SE ESISTESSERO ANCORA I CANTASTORIE
di Francesco Manca
Se
esistessero ancora i cantastorie, quelli che fino a qualche secolo fa,
chitarra in braccio, raccontavano le gesta di questo o quel
personaggio, più o meno leggendario, non si farebbero certo scappare la
storia di Airam, la sacerdotessa che cantava alla Luna.
E
canterebbero di come, tanti secoli fa, un popolo venuto dal mare, forte
e potente, abbia cominciato la conquista della sua terra, ponendo
dolosamente fine a un’epoca ma non riuscendo mai a estirpare la radice
profonda di quella genìa. Racconterebbe come dal male subito sia nata
comunque una speranza e di come quella storia sarebbe stata tramandata
nei secoli, nei millenni, dal racconto della progenie di Airam, custode
del tempo come l’Antonio Setzu di “Passavamo sulla terra leggeri”.
Il
mito raccontato da Pia Deidda è questo: una lunga ballata, quasi un
racconto in versi, un poema fatto di ritmo e musica anche nelle parti
più descrittive e drammatiche. Ed è anche una canzone d’amore per la
sua terra, per la sua cultura, le sue tradizioni, la sua storia non
scritta ma spesso detta, anche se quasi sempre a voce bassa.
Terra
difficile, la Sardegna. Irraggiungibile nella sua quintessenza anche
per i suoi stessi abitanti. Terra unita, pur nelle sue ataviche
divisioni. Unica e affascinante: “quasi un continente” la definì
qualcuno che la conosceva bene. E questa terra c’è tutta nella
storia-fiaba-leggenda-mito di Pia Deidda. Vista forse con l’occhio
indulgente della figlia lontana, che quindi immagina un popolo unito e
in pace al cospetto dell’arrogante invasore romano, quando c’è chi
pensa che invece i sardi già allora così uniti non fossero. Ma chi può
dire chi ha ragione?
“E cantavamo alla Luna” è una storia al
femminile. Non poteva essere altrimenti. La Luna era una divinità
femminile, come l’acqua. E Airam è una sacerdotessa e anela una figlia
cui tramandare i propri poteri. Airam è l’incarnazione della Grande
Madre, la terra, nel cui grembo il seme dà nuova vita. Airam, donna,
simbolo di un culto di vita e di pace, si oppone a Quinto Cornelio,
uomo, condottiero delle truppe romane che stanno conquistando la
Sardegna centrale, costringendo le genti che la abitano a spingersi
sempre più in alto, sulla grande montagna d’argento. Quinto Cornelio è
il rappresentante della civiltà imperialista, che vuole conquistare il
mondo e imporre i propri dei. Ma il condottiero è anche un giovane uomo
colto e raffinato, sensibile al fascino della terra che deve
conquistare e dalla sacerdotessa che lo irretisce con il fascino dei
suoi simboli. È lui la personalità più problematica del libro: vorrebbe
fermarsi e tornare dalla sua giovane moglie a Roma, ma è un soldato e
deve portare a termine il suo compito. E sarà un compito crudele.
Ma
la violenza delle truppe romane non piegherà il popolo di Airam, così
come non riuscì mai a piegare del tutto le “civitates barbariae” della
storiografia dei vincitori. Un nucleo originario, così si racconta,
rimase libero. Di quella conquista, cominciata nel 238 e terminata
(ufficialmente) nel 111 a.C. ci rimangono preziose vestigia e
soprattutto il nucleo principale della lingua che poi conobbe un altro
determinante influsso dalla dominazione spagnola. Anche i Quattro Mori,
il simbolo della Sardegna, sono di origine spagnola, tanto che c’è chi
non li riconosce e preferisce adottare come emblema dell’Isola
l’albero sradicato degli Arborea. Ma, sembra dirci Pia con la sua
parabola, i sardi di oggi sono la somma dei sardi di ieri; e così come
per Airam ciò che è nato dal male può diventare prezioso bene, così i
sardi di oggi possono trarre frutto dal proprio passato, anche da
quello più doloroso, e costruire un futuro migliore. Ciò che non
possono e non devono mai fare è dimenticare chi erano e chi sono:
“Questo sarà il nostro compito…tramandare”.
