domenica 30 dicembre 2012

Poesia di Pia Deidda "Sono scesa dalla nave"


SONO SCESA DALLA NAVE

Sono scesa dalla nave, l'ho lasciata naufragare.

Si sono eclissati così nel silenzio
di questo impetuoso mare tonante
seduttori male educati a quest'arte fine,
che solo la vera sensibilità sa praticare,
false amicizie che da tempo mi hanno blandito
diavoletti tentatori e giullari di corte adulatori
 

prevaricatori di arroganza vestiti
mistificatori opportunisti e detrattori
contesti di pensieri e parole violente
che hanno lacerato la libertà di pensiero.
E' bello da questa spiaggia osservare,
vento roboante e onde impetuose di mare,
una nave alla deriva per questa mia anima da salvare.

© Pia Deidda 2012



 John William Waterhouse

Miranda - La Tempesta, 1916

sabato 8 dicembre 2012

Pia Deidda, E cantavamo alla luna, Zènìa

Questi sono i resti del nuraghe Genna 'e Cili (Porta del Cielo) nel Bosco Seleni di Lanusei, luogo che ha ispirato la storia di E CANTAVAMO ALLA LUNA.






Foto di La Nuova Luna 
Parco Archeologico Seleni
Nuraghe Gennacili
                                            

 

Airam salì sopra la sacra roccia sporgente sullo strapiombo e gridò con voce alta e potente: «Voglio una figlia!».
«Voglio una figlia!» urlò ancora più forte «Voglio una figlia!».
Non ci fu eco. La vallata era aperta, senza ostacoli, degradava verso la pianura e il mare. Airam aspettò una risposta che non arrivò. Solo il silenzio l'aveva ascoltata. Un silenzio che soltanto la notte può recare. Ingombrante silenzio portatore di solitudine.
Allora Airam prese una lama affilata e incominciò a tagliarsi le trecentoventi treccioline che le ornavano il capo. Una ad una caddero a terra. Il debole vento le faceva danzare in un mulinello ai suoi piedi ma non le disperdeva. Neanche una ne cadde giù dalla roccia. Continuarono a ricordarle, con quel loro vorticare, il tempo della sua vita fertile. Trecentoventi lune erano passate dal suo primo mestruo.



(da Pia Deidda, E cantavamo alla luna, Zènìa, 2011)

domenica 25 novembre 2012

Ma tu hai mai letto fiabe a tuo figlio?

Incontro adulti (anche e soprattutto - ahimè - colleghi di Lettere) che mi dicono: a no! non mi piacciono i generi del favolistico e del fiabesco (negli ultimi tempi usiamo, sic!, il termine fantasy)! giammai! li trovo banali...
Non rispondo loro dicendo che è il genere fra i più ricchi di spunti allegorici e metaforici, il genere fra i più difficili da sondare nella ricca lettura simbolica che offrono, il genere che permette di fare tanti collegamenti di psicologia, sociologia, antropologia, ecc.; il genere che permette di affrontare tanti argomenti di etica...
No, dico solo loro: ma tu hai mai letto fiabe a tuo figlio?
 





immagine da web: http://tuttoggi.info/articolo/39268/

venerdì 23 novembre 2012

Signor Profumo le racconto la mia giornata di oggi da Prof (5)



DIARIO DI SCUOLA 23/11/2012

La mia settimana si conclude così signor Profumo. Certo non è una settimana tipo; il numero delle ore aumentano di parecchio quando si hanno i Consigli di Classe, si studia e si preparano le lezioni (questa settimana sono vissuta di rendita perchè le avevo pronte dalla settimana prima) e si correggono verifiche scritte.

11,00 – Mi reco in Segreteria per normale iter uscite didattiche. Preparo materiale per una lezione.
11,30/13,30 – Lezione
13,30/15,45 – Uscita didattica con una classe: visita alla mostra di Degas

Totale ore lavorative del giorno: 4 e 45 minuti

Riassumendo le ore di questa settimana:
LUNEDI' 14 h
MARTEDI' 7 h e 15 m
MERCOLEDI' 6 e 40 m
GIOVEDI' 8 e 30 m
VENERDI' 4 h e 45 m

TOTALE SETTIMANA DAL 19 AL 23 NOVEMBRE = 41 ore e 10 min

giovedì 22 novembre 2012

Signor Profumo le racconto la mia giornata di oggi da Prof (4)



DIARIO DI SCUOLA 22/11/2012

Signor Profumo questa è un'altra giornata di lavoro da Prof:

10,40/14,30 – Lezione
14,30/15,00 – Mensa (dialogo con una allieva con la quale ho intavolato una discussione in classe)
15,00/16,00 – Lettura posta elettronica scuola, discussione con alcuni colleghi su problemi inerenti le classi, voti sul registro elettronico.
16,00/16,30 – pausa caffè
16,30/18,10 – Collegio Docenti Straordinario (cioè al di fuori della programmazione annuale): si prende visione della nuova normativa sui criteri di valutazione e sostegno.
18,10/20,10 – Corso di formazione di dizione.

Totale di ore lavorate oggi: 8 h e 30 min

p.s. Oggi la informo di quanto ho preso in busta paga questo mese: Totale lordo= 2.023,89; Ritenute: 609,67; Totale netto: 1.414,22.
I miei scatti d'anzianità sono da tre anni bloccati e lo rimarranno fino al 31/08/ 2018.
Sto aspettando da 5 anni la riscostruzione della carriera.

mercoledì 21 novembre 2012

Signor Profumo le racconto la mia giornata di oggi da Prof (3)



DIARIO DI SCUOLA 21/11/2012

Signor Profumo continuo a raccontarle le mie giornate da Prof.

9,10/10,40 – Sul pulman rileggo per la terza volta due saggi brevi di allievi che hanno consegnato in ritardo e sbagliato la consegna: non rispondono appieno alle richieste e sono due allievi ripetenti (prima di dare una valutazione voglio accertarmi bene dei contenuti).

11,55/12,15 – Lavoro come Funzione Strumentale Salute: devo risolvere due problemi prima che chiudano le Segreterie (giammai andare fuori orario ricevimento!).

12,15/12,40 – Mangio in mensa.

12,40/14,30 – Correggo compiti, preparo una lezione, prendo visione delle circolari, prendo visione della posta elettronica scolastica.

14,30/18,10 – Lezione

17,10/18,00 – Ora di sportello (ore per il recupero delle ore di lezione di 50 minuti) a disposizione degli allievi: sento i due allievi dei saggi brevi andati male e interrogo un ragazzo che non era presente in classe alle verifiche orali.

18,00-18,05 – Mi fermo velocemente a salutare una mamma che è in Sala docenti a parlare con una mia collega.

Totale= 6 ore  e 40 minuti

p.s. Lo sa vero che tutto il materiale lo compriamo noi e non possiamo nemmeno scaricarlo? In tutti gli uffici ci sono penne, matite, fogli di carta... Noi invece compriamo e paghiamo tutto. E a noi servono anche libri, riviste, DVD per l'aggiornamento e la preparazione delle lezioni.

martedì 20 novembre 2012

Poesia di Pia Deidda "Un lontano pensiero"

UN LONTANO PENSIERO

Tiro le bianche tende
la luce diviene soffusa
suona dolce il violino stridente
rilasso la mente,

il mondo scompare
lascio soltanto affiorare
un lontano pensiero
nei miei ricordi vagare.


