mercoledì 28 aprile 2010

La sindone per me


Stamattina vado con mio marito a vedere la sindone. Non è la prima volta che la vedo ma è già la terza occasione da quando sono a Torino.Per me, recarmi oggi al Duomo, non è atto di fede. Come credente l'autenticità o meno di quel telo non cambia niente al mio credo.Però, come sarebbe bello se fosse LUI!

Torino 28 Aprile 2010

Siamo in tanti in questa lunga coda a serpentina che si snoda da due ore. Siamo venuti da vicino e da lontano. Siamo vecchi adulti giovani bambini eterosessuali omossessuali transessuali abili disabili sani malati credenti atei agnostici cattolici ortodossi protestanti ricchi poveri benpensanti malpensanti peccatori santi borghesi proletari onesti disonesti golosi bulimici anoressici accidiosi attivi lussuriosi vanitosi semplici timidi irosi calmi nervosi nevrotici superbi modesti avari generosi invidiosi pacifisti guerrafondi razzisti permissivisti assassini ladri usurai bestemmiatori punk emo dark eleganti disordinati sporchi puliti drogati alternativi silenziosi chiacchieroni sbruffoni. Siamo qui con i nostri errori, i nostri peccati, le nostre mancanze, le nostre incomprensioni, le nostre debolezze, le nostre incongruenze, le nostre incoerenze.
Siamo qui con la nostra umanità.
Siamo in tanti in questa strada che sotto l'afa di mezzogiorno sta diventando calvario. Siamo venuti a vedere l'Uomo della sindone. Uomo piagato e martoriato che diventa icona della sofferenza. Umana icona della nostra sofferenza. "Davanti a quel telo di lino...medita anche per me sulle sofferenze dell'uomo" mi ha detto stamattina un caro amico. E ancora, un altro mi dice: " Pur essendo non credente, sono rimasto sempre affascinato da quel volto, le sofferenze dell'uomo personificate su un telo di lino, come se tutto il dolore dell'umanità si fosse condensato nelle trame di quel tessuto". E un'amica di rimando risponde: "E' questo il fascino, il mistero e la verità, la forza e la dolcezza del volto impresso in quel telo. Quel viso così intenso, così sofferente, così carico di umanità e di severa compostezza, di sfinimento e di dolore e di dolcezza è tutti noi, con addosso il carico dei dolori, delle sofferenze e degli errori (il carico più pesante in assoluto) di tutta l'umanità... Non può non essere LUI..".

Io cammino insieme a questa folla e mi sento parte di questa umanità che va alla ricerca. Perchè ad un certo punto mi commuovo - non guardando il telo ma questa varia umanità di cui faccio parte - e mi viene un groppo alla gola?

domenica 25 aprile 2010

E su L'ultima jana di Pia Deidda si continua a dire...

Carla dice:
Il lungo racconto sulle janas mi è rimasto impresso nella memoria come se avessi non letto uno scritto, piuttosto come se avessi contemplato diversi quadri. C'è in esso, infatti, a mio modesto parere, una sviluppata dimensione forse potrei dire pittorica. Tra l'altro mi viene in mente che potrebbe essere facilmente sceneggiato per un lavoro video appunto per le sue qualità peculiari. Sarà che l'autrice per mia diretta conoscenza è insegnante di storia dell'arte. L'autrice prende contatto con emozioni forti ed è capace di trasmettercele come se le venisse oltrettutto spontaneo!Racconto pulito, non volgare, poeticissimo, da raccomandare a grandi e piccini. Racconto tracolmo di valori: solidarietà, amore umano,amore per l'ambiente, rispetto per le tradizioni.... Cicytella non la si scorda facilmente, pur avendo molteplici sfaccettature come personaggio. Buona lettura a tutti!!!

Gian Luigi Cotza dice:
Una splendida favola ambientata in una Sardegna d'altri tempi: quasi impossibile non farsi trasportare dalle vicende di Cicytella.
Fantasia, leggenda, magia, amore...Sardità: un' irresistibile alchimia che mi ha inebriato sin dalle prime pagine. Complimenti sinceri all'autrice.

