. Le chiome degli alberi si agitano e i gabbiani sulle rocce faticano a riprendere il volo. Ad ogni passo assaporo l'atmosfera di un mondo sconosciuto. Guardo le foglie, ascolto il mormorio del bosco, cerco di immaginare i miei giorni lontano da tutto e da tutti. Padre Silvano è sempre al mio fianco. Con lui sono andato, con il pensiero, al di là del mare dove è ancora possibile giocare sulla riva di mondi incantati e ascoltare la voce del silenzio.
Gli appunti sul mio quaderno mi seguono passo dopo passo".

C'è un silenzio del cielo prima del temporale,

delle foreste prima che si levi il vento,

del mare calmo della sera, di quelli che si amano,

della nostra anima,

poi c'è un silenzio che chiede soltanto

di essere ascoltato.


Oggi 9 Dicembre aggiungo un pensiero/poesia di Amon, amico di GENTEDISARDEGNA

La voce del mare

Solo la voce del mare

con le sue parole

sa far tacere

quest'assordante silenzio.


lunedì 10 novembre 2008

Presentazione a Torino del romanzo di Pia Deidda L'ultima jana nella sede dell'associazione "Sulla Parola"

Il professore Franco Plataroti presenterà il romanzo L'ultima jana il giorno 28 Novembre 2008 alle ore 18,30 nella sede dell'Associazione "Sulla Parola" Via Cibrario 28.
Durante la presentazione la professoressa Cristina Pelissero Pastrovicchio leggerà alcuni brani tratti dal libro.


www.sullaparola.it

Sullo sfondo mitico-antropologico della Sardegna medievale, luogo per tanti aspetti assimilabile a qualsiasi spazio indefinito delle fiabe, percorso ed eroso dalla crudezza della dolorosa giostra della storia e lacerato dai suoi graffi (la fame, la malattia, la povertà, la morte), un essere magico, metà fata metà strega, la jana Cicytella, corre gradualmente lungo la strada di una metamorfosi, una trasformazione stimolata dall’amore per un cantastorie-pastore, Elias, voce della memoria e dell’arte che sfida il trascolorare del tempo e del ricordo.

Proprio l’amore, inteso come incontro d’incanto e di crescita e come senso di partecipazione corale, di solidarietà ai turbamenti imposti all’umana avventura dai cataclismi dell’esistenza, fornirà la risposta più convincente all’ottusa chiusura in se stesse e nel loro antro leggendario delle tre sorelle di Cicytella, ghiottone, dedite alla crapula, grandi bocche che fagocitano rinserrate in un autismo alimentare che è sordità ai travagli umani.

Cicytella è diversa. E’ il magico che finirà per incarnarsi in una donna, lasciando però aperto uno spiraglio alla sua antica condizione, forse affinché la levità della fantasia continui a stemperare le asperità del reale.

Franco Plataroti


Il libro a Torino è in vendita nella

Libreria Fogola “Dante Alighieri”

Piazza Carlo Felice, 15



Presentazione a Tortolì de L'ultima jana

L'Università della terza età e la Biblioteca Comunale di Tortolì vi invitano alla presentazione del romanzo il giorno 22 Dicembre 2008 alle ore 16,30 presso la sede della biblioteca in Via Vittorio Emanuele 23. Saranno presenti Pier Paolo Argiolas dottore di ricerca all'Università di Cagliari e Barbara Laconi guida delle Grotte Is Janas di Sadali.



Il libro è in vendita su Internet
www.ibs.it

Informatevi su Paradisola - Libri Sardi

www.paradisola.it




Aspetto

Aspetto

nel fluire di questi giorni

con tensione immota

il dispiegarsi delle ali di una jana

che un giorno

si sono posate

sulla mia penna leggera.


Aspetto

nel suo sfogliare lento

il lettore amico

quando troverà fra le pagine

la memoria

da me custodita

di questa terra antica.

(p.d. 2008)

SAVIANO: Grazie per tutto quello che state facendo

"Ogni voce che resiste mi rende meno solo"

ROBERTO SAVIANO

GRAZIE per tutto quanto state facendo. È difficile dimostrare quanto sia importante per me quello che è successo in questi giorni. Quanto mi abbia colpito e rincuorato, commosso e sbalordito sino a lasciarmi quasi senza parole. Non avrei mai immaginato che potesse accadere niente di simile, mai mi sarei sognato una tale reazione a catena di affetto e solidarietà.