© Pia Deidda 2012


dipinto di Lucia Merli, Il concerto dei ricordi

Signor Profumo le racconto la mia giornata di oggi da Prof (2)

DIARIO DI SCUOLA 2O/11/2012

Ma non è sempre così signor Profumo! Stia tranquillo non mi deve pagare gli straordinari. Oggi per esempio è stata un giornata più tranquilla...

7,15/8,00 - Ho finito di correggere gli ultimi compiti che mi erano rimasti. Certo lo dico sempre, se i ragazzi scrivessero meglio risparmierei tempo.
9,40/11,30 – Lezione
11,30/12,20 – Ora buca
12,20/12,30 – Sorveglianza piano durante l'intervallo dei ragazzi
12,30/14,10- Lezione
14,30/16,30 – Lavoro come Funzione Strumentale Salute
16,30 – Timbro il cartellino ma una madre di un allievo mi ferma in portineria e parlo 10 minuti con lei.

Stasera non dedicherò ore per prepararmi le lezioni per domani o correggere compiti.

Totale ore di lavoro: 7 e 15 minuti

p.s.1: Lo sa vero che quando ci fermiamo a pranzo dobbiamo pagare e non abbiamo ticket mensa?

p.s. 2: L'ora buca io la conteggio perchè siamo costretti a farla per motivi funzionali all'incastro delle ore degli altri colleghi. Io nel mio orario settimanale ho n.3 ore buche.

lunedì 19 novembre 2012

Signor Profumo le racconto la mia giornata di oggi da Prof (1)

DIARIO DI SCUOLA 19/11/2012

Signor Profumo le racconto la mia giornata di oggi da Prof:

- 7,40 arrivo a scuola
- 7,50 ingresso in aula

- 3 ore di lezione
- 1 ora buca: vado in segreteria perchè sto organizzando un corso di formazione per il personale ATA (risparmio energetico e riciclo rifiuti); vado in sala insegnanti dove una mamma mi ha chiesto appuntamento; preparo il materiale che le consulenti dell'ASL1 dovranno utilizzare in due classi dove ho programmato un incontro sulla sessualità (sono figura strumentale salute pagata a cottimo 300 euro a fine anno scolastico se mi andrà bene); vado a prendermi un caffè.
- 1 ora buca: vado a fare una supplenza ad un gruppo che non si avvale dell'ora della religione cattolica ma fa alternativa, parlo loro di plagio artistico e di diritti d'autore.
- 1 ora di lezione
- ore 13,30 Pranzo in mensa
- dalle 14,00 alle 16,30: rispondo alla posta scolastica (organizzazione corso personale ATA, corrispondenza varia fra colleghi, ecc.); correggo verifiche.
- 16,30 vado al bar davanti a scuola per un vero caffè e mi sgranchisco le gambe attorno all'isolato.
-16,50 Ricevo gli psicologi dell'associazione Panta Rei per una conferenza che si terrà dalle ore 18,00 alle 20,00 dal tema: le tecniche di rilassamento per vincere lo stress.
- 18,00-21,00 La conferenza dura un'ora in più.

Totale (tolti il caffè e il giro d'isolato): 13 ore di lavoro

p.s. ancora un'ora di lavoro dopo cena perchè non ho finito di correggere le verifiche = 14 ore di lezione

domenica 18 novembre 2012

Poesia di Pia Deidda "La mia casa"

LA MIA CASA


La quiete la ritrovo fra oggetti amici
l'ho costruita come nido di semplicità
avvolgente, luce esteriore riflettente.
Piccola per non disperdermi in vacui pensieri
l'ho costruita come nido di essenzialità
evidente, luce interiore rifulgente.


© Pia Deidda 2012


sabato 10 novembre 2012

Poesia di Pia Deidda "Non trovo poeti che ascoltano gli echi"

NON TROVO POETI CHE ASCOLTANO GLI ECHI

Arriva fioca una melodia lenta
(ha abbassato il volume)
è diventato suono lontano
il frastuono del mondo al di là della porta
sprangata con chiavistelli invisibili.

Potrà il poeta isolarsi per sempre?
Fugge così dalla Storia il Byron moderno.
Non trovo poeti che ascoltano gli echi
di questa Grecia in fiamme.
E dell'Europa tutta, oggi.


© Pia Deidda 2012




Giacomo Trécourt, Byron a Missolungi, prima metà del XIX sec.

giovedì 1 novembre 2012

La Nuova Voce di Settimo e Pia Deidda




Nel numero del 31 ottobre 2012 de LA NUOVA VOCE DI SETTIMO si parla della mia presenza all'Istituto Troglia di Ciriè.


martedì 30 ottobre 2012

Poesia di Pia Deidda "Ascolta amore mio la notte"

ASCOLTA AMORE MIO LA NOTTE

Il rumore del silenzio vibra di note lievi.
Ascolta amore mio la notte
quando tutto tace
(e tace anche il giorno)
sembra sfrigolio vivace di brace
le dita che sfiorano scrivendo la tastiera.
Potrà mai un colibrì incontrare il gufo?


© Pia Deidda 2012


sabato 27 ottobre 2012

"E cantavamo alla luna" e "L'ultima jana" alla libreria IL BANCO di via Garibaldi a Torino


"E cantavamo alla luna" e "L'ultima jana" alla libreria IL BANCO di via Garibaldi a Torino e i simpatici librai Lina e Mauro








venerdì 26 ottobre 2012

Poesia di Pia Deidda "Parlare è spesso vano"

PARLARE È SPESSO VANO

Mai totalmente raggiunta
la felicità anelata
ricerca spazi di bellezza.

Parlare è spesso vano
fluiscono già troppe parole nel mondo.

Si ascoltano meglio nel silenzio
battiti del cuore
sospiri di echi lontani.

© Pia Deidda 2012

dipinto di Nella Marchesini, Primavera (Autoritratto), 1930

lunedì 22 ottobre 2012

"La sera arrivo stanca" di Pia Deidda

                                                    LA SERA ARRIVO STANCA

La sera arrivo stanca
distrutta dal troppo dare
fatemi però restare

prendendo un libro in mano
il Bello a contemplare.


© Pia Deidda 2012

Nella Marchesini, Autoritratto con il libro, 1923-25

venerdì 19 ottobre 2012

Poesia di Pia Deidda "Lei recupera"

                                                    LEI RECUPERA
                                                                                   a Cleo e le altre

Lei recupera dal cestino
foto, poesie, colori, suoni
diario di ricordi.

Restano briciole

sulla tovaglia sparse

di un pasto mai consumato.


© Pia Deidda 2012



dipinto di Carla Bedini, Senza titolo, 2005

Cosa si continua a dire di "E cantavamo alla luna" di Pia Deidda


 COSA SI CONTINUA A DIRE DI "E CANTAVAMO ALLA LUNA" DI PIA DEIDDA

Marinella Addis lettrice di "E cantavamo alla luna mi scrive":

Deidda non scrive: dipinge. Pennellate di quella terra, la sua, piena di magia, di colori, di profumi, che, con dovizia di particolari, non appesantiscono il racconto ma portano il lettore alla scoperta della Sardegna.