Beatrice Spano dice:
Ho avuto l'onore di presentare il libro L'ultima Jana , insieme alla presidente del circolo sardo "Domo Nosta" di Cesano Boscone.C'erano presenti circa ottanta persone, e devo dire che Cycitella e le "dolci" sorelline hanno riscosso un gran successo.
A me personalmente è piaciuta molto la parte dove l'autrice descrive i paesaggi ogliastrini in modo tale da sentirne quasi il profumo della rigogliosa vegetazione e il rumore dello sbattere delle onde del mare.
Per chi ama la cucina sarda le Janas ne sanno una piu' del diavolo. Di nuovo complimenti Pia!!

Lucina continua a dire:
Ho letto il libro un po' di volte e mi commuove tanto Elia per la sua gentilezza ,educazione ,rispetto e la pazienza !
Lontano dalla mia terra mi aiuta a superare ,dopo tanti anni ,la nostalgia ,riportandomi a ricordare i profumi della flora e i dolci !!!!
Ancora complimenti Pia e grazie !!!!

Antonio Sale continua a dire:
L’ultima jana, un libro affascinate. Una storia.
Una fiaba da leggere grandi e piccini.
Cicytella ed Elias, le sorelle con loro ricette di dolci e pranzi prelibati. Un libro che dovrebbe essere in tutte le case.
Un libro da regalare alla moglie, alla sorella, all’amica, ha i nipotini.
Leggendo questo libro ho volato leggero come un bambino.
fra i paesaggi fiabeschi - reali raccontati con delicata maestria.

Adele Pilia dice:
Con questo libro Pia ha superato se stessa.
La protagonista Cicytella, viaggia tra il mondo fatato a cui appartiene e il mondo umano che tanto la affascina.
Notevole e' la descrizione dei paesaggi,nei quali e' facile affacciarsi.
Curioso, il richiamo ad alcune tradizioni sarde,come, la preparazione del pane, di dolci, di alcuni rimedi medicamentosi.
Il tutto,con una armonia e delicatezza incredibili.

Nicoletta Vinciguerra ha detto:
Mi sento privilegiata per essere stata una delle prime persone a leggere ed apprezzare il libro "L'ultima iana", e per aver avuto spesso occasione di discuterne vari aspetti con la stessa autrice.
Cara Pia Deidda, grazie per la bella e avvincente fiaba che ci hai regalato.
Per il valore dei ricordi legati alla nostra storia, alle nostre tradizioni e modi di vita.
Per aver evocato, facendoli rivivere attraverso i personaggi del racconto, i misteri e le antiche credenze e superstizioni che appartengono alla nostra cultura e al nostro pensiero.
Per aver dato forma e vita al personaggio di Cycitella, che sa volare al di sopra delle miserie umane, ma sa anche amare e soffrire come qualsiasi essere umano.
E che non ha paura di toccare il dolore con le mani.
E non ha paura di pagare il salatissimo costo dovuto alla possibilità di una metamorfosi, del cambiamento, della crescita.
Mi ci posso identificare come donna. Come tutte le donne.
E posso anche scorgervi la metafora di un percorso di dolorosa, ma feconda crescita: lo svolgersi della storia dei nostri luoghi e delle nostre genti attraverso i contatti con luoghi, genti e culture differenti.
Il nostro mare non è un recinto, ma una prospettiva di conoscenza, aperta all'esterno e al diverso.
Infine, grazie per averci ricordato che, in qualunque tempo e luogo, rimane pur sempre l'amore la nostra più grande forza e risorsa, inesauribile e universale.

Paolo continua a dire:
Carissima Pia;
poco più di un anno fa ho letto il Tuo capolavoro "L'ultima Jana" e subito dopo Ti ho scritto l'e-mail con la quale mi sono complimentato con Te. Ancora oggi mi vengono in mente quei paesaggi da Te descritti che ne sento i profumi, ne percepisco la bellezza e la freschezza sulla pelle del mio corpo. Ancora oggi sfamo il mio appettito con le leccornie (immaginarie nella mia mente) preparate dalle tre piccole Janas. Tu hai fatto in modo che i lettori del Tuo romanzo vivano nel Tuo romanzo, e hai dato modo a chiunque di conoscere quell'entroterra sardo ricco di magia, mistero, fascino e sopratutto Amore. Grazie a Cycitella ed Elias, grazie alla Tua straordinaria capacità di rendere vivo nel cuore di ognuno questa bellissima storia di Amore, un Amore Universale, che va dall'Amore per la Natura, per la Madre Terra in ogni Sua infinita forma, all'Amore incondizionato di due amanti che per questo Amore sono disposti a qualsiasi cosa ... Grazie a tutto questo è nata una Amicizia ricca di ciò che l'Amore Fraterno unisce e mai può essere dissolto. Grazie Pia, Amica e Sorella del mio animo.