Infine, “E cantavamo
alla Luna” è anche un atto d’amore di Pia per Lanusei, suo paese
natale, che si affaccia sullo splendido golfo dell’Ogliastra e sui cui
monti si possono ancora oggi visitare i resti del villaggio di Genna ‘e
Cili, dove sorgeva il nuraghe: il Tempio di Airam.
Ringrazio
infinitamente Francesco Manca sopratutto per avermi paragonato ad un
cantastorie! Quando, a proposito dell'altro mio romanzo L'ultima jana,
mi hanno chiesto in quale personaggio mi identificassi di più ho
sempre risposto: Elias!!!
Elias il cantastorie.
Elias
colui che canta storie di miti lontani, sardo aedo, per deliziare ma
anche per non far dimenticare la propria storia di popolo. Colui che
conserva. Ma crea anche mito.
E ringrazio tutti gli amici che in questi mesi mi hanno scritto:
Antonella Meloni (Oristano)
Leggere
il tuo libro è stato come intraprendere un viaggio in un tempo remoto,
ancestrale... Notevole il riferimento all'opera di Sergio Atzeni...
Wanda Nazari (artista)
(…)
L'ho letto tutto d'un fiato. Credo che sia il più bello di quelli che
hai scritto fin ora. Il piacere della lettura è stato grande. Originale
nel racconto, ricco di descrizioni"pure", pulite,scorrevoli, reali,
fatte di accenti lirici profondamente vissuti, di brividi e di drammi.
Airam
sei tu, Airam sono io, Airam sono tutte le donne che sapranno leggere
nella profondità del tuo pensiero. Grazie di questo bel dono! (…).
Quello che ho scritto non è sufficiente per descrivere il piacere che
ho provato nel leggerti. (…). Mi ha incantato e fatto sognare
sopratutto la teatralità, che forse, non tutti avranno colto. Si,
secondo me, è un testo che, adattato, potrebbe essere portato in teatro.
Katia Debora Melis (poetessa)
L’ultima
opera narrativa di Pia Deidda, edita dalla Zènìa Editrice di Nuoro nel
2011, già dall’immagine di copertina, opera di Elsa Molinari, presenta
forti tratti evocativi. Terzo romanzo dell’autrice, sempre più
orientata al recupero delle sue origini e delle antiche tradizioni
sarde, l’opera appare ben ideata e narrata, di piacevole e facile
lettura come, del resto, i due precedenti romanzi,
Rubia e
L’ultima jana.
La
narrazione, suddivisa in brevi capitoli, ognuno dei quali
contraddistinto da un titolo rappresentativo, procede rapida sullo
scorrere di un linguaggio generalmente medio, che alterna ampi brani
narrativo-descrittivi a dialoghi intessuti con secche battute.
Colpisce
subito il ritmo cadenzato delle iterazioni e degli iperbati di una
narrazione condotta al ritmo della musica, a passo di danza, al passo
della marcia dell’esercito invasore. Lo stile di Pia Deidda riprende
quello formulario degli antichi aedi, volutamente, posizionando il
fulcro della narrazione sul valore dell’oralità come trasmissione di
saperi ed esperienze, anche se traumatiche, e del ripetere per
ricordare.
Se al centro della produzione narrativa dell’autrice,
prima con Rubia, poi nel secondo romanzo con Cicytella e, infine, qui,
con Airam, la figura attorno a cui si dipanano le spire delle vicende è
la donna e l’universo variegato del sentire femminile, tuttavia in
E cantavamo alla luna è
la collettività che tesse le linee della storia, microstoria a
macrostoria, a cui dà senso e corpo proprio il sentimento di comunità.