" e cantavamo alla luna" ... un popolo legata ad essa, un popolo che non vuole perdere la sua


identità, che lotta fino alla fine per non cedere al nemico. Una tradizione che non vuole morire, che non deve morire perchè la tradizione, i suoi riti, la sua spiritualità, saranno per i secoli futuri il collante di tutti i sardi.

Deidda alterna il racconto con i discorsi dei protagonisti, fitti, ripetitivi,cantilenanti. Quasi come
una litania continua che essi ripetono per darsi forza ... una preghiera: la Dea ci aiuterà.

E una donna, sacra, che dona alla Luna la violenza subita...per avere in cambio la possibilità
di tramandare i suoi segreti ad una figlia femmina. Gesto di estremo amore ... donna sarda.

Non solo un racconto: un insegnamento.

giovedì 18 ottobre 2012

Un insegnante scrive a Profumo: Ma lei ministro è mai stato in Europa?

 diario di scuola

http://italia.panorama.it/politica/Un-insegnante-scrive-a-Profumo-Ma-lei-ministro-e-mai-stato-in-Europa

Diario di scuola - Luigi Enaudi 1913!!!

Diario di scuola 
Luigi Enaudi 1913!!!

«Gli insegnanti, il cui orario settimanale è andato via via aumentando, sono diventati delle "macchine per vendere fiato". Ma “la merce "fiato" perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per 20 ore alla settimana. La scuola a volerla fare sul serio logora. E se si supera una certa soglia nasce una “complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e studenti a far passare il tempo”. La scuola si trasforma in un ufficio, o in una caserma, col fine di tenere a bada per un certo numero di ore i giovani; perde ogni fine formativo». (Luigi Einaudi, Il Corriere della Sera, 21 aprile 1913)

domenica 14 ottobre 2012

Petizione contro la proposta di Profumo 24 ore d'insegnamento.

Diario di scuola ottobre 2012

IO HO FIRMATO QUESTA PETIZIONE CONTRO LA PROPOSTA DEL MINISTRO DI PORTARE LA CATTEDRA  DA 18 A 24 ORE D'INSEGNAMENTO.

http://firmiamo.it/lascuolanonpaghilacrisi

E l'ho accompagnata così:
Ma Egregio Ministro lei lo sa vero che il nostro monte ore non finisce a 18 ma continua con le 40+40, con la preparazione delle lezioni e con la correzione dei compiti? Forse é meglio se la carota la sgranocchia lei e la frusta venga lasciata a pratiche di bondage che non sono di nostra competenza.

sabato 13 ottobre 2012

Diario di scuola Ottobre 2012

Diario di scuola Ottobre 2012

Ho letto questo articolo di critica alla proposta del Ministro della Pubblica Istruzione Profumo e lo voglio condividere con voi.


Lettera molto seria di una insegnante al Ministro Profumo 
di Mariangela Galatea Vaglio

http://nonvolevofarelaprof.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/10/12/lettera-molto-seria-di-una-insegnante-al-ministro-profumo/

venerdì 12 ottobre 2012

I benefici della Ortho-Bionomy

I BENEFICI DELLA ORTHO-BIONOMY
 

Questa estate ero veramente disperata sia per il mal di schiena, derivante da una ernia al disco, sia dalla sciatalgia che da questa ne derivava; peraltro sciatalgia che mi bloccava alternativamente la gamba destra o quella sinistra. Ho subito pensato che non sarei riuscita a giovarmi della talassoterapia che ogni estate mi aiuta ad affrontare meglio il lungo inverno. In questo anno e mezzo, nella
sofferenza fisica, ho anche fatto fatica nella deambulazione e camminavo come se fossi disabile. La salvezza mi è arrivata da Maria Grazia Lampis che opera con il sistema della Ortho-bionomy. Nei dieci giorni passati con lei in vacanza è intervenuta con soli cinque trattamenti che mi sono serviti a stare bene. Credetemi sono rinata; a tutt'oggi cammino bene e non ho più dolore. Continuo a fare degli esercizi di postura che mi ha insegnato (e io ho aggiunto il nuoto in piscina regolarmente almeno due volte alla settimana).
Quando ho detto: “Il trattamento di Ortho-bionomy mi ha rimesso a nuovo. Rivivo!!! L'effetto durerà solo se io mi applicherò in alcuni esercizi giornalieri”, Maria Grazia mi ha risposto così: “Questi esercizi aiutano a confermare la migliore postura ricordata dal corpo durante le sessioni di lavoro. Non è detto che l'effetto durerà solo se ci applichiamo costantemente tutti i giorni, ma è necessario farli spesso se per tanto tempo abbiamo assunto una postura compensativa non idonea al più naturale allineamento delle nostre curve fisiologiche. Con l'applicazione dei principi ortho-bionomici ogni giorno, ci rilassiamo abbastanza o muoviamo con il ritmo giusto per ognuno di noi. Il corpo è intelligente, è programmato per guarire, per bilanciarsi costantemente, sta a noi dargli la giusta attenzione per permettergli l'autoregolazione. Tutto il nostro essere poi tende a sbilanciarsi sempre meno, mantenendo naturalmente la miglior postura”.
Insomma, vi consiglio i trattamenti dell'Ortho-Bionomy!

Pia Deidda

giovedì 11 ottobre 2012

Poesie di Pia Deidda: Tempo (uno) e Tempo (due)

Tempo (uno)

Percezioni differenti
il mio tempo non è sempre il tuo
oasi di silenzi lenti
in canglori metropolitani.
Un secondo diviene eterno
si dilata in giorni immoti.
Un secondo sprizza scintille
d'irrefrenabile frenesia.


© Pia Deidda 2012


Tempo (due)

Non c'incontreremo
in queste pieghe di un tempo
che non ci appartiene.
Forse raramente
in uno spazio senza tempo
troveremo appigli.

© Pia Deidda 2012


Marco De Sio, L'età

domenica 7 ottobre 2012

A proposito della manifestazione studenti a Torino del 5 Ottobre 2012

Penso che un manganello dato in testa ad un ragazzo inerme e indifeso sia indice di una inaudita violenza

Prendo una posizione sugli eventi che hanno visto atti di violenza da parte della Polizia su studenti minorenni qui a Torino durante il corteo studentesco autorizzato.

E vi segnalo questo articolo letto su IL FATTO QUOTIDIANO che mi è piaciuto molto.