Rosy continua a dire:
Un libro dove vivi la Sardegna in tutte le sue meraviglie, colore, fascino, della nostra terra sono racchiusi nell'Ultima jana, ma non siate cosi certi che sia l'Ultima.

Marinella continua a dire:
una deliziosa jana che, curiosa e caparbia, sfugge alle regole e svolazza nel mondo incantato della sua terra:la Sardegna!
Con lei viviamo i profumi e i sapori, vibriamo della sua passione per la vita. Ci tuffiamo nell'amore e sfioriamo un delicato eros!
..non potete saperlo..ma sto parlando ..di Pia!

Pierluigi Montalbano ha detto:
Grazie Pia, ci hai regalato nuove emozioni.

Roberto continua a dire:
Due cose mi hanno colpito dell'ultima jana, la storia leggera e coinvolgente, la scrittrice : Pia, persona speciale con il cuore colmo dell'amore verso la terra in cui è nata.

lunedì 19 aprile 2010

Nicoletta Vinciguerra, “Le stazioni del vento”


Ho letto il romanzo di Nicoletta Vinciguerra, “Le stazioni del vento”, Kimerik, 2010, pagg.167.

Non è facile leggere un romanzo e commentarlo quando si conosce molto bene l'autrice (Nicoletta Vinciguerra è uno pseudonimo di una mia amica) e, soprattutto, quando la storia è narrata in prima persona e segue il filo di un dialogo interiore. La protagonista Vittoria parla di stessa – penso che il perno sia il cap.2 dove si leggono tutti gli interrogativi che come donna Vittoria si pone – e del suo travagliato rapporto d'intenso amore con e per Cristiano. Via via si dispiega la storia fra le pagine e più si comprende il travaglio interiore di Vittoria: un rapporto intenso ma non chiaro fin dall'origine che porta come conseguenza il dolore sentimentale e l'incomprensione, un rapporto dove per Vittoria la forte differenza di età costituisce più un ostacolo sociale e mentale che affettivo, un bambino concepito e mai nato, la grave malattia che la conduce a rivedere il senso della sua vita, la riscoperta di un nuovo amore nato inizialmente come riempitivo sentimentale e divenuto poi così importante da far compiere una svolta decisiva alla protagonista. Si può parlare, così intensamente, ancora oggi d'amore? Certo, lo dico io. Ma è anche la risposta che leggo fra le righe. Anzi, nulla toglie alla freschezza delle emozioni e alla confusione sensuale e sentimentale che genera un rapporto nel cuore di una quarantenne. Vittoria, come tutte le donne, ha bisogno d'amore e d'amare, deve solo trovare il bandolo della matassa che spesso è molto intricata: carriera, figli, divorzio, malattia, possono distogliere la donna da se stessa e dall'amor proprio.

Seguendo il pensiero di Vittoria scopriamo una donna colta e attenta alla realtà sociale che la circonda, ma, come donna, desiderosa di capire i meccanismi di un'amore che l'ha letteralmente rapita.

Il romanzo - quindi d'amore - è scritto in un linguaggio sciolto e moderno. Frasi brevissime con interpunzione sostenuta, ricerca di termini ad effetto che svelano il campo culturale dell'autrice, uso di sinonimi per ribadire concetti della mente e del cuore. Riusciamo a seguire Vittoria fino alla fine senza annoiarci come quando si sente un'amica parlare delle sue vicissitudini. E speriamo, e tifiamo, fino alla fine per lei. Come per un'amica vogliamo che Vittoria trovi la felicità.





