mercoledì 29 dicembre 2010

Jane Wilde

W le fiabe! W le mamme che ancora le raccontano! W le mamme che le scrivono!

http://www3.lastampa.it/libri/sezioni/news/articolo/lstp/381525/

lunedì 27 dicembre 2010

Racconto di Pia Deidda: DI QUESTE NOTTI INSONNI

DI QUESTE NOTTI INSONNI

Nastassìa si china e, sollevando la lunga camicia da notte di pesante tela, osserva i piccoli piedi scalzi poggiati sull'impiantito di legno. Sono violacei e freddi, tanto freddi. Punta il peso sui talloni e inarca le lunghe dita, qualche gelone già s'intravvede.

Davanti al camino della grande cucina sono stese, su un filo legato teso fra due sedie, ben quattro paia di calzette di lana ruvida. Ma sono ancora umide e Nastassìa ha i piedi nudi.

Non riesce ancora ad organizzarsi nel bucato; fa difficoltà a calcolare la quantità di panni da lavare ogni volta e i tempi fra lavaggio, asciugatura e stiratura.

Ė per questo che i suoi piedi quella sera sono freddi. Anzi gelidi. Bisogna considerare anche che il suo Bartùlu, dopo il tramonto del sole, non mette più ceppi di legna nel camino, che piano piano si spegne lasciando poche braci rossastre e polvere fine grigia ormai fredda.

Lei raccoglie, prima che si spenga tutto il fuoco, quei tizzoni di brace ardente e li mette nel braciere di rame collocandolo al centro della stanza da letto.


Nastassìa si strofina le braccia cercando un po' di calore e guarda in alto sul letto. Gli arriva il suono grasso, cadenzato da un sibilo intermittente più acuto, del russare del suo Bartùlu.

Si prospetta un'altra notte quasi insonne, pensa, mentre mette il piede sul primo gradino della scaletta. Guarda in alto e si tiene ben salda con le mani. Quell'operazione le mette sempre apprensione ogni notte. Anzi, due volte al giorno. Al mattino quando deve rigovernare il letto e alla sera quando si appresta a dormire.

Soffre di vertigini Nastassìa da quando è piccola. Ricorda ancora molto bene di quando con i bambini del paese, eludendo la sorveglianza del vecchio sacrestano Peppineddu, si saliva furtivi sulla torre campanaria. Lei arrivava solo alla prima rampa e, mentre una strana ansia la prendeva, non riusciva ad andare oltre il primo pianerottolo. Era sempre la prima ad essere presa da Peppineddu mentre gli altri più svelti già suonavano la campana con rintocchi stonati.

Il suo è un letto da veri signori; fatto costruire dal suo Bartùlu su modello di uno continentale visto in una vecchia stampa arrivata fino a Ittiri da chissà dove e appesa da chissà chi su un vecchio muro scrostato della taverna del cambio postale.

Ė un alto letto a baldacchino di legno che sfiora il basso soffitto di travi di legno. Bartùlu ha voluto che il ripiano che accoglie i tre alti materassi fosse sollevato da terra per proteggere la sua sposina dal freddo che proviene dal pavimento e dai topi che vi scorrazzano indisturbati durante la notte.

Non sa Bartùlu che Nastassìa sa, perchè glielo ha detto la vecchia Mariedda, la paura che aveva provato da bambino quando era rimasto rinchiuso per sbaglio tutta la notte dentro il grande magazzino dietro il mulino. L'avevano trovato all'alba che ancora saltava da una gamba ad un'altra pallido come un cencio.


La scaletta l'ha voluta lei perchè quel letto gli è sembrato, già dalla prima volta, invalicabile. Minuta, senza forza nelle magre braccia, non aveva avuto l'agilità per saltarci sopra la prima notte che da sposina entrò in quella grande camera. Bartùlu capì da subito che forse sarebbe stato il caso di far costruire una piccola scaletta per la sua piccola sposa.


Nastassìa sale lentamente gli stretti scalini e i piedi freddi e magri dolgono un po' ad ogni passo. Insomma è una impresa titanica arrampicarsi lassù ogni notte. Poi a lei duole la schiena la sera perchè non è ancora abituata a fare i lavori di casa. Bartùlu le aveva promesso prima delle nozze l'aiuto di una serva, ma, ad un anno dal matrimonio, non ne aveva visto nemmeno l'ombra.

Ogni notte salendo la scaletta ammira i tessuti che ricoprono gli alti materassi e il baldacchino. E' il suo orgoglio di sposa quel tripudio di filati e ricami. Quando arrivano le comari o le amiche per farle visita lascia sempre la porta semi aperta affinchè s'intravveda il suo capolavoro.

Ha lavorato alacremente per mesi per poter trasformare quello spoglio legno e quella scheletrica impalcatura in una alcova calda e accogliente. Se deve esistere che sia almeno bello, aveva detto timida sposina a capo chino e ad occhi semichiusi appena l'aveva intravisto mentre Bartùlu si stava spogliando dagli abiti nuziali.

Aveva subito pensato ai grandi teli che avrebbero coperto il baldacchino. Sarebbero stati cuciti insieme pezzi di leggero tulle rosato che lei nel frattempo aveva ricamato a punto pieno nei risvolti in vista e rifinito con un pizzo a frangette e pippiolini fatto all'uncinetto. Non aveva copiato un disegno preciso, a lei piaceva anche improvvisare. Erano motivi geometrici che seguivano un ordine sparso un po' casuale. Alla fine era risultata un'opera che aveva una sua caotica armonia.

Per coprire il ripiano di legno aveva invece usato una tela grossa di canapa anch'essa rosata tessuta con motivi in rialzo di asfodeli e pavoni affrontati di un rosa intenso. Il primo materasso l'aveva rivestito di un tessuto bianco di lino a motivi tono su tono a nodini che seguivano un disegno a rombi alternati convessi e concavi. Era stato un lavoro molto impegnativo riuscire a contare al telaio trama per trama, ordito per ordito, e non sbagliare nemmeno un passaggio.

Il secondo materasso l'aveva ricoperto con un tappeto di lana dai colori rosso, giallo e blu squillanti su fondo chiaro. Uomini e donne si tenevano per mano in un ballo tondo che non sarebbe finito mai. E qui sospirò Nastassìa pensando che il suo Bartùlu l'unico ballo che aveva fatto in vita sua era stato il giorno del loro matrimonio quando era stato preso con la forza dai compari di anello. Non avrebbe ballato mai più Bartùlu. Ma neanche Natassìa.

Il terzo e ultimo materasso era ancora coperto da una nera coltre pesante di orbace. La bella coperta all'uncinetto filè era ancora dentro la cassapanca e non era stata ancora completata. Nastassìa riusciva però a ricavarsi molte ore di lavoro per ultimare la sua opera rubandole al governo della casa e alla cucina. Bartùlu più volte se ne era lamentato, specialmente quando tornava dal mulino alla sera stanco e affamato e trovava il desco vuoto ma la giovane mogliettina al telaio.