Ecco che Pia Deidda, con grande sensibilità, torna indietro e
riproietta sullo sfondo della conquista romana della Sardegna quelli che
sono i sentimenti, le paure, il disorientamento dell’uomo d’oggi. Così
se Airam e le sue, le nostre genti,
volevano risposte concrete e certe sulle incommensurabili domande che la vita poneva loro senza tregua e con durezza,
altrettanto si può dire per il presente. E’ dunque quella narrata
dalla scrittrice ogliastrina una storia senza tempo, sempre in atto,
che
se i poeti canteranno i nostri figli non dimenticheranno.
Altro
aspetto della scrittura della Deidda, che affianca alla preponderante
produzione in prosa pregevoli versi, è l’attenzione ‘poetica’ per la
natura della sua terra, descritta con tratti che vanno,
alternativamente, dal realismo quasi iconico a note idilliache. A ben
considerare, infatti, proprio la natura sembra essere la vera
protagonista del libro; a lei la maggior parte dello spazio nella
dimensione descrittiva della narrazione, tanto che i personaggi che vi
si muovono dentro appaiono, credo volutamente, disegnati con tratti
generici, quasi rarefatti, specie la figura di Airam la sacerdotessa.
La
maggior ricchezza di aggettivazione, infatti, è dedicata al paesaggio,
al territorio, agli elementi naturali, animali e vegetali, e manifesta
la sovrana potenza della Natura nel mondo sardo arcaico: l’uomo, quasi
piccolo puntino sparuto, ne appare attratto e respinto, cullato dalla
terra che l’ha generato e alimentato e protetto, a volte, altre volte
quasi escluso o abbandonato. Tutta la narrazione presenta aspetti di
questa dualità, nel rapporto interno-esterno, alto e basso, cielo e
terra, materia e spirito, in una conciliazione che, specie al volgere
delle vicende verso il loro epilogo, parrebbe totalmente impossibile,
mentre si mostra naturale e necessaria.
Rosy Giorri (Torino)
Appena
lo Apri ti rendi subito conto che stai Per affrontare uno dei Viaggi
più Affascinanti che ti permettono di Tornare a casa. Una sensazione
Dolce e Dolorosa che ti appartiene da sempre mista ad attese e
conferme con Te Stessa, con il Tuo Essere Donna e Madre in Terra
Lontana !!! Un Romanzo da Leggere e Custodire gelosamente nelle
Librerie di tutte le Case, per chi volesse capire l'Essenza
Ancestrale della Nostra Isola ... Bellissimo Perdersi tra le righe....
Battistina Meloni (Roma)
Conquistata, ammaliata dal "canto alla luna" di Pia Deidda
Una sola parola per definire la sensazione di "fine lettura" AMMALIATA...
Bello davvero lo scorrere delle pagine. Il finale poi, intriso della dolcezza e della forza delle nostre donne.
Mi ricorda la sensazione di "Rubia"
Albino Agus (poeta)
Ho letto il libro
“E CANTAVAMO ALLA LUNA" e
devo dire che mi è piaciuto moltissimo. E' scritto molto bene; in
un italiano perfetto e la lettura risulta piacevolmente scorrevole. La
fantastica storia, che mi ha coinvolto, appare reale nei minimi
particolari al punto che: non sembra un racconto di fantasia, ma una
cronaca di avvenimenti vissuti dalla stessa autrice. Ed io, usando
quella fantasia di cui sono provvisto, ho immaginato che Pia Deidda
fosse entrata in uno stato di ipnosi e facendo una regressione nel
passato, avesse rivissuto gli avvenimenti dell'epoca di cui racconta;
facendolo apparire come un episodio reale vissuto in un'altra vita.
Questa mia fantasia è stata stuzzicata anche dal titolo; difatti Lei
non scrive: “E CANTAVA ALLA LUNA” ma “E CANTAVAMO ALLA LUNA”.