Da Emergency di Torino

Marco, Matteo e Matteo sono liberi!
Ormai lo sapete, ne hanno parlato tutti i media.
Quindi questa mail ha soltanto uno scopo: dirvi GRAZIE!
Perché è soprattutto grazie alla mobilitazione, alla solidarietà e all'affetto di tante persone come voi che Marco, Matteo e Matteo potranno presto tornare a casa.
LIBERI, INNOCENTI e PULITI, come la loro coscienza e la reputazione di Emergency.
Grazie di cuore per quello che avete fatto. Per firmato l'appello e averlo diffuso, per averci fatto sentire il vostro appoggio e la vostra vicinanza.
Le firme sul sito hanno quasi raggiunto le 400.000 (in parte sono state raccolte nelle piazze e devono ancora essere riportate sul sito)
Chi non l avesse ancora fatto, può ancora firmare su http://www.emergency.it/appello/form.php?ln=It
Il senso è comunque il sostegno a Emergency e alla necessità, se le condizioni di sicurezza ce lo consentiranno, di riaprire l'ospedale di Lash-Kargah, in una zona di guerra dove più del 40% delle vittime sono bambini
Ieri in Piazza S. Carlo a Torino centinaia di persone si sono avvicinate per chiedere, firmare, dare un contributo, offrire solidarietà.
Anche sul treno per e da Roma, sabato, in piazza, per la strada, a vedere le nostre magliette "IO STO CON EMERGENCY" molte persone si avvicinavano, chiedevano informazioni e modi per contattarci.
Di seguito, l'ultimo comunicato stampa ufficiale della Sede di Milano di Emergency sulla situazione attuale
Ancora grazie!
Euro Carello

domenica 18 aprile 2010

sabato 17 aprile 2010

L'ultima jana di Pia Deidda nelle librerie

In tanti mi chiedete in quali librerie si può trovare L'ultima jana.
Vi elenco le librerie dove ho la certezza che ci sia.

LIBRERIE IN SARDEGNA

L'ULTIMA JANA è distribuita in Sardegna da:
PromoSardegna
www.promosardegna.blogspot.com

SADALI (CA)
Il libro è in vendita principalmente al book shop delle Grotte di Sadali e al book shop dell'Eco Museo delle Acque della Barbagia, inoltre lo si può trovare alla Casa Museo.

ORROLI (CA)
Centro Servizi Nuraghe Arrubiu

CAGLIARI
Libreria Murru, V.San Benedetto 12c
Pzza Repubblica srl, Pzza Repubblica 23
La Stazione C.Lib.snc, Via Roma 24
Dettori cart.libre srl, Via Cugia 3
Il bastione, Pza Costituzione
Libreria Ilisso, Via Serbariu 50

QUARTU SANT'ELENA
Primalibri srl , Via Gorizia 95

LANUSEI
ATHENAION SNC Via Marconi,89

NUORO
"Novecento", via Manzoni


LIBRERIE IN PIEMONTE

TORINO
Libreria COOP, Piazza Castello
Libreria Fogola “Dante Alighieri”, Piazza Carlo Felice, 15
Cartolibreria Montegrappa, Corso Montegrappa ang. Via Medici

Inoltre a SASSARI, SANTA TERESA DI GALLURA e SANT'ANTIOCO mi è stato segnalato il suo "avvistamento" (!)

Il libro nel centro Italia lo distribuisce:
Libro.Co

www.libroco.it/cgi-bin/dettaglio.cgi/codiceweb=649611821891864/8895855027/L-ultima-Jana/Deidda--Pia/Tipolitografia-Fabrianese.html

Il libro può essere richiesto direttamente alla casa editrice:
Fabriano Edizioni, Via G. Ceresani, 2 - 60044 Fabriano
tel. 0732627186

Ricordo che è possibile richiederlo anche via INTERNET, molti sono i distributori che l'hanno in dotazione. Finora quello che funziona meglio come celerità di recapito è: www.libreriauniversitaria.it e www.ibs.it
Pia Deidda, L'ultima jana, Fabriano Edizioni, 2008
Euro 10
ISBN 978-88-95855-02-8

venerdì 16 aprile 2010

Lettera di Gino Strada a "La Repubblica"

Lettera di Gino Strada a "La Repubblica"
Curiamo tutti, non taceremo mai di fronte agli orrori della guerra