A completare l'opera c'era la finissima biancheria del suo ricco corredo. Le lenzuola e le quattro federe le aveva riccamente ricamate con orli a giorno e punti pieni e a catenella. Fiori, fogliette e racemi giravano leggeri lungo i contorni per dirigersi verso il mezzo, mentre pizzi sottili e delicati realizzati al tombolo ne ornavano i bordi.

Dipinto di Giuseppe Blasi della serie: dipinti di Ittiri

Foto Giammario Demartis


Bartùlu dorme alla grande. La bocca aperta ora emana un gorgoglio come l'acqua che passa nelle condutture che azionano la macina del mulino. No, non si è proprio abituata a quei suoni mutevoli che accompagnano il trascorrere delle sue notti. S'infila piano piano dentro le lenzuola fredde, anzi gelide. Si raggomitola per riscaldarsi con quel poco calore che emana il suo corpo. Bartùlu no, non lo tocca; il suo corpo è caldo ma lo trova umidiccio ed emana un odore che sa di farina e fuliggine; neanche la lavanda che mette dentro le federe lo riesce a mitigare.

E, mentre pensa questo, le arriva una zaffata del suo alito pesante. Lo osserva alla luce tremula della lampada ad olio. Riuscirà con il tempo ad accettare questo uomo che le è stato imposto come marito? Pensa che sarà difficile riconoscere quest'uomo di vent'anni più grande di lei come l'uomo della sua vita. Si gira dall'altra parte e si copre le orecchie con il cuscino e sprofonda il naso nelle federe profumate.

Oh, no! Ha lasciato la lampada ad olio accesa sul tavolino. Se Bartùlu si svegliasse in questo momento sarebbe un rimbrotto che durerebbe per giorni. Deve ridiscendere, rifare il percorso intrapreso. Si dà della stolta, si scopre e mette i piedini sugli stretti gradini della scaletta. Si avvicina al tavolino e guardando la fiamma soffia sullo stoppino. La lampada si spegne di colpo. E adesso? Ripercorre la strada a tentoni, urta la sedia che cade. Bartùlu manda uno sbuffo come la pentola quando bolle con la carne di pecora dentro. Sbatte più volte sui gradini; sa che al mattino si ritroverà con lividi violacei sulle gambe. Salita si risistema nelle ghiacce lenzuola, si accovaccia stretta stretta abbracciandosi le ginocchia. Quanto è stupida; povero Bartùlu ad avere una moglie così incapace. Poverino.

Adesso il russare di Bartùlu è diventato un miagolio. E no, non riuscirà mai ad abituarsi. Come sarebbe stato bello sposare Gavino, il giovane servo pastore della sua famiglia. Ma i suoi genitori appena subodorato l'idillio si erano premurati di combinare in tutta fretta quel matrimonio che avrebbe dato lustro e dignità alla loro adorata bambina. Ed eccola qui con il suo Bartùlu a fianco in questo alto e regale letto; concepito più per appassionati e amorevoli incontri d'amore piuttosto che queste incolori e ghiacce notti, pensa Nastassìa vergognandosi delle sue fantasie nel momento in cui il suo cuore le formula. E si scopre a guardare il suo Bartùlu: naso grosso e rosso solcato da una miriade di piccoli capillari, la barba irta e sempre incolta, i denti giallognoli e marci.

Ma come fa a vederlo? Oh no! Ha dimenticato il braciere ancora acceso in mezzo alla stanza! Ma che stolta che è! Che donna fatua! Ecco cosa succede a perdersi in simili peccaminose fantasie!

Scende veloce e prende il braciere. Mai lasciarlo nella stanza per tutta la notte. L'aria diventerebbe mefitica e pericolosa. Potrebbero anche morire.

Già morire. Ma è solo un breve pensiero. Fugace, leggero, passa così come è arrivato. Tarlo invisibile che ogni tanto s'insinua nei suoi pensieri. Lei o lui non importa, sarebbe comunque un cambiamento.

Si dirige in cucina e posa il braciere dentro il camino, lo svuoterà al mattino. C'è tempo. Per tutto, c'è tempo.


© Pia Deidda 2010

Il racconto "Di queste notti insonni" mi è stato ispirato da questo dipinto di Giuseppe (Peppino) Biasi.
Sassarese di origini venete, massima personalità artistica sarda dagli anni attorno al 1913... ( pittore, grafico, incisore ) aperto ad una quantità di esperienze pan europee, interpreto' in maniera lirica e poetica il mondo tradizionale sardo.


venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale


Auguro a tutti coloro che entrano in questa pagina un Buon Natale del Signore!
Non è un Natale facile...
Oggi ne ho avuto la conferma passando per Via Garibaldi. Una via di Torino sempre affollatissima di persone il giorno della vigilia, oggi era quasi semi deserta con i negozi vuoti.
Non è un Natale facile per gli universitari che ieri hanno sentito le votazioni alla Camera della riforma...

Ma l'elenco sarebbe troppo lungo...

Gioiamo allora nel vero significato di questo giorno: ricordo di un bambino nato per salvarci e darci una speranza più grande, che va al di là di questo nostro umano contingente!

BUON NATALE!
Pia

martedì 21 dicembre 2010

Diario di scuola 21 Dicembre 2010

Diario di scuola 21 Dicembre 2010

Oggi all'Umberto I di Torino abbiamo votato contro la sperimentazione della valutazione proposta dalla riforma Gelmini!!!!!! Tutti uniti e concordi!!!! W IL COLLEGIO DOCENTI DELL'UMBERTO I!!!!!
Unico voto contrario è stato quello del Capo d'Istituto.

Per la mozione ci si è ispirati a quella precedentemente fatta dal Liceo gioberti di Torino.

MOZIONE

Il Collegio Docenti del Liceo “UMBERTO I” di Torino, avendo accuratamente analizzato la “Proposta di progetto sperimentale per premiare gli insegnanti che si distinguono per un generale apprezzamento professionale all'interno di una scuola” di cui alla Circolare Ministeriale del 18.11.2010, ritiene che:


  • non sia accettabile un progetto premiale alimentato da fondi ottenuti con tagli che stanno causando serie difficoltà alla scuola pubblica italiana in termini di risorse e di personale;


  • la scelta dei responsabili della valutazione sia alquanto discutibile: l’elezione di una commissione “interna” alla scuola non può assicurare gli indispensabili criteri di imparzialità nella valutazione dei docenti. Desta inoltre perplessità l’aleatorietà del cosiddetto documento di autovalutazione;


  • così come formulato, il progetto possa alimentare sul luogo di lavoro una logica individualistica di competizione piuttosto che di condivisione e di collaborazione; né risulta chiaro come, premiando un massimo del 20% dei docenti che presenteranno le loro candidature, si possa ottenere “un miglioramento dell’attività didattica”, la quale, per definizione, si fonda su un lavoro collegiale.