Grazie al Presidente della Repubblica, che, come già in passato, mi ha espresso una vicinanza in cui non ho sentito solo l’appoggio della più alta carica di questo paese, ma la sincera partecipazione di un uomo che viene dalla mia terra.

Grazie al presidente del Consiglio e a quei ministri che hanno voluto dimostrarmi la loro solidarietà sottolineando che la mia lotta non dev’essere vista disgiunta dall’operato delle forze che rappresentano lo Stato e anche dall’impegno di tutti coloro che hanno il coraggio di non piegarsi al predominio della criminalità organizzata. Grazie allo sforzo intensificato nel territorio del clan dei Casalesi, con la speranza che si vada avanti sino a quando i due latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine - i boss-manager che investono a Roma come a Parma e Milano - possano essere finalmente arrestati.

Grazie all’opposizione e ai ministri ombra che hanno appoggiato il mio impegno e quanto il governo ha fatto per la mia sicurezza. Scorgendo nella mia lotta una lotta al di là di ogni parte.

Le letture delle mie parole che sono state fatte in questi giorni nelle piazze mi hanno fatto un piacere immenso. Come avrei voluto essere lì, in ogni piazza, ad ascoltare. A vedere ogni viso. A ringraziare ogni persona, a dirgli quanto era importante per me il suo gesto.

Perché ora quelle parole non sono più le mie parole. Hanno smesso di avere un autore, sono divenute la voce di tutti. Un grande, infinito coro che risuona da ogni parte d’Italia. Un libro che ha smesso di essere fatto di carta e di simboli stampati nero su bianco ed è divenuto voce e carne. Grazie a chi ha sentito che il mio dolore era il suo dolore e ha provato a immaginare i morsi della solitudine.

Grazie a tutti coloro che hanno ricordato le persone che vivono nella mia stessa condizione rendendole così un po’ meno sole, un po’ meno invisibili e dimenticate. Grazie a tutti coloro che mi hanno difeso dalle accuse di aver offeso e diffamato la mia terra e a tutti coloro che mi hanno offerto una casa non facendomi sentire come uno che si è messo nei guai da solo e ora è giusto che si arrangi.

Grazie a chi mi ha difeso dall’accusa di essere un fenomeno mediatico, mostrando che i media possono essere utilizzati come strumento per mutare la consapevolezza delle persone e non solo per intrattenere telespettatori.

Grazie alle trasmissioni televisive che hanno dato spazio alla mia vicenda, che hanno fatto luce su quel che accade, grazie ai telegiornali che hanno seguito momento per momento mutando spesso la scaletta solita dando attenzione a storie prima ignorate.

Grazie alle radio che hanno aperto i loro microfoni a dibattiti e commenti, grazie specialmente a Fahrenheit (Radio 3) che ha organizzato una maratona di letture di Gomorra in cui si sono alternati personaggi della cultura, dell’informazione, dello spettacolo e della società civile. Voci che si suturano ad altre voci.

Grazie a chi, in questi giorni, dai quotidiani, alle agenzie stampa, alle testate online, ai blog, ha diffuso notizie e dato spazio a riflessioni e approfondimenti. Da questo Sud spesso dimenticato si può vedere meglio che altrove quanto i media possano avere talora un ruolo davvero determinante. Grazie per aver permesso, nonostante il solito cinismo degli scettici, che si formasse una nuova sensibilità verso tematiche per troppo tempo relegate ai margini. Perché raccontare significa resistere e resistere significa preparare le condizioni per un cambiamento.

Grazie ai social network Facebook e Myspace, da cui ho ricevuto migliaia di messaggi e gesti di vicinanza, che hanno creato una comunity dove la virtualità era il preludio più immediato per le iniziative poi organizzate in piazza da persone in carne e ossa.

Grazie ai professori delle scuole che hanno parlato con i ragazzi, grazie a tutti coloro che hanno fatto leggere e commentare brani del mio libro in classe. Grazie alle scuole che hanno sentito queste storie le loro storie.

Grazie a tutte le città che mi hanno offerto la cittadinanza onoraria, a queste chiedo di avere altrettanta attenzione a chi concedono gli appalti e a non considerare estranei i loro imprenditori e i loro affari dagli intrecci della criminalità organizzata.

E grazie al mio quotidiano e ai premi Nobel e ai colleghi scrittori di tante nazionalità che hanno scritto e firmato un appello in mio appoggio, scorgendo nella vicenda che mi ha riguardato qualcosa che travalica le problematiche di questo paese e facendomi sentire a pieno titolo un cittadino del mondo.