Quasi
una dichiarazione di presenza in quei luoghi,durante la dominazione
romana, quale testimone oculare dei fatti di cui racconta in modo così
minuzioso e reale, come potrebbe solo una persona che quegli avvenimenti
li avesse vissuti. E, sempre dando spazio alla mia fantasia, la vedrei
ben collocata nel personaggio di Airam...
Durante la lettura
ho sentito i profumi delle erbe aromatiche, il rumore delle cascate e
mi sono quasi sentito bagnato dagli spruzzi di quelle fresche acque.
Alla fine, quando ho chiuso il libro, ho sentito una gran voglia di
arrotolarmi nell'argilla polverosa, nell'erba morbida dei pascoli
descritti per poi tuffarmi nel mare frizzante come quello di una volta,
quand'ero bambino, nel quale ho provato la sensazione di trovarmi
immerso in un barile di birra spumeggiante ... ; e, non mi vergogno di
dirlo, anche con la voglia di un bel pezzo di pecora bollita ...
Io dico che,
E CANTAVAMO ALLA LUNA dovrebbe
entrare nella casa di ogni sardo; perché leggendolo, benché non
sappiamo dove stiamo andando, si riesce almeno a capire da dove
veniamo.
Ringrazio il Circolo Kinthales di Torino che mi ha dato
la possibilità di conoscere Pia Deidda e conseguentemente di leggere
il suo bellissimo libro che raccomando a tutti di leggere.
Ringrazio
anche Luisa Pisano che, per il fatto che io non potrò, per cause di
forza maggiore, essere presente, ha accettato il compito di leggere
questo mio commento assolutamente sincero.
E chiudo augurando all'autrice di
E CANTAVAMO ALLA LUNA tutto il successo che merita perché è davvero molto brava!
Complimenti e tantissimi auguri a Pia Deidda e un saluto e un abbraccio a tutti i presenti.
Marina Altea Santus (Torino)
"E cantavamo alla luna" e "L'ultima jana" letti d'un fiato Pia ... io e il mio compagno ... bellissimi tutti e due!!
Eliano Cau (scrittore)
Le
opere di Pia hanno la profonda levità dei romanzi che non muoiono.
L'oblio si accanisce contro le storie incongrue e vane, non contro
quelle che ci danno piacere e ci conducono in mondi conosciuti ma
ignorati dai più. Leggetele, le sue storie, poi ne parleremo qui e dove
vorrete: ne varrà la pena.
Linda Soglia (Torino)
Ho
letto "E cantavamo alla luna": molto bello! Mi sono piaciute la
tecnica narrativa (soprattutto i dialoghi serrati) e la preservazione
della memoria e dell'identità. Bravissima, cara Pia!
Cassiano Abis (Milano)
Ho
finito di leggere "E cantavamo alla luna" giovedì scorso e, come mia
abitudine e piacere, devo dire la mia (...). E' un bel racconto.
Delicato persino nella sua crudezza. Descrittivo, ma mai noioso.
Penso
che alcuni passi non li dimenticherò mai, e questo fa del libro un
tesoro, vuoi perché ci appartengono, vuoi perché ne stiamo ancora
soffrendo.
Uno per tutti la descrizione a pag. 81 al cap.: "Il
potere di Airam". Mi piacerebbe che fosse ancora così, ma, salvo rare
occasioni, quegli 'scogli rossi', anche a girarci intorno, appaiono
sempre più distanti. Il racconto della invasione Romana si fa quasi
verosimile, e chi cantava alla luna si è fatto voler bene.
Grazie Pia.
Maria Antonietta Arzu (Lanusei)
Grazie
Pia ho letto il tuo libro. Ho trovato una ottima iniezione di
cultura. Che dire? Fantastico!! Sai ora lo devo leggere per la
seconda volta, perché ho paura di aver tralasciato qualche
dettaglio...Ti abbraccio!!!