Per le ragioni su esposte, il Collegio docenti del Liceo “UMBERTO I” delibera la NON adesione alla “Proposta di progetto sperimentale per premiare gli insegnanti che si distinguono per un generale apprezzamento professionale all'interno di una scuola" di cui alla Circolare Ministeriale del 18.11.2010.


Il Collegio docenti del Liceo “UMBERTO I” comprende l’esigenza di introdurre un sistema di valutazione del personale nelle scuole e auspica che ciò avvenga sull’esempio delle migliori pratiche in uso in altri paesi, nei quali la professionalità docente viene valutata nel rispetto di principi di indipendenza e di imparzialità e opportunamente premiata attraverso veri e propri avanzamenti di carriera e di salario, e non con un modesto compenso ‘una tantum’.



lunedì 20 dicembre 2010

L'ultima jana a INTERNO 4 di Torino


L'ultima jana a INTERNO 4 di Torino
Domenica 19 Dicembre 2010 ore 18
www.internoquattro.org


Semplicemente inverno

Semplicemente inverno


Sabato è stata inaugurata la mostra fotografica e pittorica di REBUM ART alla Biblioteca Civica Primo Levi dal titolo
"Semplicemente inverno". Sono esposte due mie foto: "Inverni dell'anima" e "Passata la contestazione".


lunedì 13 dicembre 2010

L'ultima jana a INTERNO 4 di Torino



Domenica prossima 19 Dicembre alle ore 18 parlerò della mia jana nei locali dell'associazione INTERNO 4 di Via Valerio 1 a Torino.
Saranno presenti altre due scrittrici: Catalano e Tessore.
Una parte del ricavato della vendita andrà in beneficenza.
www.internoquattro.org

mercoledì 8 dicembre 2010

DISCORSO DI BARENBOIM ALLA SCALA DI MILANO

DISCORSO DI BARENBOIM ALLA SCALA DI MILANO

Amici carissimi tutti, sono profondamente entusiasta del discorso fatto ieri dal Maestro Barenboim alla Scala di Milano.
Ve ne faccio partecipi se ancora non avete avuto occasione di sentirlo.

http://www.youtube.com/watch?v=t95L3K3cJNA

Non facciamo morire la Cultura!

domenica 5 dicembre 2010

Racconto di Pia Deidda: HO RICAMATO IL SAPORE

HO RICAMATO IL SAPORE

Marianna distende con mani delicate e premurose la tela di bisso sul ripiano del tavolo. Passa e ripassa il palmo morbido per sentire la consistenza dell'ordito e della trama intrecciarsi sotto la lieve pressione. Chiude gli occhi, come fa di solito, quando compie questo gesto. Gesto che sa di attenzione e di cura. Gesto che nasce dalla sua sensibilità di giovane donna avvezza alla ricerca del bello.

Fra tutte le ragazze da marito del paese Marianna ha il corredo più ricco.

Corredo fine, corredo raffinato, frutto di un lavoro svolto dall'alba al tramonto per giorni e giorni con dedizione estrema.

Tovaglie, fazzoletti, teli da bagno, lenzuola, federe, centrini, sono nati sotto le mani delicate e forti di questa giovanetta che svolge questo compito come se fosse in suo possesso il gesto ultimo della creazione.

«Ha mani d'oro» dicono di lei le donne.

Marianna non se ne cura, adombra con un fare umile, gli elogi e i complimenti delle comari.

Per lei è pratica normale il ricamo, il macramè, l'uncinetto, il tombolo, il cucito; così come scegliere il tessuto migliore, cercare l'armonia dei colori, infilare spedita ma senza fretta il filo nella stoffa dandogli la giusta pressione e la corretta consistenza, formare nodini che s'intrecciano in delicati pizzi, avvitare frange, forgiare filè.

E così nel ricamo dalle sue mani e dal passare nella stoffa di delicati fili di colore pastello nascono fiori, pavoni, viticci e racemi che vanno a riempire in delicate campiture orli e risvolti, trine e balze.

«E non avete ancora visto il costume. Il corredo è nulla in confronto!» dice l'amica in un soffio lieve alle orecchie delle comari.

Marianna lo sa che nella grande cassapanca intarsiata di legno di castagno si cela il suo vero tesoro. Spesso quando è a casa da sola apre il pesante coperchio e s'incanta a guardare al suo interno.

Qualche volta, ma solo se è sicura di non poter essere disturbata, tira fuori tutto e lo posa sul letto; ed ecco che la bianca silente stanzetta si illumina di un fasto rilucente multicolore e chiassoso. Deve accostare gli scuri Marianna perchè i bassi raggi del sole pomeridiano fanno troppo baluginare l'oro dei ricami.

Non ha lesinato di aureo filo Marianna quando evidenziava i contorni dei racemi e i pistilli all'interno dei fiori della gonna. Tocchi di luce ha infuso nei petali rossi e blu della blusa. E che dire della verzura dorata a punto pieno che prende rilievo nel grande sciallo nero? Si contano le ore di laborioso lavoro in quel tripudio di punti a catenella, a bandera, erba, crociati.

Ore che non sono state tolte ad altre mansioni, o vani trastulli, perchè la vita di queste giovani donne è imperniata sulla costruzione di questi piccoli tasselli che andranno a costituire il mosaico della loro vita futura.

Nel chiuso delle loro stanze silenziose, o delle cucine rumorose, con la luce diretta che penetra dalla finestra, o con quella sghimbescia e tremolante della fiammella dei lumi, preparano frammenti della loro personale e autonoma vita domestica.

Verrà un giorno in cui fra parti recitate e frasi ad effetto ormai consuete anche Marianna esporrà in pubblico il suo corredo sul grande carro bardato a festa come i buoi che lo trascinano e sulle piatte canestre che le amiche porteranno in testa.

Il corredo prenderà la strada che dalla casa paterna conduce alla casa sponsale dove verrà riposto in un altro grande cassone intarsiato di legno di castagno che lo celerà insieme ad una nuova trovata intimità.


«Marianna vieni ad aiutarci a fare i culurgiones?» chiede la madre già circondata dal femmineo parentado.

Sono tutte intente a lavorare la pasta di semola e acqua; deve risultare un impasto morbido, ma tenace ed elastico. Le donne hanno risvoltato i bordi dei grandi fazzoletti sulla testa e rimboccato le maniche delle candide camicie. I polsi si piegano sotto l'impasto, qualcuna prende il matterello e comincia a stendere la pasta in una larga e sottile sfoglia circolare. Le giovinette sono addette al taglio con la tazza. Devono risultare cerchi perfetti e tutti uguali. Alcune di loro prendono l'impasto e lo collocano al centro. Si sprigiona nell'aria un incrocio di profumi diversi che sanno di patata bollita, strutto, formaggio fresco, aglio e menta. I sentori diversi si uniscono insieme e sanno di ripieno e di pienezza.

