domenica 28 marzo 2010

Presentazione de L'ultima jana nella Biblioteca Civica P.Levi di Torino

foto Patrizia Torchio

Torino, 27 Marzo 2010

Ringrazio l'Associazione REBUM ART e la Biblioteca Civica "Primo Levi" di Torino, ma soprattutto Cristina Pelissero per la splendida presentazione e Greta Fornari per le letture.

In sala più di una quarantina di persone. Negli stessi locali si è inaugurata la mostra IMMAGINA SARDEGNA.

venerdì 26 marzo 2010

PRETE PEDOFILO: per amore della Verità

Oggi ho letto sui giornaletti di facile e gratuita informazione come CITY e METRO una notizia di cui si parla da giorni sulle testate nazionali: il problema di quel prete accusato di pedofilia in America negli anni Settanta.
Per amore di Verità dell'informazione vi invito a leggere questo brano preso dalla bacheca FB del mio amico e collega Ciro Barra (volendo potete andare nel sito giornaliero dell'Avvenire di oggi):

La lobby laicista contro il Papa. La grande bufala del "New York Times": Secondo il quotidiano nel 1996 i cardinali Ratzinger e Bertone avrebbero insabbiato il caso, segnalato alla Congregazione per la Dottrina della Fede dalla Arcidiocesi di Milwaukee, relativo a un pr...ete pedofilo, don Lawrence Murphy.I fatti sono un po’ diversi. Intorno al 1975 don Murphy fu accusato di abusi particolarmente gravi e sgradevoli in un collegio per minorenni sordi. Il caso fu tempestivamente denunciato alle autorità civili, che non trovarono prove sufficienti per procedere contro don Murphy. La Chiesa, nella fattispecie più severa dello Stato, continuò tuttavia con persistenza a indagare su don Murphy e, giacché sospettava che fosse colpevole, a limitare in diversi modi il suo esercizio del ministero, nonostante la denuncia contro di lui fosse stata archiviata dalla magistratura inquirente. Vent’anni dopo i fatti, nel 1995 – in un clima di forti polemiche sui casi dei “preti pedofili” – l’Arcidiocesi di Milwaukee ritenne opportuno segnalare il caso alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La segnalazione era relativa a violazioni della disciplina della confessione, materia di competenza della Congregazione, e non aveva nulla a che fare con l’indagine civile, che si era svolta e si era conclusa vent’anni prima. Si deve anche notare che nei vent’anni precedenti al 1995 non vi era stato alcun fatto nuovo, o nuova accusa nei confronti di don Murphy. I fatti di cui si discuteva erano ancora quelli del 1975. L’arcidiocesi segnalò pure a Roma che don Murphy era moribondo. La Congregazione per la Dottrina della Fede certamente non pubblicò documenti e dichiarazioni a vent’anni dai fatti ma raccomandò che si continuassero a restringere le attività pastorali di don Murphy e che gli si chiedesse di ammettere pubblicamente le sue responsabilità. Quattro mesi dopo l’intervento romano don Murphy morì. Questo nuovo esempio di giornalismo spazzatura conferma come funzionano i “panici morali”. Per infangare la persona del Santo Padre si rivanga un episodio di trentacinque anni fa, noto e discusso dalla stampa locale già a metà degli anni 1970, la cui gestione – per quanto di sua competenza, e un quarto di secolo dopo i fatti – da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede fu peraltro canonicamente e moralmente impeccabile, e molto più severa di quella delle autorità statali americane. Di quante di queste “scoperte” abbiamo ancora bisogno per renderci conto che l’attacco al Papa non ha nulla a che fare con la difesa delle vittime dei casi di pedofilia – certamente gravi, inaccettabili e criminali come Benedetto XVI ha ricordato con santa severità – e mira a screditare un Pontefice e una Chiesa che danno fastidio alle lobby per la loro efficace azione in difesa della vita e della famiglia?

giovedì 11 marzo 2010

Molti dei miei allievi mi hanno chiesto perchè sciopero...