GIU' LE MANI DAI MINORENNI !!!
 
di Barbara Collevecchio per il Fatto Quotidiano


Giù le mani dai minorenni! In caso di manifestazione obbligo da parte delle forze dell’ordine di cartellino identificativo. Questa è civiltà. Le violenze contro i minorenni in famiglia sono severamente punite, è inaccettabile che organi dello Stato picchino selvaggiamente con manganellate studenti minorenni delle scuole. Non importa cosa abbia fatto il minorenne: un

padre o una madre non prendono a manganellate il figlio quindicenne se si comporta male. E’ inammissibile e punito per legge. Se anche mio figlio mi rompesse una porta a calci, io non sono, neppure come madre, in diritto di punirlo con manganellate e violenza fisica. Gli adolescenti si educano, non si manganellano.
“Si chiama A mani ferme la campagna lanciata da Save the children per proteggere i bambini dalle punizioni corporali e diffondere fra i genitori modelli educativi non violenti. Realizzata in collaborazione con la Società italiana di pediatria e l’Associazione nazionale dei pedagogisti italiani, fa parte delle iniziative organizzate nell’ambito del progetto europeo “Educate, do not punish“.
Cosa facciamo? lottiamo per reprimere le violenze casalinghe sui minori ma permettiamo che lo stato usi violenza su di loro? Quella di oggi era una manifestazione di ragazzi giovanissimi e di minori. Chi di dovere ne era a conoscenza. Come madre, come psicologa , come cittadina chiedo e vi prego di chiedere a gran voce che le forze dell’ordine siano obbligate al tesserino di riconoscimento. Se tuo figlio di 15 anni tornasse a casa manganellato o finisse in ospedale, cosa faresti? denuncia su ignoti? Il disagio va ascoltato, tanto più se viene da parte di un ragazzo o un bambino, per nessun motivo al mondo è giustificabile compiere violenza su un essere umano in via di sviluppo.

Cosa dice la legge? Che cosa succede a chi commette atti di violenza isolati, o comunque non continuativi, nei confronti di una persona di famiglia? Chiunque picchi una persona commette il reato di percosse, punito a querela della vittima con la reclusione fino a 6 mesi o con la multa fino a lire 600.000. Se dal comportamento violento deriva una malattia del corpo o della mente, il reato previsto è quello di lesioni personali punito più gravemente, soprattutto se le lesioni hanno una durata superiore ai 20 giorni e se si tratta di lesioni gravi o gravissime. Percosse. Le percosse e le lesioni personali costituiscono i delitti che offendono l’integrità fisica o psichica della persona e formano due specie autonome di reato, differenziandosi per vari caratteri.

Art. 581 c.p. – Chiunque percuote taluno, se dal fatto non deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a lire seicentomila. Tale disposizione non si applica quando la legge considera la violenza come elemento costitutivo di un altro reato.

Lesione personale. In base all’elemento soggettivo il codice prevede la lesione personale dolosa e la lesione personale colposa. Lesione personale dolosa. art. 582 c.p. – Chiunque cagiona a qualcuno una lesione personale, dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni.

Se questi reati vengono inflitti a dei minori le pene si aggravano. Gli studenti minorenni vanno tutelati, le manifestazioni sono lecite è una forma di democrazia che non può essere messa in discussione. Mi direte: “ma alcuni manifestanti hanno tirato uova e imbrattato muri”, va bene, ma vi rispondo: se vostro figlio minorenne vi imbratta un muro di casa o vi tira un uovo voi lo prendete a bastonate?

di Barbara Collevecchio per il Fatto Quotidiano
Inoltre vi segnalo questi video:

https://www.youtube.com/watch?v=m5zZmkhJDcc&feature=player_embedded#!

 

venerdì 5 ottobre 2012

"Indicibile confusione dell'anima" poesia di Pia Deidda

INDICIBILE CONFUSIONE DELL'ANIMA

Accadono avvenimenti, incontri
chiamano ad una presenza
la volontà soccombe
il desiderio è altro.
Solo nel silenzio
che squarcia il frastuono
si ritrovano equilibri

persi nel vortice
di una indicibile confusione dell'anima.

© Pia Deidda 2012


Dipinto di Eugenio Orciani, Donna allo specchio, 2000

giovedì 4 ottobre 2012

Una raccolta di racconti di Pia Deidda

 Una raccolta di miei racconti

https://docs.google.com/file/d/0B24_SQbTVU8mTzc5SzRQdjUtTGM/edit


Dipinto di Van Gogh, Donna che legge un romanzo (1888)

mercoledì 3 ottobre 2012

Una raccolta di poesie di Pia Deidda

 Una raccolta di mie poesie.


https://docs.google.com/file/d/0B24_SQbTVU8mVk9tcFRaMEF5QW8/edit



                                             Dipinto di Alexander Deineka, Donna che legge

venerdì 21 settembre 2012

Poesia di Pia Deidda "La ricamatrice"

LA RICAMATRICE
                                                                   a P.


Credeva di essere per lui speciale, pensa
mentre pacata
segue il silenzioso lavoro
dell'ago che punge acuto.
Impara così del variegato mondo
l'acuminato dolore dell'amore
di multicolore parvenza
accetta solo la levità di questo tulle
e non della vita la leggerezza.


© Pia Deidda 2012

Lin Delija,“ Ricamatrice”,  1968

venerdì 7 settembre 2012

Un nuovo lettore entusiasta de L'ULTIMA JANA.

Un nuovo lettore entusiasta de L'ULTIMA JANA.

Eraldo Dedoni: Che dirti, la storia mi ha entusiasmato molto: bella! Questo racconto è come una bella fiaba da raccontare ai propri nipoti; il trenta ero a Bergamo e ho tenuto in braccio mia nipote chiamandola Cicytella; devo dire che sei stata veramente brava.....


martedì 4 settembre 2012

Poesia di Pia Deidda "Le porte dell'autunno"


LE PORTE ALL'AUTUNNO

Gli ombrelloni colorati volano
piroette aggraziate nel cielo terso,
la spiaggia resta muta, e vuota.

Mentre fischiano le canne alla foce
in concerto con il nervoso maestrale
si schiudono le porte all'autunno.
Torna la calma, tempo da dedicare
a capire dove anela, veramente,
il pensiero mio.


© Pia Deidda 2012
 
 
 
 
 

venerdì 24 agosto 2012

Poesia di Pia Deidda "Dentro di me ricerco"




dipinto di Stefania Loddo Lai artista di Lanusei



 DENTRO DI ME RICERCO

Staziono aspettando un battito
di cuore che ancora anela
come di fremito d'ala
fruscio sottile.
La mente sovrintende il cervello
l'anima la governa,
ancora e sempre
dentro di me ricerco.
Ascolto cercando l'immenso
invecchia il corpo
ma non intrappolerà lo spirito
lo so, lo sento, e per questo lotto.

© Pia Deidda 2012

mercoledì 8 agosto 2012

Cosa ne pensate di "E cantavamo alla luna"