Marianna con il dito prende un po' dell'impasto, l'annusa e chiudendo gli occhi lo porta alla bocca.

«Marianna che fai?» le chiede guardinga l'amica.

Sorride la ragazza colta in fallo, ma non può proprio resistere alla bontà che si sprigiona da esso.

Che cose buone ha fatto il Signore, pensa.

E come siamo state brave noi donne a metterle insieme custodendole dentro questo involucro che ne conserva ed esalta profumo e sapore, aggiunge.

Nel frattempo le donne piegano i cerchi in tante mezzelune e con una forchetta ripassano il contorno per sigillarne l'interno come in una valva.

«Chiudete bene altrimenti si aprono durante la bollitura» dice l'anziana più esperta.

Lo dice sempre ogni volta che si fanno i culurgiones, ormai fa parte del rituale.

Marianna è nel gruppo delle giovani che devono saldare la mezzaluna. Osserva la pasta molle che ricopre il morbido impasto al suo interno. Soppesa la forma come fosse stoffa di lino, ne segue il contorno e il rigonfiamento. Lo prende in mano invece di lasciarlo disteso sul tavolo.

«Marianna che fai?» le chiede l'amica preoccupata.

Non si può uscire dagli schemi di una tradizione consolidata. Fuori da ogni logica di potere culinario femminile le dice uno spirito interno.

Marianna fa spallucce a se stessa e alla voce interiore e continua a soppesare fra la mano sinistra e le dita della mano destra quello spicchio di luna crescente che profuma di cucina famigliare.

Le dita di Marianna si muovono come mosse da una forza innata, la stessa che le fa spostare con grazia l'ago nei fili del ricamo.

Pizzicano le dita destra sinistra destra sinistra, la pasta si chiude lentamente. La pasta si chiude celermente a spighetta. Non ci pensa che un attimo, il finale è un pippiolino come di macramè.

«Zitta non dirlo» intima all'amica.

Prende un tovagliolo e cela all'interno il culurgiones segreto.

Solo più tardi Marianna segue la cottura dell'ultima portata. Gli uomini stanno già seduti da tempo al desco aspettando un'altra porzione. Il sugo di pomodoro e basilico colora di rosso il candore della pasta ripiena. Cucchiaiate di pecorino grattugiato spargono nell'aria un odore più forte e rustico.

Marianna immerge il suo ricamo e lo vede affondare nell'acqua che ribolle ormai sporca di patate che hanno cercato un varco fra la sigillatura. Aspetta con ansia che risalga. Fin quando ballando e sbandando sospinto dalle bolle riemerge. Lo scola Marianna, lo guarda, soppesa la chiusura come farebbe con un merletto dopo il lavaggio. Ha retto. Lo avvicina alla bocca, la spighetta crea una consistenza di pasta più dura, la cimasa un punto croccante. L'impasto all'interno è perfetto, morbido, profumato.

«Divino sapore» pensa Marianna mentre l'amica guardandola di sottecchi ammicca.


© Pia Deidda 2010

www.didatticalibera.com



sabato 27 novembre 2010

Problema Università


Qui potete trovare il testo di sintesi della Legge Università e il testo coordinato:

http://www.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/2ed74644-70e0-40ea-aaf2-7b0575071852/Sintesi%20Legge%20Universita%20e%20Testo%20Coordinato.pdf


Questa è la video lettera del Ministro Gelmini agli studenti universitari:

http://tv.repubblica.it/dossier/la-protesta-degli-studenti/gelmini-su-youtube-messaggio-agli-studenti-botta-e-risposta/57268?video=&pagefrom=1

Questa è la risposta degli studenti universitari alla sua video
lettera:

http://www.youtube.com/watch?v=cXbIMes6hFw&feature=player_embedded

sabato 20 novembre 2010

L'ultima jana all'Invidia Bar di Torino






Ieri sera piacevolissimo e animato incontro al chiosco bar Invidia di Nicola Pastore dove si è parlato della mia jana e soprattutto della Sardegna. Molti dei presenti avevano già letto il libro e questo ha dato l'opportunità di sentire parlare anche "il lettore" arricchendo così la discussione. Penso che le presentazioni dei libri dovrebbero avere questa modalità di partecipazione: è una nuova ricchezza anche per me, che rischio di dire sempre le stesse cose!

Un grazie particolare a Nicola Pastore, Vincenzo Iacomuzzi e Anna Saracino.

martedì 16 novembre 2010

Concorso fotografico “Acque di Sardegna:



Concorso fotografico


“Acque di Sardegna: di terra, di cielo, di mare”



L'Eco Museo delle Acque della Barbagia di Sadali organizza per l'anno 2011 un concorso nazionale di fotografia dal tema “Acque di Sardegna: di terra, di cielo, di mare”.



Fra le opere pervenute verranno scelte 30 fotografie che saranno esposte a Sadali dal 1 Luglio fino al 30 Settembre nei locali dell'Eco Museo delle Acque della Barbagia.


La premiazione dei tre vincitori avverrà sabato 30 Luglio nei locali dell'Eco Museo a Sadali.



Scadenza presentazione opere: 30 marzo 2011



Le foto dovranno cogliere aspetti della natura sarda legati all'acqua nelle sue varie forme fisiche dando un taglio artistico e una valenza estetica all'immagine.



REGOLAMENTO



CATEGORIA DEL CONCORSO


Fotografie digitali da analogico o digitale a colori o in bianco e nero.



CONDIZIONI DI AMMISSIONE


Il concorso si rivolge a persone di tutte le nazionalità e di tutte le età. Dilettanti e professionisti.


La partecipazione è gratuita.


Ogni partecipante può presentare tre foto.



PRESENTAZIONE DELL’OPERA E DELLA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE


Le fotografie accompagnate dal modulo di partecipazione dovranno essere spedite prima del 31 marzo (farà fede la data della mail dal server) come files jpg al seguente indirizzo mail:


ecomuseo.concorso@libero.it



I 30 fotografi prescelti dovranno inviare entro il 1 giugno la foto originale stampata in dimensioni 20x30 e montata su cartoncino bianco 30x40 e il modulo (uno per ogni foto inviata) al seguente indirizzo :


Eco Museo delle Acque della Barbagia, Via Torino, 12 – Sadali (CA)



Gli organizzatori del concorso, pur assicurando la massima cura alle opere pervenute, declinano ogni responsabilità per il materiale pervenuto in ritardo, nonché per eventuali smarrimenti, furti o danneggiamenti subiti durante il trasporto. Le opere inviate non saranno restituite e potranno essere utilizzate liberamente (citandone l’autore) per altri eventi e/o manifestazioni e/o pubblicazioni organizzati dall’Eco Museo delle Acque della Barbagia.


I nomi dei tre vincitori selezionati dalla giuria verranno resi noti il giorno 30 Luglio durante la manifestazione di premiazione.