Molti dei miei allievi mi hanno chiesto perchè sciopero...

Venerdì 12 Marzo sciopero perchè....
NON MI PIACE QUESTA RIFORMA CHE HA TAGLIATO TROPPE ORE D'INSEGNAMENTO E QUINDI TROPPI POSTI DI LAVORO.
NON MI PIACE QUESTA RIFORMA CHE NON DA' STABILITA' AD UN LAVORO PRECARIALE MA ANZI DOVE IL PROFESSORE PRECARIO E' SEMPRE DI PIU' SFRUTTATO (SE RIESCE A PRENDERE LA SUA CATTEDRA A TERMINE).
NON MI PIACE QUESTA RIFORMA PERCHE' HA TOLTO DIGNITA' ALL'ISTRUZIONE DELLE SCUOLE PROFESSIONALI.
NON MI PIACE QUESTA SCUOLA CHE HA TAGLIATO LA STORIA DELL'ARTE DAI PROFESSIONALI E DAGLI ISTITUTI TECNICI.
NON MI PIACE QUESTA RIFORMA CHE HA TAGLIATO .....


Venerdì 5 marzo,nei locali dell'Itis Avogadro di Torino,si è tenuta un'affollata assemblea di insegnanti e personale della scuola convocata da un consistente gruppo di Rappresentanze sindacali unitarie.

Questo primo incontro è stato finalizzato ad individuare il senso dei provvedimenti che hanno colpito la scuola pubblica in questi ultimi due anni.

Le relazioni iniziali si sono soffermate ad analizzare, nello specifico, le trasformazioni in ambito liceale, professionale e tecnico. Il quadro che emerge è quello di una generale riduzione dell'offerta formativa e di una oggettiva dequalificazione della formazione secondaria superiore, dovuta all'aumento del numero degli studenti per classe e ai drastici tagli delle risorse finanziarie peraltro già notevolmente al di sotto della media dell'Unione Europea. La formazione tecnica e professionale risulta il settore maggiormente disarticolato in termini di riduzione dell'orario settimanale e delle discipline di insegnamento, di apertura agli appetiti del settore privato, di intervento di enti esterni nelle decisioni che riguardano gli orientamenti formativi delle singole scuole.

Un altro livello di analisi ha indagato l'introduzione della gerarchizzazione nella Pubblica amministrazione prevista dal dispositivo Brunetta e fondata su di una fumosa "ideologia meritocratica" con non meglio identificati criteri premiali. Quel che è certo è che il risultato sarà la frammentazione e la competizione all'interno di una funzione, quella formativa, che richiede un ambiente formativo di tipo cooperativo per potersi esprimere al meglio. A livello occupazionale, per il prossimo anno scolastico, e' prevista una riduzione di 50.000 unità del personale docente e non, una cifra superiore alle previsioni.

L'intervento degli studenti ha contribuito ad aprire il confronto sui livelli operativi, sulla definizione di un percorso che renda possibile individuare una direzione che possa trasformare il forte disagio che vivono tutte le componenti della scuola in opposizione attiva.

L'assemblea autoconvocata, unica istanza organizzata del personale della scuola a Torino, ha deciso la partecipazione alla manifestazione in occasione dello sciopero del 12 marzo, con appuntamento alle ore 9 in Piazza Arbarello.

La discussione proseguirà in una prossima assemblea degli autoconvocati della scuola che è prevista per venerdì 19 marzo sempre nei locali dell'Itis Avogadro alle ore 16.

lunedì 8 marzo 2010

L'ultima jana a Cesano Boscone


Ieri ho parlato della mia jana al Circolo sardo Domo Nostra di Cesano Boscone.
Ringrazio gli organizzatori e in particolare la presidente Marinella Panceri e la signora Beatrice Spano.

giovedì 4 marzo 2010

L'ULTIMA JANA e la mostra fotografica IMMAGINA SARDEGNA


IMMAGINA SARDEGNA
Mostra Fotografica

Se amate la Sardegna e volete vivere ricordi indimenticabili, be’, allora non vi resta che visitare la mostra fotografica IMMAGINA SARDEGNA.