Eppure Cesare Pavese scrive che "un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".

Io spesso in questi anni ho pensato che la cosa più dura era che nessuno fosse lì ad aspettarmi. Ora so, grazie alle firme di migliaia di cittadini, che non è più così, che qualcosa di mio è diventato qualcosa di nostro. E che paese non è più - dopo questa esperienza - un’entità geografica, ma che il mio paese è quell’insieme di donne e uomini che hanno deciso di resistere, di mutare e di partecipare, ciascuno facendo bene le cose che sa fare. Grazie.

mercoledì 29 ottobre 2008

Cosa dite dell'ultima jana

In questo spazio di commento e critica raccoglierò le vostre impressioni dopo la lettura de L'ultima jana.

Gli interventi verranno scritti solo con l'autorizzazione delle persone interessate.

Federico Deidda, mio cugino nonchè autore della copertina, scrive:

Cara Pia, ho finito di leggere L'ultima jana. E' un bellissimo romanzo. Adesso posso dire di conoscerti meglio. E questo ritrovarmi in tante descrizioni e sentimenti, mi fa sentire con te una familiarità più vera. Trovo molto riuscito il modo in cui sei riuscita a raccontare la Sardegna, gli usi, i costumi, le feste e la cucina con le mille ricette. Di ognuna di esse ho sentito il sapore "a memoria", come un aroma stappato da una bottiglia antica. La bella storia d'amore che si dipana a cavallo tra l'anarchia felice delle fate e l'indigenza degli uomini mi ha emozionato. Hai descritto le cose con la dovizia di un'antropologa e i sentimenti come una donna matura, ma con impeto e cuore di ragazza. E poi la possente nostalgia per la Sardegna, evocata ad ogni pagina: questo sentimento struggente di separazione e ricongiungimento che può capire fino in fondo solo chi, come noi, ne vive separato. Nel L' Ultima jana emerge un grandissimo amore e rispetto per la tua terra, per i valori di tuo padre, lo stesso rispetto e amore che ho sempre visto tra zio Mario e zio Virgilio. Il tuo libro è come te. Maggio 2008

La mia professoressa di matematica del Liceo scrive:

Carissima, la risposta arriva con molto ritardo, ma dopo aver letto il tuo romanzo. A dire al verità, l'ho letteralmente divorato e già prestato! La storia è avvincente e l'intreccio è a sorpresa, camuffato un pò da tutte quelle ricette! Pensa che a me non piacciono le sebadas, ma, sia quando hai letto tu il passo a Sadali, sia quando l'ho riletto a casa, mi è venuta l'acquolina in bocca! Potere ipnotico della scrittura! Tanto per parlarti un poco di me ,ieri mi sono comportata anch'io come le janas; ho fatto su pistoccu, su civargiu (o moddissosu), dolcetti e, proprio ossessionata dalla tua storia, pani pintau. A Tertenia ho una casa in campagna, vicino al mare provvista di forno di circa 50 anni, che mi permette queste cose. Queste janas preoccupate solo di mangiare squisitezze, di creare cose bellissime, e di utilizzare il proprio talento e il proprio potere, ma solo per il proprio godimento, mi ha fatto pensare alla .... nostra classe politica! Preleva con disinvoltura e non ricorda Sadali con i suoi abitanti e cioè tutti noi. Pensa solo a quel piccolo emendamento alla finanziaria che, per risparmiare, toglie gli assegni di sopravvivenza. Non che la sinistra sia senza colpe, ma questa è davvero una bestemmia. Non capisco come il papa, che parla tanto contro contraccezione, la fame in generale e in astratto, non abbia dichiarato nulla contro questa infamia. Ma per tornare al tuo libro, le scene d'amore sono davvero coinvolgenti! E un'altra caratteristica mi ha colpito, i tuoi personaggi sono privi di cattiveria. Anche nella scena finale, quella crudeltà gratuita contro il frate affamato e indebolito mi è apparsa come una conseguenza di una follia esistenziale dovuta a una vita fine a se stessa, senza scopo, visto che si salva solo Cicytella, che ha il suo Elias a cui donare e donarsi. Fammi sapere quando torni in Sardegna e, se ti fa piacere, possiamo giocare alle "janas" in campagna da me. Un abbraccio, Bernardetta. Agosto 2008


Maria Rosaria Verdicchio, mia amica ed ex compagna di liceo, scrive:

Grazie per la bella e avvincente fiaba che ci hai regalato.
Per il valore dei ricordi legati alla nostra storia, alle nostre tradizioni e modi di vita.
Per aver evocato, facendoli rivivere attraverso i personaggi del racconto, i misteri e le antiche credenze e superstizioni che appartengono alla nostra cultura e al nostro pensiero.
Per aver dato forma e vita al personaggio di Cycitella, che sa volare al di sopra delle miserie umane, ma sa anche amare e soffrire come qualsiasi essere umano.
E che non ha paura di toccare il dolore con le mani.
E non ha paura di pagare il salatissimo costo dovuto alla possibilità di una metamorfosi, del cambiamento, della crescita.
Mi ci posso identificare come donna. Come tutte le donne.
Ma posso anche scorgervi la metafora di un percorso di dolorosa crescita, però feconda: lo svolgersi della storia dei nostri luoghi e delle nostre genti, anche attraverso i contatti con luoghi, genti e culture differenti.
Il nostro mare non è un recinto, ma una prospettiva aperta.
Infine, grazie per averci ricordato che è l'amore la più grande forza e risorsa di ogni essere umano, in qualunque tempo e luogo egli si trovi a condurre la propria fugace esistenza su questa nostra incredibile e camaleontica sfera di terra e acqua, che sembra così indifferente alle umane vicende, e assorta soltanto nel suo interminabile viaggio.
Agosto 2008


Gege66, amica incontrata sul forum di GENTEDISARDEGNA e mia lettrice scrive:

Carissima Pia! Eccomi fresca di lettura del tuo libro. Complimenti!!!

Hai saputo descrivere nei particolari molto dettagliati le nostre antiche tradizioni, dalla cucina, al ballo e le antiche feste; gli abiti tradizionali li hai descritti nei dettagli. Nel tuo libro mi ci sono specchiata.
Io legata alla mia terra da un cordone ombelicale che il passare degli anni non reciderà mai. Io amante delle tradizioni, della natura e della cucina (soprattutto dei dolci) e io che sorrido alla vita anche se lei non mi ha mai sorriso. Insomma, in due parole, mi è piaciuto tanto.
Grazie Pia per avermi fatto provare attraverso il libro, la sensazione di essere a casa. Un bacio e a presto.
P.s. A giorni è il compleanno di mia cugina che vive quì a Fabriano, lei è di Gadoni e tu lo nomini nel tuo libro, sarà il suo regalo di compleanno, sono sicura che piacerà tanto anche a lei, perchè il filo che ci accomuna tutte è la nostalgia......
Ottobre 2008



Agresti di LIBRISARDI (librisardi.blogspot.com) in GENTEDISARDEGNA scrive:

Io l'ho letto in una giornata, ho aperto il libro e non sono riuscita a richiuderlo finchè non ho finito..

Il racconto trasuda di Sardegna, si ritrovano tutti gli aspetti e tutte le sfumature delle tradizioni, degli usi e dei costumi e tutto ciò fa da sfondo alla delicata storia d'amore tra la jana quasi umana Cicytella e il cantore Elias.
Vi è una descrizione delle Janas, della loro vita quotidiana, delle differenze tra loro e gli esseri umani...
Cicytella è in buona compagnia con le sue sorelle Pabassina, Piricchitta e Parduledda, ogni giorno è festa, si preparano i dolci tradizionali, vengono spiegate le ricette, fanno gli abbinamenti con i vini e volano da una parte all'altra dell'isola alla ricerca dei cibi sopraffini che allietano il loro palato.
Ottobre 2008


Mara Negro di Torino ha scritto:

Ho finito di leggere anche L'ULTIMA JANA già da tempo. Ho fatto passare un po' di tempo, perchè mi piace vedere cosa resta di una lettura e ora ti dico...

Ho molto gustato le atmosfere familiari della grotta, il rapporto tra sorelle janas, le RICETTE!!!!! Che quasi mi veniva voglia di mettere in pratica (e se non l'ho fatto, è solo perchè leggo di notte oppure in treno, durante i miei spostamenti, ed i fornelli sono inaccessibili). Mi sono rimasti i profumi di bosco mediterraneo, di miele, di muschio. Ho fatto voli nell'umido caldo, nel cielo azzurro verso la costa ed ho fatto mia la disperazione di chi ha perso la ragione per cui si alza e lavora ogni mattina.

Bella, semplice, atavica l'intimità con il pastore Elias.