PREMI


Al 1° classificato


Un premio di 500 Euro



Al 2° classificato


Un premio di 250 Euro



Al 3° classificato


Un premio di 150 Euro



A tutti i 30 fotografi finalisti verrà consegnato un attestato di partecipazione e un libro in omaggio.



PROCEDURA PER LA SELEZIONE DELLE OPERE


Verranno giudicate tutte le opere pervenute via mail. I vincitori saranno valutati secondo il giudizio insindacabile e inappellabile della commissione esaminatrice.


Nella valutazione delle fotografie, all'interno del tema dato, la giuria privilegerà:




  • la valenza artistica e la cura compositiva dell'immagine



  • la capacità tecnica del fotografo



  • la novità e l'originalità



COMMISSIONE ESAMINATRICE


Marco Baracco, fotografo (Torino)


Sandro Colli, fotografo e pubblicista (Cagliari)


Federico Deidda, fotografo e grafico editoriale (Pescara)


Pia Deidda, insegnante di storia dell'arte (Torino)




Richiedere il modulo di partecipazione inviando una e-mail a:


ecomuseo.concorso@libero.it


domenica 14 novembre 2010

Cosa si continua a dire de L'ultima jana


Cosa si continua a dire de L'ultima jana

Marina Mastino mi scrive:

"C'erano tante cose che le sorelle non capivano di lei. Spesso si chiedeva se fosse nata dalla stessa jana maista tanta era la differenza che riscontrava con le altre tre. No, non avrebbe volato nemmeno quella notte. Avrebbe attraversato il bosco utilizzando le gambe”.

Perché solo cosi sentiva arrivare alle mani il mondo che dalla terra a lei arrivava ....

(Grazie, per tutto quello che Dio al mondo aveva concesso).

Chiudo gli occhi e volo, in un volo immaginario che va abbracciando il tempo dell’ultima Jana. E lì rinascono le mie favole … il mio sognare … il mio volare sulla mia terra!!! E vado riabbraccio sentimenti …. Emozioni …. tradizioni e sapori, che in quell’angolo giacciono!!!( sono una quasi ex anoressica). Non riesco a dirti in altri termini …. Tutto quello che il tuo scrivere mi la lasciato!!!! Grazie …. Solo questo, un semplice GRAZIE per questo mare!!!

L'ultima jana a Torino Bar Chiosco di Nicola in Piazza Risorgimento


Parlerò della mia jana a Torino

venerdì 19 Novembre alle ore 19

al Bar Chiosco di Nicola in Piazza Risorgimento


Per chi non conoscesse Nicola Pastore ecco un articolo su La Stampa:


http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/costume/articolo/lstp/113492/

giovedì 11 novembre 2010

Cosa si continua a dire de L'ultima jana

Cosa si continua a dire de

L'ultima jana

MARIO CASAGRANDE autore de Il palloncino bianco scrive:

Ciao Pia, ho finito di leggere poco fa "L'ultima jana" con grande rammarico per averlo terminato...Un profondo grazie, per avermi fatto viaggiare metaforicamente nel cuore della magica Sardegna del passato. Grazie per avermi fatto riassaporare i teneri e dolcissimi momenti legati alla preparazione dei succulenti piatti e specialità Sarde (sopratutto dolciarie, di cui sono super goloso), e ancora un grandissimo grazie per aver scritto e averci dato la possibilità di leggere questa dolcissima storia, per chi come il sottoscritto ama profondamente le metafore, non può non leggere questo libro!!! Molto bello Complimenti!!! La dolcezza, la sensibilità, e l'amore di Cicytella e di Elias sono davvero commoventi, e le tue descrizioni sono sono magiche!!, spero tanto di poter avere l'onore di leggerne presto un altro. Chi come me ha vissuto gli anni 60 è fortemente attratto da questa affascinante terra, che non ti potrà mai lasciare, perché si rimane attaccati per sempre, al suo cordone ombelicale il cordone ombelicale dell'isola.

CONSIGLIO A TUTTI I SARDI DI LEGGERE " L'ULTIMA JANA"



Grazie Pia


GRAZIE A TE MARIO!!!!

mercoledì 10 novembre 2010

Lezioni di Bello: Delacroix e la musica

Lezioni di Bello: Delacroix e la musica

Nel "Diario" di Eugène Delacroix si legge che la musica è "prima fra tutte le arti". Amava in particolare Chopin e Paganini.

Domani in classe sentiremo alcuni brani musicali mentre scorreranno i dipinti del pittore e, in particolare, i ritratti dei due musicisti.

http://www.youtube.com/watch?v=zCThQMrHMkA

http://www.youtube.com/watch?v=tvm2ZsRv3C8

Delacroix, Ritratto di Paganini, 1832

Delacroix, Ritratto di Chopin, 1838

martedì 9 novembre 2010

L'ultima jana: altro appuntamento


Parlerò della mia jana a Torino
Venerdì 19 Novembre alle ore 19
Bar Chiosco di Nicola in Piazza Risorgimento

domenica 7 novembre 2010

NON PIU' SCUOLA MA AGENZIA PUBBLICITARIA????? di Quinto Carmelo Liprino


NON PIU' SCUOLA MA AGENZIA PUBBLICITARIA?????

di Quinto Carmelo Liprino

Qualche mese fa avevo appreso dalla trasmissione radiofonica CATERPILLAR, la proposta fatta dall'assessore all'istruzione Pompeo della neo provincia Trani-Andria-Barletta di dare la possibilità ai privati di comprare alle scuole banchi e sedie in cambio della possibilità di affiggere sugli stessi targhe pubblicitarie.

Sul momento ho pensato che fosse la solita notizia provocatoria rilanciata dai conduttori della trasmissione visto il tono serio-sarcastico tenuto durante l'intervista al promotore della iniziativa.

La sera stessa la notizia è stata data sul notiziario RAIi della seconda rete; ho ancora pensato ad un ulteriore rilancio di informazioni bufale.

Oggi 5 novembre 2010 apprendo, leggendo su di un settimanale, che la proposta da me creduta (o forse sperata) provocatoria sta per essere concretizzata a tal punto da aver stabilito gli standard degli slogan e gli eventuali costi degli stessi.

Non vi nascondo che questa cosa mi ha lasciato a bocca aperta e tanta rabbia dentro.

La scuola deve formare le future generazioni e non permettere l'intromissione di soggetti che per definizione hanno lo scopo di plagiare gli individui come possono essere i mezzi pubblicitari.

Nell'età evolutiva i ragazzi possono essere soggetti molto fragili, facilmente condizionabili e sono già aggrediti per buona parte della giornata dalle false informazioni pubblicitarie; la scuola è una piccola parentesi di “disintossicazione” da tutto ciò, se cade anche questo filtro noi ci ritroveremo un mondo di fantocci e non di uomini. Già adesso la scuola si trova a lottare una battaglia improba contro le nuove e stupende tecnologie ma utilizzate, sotto la spinta dei messaggi pubblicitari, in modo stupido dai ragazzi (il telefonino, ad esempio, non è più uno strumento di comunicazione ma uno status simbol e quindi si deve sempre possedere l'ultimo modello per essere al pari o meglio degli altri).