Sicuramente troverete fotografie molto interessanti.

Le immagini dell’esposizione opere di fotografi che nell’Isola hanno le loro radici, ci fanno ammirare luoghi, tradizioni , cultura e chi osserva è chiamato a preservare e a custodire, ma soprattutto a condividere con questa terra che è il luogo dell’ospitalità, dove ospite è chiunque e chiunque è ospite.

Per chi è sardo e vive lontano, per chi è turista, per chi si sente adottato da questa meravigliosa isola , la mostra fotografica IMMAGINA SARDEGNA è l’occasione per condividere il paesaggio mediterraneo della Sardegna, terra arcaica, impervia, dolce ma segreta e sfuggente, aperta e accogliente, dove ancora impera l’ordine naturale con i suoi colori e la sua forza primitiva.

Cosa aspettate?Venite ad ammirare questa bellissima isola perla del Mediterraneo!

Alessandro REGGE

“IMMAGINA SARDEGNA”
La Sardegna vista attraverso l'obiettivo fotografico di

TIZIANA ATZORI

ANDREA BELLIZZI

LORENZO BELLU

ROBERTA CAMBA

FABIO CORONA

LAURA CONTU

RENATO D'ASCANIO

FEDERICO DEIDDA

GRETA FORNARI

VALENTINA GERVASIO

ALDO GUISO

ROBERTO LOCCI

GIANLUIGI ORTU

GIOVANNI PAULIS

ALESSANDRO SPIGA

GIORGIO SPIGA

Esposizione del plastico tridimensionale di
NURAGHE ARRUBIU Comune di Orroli ( NU ) Opera di GIAN MARIO REGGE

dal 27 Marzo – 24 Aprile 2010
Biblioteca Civica "PRIMO LEVI"
Via Leoncavallo 17, Torino

Inaugurazione 27 Marzo, ore 15.00
con la discussione intorno al libro

"L'ultima jana "di Pia Deidda

COL PATROCINIO :

CITTA’ DI TORINO REGIONE PIEMONTE
REGIONE AUTONOMA SARDEGNA
ASSOCIAZIONE SARDI A TORINO
CIRCOLO QUATTRO MORI - ASSOCIAZIONE SARDI RIVOLI

Curatori della mostra : Alessandro REGGE – Patrizia TORCHIO
Organizza REBUM ART

www.rebumart.it

mercoledì 3 marzo 2010

Cosa dite de L'ultima jana

E continuate a dire della mia jana.....

Rosy A. di Lanusei mi scrive:
Ieri finalmente e' arrivato il tuo libro nella libreria sotto casa, il tempo di fare le scale e ho cominciato a leggerlo; che magia, dalla prima pagina sono stata trascinata in un'altra dimensione, che bello, brava Pia, un insieme di emozioni, di colori, di profumi mi ha travolto, ma sei sicura che Cicytella sia l'ultima jana!
Dalle prime pagine ho deciso di fare dei disegni su questa meravigliosa storia, non vedo l'ora di prendere i colori in mano e di lasciarmi portare nella dimensione "jana", grazie per aver risvegliato la mia parte magica, non ho le ali come Cicytella ma ti garantisco che il tuo libro mi fa volare e libera solo magia.
Sono felice che tu abbia scritto e spero scriverai ancora sulle fatine un po' streghe della nostra terra ,io immagino una lunga storia su loro scritta da te "magica jana madre "

lunedì 1 marzo 2010

Le tracce di micenei e fenici oltre il mito dell'isola di Sardò

Notizia tratta da: L'Unione Sarda di Sabato 27 febbraio 2010
Cultura

Libro.