Marina Meiko Tozzo (Parma)
Beh,
che dire... l'ho terminato ieri sera dopo averlo letto per la
seconda volta. Negli ultimi anni sono sempre scappata dai romanzi,
preferendo la saggistica. Il tuo è stato il primo dopo 4 anni di
rifiuto. Che dire? Elegante nel tracciare... sentimenti ancora cosi
attuali. Fresco nel fondere mito e storia. Molto nuova la modalità
di dialogo dove la riformulazione mi è giunta come eco, l'eco che dà
forza alla verità hic et nunc. Una parte di Ariam vive in ognuna di
noi. Grazie Pia.
E ancora:
Ho letto questo libro con
grande piacere tutto in una sera. E' un modo per capire anche , come
eravamo prima che arrivassero i romani a colonizzarci. Storia poetica
di una sciamana sarda e delle sue vestali, se cosi si può dire....baci a
tutte.
Paola Sacco (Torino)
Ancora
una volta Pia Deidda ammalia i suoi lettori in modo suggestivo con
la sua prosa fresca e poetica. Benché la storia si faccia affrettata
verso la fine, carpita dalla velocità, la scrittrice accompagna,
con immensa grazia, i suoi lettori in un intreccio ben lontano dai
nostri tempi (...forse troppo eterea la sacerdotessa!?!). E tutti,
lettori curiosi del dopo, rimangono piacevolmente impigliati nella
purezza descrittiva della natura sarda. Un paesaggio, composito, a
volte accogliente, altre poco incline nei confronti dell'uomo ma
sempre misterioso e intrigante. E la prosa? La prosa funge da guida
nello scorrere delle pagine e, come briosa sorgente, rinfranca
piacevolmente il lettore.
Magico e surreale s'incastonano in
perfetta simmetria con il reale della storia proposta. Pia, grazie
perché nutri di sogni le nostre letture.
Elda Mari (Roma)
Ciao,
Pia, ho letto il tuo romanzo E CANTAVAMO ALLA LUNA e devo dirti
che me lo sono goduto dalla prima all'ultima pagina: è una piccola
filigrana letteraria, tessuta tra storia, mito e fantasia con la
grazia di una fiaba, con piacevoli e leggeri voli descrittivi dei
paesaggi in cui si svolge. Bello.
Giusi Ginatempo (Siena)
Ho
letto il libro tutto d'un fiato, ne sono rimasta affascinata, sia
dal personaggio femminile che dai paesaggi incantati. Non so se è una
mia proiezione, ma ho visto questo istinto di vita portato avanti
dalle donne, che resiste in tutti i modi alla violenza della guerra,
di cui sono portatori gli invasori, anche se il personaggio del
console romano è apprezzabile perchè ricco proprio di istanze
contraddittorie e per il suo legame con la cultura greca...
A quando il prossimo?
Angela Mulas (Roma)
Ciao
Pia.....ho comprato e letto il tuo libro.....E cantavamo alla
luna!!!! Complimenti mi e' piaciuto tantissimo....Buona
serata*_*!!!!!!!
Anna Nosotti (Torino)
Ho letto con attenzione il tuo ultimo libro. L'ho poi lasciato "decantare" ( come si fa col vino prezioso) e
l'ho rivisto nelle parti salienti ieri sera. Mi è piaciuto, molto più degli altri due: bella la mescolanza
tra storia e mito, belli i diversi registri linguistici, interessanti e vivi i personaggi. Inoltre, certe ingenuità
degli altri due romanzi sono quasi sparite del tutto. Permangono a volte nel linguaggio: è giusto che questo
sia epico-evocativo-favolistico, ma occorre, a mio giudizio, un pò più di rigore.
Nel
titolo poi avrei evitato il "e " iniziale ( che fa tanto Cronin:"E
le stelle stanno a guardare"): senza, il titolo è MOLTO più incisivo.