E' vero che di fronte ai tagli che sono stati fatti sulla scuola pubblica, gli enti locali non sanno più dove prendere i soldi per la gestione ordinaria delle scuole, ma come avviene spesso in Italia quando si prospetta la necessità di una riduzione della spesa pubblica la fantasia dei nostri amministratori viene meno e non riesce a vedere dove sono i veri sprechi.

Posso dare alcuni suggerimenti che mi sono venuti in mente leggendo questo articolo?

  1. Le provincie non dovevano essere abolite da tempo? Che necessità si aveva di creare una nuova provincia Trani-Andria-Barletta con una popolazione di 390.000 cittadini? (solo la città di Torino conta 910.000 abitanti). Quanti banchi e sedie si sarebbero potuti comprare con i soldi risparmiati dalla mancata creazione delle nuove inutili provincie che sono spuntate come funghi in tutta Italia?

  2. Se proprio dobbiamo far entrare la pubblicità nella scuola perchè il consiglio dei ministri non affida alle scuole le “Pubblicità Progresso” indirizzate ai giovani invece di trasmetterle sulle televisioni tra una merendina ed un paio di tette? I soldi pagati alle televisioni non potrebbero servire a comprare banchi e sedie ed altro nelle scuole?

Mi fermo qua per non essere noioso ma penso che i sistemi per trovare altre modalità di risparmio sono tantissimi. Faccio ancora un esempio: il risparmio sulla spesa pubblica potrebbe passare anche attraverso il risparmio energetico (specialmente per quelle sedi situate in località a climi più rigidi) ammodernando gli impianti di riscaldamento con sistemi di controllo automatico della temperatura e facendo gestire gli impianti alle stesse scuole per evitare la trafila burocratica che comprende il dirigente scolastico....che dà ordine all'ufficio tecnico della scuola....che telefona in provincia....che comunica alla ditta che gestisce l'impianto....che il giorno 22 febbraio fa caldo ed i ragazzi spalancano le finestre e quindi sarebbe il caso di abbassare la temperatura. Quando la ditta recepisce il comunicato e decide di intervenire sono passati due tre giorni e magari la temperatura si è nuovamente abbassata (essendo febbraio). Questo può sembrare esagerato ma sapete quanto può incidere una giornata di riscaldamento su una scuola di medio-piccole dimensioni? Da 400 a 700 m3 di metano per un costo che varia da 300 a 500 euro! Provate a moltiplicare per tutte le scuole di Torino!

Invito ai dipendenti pubblici eletti (più o meno) dai cittadini come amministratori della “CASA pubblica”: prima di fare una proposta fatevi una domanda “quello che sto per proporre porta un interesse a me o ai cittadini che rappresento?” .

Quinto Carmelo Liprino

sabato 6 novembre 2010

Asti: Il PALLONCINO BIANCO di M. Casagrande


Grazie Mario perchè non è stata solo la presentazione di un libro ma la condivisione di una Vita.
E... grazie a Lorella e Annalisa che erano una forte presenza a te vicine.


Per capire la "portata" esistenziale di questo romanzo:

Stampa e  chiudi articolo
01/10/2010 14.32.27
Quando l'AMORE VERO ci conduce in cielo

(Audio: http://62.77.60.84/audio/ra/00228865.RM)
Venerdì 1 ottobre 2010 - Dalla Lettera Enclica Deus Caritas Est di Papa Benedetto XVI "Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell'amore. È proprio della maturità dell'amore coinvolgere tutte le potenzialità dell'uomo ed includere, per così dire, l'uomo nella sua interezza" Cercando tra i classici e le novità editoriali la visione totalitaria dell'amore descritta dal Pontefice nella sua Lettera Enciclica, ritroviamo lo psicanalista Erich Fromm che con i suoi "oggetti d'amore" ci dimostra di come gli uomini e le donne possano recuperare e superare le pressioni della vita quotidiana e le difficoltà incontrate, formando mature relazioni d'amore. Non si nutre nè si alimenta di una scintilla d'amore provvisoria e labile il profondo affetto di un genitore per la propria figlia; un amore che vince la morte quello descritto nel libro di Mario Casagrande Il Palloncino Bianco per l'edizioni Espansione grafica. Dalla cenere si può risorge, dalle macerie lentamente emerge una costruzione salda e durevole e in un palloncino bianco che sale verso il cielo vola un grande amore...

Fra le braccia di Cibele (6)

Fra le braccia di Cibele (6)

Torino, 23 Ottobre 2010

Oggi sono malinconica.

Ho visto arrivare il primo freddo autunnale e il mio balcone ne ha risentito. Sono subito accorsa in aiuto delle mie piante, mi gridavano il loro dramma. Non si può abbandonare ciò che si è seguito, e coltivato, e amato, con tanta cura. Alcune le ho riposte al caldo dell'interno, le begonie e le piante grasse continueranno forti a vivere. Altre le ho recise, spero che i loro semi dormano sotto la terra fino a dopo l'inverno e che mi regalino getti di fiori ricchi e colorati ai primi tiepidi soli. Solo poche di loro sopporteranno e affronteranno i geli che verranno.Tutto resterà così, spoglio, desolato, immobile, fino a Primavera. L'autunno e l'inverno sono lunghi.

Aspetto la Primavera.



Cibele, Giardino di Bomarzo

lunedì 1 novembre 2010

Io l'ho spedito al governo......

Io l'ho spedito al governo......


http://www.governo.it/scrivia/scrivi_a_trasparenza.asp

Con riferimento all'annuncio del Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi di inviare ad ogni famiglia italiana il libro "Due anni di governo", mi preme comunicarVi che desidero assolutamente NON riceverlo, (essendo un mio diritto in base alla legge per la tutela della privacy n. 675/1996 ed il relativo D.P.R. n. 501/1998, nella fattispecie articolo 13 comma e), e che la spesa relativa che si risparmierà venga messa a disposizione del Ministero della Pubblica Istruzione e/o del Ministero della Sanità.

Ringraziando per l'attenzione porgo distinti saluti.