Mi è piaciuta la metafora della dolorosa trasformazione da jana in umana che le consente di vivere con Elias: per condividere e stare con qualcuno per la vita, perde le ali ed anche la magia. Non tutta però!

Novembre 2008

L'ultima jana in libreria

Invito alla lettura del romanzo

L'ultima jana

Molti mi chiedono come acquistare il romanzo.

Le vie sono tre:

- andare a Sadali in visita alle grotte Is Janas.

Una bellissima occasione per immergersi nel mondo di Cicytella.

- ordinarlo in libreria dando i seguenti dati:

PIA DEIDDA, L'ultima jana, Fabriano Edizioni, 2008

Euro 10,00 - Tipolitografia fabrianese

Fabriano Edizioni, Via G. Ceresani, 2 - 60044 Fabriano
tel. 0732627186

ISBN 978-88-95855-02-8

Distributore: Libro Co. Italia srl

- ordinarlo via Internet con www.libroco.it

- ordinarlo via Internet con www.ibs.it


A Torino il libro è in vendita nella libreria
FOGOLA "Dante Alighieri" in Piazza Carlo Felice

sabato 25 ottobre 2008

Una leggenda sarda: Mariancani e Perdu Palitta

Grazie a www.agugliastra.it che mi ha permesso di trascrivere questa leggenda a me molto cara perchè si riferisce a due personaggi presenti nelle mie fantasie di bambina. Sulla strada che collega Lanusei con Loceri si costeggia Monte Tarè e da lì si possono vedere le due pietre che hanno sembianze umane: Mariancani e Perdu Palitta.

Mariancani e Perdu Palitta

Mariancani e Perdu Palitta sono due figure antropomorfe di porfido rosso che si elevano sulle pendici di Monte Tarè. Esistono tante versioni di questa leggenda noi ne citiamo quella più ricorrente. Perdu, pastore, voleva attraversare il mare per cambiare vita. La madre scongiurava il figlio perché non partisse. Per convincerlo gli mostrava la bellezza della terra che voleva abbandonare. Il golfetto di Cea caratterizzato dai rossi faraglioni che, al tramonto, si colorano più intensamente assumendo un aspetto fiabesco; l'angolo di paradiso della insenatura di S.Maria Navarrese custodita dall'Isolotto d'Ogliastra; la selvaggia bellezza di Punta Tricoli il massiccio di Monte Armidda, odoroso di timo (in sardo “armidda” da qui il nome), dalla cui vetta si assiste all'ineguagliabile spettacolo del sole che si leva dal mare della costa orientale tra suggestivi riflessi sanguigni. Perdu non sentiva ragioni e, per non essere ammaliato dal paesaggio, si copriva gli occhi con le mani cercando di intravedere, tra le dita, l'arrivo della grande nave che lo avrebbe portato di là dal mare. La nave, superato Capo Montesanto, sulle cui rocce, a precipizio sul mare, si frangono, belle e temibili, spumeggianti colonne d'acqua, gettò l'ancora nella incantevole baia di S.Maria Navarrese. Perdu, di corsa, si incamminò verso la marina. Mariancani, con affanno, lo seguiva esaltando le bellezze della terra che lasciava. Giunto in prossimità di Monte Tarè, la vallata fu illuminata da una luce intensa e fulgida quale solo si vede da Lanusei nei pomeriggi estivi. Perdu, che per correre, si era tolto le mani dagli occhi, rimase abbagliato dalla superbia e maestosità del paesaggio che prima, mai, aveva osservato con lo stesso spirito con il quale ora lo vedeva e godeva. Con l'anima traboccante di malinconia di fronte alla grandiosità della creazione che gli stava davanti e che voleva lasciarsi alle spalle, si inginocchiò per chiedere perdono. Il cuore della madre, stanco per l'età e l'inseguimento, non resse alla fatica per cui Mariancani, sorridente, morì tra le braccia del figlio che, disperato, invocava l'Onnipotente perché lo facesse morire insieme alla madre. L'Onnipotente, accogliendo la preghiera di Perdu, lo pietrificò, supplice e genuflesso davanti alla madre, anch'ella pietrificata in piedi e con il volto verso la nave, all'ancora nella baia di S. Maria Navarrese, repentinamente trasformata, da una lama di luce accecante, nello stupendo isolotto d'Ogliastra destinato a rimanere perennemente ancorato, con la prua rivolta verso Capo Montesanto, nel mare di là dal quale Perdu avrebbe voluto essere traghettato. Nelle notti di luna, chi osserva la figura di Mariancani la può vedere sorridente perché né lei, né suo figlio hanno lasciato la terra dove le scorrerie dei venti fanno e disfanno le nuvole che, birichine, recitano nel cielo fino a quando la tramontana le spazza via esaltando la luminosità della ribalta dello stupendo anfiteatro aperto verso il mare di Arbatax sul quale, superbo, si protende Capo Bellavista voluttuosamente accarezzato dalle onde color cobalto.