SE ESISTESSERO ANCORA I CANTASTORIE
di Francesco Manca
Se esistessero ancora i cantastorie, quelli che fino a qualche secolo fa, chitarra in braccio, raccontavano le gesta di questo o quel personaggio, più o meno leggendario, non si farebbero certo scappare la storia di Airam, la sacerdotessa che cantava alla Luna.
E canterebbero di come, tanti secoli fa, un popolo venuto dal mare, forte e potente, abbia cominciato la conquista della sua terra, ponendo dolosamente fine a un’epoca ma non riuscendo mai a estirpare la radice profonda di quella genìa. Racconterebbe come dal male subito sia nata comunque una speranza e di come quella storia sarebbe stata tramandata nei secoli, nei millenni, dal racconto della progenie di Airam, custode del tempo come l’Antonio Setzu di “Passavamo sulla terra leggeri”.
Il mito raccontato da Pia Deidda è questo: una lunga ballata, quasi un racconto in versi, un poema fatto di ritmo e musica anche nelle parti più descrittive e drammatiche. Ed è anche una canzone d’amore per la sua terra, per la sua cultura, le sue tradizioni, la sua storia non scritta ma spesso detta, anche se quasi sempre a voce bassa.
Terra difficile, la Sardegna. Irraggiungibile nella sua quintessenza anche per i suoi stessi abitanti. Terra unita, pur nelle sue ataviche divisioni. Unica e affascinante: “quasi un continente” la definì qualcuno che la conosceva bene. E questa terra c’è tutta nella storia-fiaba-leggenda-mito di Pia Deidda. Vista forse con l’occhio indulgente della figlia lontana, che quindi immagina un popolo unito e in pace al cospetto dell’arrogante invasore romano, quando c’è chi pensa che invece i sardi già allora così uniti non fossero. Ma chi può dire chi ha ragione?
“E cantavamo alla Luna” è una storia al femminile. Non poteva essere altrimenti. La Luna era una divinità femminile, come l’acqua. E Airam è una sacerdotessa e anela una figlia cui tramandare i propri poteri. Airam è l’incarnazione della Grande Madre, la terra, nel cui grembo il seme dà nuova vita. Airam, donna, simbolo di un culto di vita e di pace, si oppone a Quinto Cornelio, uomo, condottiero delle truppe romane che stanno conquistando la Sardegna centrale, costringendo le genti che la abitano a spingersi sempre più in alto, sulla grande montagna d’argento. Quinto Cornelio è il rappresentante della civiltà imperialista, che vuole conquistare il mondo e imporre i propri dei. Ma il condottiero è anche un giovane uomo colto e raffinato, sensibile al fascino della terra che deve conquistare e dalla sacerdotessa che lo irretisce con il fascino dei suoi simboli. È lui la personalità più problematica del libro: vorrebbe fermarsi e tornare dalla sua giovane moglie a Roma, ma è un soldato e deve portare a termine il suo compito. E sarà un compito crudele.
Ma la violenza delle truppe romane non piegherà il popolo di Airam, così come non riuscì mai a piegare del tutto le “civitates barbariae” della storiografia dei vincitori. Un nucleo originario, così si racconta, rimase libero. Di quella conquista, cominciata nel 238 e terminata (ufficialmente) nel 111 a.C. ci rimangono preziose vestigia e soprattutto il nucleo principale della lingua che poi conobbe un altro determinante influsso dalla dominazione spagnola. Anche i Quattro Mori, il simbolo della Sardegna, sono di origine spagnola, tanto che c’è chi non li riconosce e preferisce adottare come emblema dell’Isola l’albero sradicato degli Arborea. Ma, sembra dirci Pia con la sua parabola, i sardi di oggi sono la somma dei sardi di ieri; e così come per Airam ciò che è nato dal male può diventare prezioso bene, così i sardi di oggi possono trarre frutto dal proprio passato, anche da quello più doloroso, e costruire un futuro migliore. Ciò che non possono e non devono mai fare è dimenticare chi erano e chi sono: “Questo sarà il nostro compito…tramandare”.
Infine, “E cantavamo alla Luna” è anche un atto d’amore di Pia per Lanusei, suo paese natale, che si affaccia sullo splendido golfo dell’Ogliastra e sui cui monti si possono ancora oggi visitare i resti del villaggio di Genna ‘e Cili, dove sorgeva il nuraghe: il Tempio di Airam.

Ringrazio infinitamente Francesco Manca sopratutto per avermi paragonato ad un cantastorie! Quando, a proposito dell'altro mio romanzo L'ultima jana, mi hanno chiesto in quale personaggio mi identificassi di più ho sempre risposto: Elias!!!
Elias il cantastorie.
Elias colui che canta storie di miti lontani, sardo aedo, per deliziare ma anche per non far dimenticare la propria storia di popolo. Colui che conserva. Ma crea anche mito.

E ringrazio tutti gli amici che in questi mesi mi hanno scritto:

Antonella Meloni (Oristano)
Leggere il tuo libro è stato come intraprendere un viaggio in un tempo remoto, ancestrale... Notevole il riferimento all'opera di Sergio Atzeni...

Wanda Nazari (artista)
(…) L'ho letto tutto d'un fiato. Credo che sia il più bello di quelli che hai scritto fin ora. Il piacere della lettura è stato grande. Originale nel racconto, ricco di descrizioni"pure", pulite,scorrevoli, reali, fatte di accenti lirici profondamente vissuti, di brividi e di drammi.
Airam sei tu, Airam sono io, Airam sono tutte le donne che sapranno leggere nella profondità del tuo pensiero. Grazie di questo bel dono! (…). Quello che ho scritto non è sufficiente per descrivere il piacere che ho provato nel leggerti. (…). Mi ha incantato e fatto sognare sopratutto la teatralità, che forse, non tutti avranno colto. Si, secondo me, è un testo che, adattato, potrebbe essere portato in teatro.

Katia Debora Melis (poetessa)
L’ultima opera narrativa di Pia Deidda, edita dalla Zènìa Editrice di Nuoro nel 2011, già dall’immagine di copertina, opera di Elsa Molinari, presenta forti tratti evocativi. Terzo romanzo dell’autrice, sempre più orientata al recupero delle sue origini e delle antiche tradizioni sarde, l’opera appare ben ideata e narrata, di piacevole e facile lettura come, del resto, i due precedenti romanzi, Rubia e L’ultima jana.
La narrazione, suddivisa in brevi capitoli, ognuno dei quali contraddistinto da un titolo rappresentativo, procede rapida sullo scorrere di un linguaggio generalmente medio, che alterna ampi brani narrativo-descrittivi a dialoghi intessuti con secche battute.
Colpisce subito il ritmo cadenzato delle iterazioni e degli iperbati di una narrazione condotta al ritmo della musica, a passo di danza, al passo della marcia dell’esercito invasore. Lo stile di Pia Deidda riprende quello formulario degli antichi aedi, volutamente, posizionando il fulcro della narrazione sul valore dell’oralità come trasmissione di saperi ed esperienze, anche se traumatiche, e del ripetere per ricordare.
Se al centro della produzione narrativa dell’autrice, prima con Rubia, poi nel secondo romanzo con Cicytella e, infine, qui, con Airam, la figura attorno a cui si dipanano le spire delle vicende è la donna e l’universo variegato del sentire femminile, tuttavia in E cantavamo alla luna è la collettività che tesse le linee della storia, microstoria a macrostoria, a cui dà senso e corpo proprio il sentimento di comunità. Ecco che Pia Deidda, con grande sensibilità, torna indietro e riproietta sullo sfondo della conquista romana della Sardegna quelli che sono i sentimenti, le paure, il disorientamento dell’uomo d’oggi. Così se Airam e le sue, le nostre genti, volevano risposte concrete e certe sulle incommensurabili domande che la vita poneva loro senza tregua e con durezza, altrettanto si può dire per il presente. E’ dunque quella narrata dalla scrittrice ogliastrina una storia senza tempo, sempre in atto, che se i poeti canteranno i nostri figli non dimenticheranno.
Altro aspetto della scrittura della Deidda, che affianca alla preponderante produzione in prosa pregevoli versi, è l’attenzione ‘poetica’ per la natura della sua terra, descritta con tratti che vanno, alternativamente, dal realismo quasi iconico a note idilliache. A ben considerare, infatti, proprio la natura sembra essere la vera protagonista del libro; a lei la maggior parte dello spazio nella dimensione descrittiva della narrazione, tanto che i personaggi che vi si muovono dentro appaiono, credo volutamente, disegnati con tratti generici, quasi rarefatti, specie la figura di Airam la sacerdotessa.
La maggior ricchezza di aggettivazione, infatti, è dedicata al paesaggio, al territorio, agli elementi naturali, animali e vegetali, e manifesta la sovrana potenza della Natura nel mondo sardo arcaico: l’uomo, quasi piccolo puntino sparuto, ne appare attratto e respinto, cullato dalla terra che l’ha generato e alimentato e protetto, a volte, altre volte quasi escluso o abbandonato. Tutta la narrazione presenta aspetti di questa dualità, nel rapporto interno-esterno, alto e basso, cielo e terra, materia e spirito, in una conciliazione che, specie al volgere delle vicende verso il loro epilogo, parrebbe totalmente impossibile, mentre si mostra naturale e necessaria.