Pia Deidda

lunedì 25 ottobre 2010

Vi consiglio il blog di Mario Casagrande


E ringrazio Mario per questo suo pensiero!

http://www.mariocasagrande.co.cc/2010/10/18/in-viaggio-per-hierapolis-di-frigia/

Mario Casagrande e Il Palloncino Bianco

mercoledì 20 ottobre 2010

L'ultima jana di Pia Deidda su Youtube

http://www.youtube.com/watch?v=Luc0KKzV_MY&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?v=Uy5gZHN_FYk&feature=player_embedded

sabato 16 ottobre 2010

Si è parlato di Rubia


Oggi 16 Ottobre 2010 alla Biblioteca Primo Levi di Via Leoncavallo a Torino si è parlato del mio romanzo Rubia.
Ringrazio Cristina Pelissero la cui presentazione è stata fantastica e preziosa: ha fatto capire non solo la trama del romanzo ma soprattutto ha fatto una puntuale ambientazione a Hierapolis di Frigia nel I sec. d.C.
E grazie anche alla piccola Francesca della Scuola Media Statale Don Milani per le splendide letture fatte.
La presentazione è stata fatta in seno all'iniziativa dell'ASSOCIAZIONE AMICI DI HIERAPOLIS e della REBUM ART: Mostra archeologica su Hierpolis di Frigia.



venerdì 15 ottobre 2010

DIARIO DI SCUOLA del 15 Ottobre 2010


DIARIO DI SCUOLA del 15 Ottobre 2010

Sciopero e corteo anti riforma Gelmini organizzata dai sindacati autonomi COBAS e CUB a Torino.

Eravamo quasi 12.000 insegnanti di ruolo e precari con la presenza di studenti medi e universitari. Abbiamo sfilato da Piazza Arbarello fino alla Gran Madre di Dio.

A Torino e cintura ha scioperato il 50% del personale docente.

martedì 12 ottobre 2010

Fra le braccia di Cibele (5)

Fra le braccia di Cibele (5)

Dall'intervista a Giuseppe Barbera:
"Cosa ne pensa dei "guerrieri" che seminano fiori e piante nelle aree urbane incolte?"

"Il Guerrilla gardening è un fenomeno positivo: espri­me il desiderio, spesso dei giovani, di riaffermare il diritto della natura nelle città. E lo fanno in modo non violento, con i semi, piantando fiori e piante: una provocazione pacifica nei confronti del potere, troppo spesso disattento. Ogni anno nel mondo scompare un' area boschiva grande tre volte la Sicilia. E nelle città si trova sempre un buon motivo per eliminare il verde. La sensibilità sta crescendo, ma la sensazione è che si tratti di una lotta impari".


Alcuni anni fa durante un evento artistico nel Giardino di Palazzo Reale a Torino un gruppo di giovani artisti non realizzò un'installazione ma fece un happening fra le strade della città. L'operazione consisteva nello spargere semi di fiori ormai scomparsi dal tessuto cittadino.A distanza di anni mi sono spesso chiesta se tante essenze "rispuntate" (papaveri, fiordalisi, nontiscordardime, ecc.....) fossero il risultato di tale intervento.


domenica 10 ottobre 2010

Fra le braccia di Cibele (4)

Fra le braccia di Cibele (4)

“Trovavo divertente anche prendermi cura del giardino. Tanto da capire perchè il giardinaggio venisse utilizzato nelle terapie di riabilitazione. Dopo aver rasato per bene il prato, averlo irrigato ogni giorno, aver dato i fertilizzanti, aver tagliato – per quanto possibile – i grovigli di piante secche e aver pulito a fondo gli angoli sporchi, quel giardino, che al mio arrivo avevo trovato trascurato e con l'aria misera, era tornato a vivere e il verde aveva riacquistato subito la sua tonalità chiara.Piano piano mi accoglieva tra le sue braccia con quell'aspetto tranquillo.Ogni volta che uscivo in giardino avevo l'impressione di trovarmi in un luogo carico di energia. Ritrovavo l'equilibrio, come se d'un tratto il centro della mia persona si stabilizzasse. Sorridevo con naturalezza quando scoprivo nuovi germogli, nuovi boccioli di fiori, e mi rendevo conto che i loro mutamenti giornalieri toccavano la mia sensibilità in un modo quasi esagerato. L'edera si arrampicava per i muri e i bulbi riposavano ben curati nella terra fertile. In un solo mese il cambiamento era stato addirittura incredibile”.

Banana Yoshimoto, Arcobaleno


Monet, Waterlily Pond, 1900-1901

Ho letto l'opera completa di Banana Yoshimoto


Ho letto l'opera completa di Banana Yoshimo

Operazione Banana Yoshimoto completata. Non mi soffermo a parlarvi delle mie impressioni positive sulla sua produzione letteraria: parla dell'angoscia esistenziale con la ricerca di risposte positive che danno speranza all'uomo, il tutto narrato con un tocco lieve e magico onirico, spesso trasfuso di paranormale.

Vorrei invece sottolineare la “gentilezza” e la semplicità tutta nipponica che si evince dai suoi post scriptum sempre presenti nelle sue pubblicazioni.

Banana Yoshimoto, anche se già molto famosa, continua ad elargire ringraziamenti, ad interloquire con il probabile lettore, a regalare tocchi di ulteriore poesia nelle “chiose”.

Consiglio dunque di soffermarsi su queste pagine finali che completano la fase creativa del racconto. Pagine che ci servono a conoscere meglio la sensibilità dell'autrice.

E, per noi italiani, diviene importante scoprire l'amore e la conoscenza per la nostra cultura che emerge dalle sue pagine e dai post scriptum per le edizioni italiane di Feltrinelli.

sabato 9 ottobre 2010

DIARIO DI SCUOLA: manifestazione degli studenti a Torino l'8-10-2010

Diario di scuola dell'8-10-2010

MANIFESTAZIONE DEGLI STUDENTI A TORINO


Da Piazza Arbarello alla Facoltà di Lettere ben 30.000 studenti delle Superiori e dell'Università, più precari, insegnanti, ricercatori, hanno sfilato in corteo per protestare contro i tagli della riforma Gelmini.
Bellissimo corteo variegato. Finalmente i giovani si rendono conto che questi tagli alla Scuola e all'Università italiana sono eccessivi e sviliscono la scuola italiana.
Che dire: BRAVI BRAVI BRAVI
Mentre invece una tirata d'orecchi (su FB ho usato un linguaggio più fiorito!) a quegli autonomi dei centri sociali che hanno creato qualche problemino alla fine: non è questo il modo per affrontare i problemi, create solo casini inutili o peggio dannosi.
Per la cronaca: il corteo non è potuto scendere per tutta Via Po, perché in Piazza Vittorio è allestito il palco per la festa del Pdl, ed è stato deviato in Via Rossini. A sbarrare Via Po c'era la Polizia. Gli autonomi, che si trovavano alla fine del corteo, hanno sfidato le forze dell'ordine e c'è stato un lancio di fumogeni. Per fortuna nessun danno.

Per chi può accedere a FB ho messo un album di foto:
http://www.facebook.com/profile.php?id=1621660305#!/album.php?aid=72893&id=1621660305&fbid=1512716550822

lunedì 4 ottobre 2010

Fra le braccia di Cibele (3)

Fra le braccia di Cibele (3)

Ho bisogno di verde. E' una delle mie esigenze principali, fondamentali, esistenziali. Il bisogno di verde è per me terapeutico tanto quanto il bisogno del mare.Amo Torino anche perchè mi offre tanti spazi di verde: il verde della collina, dei suoi grandi corsi, dei giardini pubblici, delle aiuole spartitraffico.