Nel romanzo L'ultima jana la protagonista Cicytella vola su monte Tarè e aspetta il sorgere del sole...si sta innamorando di Elias ma non lo sa ancora...

Vi offro uno stralcio tratto da L'ultima jana. Ho scelto questo perchè parla di Monte Tarè e della vallata ogliastrina: i luoghi della mia infanzia.


"Cicytella uscì dalla grotta solo prima dell'aurora; spiccò il volo e si diresse verso oriente. Le era venuto l'irrefrenabile desiderio di vedere il sorgere del sole sul mare. Scelse una piccola montagna deserta dove si poteva incontrare solo qualche sparuta capretta che era riuscita ad arrampicarsi fin lassù fra gli sterpi e i grossi massi spigolosi e sporgenti. Era questa una piccola altura formata da rocce di porfido che l'azione del vento aveva modellato in forme strane e contorte nel corso di milioni di anni. A Cicytella era sempre piaciuto quel posto solitario per l'atmosfera aspra e primitiva che sprigionava da ogni anfratto. Da lassù poteva vedere tutta la vallata ogliastrina e lo sguardo andava giù fino alla ridente pianura con i suoi aranceti e lo stagno, le sue bianche spiagge e il piccolo golfo da cui emergeva uno scoglio dello stesso rosso di quella montagna che l'ospitava, monte Tarè.
Si sistemò comoda accovacciandosi per terra, si abbracciò le gambe e pose il mento sulle ginocchia. Aspettò così il sorgere del sole.
Arrivò dapprima timido, annunciato da aranciati bagliori sul mare, poi spavaldamente sorse rosso come il fuoco. Un disco rosso perfetto sull'orizzonte marino. Per un pò Cicytella lo accompagnò con lo sguardo, ma solo per poco, perchè sprigionò all'improvviso quella potenza di energia luminosa che l'avrebbe contraddistinto fino al tramonto. E fu impossibile continuare a guardarlo. Era una divinità antica, che andava adorato con quel silenzio, pensò Cicytella. E a lei quel silenzio piaceva, in esso si cullava, in esso si distendeva".




Monte Tarè
foto: www.lamarmora.it


martedì 21 ottobre 2008

Pia Deidda pro Saviano

Ho firmato l'appello per Roberto Saviano che è stato lanciato oggi su La Repubblica da sei premi Nobel, Dario Fo, Günter Grass, Orhan Pamuk (letteratura), Mikhail Gorbaciov, Desmond Tutu (Nobel per la pace) e Rita Levi Montalcini (Nobel per la medicina).

Se vuoi sottoscrivere l'appello vai su:

www.repubblica.it/speciale/2008/appelli/saviano/index.html


Da La Repubblica del 21/10/08

Firma per Roberto Saviano

Roberto Saviano è minacciato di morte dalla camorra, per aver denunciato le sue azioni criminali in un libro - "Gomorra" - tradotto e letto in tutto il mondo. E' minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo Paese. Un giovane scrittore, colpevole di aver indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, "Repubblica", e di tacere.
Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra. Ma il caso Saviano non è soltanto un problema di polizia. E' un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini.
Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008.