Ho risposto ad Anna ringraziandola ma precisando sul titolo al quale sono legata in modo particolare:
Per
quanto riguarda invece il titolo ti devo dire che è nato prima il
titolo e poi lo scritto (così come per Rubia e L'ultima jana). Doveva
essere E NOI CANTAVAMO ALLA LUNA, ma poi tolsi il “noi” e lo lasciai
intuire. Quella E ha un significato simbolico proprio di
congiunzione: noi sardi “di oggi” uniti/congiunti al ieri in una
ricerca d'identità. Il finale con Airam e Ineles non è l'epilogo.
Al Bosco Seleni non solo loro ma (anche) noi cantavamo alla luna.
So
che sembra assurdo fra bolli filatelici dell'Unità d'Italia,
centocinquantenari e simili. Ma noi sardi abbiamo bisogno oggi più che
mai che non venga dispersa questa eredità.
Ma il discorso è lungo...
Stefania Loddo Lai (artista di Lanusei)
E
cantavamo alla luna è uno splendido aereo di carta , magico e
indistruttibile per volare sui nostri luoghi ed entrare nella leggenda
... grazie !!
Graziella Deplano (Roma)
Ho
recentemente visitato il "Selene" ed ho rivissuto l'atmosfera del
tuo romanzo...in particolare ho sentito la presenza di Airam, la
sacerdotessa....!! Bellissimo, mi è piaciuto molto..complimenti !!!
Rosalia Russo (Torino)
La
storia mi ha un po' solcata dentro. Ho ritrovato degli echi lontani
di radici che non credevo di avere (ad esempio il culto della luna,
sul quale so alcune storie/leggende). Poi come lettura è capitata in
un momento particolare, in cui stavo elaborando una teoria tutta
mia per la quale in realtà non mi sento abbastanza sarda e ne
soffro. Questa tua storia mi ha in un certo senso fatto riflettere,
mi ha fatto sentire legata alla mia terra anche se il mio sangue è
misto: dopotutto Ineles è figlia di un romano, chissà di quale
provincia. Eppure è la custode del patrimonio religioso del popolo
sardo...
Claudia Zedda (autrice di Creature fantastiche in Sardegna)
Ciao
Pia, ieri notte ho finito di leggere il tuo "E cantavamo alla
luna". E' molto coinvolgente! Rende il passato antico cosa viva, e
al lettore consente di muovercisi dentro, a proprio piacere.
Complimenti.
Antonella Sica
Ciao
Pia volevo dirti che ho letto E CANTAVAMO ALLA LUNA!! L'ho letto
in vacanza in Sardegna nella meravigliosa spiaggia di Foxilioni!!
L'ho trovato bellissimo e me lo sono ... divorato in pochi giorni!
Complimenti!
Walter Curreli (Lanusei)
Grande
Pia! Ho letto il tuo libro. Sei stata proprio brava a descrivere
le sensazioni che gli ultimi nuragici hanno provato quando sono
arrivati i primi colonizzatori romani. Airam la sacerdotessa
predisse bene: l'orda di uomini avidi non si sarebbe fermata lì...
Lucilla Trapazzo (attrice svizzera)
Pia
, ho ovviamente letto il tuo libro e la cosa che mi è piaciuta di
più è stato lo stile narrativo, l'alternanza tra capitoli più
elegiaci e di ampio respiro e quelli solo di dialoghi, un modo
efficace per avanzare l'azione velocemente pur se in modo profondo.
Stefania Loddo Lai (artista)
Sto leggendo la storia di Airam e percorro il bosco con la mente ... sono dentro anche io .... mi piace ... :-)
Antonietta Naitza (Cagliari)
Ho
appena finito di leggere "E CANTAVAMO ALLA LUNA".
Delizioso,storia delicata, con un ritmo tutto particolare che a
parer mio si presterebbe anche ad una rappresentazione
teatrale...Nella lettura percepivo il ritmare del ballo sardo, per
non parlare poi della descrizione del paesaggio che mi ricorda zone
conosciute e a me care....Complimenti.
Antonio Sale (Svizzera)
Pia,
sto rileggendo il tuo libro. Lo trovo meraviglioso; ci racconti con
Airam un pezzo della nostra storia con grande umanità.