A casa devo avere sempre un angolo verde. Nei momenti di stanchezza, di depressione, di tristezza, rivolgo la poltrona verso le mie piante e ne ricevo conforto.

Nella scala condominiale dove abito il mio balcone è l'unico ad avere piante. Guai se non ci fossero: la loro vista mi dà serenità ed energia. Ho sempre pensato che le piante dessero, ci regalassero energia; ma ho scoperto, con il tempo, che siamo anche noi a darne a loro in un mutuo scambio.

Arrivo dall'innaffiatura serale in questo settembre che ci sta regalando stupende giornate ancora estive. Le piante avevano sete e hanno gradito l'acqua. Avete mai notato come, succhiando l'acqua dal terreno, vibrino? E' come se ci comunicassero il loro stato di benessere.Fra le piante che ho sul balcone le portulacche e le begonie sono quelle che danno più soddisfazioni anche alla vista. Piante forti, carnose, generose di fiori, elargiscono boccioli a profusione per tutto il corso dell'estate. Sono piante che sopportano bene l'aria acida e avvelenata della città.Ma, fra i vasi, ce n'è uno di portulacca che quest'anno a sofferto i due mesi di mia lontananza. Foglie raggrinzite, muffa, mancanza di fiori. Forse è stato trascurato un po' perchè occupava un angolo appartato sul balcone o forse perchè non riceveva abbastanza sole come necessita. L'altro giorno l'ho cambiato di posto ma niente, non ha minimamente tentato di riprendersi. Stasera mentre lo innaffiavo ho sentito l'esigenza di passargli le mani sopra, sfiorarlo con tutto il palmo aperto, accarezzarlo a lungo. So che sarà difficile credermi ma la portulacca ha reagito: le foglioline hanno ripreso vigore e alcuni bocciolini si sono spalancati anche se non c'era più il sole. E' di colpo rinvigorita.

Bastava una carezza? O c'è stato uno scambio di energia? Reciproco, però, perchè io facendo questa esperienza positiva ne ho provato piacere, sollievo.

Le piante ci regalano momenti magici. A Sadali questa estate, mentre Mario Brai suonava il suo violino elettrico, le belledinotte del cortile della Casa Podda si sono aperte. Certo era l'ora del crepuscolo. L'avrebbero fatto comunque. Ma l'atmosfera che musica e natura hanno creato è stato un bel connubio. Magico.

Torino, 13 settembre 2010



sabato 2 ottobre 2010

E IO STROPICCERO' GLI OCCHI

E IO STROPICCERO' GLI OCCHI

E io laverò e stenderò e stirerò panni.

E dalle tasche toglierò foglietti di ricordi.

E vorrò vedere il mio mondo interiore pulito e

cangiante come questi panni,

con l'anima da bambina che ancora si stupisce

osservando questo candore.

E io vedrò con gli occhi del cuore

i panni sventolare agitati

dal vento di scirocco che arriva dal mare,

abbaglianti di un bianco accecante,

e stropicciare gli occhi per distinguerne i contorni,

e annusare l'aria che sa dell'ultimo elicriso,

e stropicciare gli occhi per risvegliarmi dal sogno.

P.D. (2010)

giovedì 30 settembre 2010

MOSTRA A TORINO SU HIERAPOLIS DI FRIGIA E PRESENTAZIONE DEL ROMANZO "RUBIA"

























PER CHI AMA L'ARCHEOLOGIA, LA STORIA ANTICA E I ROMANZI STORICI CON UN PIZZICO DI ROMANTICISMO....

MOSTRA SU HIERAPOLIS DI FRIGIA E PRESENTAZIONE DEL ROMANZO "RUBIA"

La REBUM ART e l'ASSOCIAZIONE AMICI DI HIERAPOLIS vi invitano il 16 ottobre alle ore 15 (inaugurazione mostra) e alle ore 17 (Presentazione del romanzo Rubia di Pia Deidda) nella Biblioteca Civica "P. Levi" di Via Leoncavallo (parallela Via Bologna) a Torino.

http://www.torinocultura.it/portal/page?_pageid=67%2C1667717&_dad=portal&_schema=PORTAL&idLuogo=4336%EF%BB%BF

http://www.torinocultura.it/portal/page?_pageid=67%2C1667722&_dad=portal&_schema=PORTAL&idCanale=4&tutti=1

www.rebumart.itwww.clubhierapolis.it

http://www.clubhierapolis.it/pubblicazioni.html

martedì 28 settembre 2010

Impalcatura

Impalcatura


Una impalcatura che viene smontata.

Lentamente e celermente, contemporaneamente.

Avete mai ascoltato i rumori di una impalcatura mentre viene smontata?

Risuonano suoni sommessi e dimessi a tratti più acuti e squillanti.

Suoni che ritornano ovattati come a creare una stasi che anticipa una fine.

Bulloni svitati, tubi di ferro divelti, assi di legno spostate.

Gli operai lavorano in silenzio, operosi, celeri, attenti.

Il suono è solo di legno e di ferro. Breve, intermittente rumore.

Una impalcatura che viene smontata segna sempre una fine.

Il suono dell'impalcatura dimessa segna il silenzio della sua imminente fine.

L'impalcatura è un'opera fittizia, dura l'arco del suo uso, della sua funzione.

Opera effimera per opere durature.

Quando l'opera è finita finisce il suo ruolo.

Forse servirà in altro luogo, in altro posto, in altra opera.

Non certo più integra perchè ha dato una parte di sè.

Io mi soffermo sempre ad ascoltare il lamento dell'impalcatura dimessa.

Mi attira, mi attrae, mi affascina.

Io, forse un po' impalcatura, nella mia esistenza.



Pia Deidda, Settembre 2010

venerdì 24 settembre 2010

"Vorrei guardare" poesia di Pia Deidda


VORREI GUARDARE





Vorrei guardare

attraverso vetri spruzzati di salsedine

nervose onde invernali

ma questa finestra rimanda

ricordi, accecanti bagliori

di una calda estate isolana.


Pia Deidda (2010)

giovedì 23 settembre 2010

Fra le braccia di Cibele (2)

Fra le braccia di Cibele (2)

Gli animali e le piante possono stabilire una relazione "affettiva"? Qualcuno lo crede. Io fino a poco tempo fa ero scettica, fino a quando il mio bello e lussureggiante Ficus Benjamin seccò di colpo. Credetimi: nemmeno una foglia verde. Un mattino lo trovai completamente secco. Da qualche giorno era morta la mia gatta Cristallina.Cristallina aveva 20 anni e il Ficus 18.Cristallina lo aveva torturato per ben 18 anni: non gli dava mai la possibilità di sfoggiare le belle foglioline verdi e tenere che crescevano basse. Ma quale amore non è, anche un po' solo, tormentato?

pollicegreen.com