Caro direttore, si introducono - direttamente o con la complicità di qualcuno che vi lavora - alcune armi in un ospedale, poi si dà il via all'operazione... Truppe afgane e inglesi circondano il Centro chirurgico di Emergency a Lashkargah, poi vi entrano mitragliatori in pugno e si recano dove sanno di trovare le armi. A quanto ci risulta, nessun altro luogo viene perquisito. Si va diritti in un magazzino, non c'è neppure bisogno di controllare le centinaia di scatole sugli scaffali, le due con dentro le armi sono già pronte - ma che sorpresa! - sul pavimento in mezzo al locale. Una telecamera e il gioco è fatto.
Si arrestano tre italiani - un chirurgo, un infermiere e un logista, gli unici internazionali presenti in quel momento in ospedale - e sei afgani e li si sbatte nelle celle dei Servizi di Sicurezza, le cui violazioni dei diritti umani sono già state ben documentate da Amnesty International e Human Rights Watch.
Anche le case di Emergency vengono circondate e perquisite. Alle cinque persone presenti - tra i quali altri quattro italiani - viene vietato di uscire dalle proprie abitazioni. L'ospedale viene militarmente occupato.
Le accuse: "Preparavano un complotto per assassinare il governatore, hanno perfino ricevuto mezzo milione di dollari per compiere l'attentato". A dirlo non è un magistrato né la polizia: è semplicemente il portavoce del governatore stesso.
Neanche un demente potrebbe credere a una simile accusa: e perché mai dovrebbero farlo? La maggior parte dei razzi e delle bombe a Lashkargah hanno come obiettivo il palazzo del governatore: chi sarebbe così cretino da pagare mezzo milione di dollari per un attentato visto che ogni giorno c'è chi cerca già di compierlo gratuitamente?
Questa montatura è destinata a crollare, nonostante la complicità di pochi mediocri - che vergogna per il nostro Paese! - che cercano di tenerla in piedi con insinuazioni e calunnie, con il tentativo di screditare Emergency, il suo lavoro e il suo personale.
Perché si aggredisce, perché si dichiara guerra a un ospedale? Emergency e il suo ospedale sono accusati di curare anche i talebani, il nemico. Ma non hanno per anni sbraitato, i politici di ogni colore, che l'Italia è in Afghanistan per una missione di pace? Si possono avere nemici in missione di pace?

In ogni caso l'accusa è vera. Anzi, noi tutti di Emergency rendiamo piena confessione. Una confessione vera, questa, non come la "confessione choc" del personale di Emergency che è finita nei titoli del giornalismo nostrano.
Noi curiamo anche i talebani. Certo, e nel farlo teniamo fede ai principi etici della professione medica, e rispettiamo i trattati e le convenzioni internazionali in materia di assistenza ai feriti. Li curiamo, innanzitutto, per la nostra coscienza morale di esseri umani che si rifiutano di uccidere o di lasciar morire altri esseri umani. Curiamo i talebani come abbiamo curato e curiamo i mujaheddin, i poliziotti e i soldati afgani, gli sciiti e i sunniti, i bianchi e i neri, i maschi e le femmine. Curiamo soprattutto i civili afgani, che sono la grande maggioranza delle vittime di quella guerra.Curiamo chi ha bisogno, e crediamo che chi ha bisogno abbia il diritto ad essere curato.
Crediamo che anche il più crudele dei terroristi abbia diritti umani - quelli che gli appartengono per il solo fatto di essere nato - e che questi diritti vadano rispettati. Essere curati è un diritto fondamentale, sancito nei più importanti documenti della cultura sociale, se si vuole della "Politica", dell'ultimo secolo. E noi di Emergency lo rispettiamo. Ci dichiariamo orgogliosamente "colpevoli".
Curiamo tutti. In Afghanistan lo abbiamo fatto milioni di volte. Nell'ospedale di Lashkargah lo abbiamo fatto sessantaseimila volte. Senza chiedere, di fronte a un ferito nel pronto soccorso, "Stai con Karzai o con il mullah Omar?". Tantomeno lo abbiamo chiesto ai tantissimi bambini che abbiamo visto in questi anni colpiti da mine e bombe, da razzi e pallottole. Nel 2009 il 41 percento dei feriti ricoverati nell'ospedale di Emergency a Lashkargah aveva meno di 14 anni. Bambini. Ne abbiamo raccontato le storie e mostrato i volti, le immagini vere della guerra, la sua verità.

"Emergency fa politica", è l'altra accusa che singolarmente ci rivolgono i politici. In realtà vorrebbero solo che noi stessimo zitti, che non facessimo vedere quei volti e quei corpi martoriati. "Curateli e basta, non fate politica". Chi lo sostiene ha una idea molto rozza della politica.
No, noi ci rifiutiamo di stare zitti e di nascondere quelle immagini. Da tempo la Nato sta compiendo quella che definisce "la più importante campagna militare da decenni": la prima vittima è stata l'informazione. Sono rarissimi i giornalisti che stanno informando i cittadini del mondo su che cosa succede nella regione di Helmand. I giornalisti veri sono scomodi, come l'ospedale di Emergency, che è stato a lungo l'unico "testimone" occidentale a poter vedere "gli orrori della guerra". Non staremo zitti.

