lunedì 19 aprile 2010

Nicoletta Vinciguerra, “Le stazioni del vento”


Ho letto il romanzo di Nicoletta Vinciguerra, “Le stazioni del vento”, Kimerik, 2010, pagg.167.

Non è facile leggere un romanzo e commentarlo quando si conosce molto bene l'autrice (Nicoletta Vinciguerra è uno pseudonimo di una mia amica) e, soprattutto, quando la storia è narrata in prima persona e segue il filo di un dialogo interiore. La protagonista Vittoria parla di stessa – penso che il perno sia il cap.2 dove si leggono tutti gli interrogativi che come donna Vittoria si pone – e del suo travagliato rapporto d'intenso amore con e per Cristiano. Via via si dispiega la storia fra le pagine e più si comprende il travaglio interiore di Vittoria: un rapporto intenso ma non chiaro fin dall'origine che porta come conseguenza il dolore sentimentale e l'incomprensione, un rapporto dove per Vittoria la forte differenza di età costituisce più un ostacolo sociale e mentale che affettivo, un bambino concepito e mai nato, la grave malattia che la conduce a rivedere il senso della sua vita, la riscoperta di un nuovo amore nato inizialmente come riempitivo sentimentale e divenuto poi così importante da far compiere una svolta decisiva alla protagonista. Si può parlare, così intensamente, ancora oggi d'amore? Certo, lo dico io. Ma è anche la risposta che leggo fra le righe. Anzi, nulla toglie alla freschezza delle emozioni e alla confusione sensuale e sentimentale che genera un rapporto nel cuore di una quarantenne. Vittoria, come tutte le donne, ha bisogno d'amore e d'amare, deve solo trovare il bandolo della matassa che spesso è molto intricata: carriera, figli, divorzio, malattia, possono distogliere la donna da se stessa e dall'amor proprio.

Seguendo il pensiero di Vittoria scopriamo una donna colta e attenta alla realtà sociale che la circonda, ma, come donna, desiderosa di capire i meccanismi di un'amore che l'ha letteralmente rapita.

Il romanzo - quindi d'amore - è scritto in un linguaggio sciolto e moderno. Frasi brevissime con interpunzione sostenuta, ricerca di termini ad effetto che svelano il campo culturale dell'autrice, uso di sinonimi per ribadire concetti della mente e del cuore. Riusciamo a seguire Vittoria fino alla fine senza annoiarci come quando si sente un'amica parlare delle sue vicissitudini. E speriamo, e tifiamo, fino alla fine per lei. Come per un'amica vogliamo che Vittoria trovi la felicità.





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