mercoledì 29 ottobre 2008

Cosa dite dell'ultima jana

In questo spazio di commento e critica raccoglierò le vostre impressioni dopo la lettura de L'ultima jana.

Gli interventi verranno scritti solo con l'autorizzazione delle persone interessate.

Federico Deidda, mio cugino nonchè autore della copertina, scrive:

Cara Pia, ho finito di leggere L'ultima jana. E' un bellissimo romanzo. Adesso posso dire di conoscerti meglio. E questo ritrovarmi in tante descrizioni e sentimenti, mi fa sentire con te una familiarità più vera. Trovo molto riuscito il modo in cui sei riuscita a raccontare la Sardegna, gli usi, i costumi, le feste e la cucina con le mille ricette. Di ognuna di esse ho sentito il sapore "a memoria", come un aroma stappato da una bottiglia antica. La bella storia d'amore che si dipana a cavallo tra l'anarchia felice delle fate e l'indigenza degli uomini mi ha emozionato. Hai descritto le cose con la dovizia di un'antropologa e i sentimenti come una donna matura, ma con impeto e cuore di ragazza. E poi la possente nostalgia per la Sardegna, evocata ad ogni pagina: questo sentimento struggente di separazione e ricongiungimento che può capire fino in fondo solo chi, come noi, ne vive separato. Nel L' Ultima jana emerge un grandissimo amore e rispetto per la tua terra, per i valori di tuo padre, lo stesso rispetto e amore che ho sempre visto tra zio Mario e zio Virgilio. Il tuo libro è come te. Maggio 2008

La mia professoressa di matematica del Liceo scrive:

Carissima, la risposta arriva con molto ritardo, ma dopo aver letto il tuo romanzo. A dire al verità, l'ho letteralmente divorato e già prestato! La storia è avvincente e l'intreccio è a sorpresa, camuffato un pò da tutte quelle ricette! Pensa che a me non piacciono le sebadas, ma, sia quando hai letto tu il passo a Sadali, sia quando l'ho riletto a casa, mi è venuta l'acquolina in bocca! Potere ipnotico della scrittura! Tanto per parlarti un poco di me ,ieri mi sono comportata anch'io come le janas; ho fatto su pistoccu, su civargiu (o moddissosu), dolcetti e, proprio ossessionata dalla tua storia, pani pintau. A Tertenia ho una casa in campagna, vicino al mare provvista di forno di circa 50 anni, che mi permette queste cose. Queste janas preoccupate solo di mangiare squisitezze, di creare cose bellissime, e di utilizzare il proprio talento e il proprio potere, ma solo per il proprio godimento, mi ha fatto pensare alla .... nostra classe politica! Preleva con disinvoltura e non ricorda Sadali con i suoi abitanti e cioè tutti noi. Pensa solo a quel piccolo emendamento alla finanziaria che, per risparmiare, toglie gli assegni di sopravvivenza. Non che la sinistra sia senza colpe, ma questa è davvero una bestemmia. Non capisco come il papa, che parla tanto contro contraccezione, la fame in generale e in astratto, non abbia dichiarato nulla contro questa infamia. Ma per tornare al tuo libro, le scene d'amore sono davvero coinvolgenti! E un'altra caratteristica mi ha colpito, i tuoi personaggi sono privi di cattiveria. Anche nella scena finale, quella crudeltà gratuita contro il frate affamato e indebolito mi è apparsa come una conseguenza di una follia esistenziale dovuta a una vita fine a se stessa, senza scopo, visto che si salva solo Cicytella, che ha il suo Elias a cui donare e donarsi. Fammi sapere quando torni in Sardegna e, se ti fa piacere, possiamo giocare alle "janas" in campagna da me. Un abbraccio, Bernardetta. Agosto 2008


Maria Rosaria Verdicchio, mia amica ed ex compagna di liceo, scrive:

Grazie per la bella e avvincente fiaba che ci hai regalato.
Per il valore dei ricordi legati alla nostra storia, alle nostre tradizioni e modi di vita.
Per aver evocato, facendoli rivivere attraverso i personaggi del racconto, i misteri e le antiche credenze e superstizioni che appartengono alla nostra cultura e al nostro pensiero.
Per aver dato forma e vita al personaggio di Cycitella, che sa volare al di sopra delle miserie umane, ma sa anche amare e soffrire come qualsiasi essere umano.
E che non ha paura di toccare il dolore con le mani.
E non ha paura di pagare il salatissimo costo dovuto alla possibilità di una metamorfosi, del cambiamento, della crescita.
Mi ci posso identificare come donna. Come tutte le donne.
Ma posso anche scorgervi la metafora di un percorso di dolorosa crescita, però feconda: lo svolgersi della storia dei nostri luoghi e delle nostre genti, anche attraverso i contatti con luoghi, genti e culture differenti.
Il nostro mare non è un recinto, ma una prospettiva aperta.
Infine, grazie per averci ricordato che è l'amore la più grande forza e risorsa di ogni essere umano, in qualunque tempo e luogo egli si trovi a condurre la propria fugace esistenza su questa nostra incredibile e camaleontica sfera di terra e acqua, che sembra così indifferente alle umane vicende, e assorta soltanto nel suo interminabile viaggio.
Agosto 2008


Gege66, amica incontrata sul forum di GENTEDISARDEGNA e mia lettrice scrive:

Carissima Pia! Eccomi fresca di lettura del tuo libro. Complimenti!!!

Hai saputo descrivere nei particolari molto dettagliati le nostre antiche tradizioni, dalla cucina, al ballo e le antiche feste; gli abiti tradizionali li hai descritti nei dettagli. Nel tuo libro mi ci sono specchiata.
Io legata alla mia terra da un cordone ombelicale che il passare degli anni non reciderà mai. Io amante delle tradizioni, della natura e della cucina (soprattutto dei dolci) e io che sorrido alla vita anche se lei non mi ha mai sorriso. Insomma, in due parole, mi è piaciuto tanto.
Grazie Pia per avermi fatto provare attraverso il libro, la sensazione di essere a casa. Un bacio e a presto.
P.s. A giorni è il compleanno di mia cugina che vive quì a Fabriano, lei è di Gadoni e tu lo nomini nel tuo libro, sarà il suo regalo di compleanno, sono sicura che piacerà tanto anche a lei, perchè il filo che ci accomuna tutte è la nostalgia......
Ottobre 2008



Agresti di LIBRISARDI (librisardi.blogspot.com) in GENTEDISARDEGNA scrive:

Io l'ho letto in una giornata, ho aperto il libro e non sono riuscita a richiuderlo finchè non ho finito..

Il racconto trasuda di Sardegna, si ritrovano tutti gli aspetti e tutte le sfumature delle tradizioni, degli usi e dei costumi e tutto ciò fa da sfondo alla delicata storia d'amore tra la jana quasi umana Cicytella e il cantore Elias.
Vi è una descrizione delle Janas, della loro vita quotidiana, delle differenze tra loro e gli esseri umani...
Cicytella è in buona compagnia con le sue sorelle Pabassina, Piricchitta e Parduledda, ogni giorno è festa, si preparano i dolci tradizionali, vengono spiegate le ricette, fanno gli abbinamenti con i vini e volano da una parte all'altra dell'isola alla ricerca dei cibi sopraffini che allietano il loro palato.
Ottobre 2008


Mara Negro di Torino ha scritto:

Ho finito di leggere anche L'ULTIMA JANA già da tempo. Ho fatto passare un po' di tempo, perchè mi piace vedere cosa resta di una lettura e ora ti dico...

Ho molto gustato le atmosfere familiari della grotta, il rapporto tra sorelle janas, le RICETTE!!!!! Che quasi mi veniva voglia di mettere in pratica (e se non l'ho fatto, è solo perchè leggo di notte oppure in treno, durante i miei spostamenti, ed i fornelli sono inaccessibili). Mi sono rimasti i profumi di bosco mediterraneo, di miele, di muschio. Ho fatto voli nell'umido caldo, nel cielo azzurro verso la costa ed ho fatto mia la disperazione di chi ha perso la ragione per cui si alza e lavora ogni mattina.

Bella, semplice, atavica l'intimità con il pastore Elias.

Mi è piaciuta la metafora della dolorosa trasformazione da jana in umana che le consente di vivere con Elias: per condividere e stare con qualcuno per la vita, perde le ali ed anche la magia. Non tutta però!

Novembre 2008

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