Emergency ha una idea alta della politica, la pensa come il tentativo di trovare un modo di stare insieme, di essere comunità. Di trovare un modo per convivere, pur restando tutti diversi, evitando di ucciderci a vicenda. Emergency è dentro questo tentativo. Noi crediamo che l'uso della violenza generi di per sé altra violenza, crediamo che solo cervelli gravemente insufficienti possano amare, desiderare, inneggiare alla guerra. Non crediamo alla guerra come strumento, è orribile, e mostruosamente stupido il pensare che possa funzionare. Ricordiamo "la guerra per far finire tutte le guerre" del presidente americano Wilson? Era il 1916. E come si può pensare di far finire le guerre se si continua a farle? L'ultima guerra potrà essere, semmai, una già conclusa, non una ancora in corso.
La risposta di Emergency è semplice. Abbiamo imparato da Albert Einstein che la guerra non si può abbellire, renderla meno brutale: "La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire". Nella nostra idea di politica, e nella nostra coscienza di cittadini, non c'è spazio per la guerra. La abbiamo esclusa dal nostro orizzonte mentale. Ripudiamo la guerra e ne vorremmo la abolizione, come fu abolita la schiavitù.
Utopia? No, siamo convinti che la abolizione della guerra sia un progetto politico da realizzare, e con grande urgenza. Per questo non possiamo tacere di fronte alla guerra, a qualsiasi guerra. Di proporre quel progetto, siamo colpevoli.

Ecco, vi abbiamo fornito le risposte. E adesso? Un pistoiese definì il lavoro di Emergency "ramoscello d'ulivo in bocca e peperoncino nel culo". Adesso è ora che chi "di dovere" lavori in quel modo, e tiri fuori "i nostri ragazzi". Può farlo, bene e in fretta. Glielo ricorderemo sabato pomeriggio, dalle due e mezza, in piazza Navona a Roma.

mercoledì 14 aprile 2010

Una lezione di morale

Una lezione morale in una classe prima di un professionale di Torino: un ragazzo islamico, ad un compagno di classe italiano che diceva: "Ma Gesù non ha fatto un cazzo!", ha così risposto: "Ma cosa dici? Gesù ha fatto tante cose buone!".

lunedì 12 aprile 2010

VERGOGNATI ITALIA!

da: Altroquotidiano

http://www.altroquotidiano.it/?p=35168

Muore piccola nigeriana, non aveva la tessera sanitaria
12 aprile 2010

Una bimba di 13 mesi è morta al Pronto Soccorso dell’ospedale “Uboldo” di Cernusco sul Naviglio perché il padre, un nigeriano, non aveva potuto rinnovare la tessera sanitaria. Questo avrebbe causato ritardi fatali nelle cure alla piccola. La tragedia sarebbe avvenuta la notte del 3 marzo. I genitori della piccola hanno presentato denuncia per omicidio colposo a carico dei medici dell’ospedale. Tommy Odiase, il padre della piccola deceduta, aveva da poco perso il lavoro e dunque non gli era stato possibile rinnovare la sua tessera sanitaria. Questo avrebbe spinto i medici dell’Uboldo a rifiutarsi di curare la bambina fino all’intervento dei carabinieri sollecitato proprio dall’uomo. I genitori della piccola ritengono che “se lei fosse stata italiana questo non sarebbe successo”. A Carugate, nell’hinterland milanese, c’è stata anche una manifestazione a sostegno della famiglia.

Giuramento di Ippocrate

Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza…...

VERGOGNA ITALIA

domenica 11 aprile 2010

Emergency: gravità della situazione in Afghanistan


Data la gravità di quanto è successo oggi e l'incredibile disinformazione di radio e giornali, ci permettiamo di inviare a tutte le persone con cui siamo in qualche modo in contatto un aggiornamento sulle notizie ed il comunicato ufficiale di Emergency.
Da settimane Emergency è rimasta da sola a denunciare quante vittime civili stanno facendo le operazioni militari in corso. Lo fa nell'unico modo che conosce: si prende cura dei feriti che riescono ad arrivare nei suoi ospedali e cerca di raccontare le loro storie:

sabato 3 aprile 2010

IMMAGINA SARDEGNA



http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=88686