L'archeologo Paolo Bernardini rilegge le vicende tra le età del Bronzo e del Ferro

Le tracce di micenei e fenici oltre il mito dell'isola di Sardò

Gli scavi restituiscono l'immagine di una terra dove si confondono più civiltà


Vedi le foto Nell'antichità la Sardegna fu al centro di traffici e culture che si diffondevano per il Mediterraneo. Il mare (che non era ancora "nostrum") non fu una barriera per gli indigeni isolani. Al contrario fu come un'autostrada che inevitabilmente finiva per portare le navi sulle coste sarde. Una tappa obbligata che ebbe la stessa importanza di Creta, Cipro, delle isole egee, delle città di Turchia, Libano, Africa settentrionale. Gli antichi sardi non avevano paura del mare, così come li descrive la vecchia storiografia che li vedeva contadini e pastori costretti a prendere le armi per difendere il loro territorio dai bellicosi popoli del mare. Anzi, loro stessi furono abili navigatori e commercianti che battevano le coste della Toscana, del Lazio, della Sicilia per spingersi sino all'Egitto e alla Turchia. Furono, insomma, autentici protagonisti in quel millennio che dall'età del Rame e del Bronzo portò alla civiltà del Ferro. L'epoca che vide nascere le leggende di Ercole, dei Tespiei, di Ulisse e dei personaggi cantati da Omero, ebbe anche gli eroi sardi. Su questo non c'è dubbio. Il problema semmai è capire chi fossero quei "sardi" che accolsero le culture provenienti dal mare e trasferirono agli altri la propria civiltà e quel know how - come si dice oggi - di tecniche nella lavorazione dei preziosi metalli.
SCAVI RECENTI Una risposta soddisfacente, per quanto sommaria e tuttora incompleta, arriva dall'archeologia e dalle interpretazioni degli studiosi sulla base delle novità emerse dagli scavi negli ultimi decenni. Il risultato di questo lavoro e una nuova lettura della storia antica della Sardegna arriva da Paolo Bernardini, con il libro "Le torri, i metalli, il mare" edito da Carlo Delfino. Ex direttore del museo nazionale archeologico di Cagliari, ricercatore dell'università di Sassari specializzato nel periodo fenicio-punico, ha raccolto nelle 250 pagine del bel volume la sintesi di vent'anni di studi. Il taglio, seppure scientifico per le citazioni e la ricca documentazione, vuol essere soprattutto divulgativo nel tentativo di fare chiarezza su una materia che abbraccia il millennio tra il XV e il VI secolo avanti Cristo. Al di là del mito consolidato dalla vecchia storiografia, ricostruisce l'immagine dell'isola a partire dal 1500 sino alla colonizzazione dei cartaginesi. Esplora, cioè, le fasi più discusse e complesse che sinora hanno diviso gli studiosi sulla presenza delle diverse civiltà che si sono affacciate in Sardegna e sul ruolo degli stessi sardi. A partire dalla domanda: ma chi erano gli abitatori dei nuraghi ?
IL VIAGGIO Paolo Bernardini immagina di imbarcarsi su una nave dell'antichità e di intraprendere un viaggio lungo le rotte del Mediterraneo. «Itinerari millenari, custodi di mostri e di portenti, luoghi di insidie, di pericoli e di meraviglie, ma alla fine veicoli straordinari di incontro e di scambio culturale, di una crescita che è sempre mutamento e trasformazione», scrive Bernardini: «Dietro gli antichi e suggestivi nomei della Sardegna vive il ricordo di una storia complessa e stratificata di esplorazioni, commerci e relazioni che la ricerca archeologica inizia appena a intravvedere e che ha unito in modo profondo le diverse sponde e acque del Mediterraneo».