Rosy Giorri (Torino)
Appena lo Apri ti rendi subito conto che stai Per affrontare uno dei Viaggi più Affascinanti che ti permettono di Tornare a casa. Una sensazione Dolce e Dolorosa che ti appartiene da sempre mista ad attese e conferme con Te Stessa, con il Tuo Essere Donna e Madre in Terra Lontana !!! Un Romanzo da Leggere e Custodire gelosamente nelle Librerie di tutte le Case, per chi volesse capire l'Essenza Ancestrale della Nostra Isola ... Bellissimo Perdersi tra le righe....

Battistina Meloni (Roma)
Conquistata, ammaliata dal "canto alla luna" di Pia Deidda
Una sola parola per definire la sensazione di "fine lettura" AMMALIATA...
Bello davvero lo scorrere delle pagine. Il finale poi, intriso della dolcezza e della forza delle nostre donne.
Mi ricorda la sensazione di "Rubia" 

Albino Agus (poeta)
 Ho letto il libro “E CANTAVAMO ALLA LUNA" e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. E' scritto molto bene; in un italiano perfetto e la lettura risulta piacevolmente scorrevole. La fantastica storia, che mi ha coinvolto, appare reale nei minimi particolari al punto che: non sembra un racconto di fantasia, ma una cronaca di avvenimenti vissuti dalla stessa autrice. Ed io, usando quella fantasia di cui sono provvisto, ho immaginato che Pia Deidda fosse entrata in uno stato di ipnosi e facendo una regressione nel passato, avesse rivissuto gli avvenimenti dell'epoca di cui racconta; facendolo apparire come un episodio reale vissuto in un'altra vita. Questa mia fantasia è stata stuzzicata anche dal titolo; difatti Lei non scrive: “E CANTAVA ALLA LUNA” ma “E CANTAVAMO ALLA LUNA”. Quasi una dichiarazione di presenza in quei luoghi,durante la dominazione romana, quale testimone oculare dei fatti di cui racconta in modo così minuzioso e reale, come potrebbe solo una persona che quegli avvenimenti li avesse vissuti. E, sempre dando spazio alla mia fantasia, la vedrei ben collocata nel personaggio di Airam...
Durante la lettura ho sentito i profumi delle erbe aromatiche, il rumore delle cascate e mi sono quasi sentito bagnato dagli spruzzi di quelle fresche acque. Alla fine, quando ho chiuso il libro, ho sentito una gran voglia di arrotolarmi nell'argilla polverosa, nell'erba morbida dei pascoli descritti per poi tuffarmi nel mare frizzante come quello di una volta, quand'ero bambino, nel quale ho provato la sensazione di trovarmi immerso in un barile di birra spumeggiante ... ; e, non mi vergogno di dirlo, anche con la voglia di un bel pezzo di pecora bollita ...
Io dico che, E CANTAVAMO ALLA LUNA dovrebbe entrare nella casa di ogni sardo; perché leggendolo, benché non sappiamo dove stiamo andando, si riesce almeno a capire da dove veniamo.
Ringrazio il Circolo Kinthales di Torino che mi ha dato la possibilità di conoscere Pia Deidda e conseguentemente di leggere il suo bellissimo libro che raccomando a tutti di leggere.
Ringrazio anche Luisa Pisano che, per il fatto che io non potrò, per cause di forza maggiore, essere presente, ha accettato il compito di leggere questo mio commento assolutamente sincero.
E chiudo augurando all'autrice di E CANTAVAMO ALLA LUNA tutto il successo che merita perché è davvero molto brava!
Complimenti e tantissimi auguri a Pia Deidda e un saluto e un abbraccio a tutti i presenti.

Marina Altea Santus (Torino)
  "E cantavamo alla luna" e "L'ultima jana" letti d'un fiato Pia ... io e il mio compagno ... bellissimi tutti e due!!

Eliano Cau (scrittore)
Le opere di Pia hanno la profonda levità dei romanzi che non muoiono. L'oblio si accanisce contro le storie incongrue e vane, non contro quelle che ci danno piacere e ci conducono in mondi conosciuti ma ignorati dai più. Leggetele, le sue storie, poi ne parleremo qui e dove vorrete: ne varrà la pena. 

Linda Soglia (Torino)
Ho letto "E cantavamo alla luna": molto bello! Mi sono piaciute la tecnica narrativa (soprattutto i dialoghi serrati) e la preservazione della memoria e dell'identità. Bravissima, cara Pia!  

Cassiano Abis (Milano)
Ho finito di leggere "E cantavamo alla luna" giovedì scorso e, come mia abitudine e piacere, devo dire la mia (...). E' un bel racconto. Delicato persino nella sua crudezza. Descrittivo, ma mai noioso.
Penso che alcuni passi non li dimenticherò mai, e questo fa del libro un tesoro, vuoi perché ci appartengono, vuoi perché ne stiamo ancora soffrendo.
Uno per tutti la descrizione a pag. 81 al cap.: "Il potere di Airam". Mi piacerebbe che fosse ancora così, ma, salvo rare occasioni, quegli 'scogli rossi', anche a girarci intorno, appaiono sempre più distanti. Il racconto della invasione Romana si fa quasi verosimile, e chi cantava alla luna si è fatto voler bene.
Grazie Pia.

Maria Antonietta Arzu (Lanusei)

Grazie Pia ho letto il tuo libro. Ho trovato una ottima iniezione di cultura. Che dire? Fantastico!! Sai ora lo devo leggere per la seconda volta, perché ho paura di aver tralasciato qualche dettaglio...Ti abbraccio!!!

Marina Meiko Tozzo (Parma)
Beh, che dire... l'ho terminato ieri sera dopo averlo letto per la seconda volta. Negli ultimi anni sono sempre scappata dai romanzi, preferendo la saggistica. Il tuo è stato il primo dopo 4 anni di rifiuto. Che dire? Elegante nel tracciare... sentimenti ancora cosi attuali. Fresco nel fondere mito e storia. Molto nuova la modalità di dialogo dove la riformulazione mi è giunta come eco, l'eco che dà forza alla verità hic et nunc. Una parte di Ariam vive in ognuna di noi. Grazie Pia.
E ancora:
Ho letto questo libro con grande piacere tutto in una sera. E' un modo per capire anche , come eravamo prima che arrivassero i romani a colonizzarci. Storia poetica di una sciamana sarda e delle sue vestali, se cosi si può dire....baci a tutte.

