sabato 26 settembre 2020

Il Popolo di bronzo e la statuetta del sito archeologico Seleni di Lanusei

Condivido un post che Angela Demontis ha messo su Facebook sulla statuetta in bronzo detta della Donna (Sacerdotessa? Fedele?) del Seleni (da Lanusei attualmente al Museo Archeologico di Cagliari). Reperto che è stato, insieme al sito archeologico del Seleni, fonte d'ispirazione per il mio romanzo storico "E cantavamo alla luna" dove protagonista è proprio una donna, la sacerdotessa Airam. 

Durante la sua stesura, quando stavo pensando all'abbigliamento che avrei fatto indossare ai protagonisti Sardi, consultai proprio il libro "Il popolo di bronzo". 



Donna di Seleni, pag. 175.
Illustrazione da "Il Popolo di Bronzo" di Angela Demontis, ed. Condaghes 2005.
Ma quanto sono belle le donne rappresentate fra i bronzetti sardi!
Alcune, come la Signora di Seleni, avevano un abbigliamento ricco e regale enfatizzato anche dal portamento.
Questo personaggio indossa un doppio abito composto da una lunga tunica che arriva alle caviglie, probabilmente fatta in morbido lino, ed una tunica leggermente più corta che ha la balza inferiore decorata.
La tunica superiore poteva essere anch'essa realizzata in lino oppure in tessuto di lana, più pesante, e le decorazioni potevano essere frange, o nappe.
Indossa un ampio mantello rettangolare che ha la parte superiore suddivisa in settori orizzontali, forse inserzioni di stoffe di diversa natura o colorazione, di cui si notano tre bande che formano un disegno a losanghe.
Fatto sta che l'artigiano, o artigiana, che ha realizzato il modello della statuetta ha voluto far capire che il mantello era un capo "ricco e pregiato".
Pure il copricapo con apice conico fatto a settori digradanti per dimensioni, che in origine aveva una falda qui ipoteticamente ricostruita, indica la ricchezza del personaggio.
Ma la cosa che rende più affascinante questa Signora è il monile a collare che sembra allunghi il collo, con una illusione ottica resa molto bene. Formato da semicerchi concentrici rifiniti da un bordo ripiegato, forma un pettorale che via via sale fino ad avvolgere il collo allacciandosi posteriormente mediante lacci ad incrocio (visibili sul bronzo originale).
La donna, infine, porta con la mano sinistra una semplice ciotola e con la destra saluta.
L' Eleganza nei tempi Antichi.







martedì 1 settembre 2020

 Siamo tutti belli! Siamo tutti unici!

Ognuno di noi sprizza di Bellezza.

Guardatevi, dico in classe quando spiego il canone di Policleto, nessuno di noi ha queste proporzioni. Lo inventarono gli artisti greci per esprimere la Bellezza e le Virtù interiori. Bello è Buono. Nessun greco era così come lo vedete nelle statue, sono immagini idealizzate, inventate. I greci quasi sicuramente erano bassi di statura come me e forse le donne avevano i fianchi larghi e il sedere basso (sempre come me). E li faccio ridere. Ma anche riflettere. Sono anni difficili i loro, dove pochi si accettano. Deleterio creare stereotipi di bellezza.

Siamo tutti belli proprio perché creature uniche, diverse e non uniformate. La Bellezza è quello che il nostro corpo riflette del nostro animo. Siamo un insieme di gesti, di sguardi, di movenze, di voci, di tratti, di pensieri, che fanno emergere la nostra personalità e la nostra interiorità. Unica.


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