Nel corso di lontane e intricate vicende l'isola è Icnussa, l'orma lasciata da un dio, il cui perimetro è esplorato dai curiosi e intraprendenti fenici e greci. L'isola è Sardò, il nome della moglie di Tirreno, capostipite favoloso degli etruschi. Ma anche la terra dei Sherden, quei popoli del mare che come mercenari combatterono in Egitto a fianco ma anche contro gli stesso faraoni. Ed ancora l'isola è la terra dalle leggendarie vene d'argento, la Sardegna "argyròphleps". Quest'ultimo nome evoca scenari mediterranei occidentali dei primi secoli dell'età del Ferro, quando i fenici e i greci sono intensamente impegnati nella ricerca e nel commercio dei metalli e in particolare dell'argento.
MICENEI Bernardini mette in evidenza la forte presenza micena nell'isola, diffusa lungo le coste, ma anche nell'interno dove i commercianti greci si spinsero seguendo i corsi fluviali e i sentieri delle pianure. I principali documenti sono rappresentati dai frammenti di ceramica che consentono agli esperti, grazie all'analisi dei materiali, ai colori e allo stile, di rincondurre al luogo di provenienza. Così troviamo testimonianze a Cabras, nel golfo di Palmas, a Pula, Tertenia, Orosei e soprattutto a Sarroch dove lo scavo del nuraghe Antigori (alle spalle della Saras) ha restituito grande abbondanza di ceramica micenea. Ma anche a Monastir, Sanluri, Barumini e più all'intero a Orroli. «Tra il 1300 e il 1050 avanti Cristo lo spessore dei contatti con i naviganti di cultura micenea è molto chiaro» sostiene l'archeologo. I greci interagiscono vivacemente con le popolazioni locali. Lo studio di questi reperti rivela la profondità e l'estensione dei legami tra la Sardegna e il mondo orientale ellenico e, attraverso Cipro e Creta, i contatti con le civiltà delle attuali regioni di Turchia, Libano, Egitto, Libia e Tunisia. Dopo i micenei arrivarono i fenici. E gli etruschi del Tirreno. E dopo ancora i cartaginesi. In mezzo gli indigeni che si confrontarono, dialogarono, commerciarono, si unirono, si mischiarono. Sicuramente si combatterono. Di certo - spiega Paolo Bernardini - c'è che queste civiltà convissero in un intreccio di culture, tradizioni, attività artigianali e artistiche, come testimoniano le indagini stratigrafiche dei siti archeologici e i reperti trovati nelle tombe. La storia non va avanti a balzi e a compartimenti stagni, ma le epoche si succedono con continuità e le civiltà si confondono.
I NURAGICI «Per quanto l'origine della "società delle torri" sia ancora oggetto di accesi dibattiti, è ormai chiaro che il profilo socio-politico della Sardegna del XIV e del XIII secolo non ha niente da spartire con l'immagine convenzionale e artificiosa di comunità preistoriche prive di gerarchizzazione sociale e di controllo sui mezzi di produzione e destinate per questa loro natura di "buoni selvaggi" a divenire prede innocenti di evolute civiltà egee e orientali». Al contrario - è questo il convincimento di Bernardini - lo sviluppo delle grandi architetture e di una complessa esperienza tecnologica basata sulla lavorazione del bronzo parlano a favore di una società ben organizzata guidata da persone o gruppi leader che adottano sistemi di controllo del territorio, di gestione delle risorse e di divisione del lavoro. Sarà questa complessità e maturità della cultura autoctona ad attirare l'attenzione dei mercanti egeo-orientali.
Così l'isola assume uno spessore rilevante nell'ambito delle navigazioni micenee in Occidente, verso la Spagna e le coste francesi. Allo stesso tempo ceramiche prodotte nell'isola dagli abitanti nuragici circolano negli empori egei, in Sicilia, nelle Eolie, a Creta e Cipro. La Sardegna diventa il crocevia fondamentale del circuito tra Oriente e Occidente per la trasmissione e la lavorazione dei metalli, principale forma di commercio di quelle età all'alba della storia.
CARLO FIGARI