Natascia De Leo (Torino)
Finitoooooo!!!
Bellissimo e magico... E' il "profumo" della forza delle donne
sarde, siano esse umane che janas, è sempre così intenso, anche in
questa tua ultima perla. Brava Pia!
E quando tra qualche
giorno rivedrò i miei Scogli Rossi ripenserò a "quel" romano e gli
dirò "Non parlo di forza, romano. Parlo di unità. Non abbiamo un
esercito, non abbiamo strategie militari. Io parlo di unità di
popolo. Parlo di una sua unica identità."
Evviva il Popolo Sardo! W la nostra Sardegna!
Valeria Corradi (Torino)
L'ho appena finito di leggere! Bello!
Rosy Aresu (Lanusei)
Sono
nel bosco e vago leggiadra pensando a te Pia e a chi il bosco lo ha
vissuto millenni fa, e nel bosco ha trovato fonte per i suoi
meravigliosi scritti.
E ancora:
"Mare e montagna,presenze
inscindibili di quest'isola,che si fondono insieme. Sul cuscino
prese anche una fibbia d'argento e corallo finemente lavorata.
Rappresentava la Luna su un cielo costellato di stelle": dal libro
di Pia Deidda "E cantavamo alla luna", tutto ciò che noi siamo come
popolo, scritto magnificamente da Pia, che in questo racconto
riesce a far rivivere in chi lo legge un culto antico ,che esalta
ciò che oggi siamo come popolo, Airam, che rappresenta il
sentimento, il carattere, la nostra interiorità, Airam che ha
dentro di sé i caratteri delle donne di Sardegna. Grande Pia
riesce sempre a creare con i tuoi libri una magia antica, grazie!
Fai
rinascere sentimenti sopiti,travolti dalla quotidianità, riesco a
uscire dal quotidiano leggendoti e mi sembra di rivivere nelle
vesti dei tuoi personaggi, non riesco a non mettere per iscritto
ciò che trabocca quando mi avventuro nel tuo mondo; scrivo pure
male, sembra che una forza sconosciuta mi faccia scrivere
velocemente, quasi per non lasciare sfuggire ciò che provo e che
vorrei non svanisse, scrivendo riesco a sentirlo mio.
Sto
centellinando il tuo libro, non ho finito di leggerlo, ne leggo alcune
pagine e poi lo ripongo, mi piace leggerlo piano piano.
Paolo Cara (Quartu)
"E cantavamo alla Luna", ...
Anche
qui Ti sei dimostrata grandissima, poiché nello scorrere della
lettura, mi sono immerso nel tempo e nei luoghi da Te descritti con
meravigliosa maestria.
Ho percepito le forti vibrazioni
durante le Meditazioni di Airam, con l'aspetto Divino della Luna, e
Tu sai quanto io senta forte il culto della Grande Madre, un
qualcosa che è risvegliato in me, un qualcosa che da sempre
percepisco, un qualcosa di cui sono consapevole che altro non è, che
l'Amore Materno di Dio.
La descrizione dei boschi, delle
rocce, del mare, del cielo e della luna, sono descrizioni ricche di
divinazione e devozione.
Tu hai il grande dono nel
descrivere con maestria la bellezza che percepisci, così da far
vivere ciò che scrivi al lettore che sa immergersi in maniera
profonda nell'incanto, grazie all'Amore Divino presente in ogni
essere umano.
Grazie carissima Pia di quest'altra grande perla che hai regalato all'umanità intera.
La
storia, la grande storia del Popolo Sardo, grazie anche a Te,
vivrà in eterno, poiché con questi Tuoi racconti, altro non fai che
tramandare di generazione in generazione, la nostra antica storia,
il nostro antico culto e la forza di grande e infinito Amore che
vive in ogni nostro cuore.
Colei che è il Puro Desiderio di
Dio, Colei che è la Creazione, Colei che quotidianamente ci dona il
Suo Eterno Amore, in eterno Ti Benedirà.