sabato 4 ottobre 2008

Cicytella, cultura sarda e scuola

Oggi a scuola ho presentato il tuo ianas ai miei alunni perchè lo adotteremo come primo testo di narrativa per quest'anno. Me ne servono dodici copie, dove le posso trovare? Abbiamo parlato di te, della leggenda di Sadali, di Grazia Deledda, di Cicytella. La mia collega di terza mi ha detto qualche giorno fa che aveva scelto "Padre padrone": "Vorrei dedicare spazio alla cultura sarda." E io: "Anch'io, spazio alla cultura sarda, ai miei alunni di seconda farò leggere la bella fiaba di Cicytella, della mia amica Pia Deidda." Dopo averlo presentato ai miei alunni, ho pensato di far leggere loro il primo capitolo, perchè volevo vedere quanto si appassionavano alla lettura, e soprattutto all'ascolto, visto che ne avevamo solo una copia, la mia. Hanno letto, seguito in silenzio, si sono incuriositi, sono intervenuti, hanno fatto domande,si sono divertiti e inteneriti. Un buon risultato per aver dato solo una lettura veloce al primo capitolo, non trovi? Ci ha dato lo spunto per parlare di argomenti istruttivi e interessanti. Sono certa che, durante l'ora di narrativa, non si annoieranno. Si divertono anche quando trovano parole scritte in sardo, provano a pronunciarle e le paragonano alle varianti che loro conoscono. Di alcune chiedono la traduzione in italiano perchè non ne conoscono il significato, le ultime generazioni.....! Ho spiegato la derivazione della parola Ianas. Ci siamo riallacciati al periodo storico studiato l'anno scorso e a tante altre curiosità e notizie. Può venirne fuori davvero un bel lavoro. Mi hanno perfino proposto di esprimere per iscritto il loro parere, alla fine del libro, e inviartelo per pubblicarlo sul blog. Bè, ragazzi, devo dire che oggi vi trovo particolarmente svegli!!!

M.R.V. - Scuola Media di Osini, 2 Ottobre 2008

venerdì 12 settembre 2008

Salviamo Tuvixeddu

Ieri mi è arrivata questa mail:

E' stata lanciata una petizione nazionale per salvare la necropoli punica di Tuvixeddu dalla speculazione edilizia. La firma di ciascuno di noi è molto importante. L'iniziativa è partita da Eddyburg e da Il Manifesto sardo ed è rivolta al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, alla Regione Autonoma della Sardegna, al Comune di Cagliari perché fermino lo scempio della necropoli. Chiediamo a tutti un impegno perché venga evitato questo rischio. Per firmare l'appello vai al link sottostante:

http://www.firmiamo.com/salviamo-tuvixeddu

Per saperne di più leggi l'articolo di Marcello Madau (da Il Manifesto Sardo):

*Appello promosso da Eddyburg e Il Manifesto Sardo*

La necropoli di Tuvixeddu, uno dei più importanti contesti funerari ipogeici del mondo antico e testimonianza della Cagliari punica, poi romana, corre un rischio mortale sotto l'assalto della cementificazione. Il colle urbano, caratterizzato da migliaia di tombe che raccontano una epocale vicenda paesaggistica, funeraria, architettonica e decorativa della città, sino a proporre pregevoli documentazioni moderne Liberty, sta subendo un ulteriore e forse definitivo affronto dopo cinquant'anni di devastazioni urbanistiche.
La sentenza del Consiglio di Stato riporta il complesso monumentale ai vecchi e inadeguati vincoli del 1997 che la Regione Autonoma della Sardegna, pur con gravi errori procedurali, aveva cercato di rendere congrui all'importanza dell'area: ma il pregio eccezionale del sito e la necessità
di una tutela ben più ampia di quella legata all'accordo di programma del 2000 non possono essere messi in discussione.
Straordinarie architetture cavate e decorate in affresco rendono Tuvixeddu in grado di far capire ciò che non è più documentato, in qualità e ampiezza, né a Cartagine né nel Libano dei Fenici.
Le molte centinaia di tombe rinvenute nel corso dei lavori del cosiddetto "parco archeologico", finalizzati in realtà a nuove e devastanti cubature, dimostrano come l'accordo di programma e i relativi vincoli apposti dalla Soprintendenza Archeologica fossero assolutamente insufficienti e inadeguati, e oggi non più sostenibili.
Ci rivolgiamo al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, alla Regione Autonoma della Sardegna, al Comune di Cagliari, perché fermino lo scempio della necropoli e dell'area, in violazione delle leggi nazionali vigenti e dei protocolli europei e UNESCO sul patrimonio culturale e paesaggistico; perché non compromettano a livello internazionale tradizione e immagine dell' Italia e della Sardegna.
Invitiamo le Istituzioni a realizzare la tutela integrale dell'area, procedendo al restauro ambientale e archeologico dei danni inferti, destinando il colle di Tuvixeddu ad un'idea e ad un progetto di città che difenda integralmente le proprie aree pregiate e proponga Cagliari, nel solco di una millenaria tradizione storica, come porta mediterranea aperta ai suoi grandi racconti storici.
Chiediamo all'opinione pubblica, a studiosi e appassionati, a tutti i cittadini, alla rete associativa e alla grande tradizione di tutela del nostro paese di scendere in campo sottoscrivendo il nostro appello, vigilando affinchè vengano perseguiti e realizzati i seguenti obiettivi:
- l'ampliamento dei vincoli su tutto il sito di Tuvixeddu sino almeno a quelli stabiliti di recente dalla Regione Autonoma e ora non più validi per via degli errori procedurali stabiliti dal Consiglio di Stato;
- l'eliminazione di ogni ulteriore edificazione nell'area;
- la definizione di strumenti di salvaguardia condivisi e giuridicamente impeccabili;
- l'acquisizione pubblica dei terreni di tutto il colle;
- l'apertura di un dibattito sulla città, della quale Tuvixeddu rappresenta la più importante ma non certo l'unica area archeologica di grande rilievo, né l'unica a rischio;
- la promozione di un grande concorso di idee per una destinazione e un utilizzo del sito compatibile con la sua natura, destinato ad arricchire la godibilità del nostro patrimonio culturale e paesaggistico e la qualità della vita urbana.