Paola Sacco (Torino)
Ancora una volta Pia Deidda ammalia i suoi lettori in modo suggestivo con la sua prosa fresca e poetica. Benché la storia si faccia affrettata verso la fine, carpita dalla velocità, la scrittrice accompagna, con immensa grazia, i suoi lettori in un intreccio ben lontano dai nostri tempi (...forse troppo eterea la sacerdotessa!?!). E tutti, lettori curiosi del dopo, rimangono piacevolmente impigliati nella purezza descrittiva della natura sarda. Un paesaggio, composito, a volte accogliente, altre poco incline nei confronti dell'uomo ma sempre misterioso e intrigante. E la prosa? La prosa funge da guida nello scorrere delle pagine e, come briosa sorgente, rinfranca piacevolmente il lettore.
Magico e surreale s'incastonano in perfetta simmetria con il reale della storia proposta. Pia, grazie perché nutri di sogni le nostre letture.

Elda Mari (Roma)
Ciao, Pia, ho letto il tuo romanzo E CANTAVAMO ALLA LUNA e devo dirti che me lo sono goduto dalla prima all'ultima pagina: è una piccola filigrana letteraria, tessuta tra storia, mito e fantasia con la grazia di una fiaba, con piacevoli e leggeri voli descrittivi dei paesaggi in cui si svolge. Bello.

Giusi Ginatempo (Siena)
Ho letto il libro tutto d'un fiato, ne sono rimasta affascinata, sia dal personaggio femminile che dai paesaggi incantati. Non so se è una mia proiezione, ma ho visto questo istinto di vita portato avanti dalle donne, che resiste in tutti i modi alla violenza della guerra, di cui sono portatori gli invasori, anche se il personaggio del console romano è apprezzabile perchè ricco proprio di istanze contraddittorie e per il suo legame con la cultura greca...
A quando il prossimo?

Angela Mulas (Roma)
Ciao Pia.....ho comprato e letto il tuo libro.....E cantavamo alla luna!!!! Complimenti mi e' piaciuto tantissimo....Buona serata*_*!!!!!!!

Anna Nosotti (Torino)
Ho letto con attenzione il tuo ultimo libro. L'ho poi lasciato "decantare" ( come si fa col vino prezioso) e
l'ho rivisto nelle parti salienti ieri sera. Mi è piaciuto, molto più degli altri due: bella la mescolanza
tra storia e mito, belli i diversi registri linguistici, interessanti e vivi i personaggi. Inoltre, certe ingenuità
degli altri due romanzi sono quasi sparite del tutto. Permangono a volte nel linguaggio: è giusto che questo
sia epico-evocativo-favolistico, ma occorre, a mio giudizio, un pò più di rigore.
Nel titolo poi avrei evitato il "e " iniziale ( che fa tanto Cronin:"E le stelle stanno a guardare"): senza, il titolo è MOLTO più incisivo.

Ho risposto ad Anna ringraziandola ma precisando sul titolo al quale sono legata in modo particolare:
Per quanto riguarda invece il titolo ti devo dire che è nato prima il titolo e poi lo scritto (così come per Rubia e L'ultima jana). Doveva essere E NOI CANTAVAMO ALLA LUNA, ma poi tolsi il “noi” e lo lasciai intuire. Quella E ha un significato simbolico proprio di congiunzione: noi sardi “di oggi” uniti/congiunti al ieri in una ricerca d'identità. Il finale con Airam e Ineles non è l'epilogo.
Al Bosco Seleni non solo loro ma (anche) noi cantavamo alla luna.
So che sembra assurdo fra bolli filatelici dell'Unità d'Italia, centocinquantenari e simili. Ma noi sardi abbiamo bisogno oggi più che mai che non venga dispersa questa eredità.
Ma il discorso è lungo...

Stefania Loddo Lai (artista di Lanusei)
E cantavamo alla luna è uno splendido aereo di carta , magico e indistruttibile per volare sui nostri luoghi ed entrare nella leggenda ... grazie !!

Graziella Deplano (Roma)
Ho recentemente visitato il "Selene" ed ho rivissuto l'atmosfera del tuo romanzo...in particolare ho sentito la presenza di Airam, la sacerdotessa....!! Bellissimo, mi è piaciuto molto..complimenti !!!

Rosalia Russo (Torino)
La storia mi ha un po' solcata dentro. Ho ritrovato degli echi lontani di radici che non credevo di avere (ad esempio il culto della luna, sul quale so alcune storie/leggende). Poi come lettura è capitata in un momento particolare, in cui stavo elaborando una teoria tutta mia per la quale in realtà non mi sento abbastanza sarda e ne soffro. Questa tua storia mi ha in un certo senso fatto riflettere, mi ha fatto sentire legata alla mia terra anche se il mio sangue è misto: dopotutto Ineles è figlia di un romano, chissà di quale provincia. Eppure è la custode del patrimonio religioso del popolo sardo...

Claudia Zedda (autrice di Creature fantastiche in Sardegna)
Ciao Pia, ieri notte ho finito di leggere il tuo "E cantavamo alla luna". E' molto coinvolgente! Rende il passato antico cosa viva, e al lettore consente di muovercisi dentro, a proprio piacere. Complimenti.

Antonella Sica
Ciao Pia volevo dirti che ho letto E CANTAVAMO ALLA LUNA!! L'ho letto in vacanza in Sardegna nella meravigliosa spiaggia di Foxilioni!! L'ho trovato bellissimo e me lo sono ... divorato in pochi giorni! Complimenti!

Walter Curreli (Lanusei)
Grande Pia! Ho letto il tuo libro. Sei stata proprio brava a descrivere le sensazioni che gli ultimi nuragici hanno provato quando sono arrivati i primi colonizzatori romani. Airam la sacerdotessa predisse bene: l'orda di uomini avidi non si sarebbe fermata lì...

Lucilla Trapazzo (attrice svizzera)

Pia , ho ovviamente letto il tuo libro e la cosa che mi è piaciuta di più è stato lo stile narrativo, l'alternanza tra capitoli più elegiaci e di ampio respiro e quelli solo di dialoghi, un modo efficace per avanzare l'azione velocemente pur se in modo profondo.

Stefania Loddo Lai (artista) 
Sto leggendo la storia di Airam e percorro il bosco con la mente ... sono dentro anche io .... mi piace ... :-)

Antonietta Naitza (Cagliari)
Ho appena finito di leggere "E CANTAVAMO ALLA LUNA". Delizioso,storia delicata, con un ritmo tutto particolare che a parer mio si presterebbe anche ad una rappresentazione teatrale...Nella lettura percepivo il ritmare del ballo sardo, per non parlare poi della descrizione del paesaggio che mi ricorda zone conosciute e a me care....Complimenti.

Antonio Sale (Svizzera)
Pia, sto rileggendo il tuo libro. Lo trovo meraviglioso; ci racconti con Airam un pezzo della nostra storia con grande umanità.

Natascia De Leo (Torino)
Finitoooooo!!! Bellissimo e magico... E' il "profumo" della forza delle donne sarde, siano esse umane che janas, è sempre così intenso, anche in questa tua ultima perla. Brava Pia!
E quando tra qualche giorno rivedrò i miei Scogli Rossi ripenserò a "quel" romano e gli dirò "Non parlo di forza, romano. Parlo di unità. Non abbiamo un esercito, non abbiamo strategie militari. Io parlo di unità di popolo. Parlo di una sua unica identità."
Evviva il Popolo Sardo! W la nostra Sardegna!