Un abbraccio forte e ricco di fraterno affetto da parte mia, che Ti stimo infinitamente.
Paolo.
Isabella Soverino (Asti)
Ho finito E cantavamo alla luna semplicemente stupendo!
Ho
trovato il romanzo molto coinvolgente nell'insieme: dalla
descrizione del paesaggio marino della Sardegna alla vicenda
storica. E' molto bello e poi come sempre c'è coraggio e amore
nella vicenda.
Mario Casagrande (autore del "Palloncino bianco")
Oggi
ho terminato di leggere il romanzo" E cantavamo alla luna" Una
storia davvero tenera, ricca di amore per la propria terra!! Come
sempre, Pia Deidda ha dato il meglio, mi ha letteralmente
affascinato con i suoi storici personaggi!!!! (Quinto Cornelio e in
modo particolare Airam che mi ha conquistato) Grazie a Pia Deidda
per avermi dato la possibilità di leggere questa stupenda storia...
Ancora COMPLIMENTI!!!!!!
Laura Contaldi (Napoli)
Ho
terminato la lettura di "E cantavamo alla luna". Come sempre Pia
riesce ad incantarmi con i suoi libri in cui storia, fiaba e leggenda
si uniscono per dar vita ad un racconto che è un omaggio alla sua
terra ,alle sue origini, alle sue tradizioni.
La lotta del
popolo sardo contro i romani fu veramente caparbia. Essi non volevano
assolutamente sottostare alla trasformazione radicale della loro
civiltà e dei valori morali cui voleva sottoporli il dominio romano.
Airam,
sacerdotessa di un antico culto lunare, si oppose con tutte le
sue forze a Quinto Cornelio, comandante romano, e il dialogo tra
loro è tra le pagine più belle.
Un libro al femminile, scritto egregiamente, brava Pia!
Loredana Cuccu (Milano)
E' una fusione di magia, storia antica, ma sempre attuale e natura.
E' profumi e sapori.
E' tradizioni, radicate nel tempo, inserite in un mondo “divino” che sembra tanto lontano, ma è stato tramandato.
E' quel ballo tondo reso mistico.
E' speranza nel domani che vince sulla crudeltà.
E' una donna caparbia, come le sarde riescono a essere spesso...e tanto bene.
E' amore per la terra sarda e il suo popolo.
E' quel “saremo altro”...”siamo già altro da tempo”.
(...)
Mi
piace come hai descritto la sofferenza di questa divinità, tanto
umana in questo suo desiderio [avere una figlia n.d.r].
E
tutte le tradizioni raccontate nella realtà di questo
popolo...pensavo a una persona “continentale” che non conosce così
bene l'isola e magari si perde la magia del confronto, del pensare
“ma sta parlando di...” “ma questo è...”.
Pia, sai che si
vede davvero quanto sei legata all'Ogliastra?! Ma ti è mai venuta
voglia di ritornare lì? O ti accontenti di riviverla quotidianamente
nella tua realtà e nei tuoi libri?
Federico Deidda (Pescara)
Ho letto «E cantavamo alla luna» e l'ho trovato molto bello. E' scritto benissimo.
L'idea
di affidare a una donna le sorti del popolo è azzeccatissima.
Alcune pagine sono bellissime, mi riferisco soprattutto al dialogo
di Airam con Quinto Cornelio e dove descrivi l'incalzare della
violenza subita dalle donne a opera dei romani. L'idea di romanzare
la nostra storia è talmente indovinata e la tua prosa è talmente
efficace che mi sono trovato alla fine, e non ci potevo credere, che
non ci fossero altri fogli. Sarebbe perfetto se tu mi confermassi
che questo è solo il primo capitolo, e che ne seguiranno almeno
altri 11! (...) C'è fame di storie nuove, di saghe mai lette e
quella del nostro popolo la devi scrivere tu, si sente che l'ami
profondamente.
PIA DEIDDA
E cantavamo alla luna
Zènìa
12,50 Euro