Io ho già firmato, lo propongo anche a voi, un saluto Pia

Notizie su Tuvixeddu le troverai su: www.paradisola.it/monumenti-sardegna

giovedì 4 settembre 2008

Perchè leggere

Ho vivo il ricordo di intere giornate passate a leggere seduta in balcone su uno sgabello. Lunghi momenti di noia creativa, di voli della fantasia, di isolamento dal mondo per entrare in nuovi fantastici mondi. Ho divorato da piccola tanti libri. Mi sono chiesta spesso se questo è stato un errore: potevo capire tutto quello che leggevo? Potevo cogliere il significato di tutte quelle parole? Quanto mi sarà sfuggito per immaturità, per ingenuità, per nescenza? Eppure sono consapevole che quei momenti sono stati un grande dono che mi sono concessa. E ora, a distanza di tempo, rivedo quella bimba, seduta a nove anni con il libro Cuore in mano che piange e si commuove, costruire le basi per una sensibilità più matura, più adulta.
Oggi ho finito di leggere Firmino e ho rivisto me in lui, ma anche tanti amici che hanno fatto della lettura uno strumento non di evasione ma di "sogno". Dice Firmino:"Non ho potuto girare granchè il mondo cosidetto "reale", ma con la testa ho viaggiato moltissimo, spingendomi con i pensieri ovunque".
E, mentre scrivo queste poche righe, ripenso ai miei allievi, ai tanti figli di miei conoscenti: cosa stiamo togliendo loro non dandogli la possibilità dell' "otium", non consentendogli la calma del dolce fluire delle ore passate a casa, ma gravandoli di mille impegni quotidiani.
Il piacere di stare stravaccati su un divano a pensare, divagare, sognare ad occhi aperti, leggere....


Perchè studiare

Oggi sul tram ho letto
su Metro un articolo di Michele Fusco intitolato "E quindi io morirò presto", ve lo voglio proporre. Il giornalista rispondeva ad un lettore che diceva: "Ho letto la ricerca della Bocconi secondo cui chi studia di più vive di più. Mi sento già con un piede nella fossa".

Delle due l'una: o questa ricerca è una coglionata o è una cosa seria. Per interesse personale - sono stato uno studente svogliato - sponsorizzo la prima ipotesi, ma temo fortemente la seconda. Allora mettiamola così: studiare, appassionarsi, buttarsi a capofitto su libri stimolanti, ci porta sicuramente una vita più bella, in cui le prospettive dell'animo umano assumono mille e una sfumatura, dove i rapporti umani possono schiudersi anzichè implodere e la comprensione degli eventi sociali diventare più facile e luminosa. Non so se tutto questo allunga la nostra, semplice vita (magari, mi verrebbe da dire), so che però allunga la storia del mondo. Ma per appassionarsi allo studio c'è un passaggio ineludibile: il cuore dei professori. Se sanguina, trafitto dal disinteresse sociale, non ci sarà speranza. (Michele Fusco)

Oggi 2 Ottobre 2008 aggiungo un pezzo al blog dopo aver letto sul tram questa notizia riportata da Metro:

I FIGLI LEGGONO PIU' DEI GENITORI

Nel 2007 il 53,8% dei giovani fra i 6 e i 19 anni ha letto almeno un libro, contro il 43,1% della media nazionale. E le ragazze leggono più dei maschi. Sono dati diffusi ieri agli Stati generali dell'editoria. Dai dati si rileva pure che i genitori leggono poco ai figli: solo il 41% delle mamme legge le fiabe ai figli, mentre in Inghilterra lo fa il 90%.