Valeria Corradi (Torino)
L'ho appena finito di leggere! Bello!

Rosy Aresu (Lanusei)
Sono nel bosco e vago leggiadra pensando a te Pia e a chi il bosco lo ha vissuto millenni fa, e nel bosco ha trovato fonte per i suoi meravigliosi scritti.
E ancora:
"Mare e montagna,presenze inscindibili di quest'isola,che si fondono insieme. Sul cuscino prese anche una fibbia d'argento e corallo finemente lavorata. Rappresentava la Luna su un cielo costellato di stelle": dal libro di Pia Deidda "E cantavamo alla luna", tutto ciò che noi siamo come popolo, scritto magnificamente da Pia, che in questo racconto riesce a far rivivere in chi lo legge un culto antico ,che esalta ciò che oggi siamo come popolo, Airam, che rappresenta il sentimento, il carattere, la nostra interiorità, Airam che ha dentro di sé i caratteri delle donne di Sardegna. Grande Pia riesce sempre a creare con i tuoi libri una magia antica, grazie!
Fai rinascere sentimenti sopiti,travolti dalla quotidianità, riesco a uscire dal quotidiano leggendoti e mi sembra di rivivere nelle vesti dei tuoi personaggi, non riesco a non mettere per iscritto ciò che trabocca quando mi avventuro nel tuo mondo; scrivo pure male, sembra che una forza sconosciuta mi faccia scrivere velocemente, quasi per non lasciare sfuggire ciò che provo e che vorrei non svanisse, scrivendo riesco a sentirlo mio.
Sto centellinando il tuo libro, non ho finito di leggerlo, ne leggo alcune pagine e poi lo ripongo, mi piace leggerlo piano piano.

Paolo Cara (Quartu)
"E cantavamo alla Luna", ...
Anche qui Ti sei dimostrata grandissima, poiché nello scorrere della lettura, mi sono immerso nel tempo e nei luoghi da Te descritti con meravigliosa maestria.
Ho percepito le forti vibrazioni durante le Meditazioni di Airam, con l'aspetto Divino della Luna, e Tu sai quanto io senta forte il culto della Grande Madre, un qualcosa che è risvegliato in me, un qualcosa che da sempre percepisco, un qualcosa di cui sono consapevole che altro non è, che l'Amore Materno di Dio.
La descrizione dei boschi, delle rocce, del mare, del cielo e della luna, sono descrizioni ricche di divinazione e devozione.
Tu hai il grande dono nel descrivere con maestria la bellezza che percepisci, così da far vivere ciò che scrivi al lettore che sa immergersi in maniera profonda nell'incanto, grazie all'Amore Divino presente in ogni essere umano.
Grazie carissima Pia di quest'altra grande perla che hai regalato all'umanità intera.
La storia, la grande storia del Popolo Sardo, grazie anche a Te, vivrà in eterno, poiché con questi Tuoi racconti, altro non fai che tramandare di generazione in generazione, la nostra antica storia, il nostro antico culto e la forza di grande e infinito Amore che vive in ogni nostro cuore.
Colei che è il Puro Desiderio di Dio, Colei che è la Creazione, Colei che quotidianamente ci dona il Suo Eterno Amore, in eterno Ti Benedirà.
Un abbraccio forte e ricco di fraterno affetto da parte mia, che Ti stimo infinitamente.
Paolo.

Isabella Soverino (Asti)
Ho finito E cantavamo alla luna semplicemente stupendo!
Ho trovato il romanzo molto coinvolgente nell'insieme: dalla descrizione del paesaggio marino della Sardegna alla vicenda storica. E' molto bello e poi come sempre c'è coraggio e amore nella vicenda.

Mario Casagrande (autore del "Palloncino bianco")
Oggi ho terminato di leggere il romanzo" E cantavamo alla luna" Una storia davvero tenera, ricca di amore per la propria terra!! Come sempre, Pia Deidda ha dato il meglio, mi ha letteralmente affascinato con i suoi storici personaggi!!!! (Quinto Cornelio e in modo particolare Airam che mi ha conquistato) Grazie a Pia Deidda per avermi dato la possibilità di leggere questa stupenda storia... Ancora COMPLIMENTI!!!!!!

Laura Contaldi (Napoli)
Ho terminato la lettura di "E cantavamo alla luna". Come sempre Pia riesce ad incantarmi con i suoi libri in cui storia, fiaba e leggenda si uniscono per dar vita ad un racconto che è un omaggio alla sua terra ,alle sue origini, alle sue tradizioni.
La lotta del popolo sardo contro i romani fu veramente caparbia. Essi non volevano assolutamente sottostare alla trasformazione radicale della loro civiltà e dei valori morali cui voleva sottoporli il dominio romano.
Airam, sacerdotessa di un antico culto lunare, si oppose con tutte le sue forze a Quinto Cornelio, comandante romano, e il dialogo tra loro è tra le pagine più belle.
Un libro al femminile, scritto egregiamente, brava Pia!

Loredana Cuccu (Milano)
E' una fusione di magia, storia antica, ma sempre attuale e natura.
E' profumi e sapori.
E' tradizioni, radicate nel tempo, inserite in un mondo “divino” che sembra tanto lontano, ma è stato tramandato.
E' quel ballo tondo reso mistico.
E' speranza nel domani che vince sulla crudeltà.
E' una donna caparbia, come le sarde riescono a essere spesso...e tanto bene.
E' amore per la terra sarda e il suo popolo.
E' quel “saremo altro”...”siamo già altro da tempo”.
(...)
Mi piace come hai descritto la sofferenza di questa divinità, tanto umana in questo suo desiderio [avere una figlia n.d.r].
E tutte le tradizioni raccontate nella realtà di questo popolo...pensavo a una persona “continentale” che non conosce così bene l'isola e magari si perde la magia del confronto, del pensare “ma sta parlando di...” “ma questo è...”.
Pia, sai che si vede davvero quanto sei legata all'Ogliastra?! Ma ti è mai venuta voglia di ritornare lì? O ti accontenti di riviverla quotidianamente nella tua realtà e nei tuoi libri?

Federico Deidda (Pescara)
Ho letto «E cantavamo alla luna» e l'ho trovato molto bello. E' scritto benissimo.
L'idea di affidare a una donna le sorti del popolo è azzeccatissima. Alcune pagine sono bellissime, mi riferisco soprattutto al dialogo di Airam con Quinto Cornelio e dove descrivi l'incalzare della violenza subita dalle donne a opera dei romani. L'idea di romanzare la nostra storia è talmente indovinata e la tua prosa è talmente efficace che mi sono trovato alla fine, e non ci potevo credere, che non ci fossero altri fogli. Sarebbe perfetto se tu mi confermassi che questo è solo il primo capitolo, e che ne seguiranno almeno altri 11! (...) C'è fame di storie nuove, di saghe mai lette e quella del nostro popolo la devi scrivere tu, si sente che l'ami profondamente.


PIA DEIDDA
E cantavamo alla luna
Zènìa
12,50 Euro