martedì 29 maggio 2012

http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2012/05/24/la-presentazione-del-libro-e-cantavamo-alla-luna-e-la-mostra-del-bosco-seleni-di-lanusei-al-circolo-su-nuraghe-di-alessandria/?doing_wp_cron

martedì 22 maggio 2012

“L'ultima jana” come lettura nelle scuole

“L'ultima jana” come lettura nelle scuole

In questi anni più scuole, soprattutto in Sardegna e Piemonte, hanno adottato i miei romanzi come “ libro di lettura”. Per me una grande soddisfazione professionale: sentire i commenti e le critiche dei ragazzi mi dà la carica per continuare a scrivere dando senso al mio operato.

Ecco due “recensioni”, scritte da allieve della classe terza dell'Istituto Flora di Torino, che mi hanno particolarmente colpito.

Martina Mancuso
     Un libro bellissimo che trasporta il lettore in una Sardegna che non c'è più ma continua a vivere nei cuori dei tanti che ne ricordano le tradizioni, i miti e soprattutto le leggende, tramandate forse durante le lunghe serate invernali, quando la gente si riuniva ad ascoltare i racconti degli anziani davanti al fuoco scoppiettante dei caminetti. Proprio da una di queste leggende, ambientata in una grotta realmente esistente a Sàdali, nasce “L'ultima jana”, una storia ricca di magia e sentimento, dolce e amara nello stesso tempo. Tradizionalmente le janas, le piccole fate della mitologia sarda, sono permalose, vendicative e poco inclini a mischiarsi con gli uomini. La Deidda inserisce con maestria nella leggenda la figura di Cicytella, una jana diversa dalle sue tre sorelle, completamente dedite alla preparazione di manicaretti e chiuse nella loro egoistica esistenza, senza neppure considerare che all'esterno della grotta in cui vivono c'è un mondo al quale potrebbero dare tanto.
     Cicytella è curiosa, ama studiare i ritmi della vita nel paese, la gioia delle feste di piazza e l'angoscia causata dalle malattie che in quegli anni, spesso, mietevano troppe giovani vite. La fata soffre, il suo animo buono, ribelle, la porta a rompere gli schemi e salvare da morte certa un bambino verso il quale prova un inusuale sentimento d'affetto. Durante i suoi continui, curiosi viaggi, accade l'imprevedibile, Cicytella s'innamora di Elias, un umano, un poeta che racconta storie antiche e bellissime. Sembra un amore impossibile, uomini e janas non possono stare insieme. Cicytella non capisce perchè, non vede nulla nel mondo degli uomini che possa giustificare un tale netto divieto, tuttavia sembra rassegnarsi al volere di disegni troppo grandi anche per una fata e fa di tutto per dimenticare il suo amore.
     L'autrice sembra a questo punto – facendo riferimento alla leggenda che si racconta a Sàdali – sottolineare l'dea secondo la quale il bene e il male non sono retaggi assoluti di janas o di umani,  lo fa facendo intervenire un'entità suprema che punisce duramente il male e premia il bene, l'amore assoluto.
     “L'ultima jana” è un libro ricco di splendide descrizioni di luoghi, di vita semplice e di magia, nel quale l'autrice ha il merito di riuscire a romprere la netta linea di demarcazione che nella mitologia separa i due mondi, mettendo al di sopra di essi l'amore cosmico, universale, inarrestabile.
     Cicytella ha la caratteristica di saper volare al di sopra delle miserie umane, sa amare e soffrire come qualsiasi essere umano. Non ha paura di toccare il dolore con le mani e non ha paura di seguire la sua metamorfosi del cambiamento e della crescita come qualsiasi donna.
      Elias l'amato è commovente per la sua gentilezza, educazione, rispetto e pazienza.
      Le sorelle di Cicytella, dispettose e golose, schive al genere umano ma così vicine al carattere dei sardi.
    Infine gli scenari misteriosi della Sardegna, in particolare i paesaggi dell'Ogliastra (e Barbagia ndr), raccontati in modo tale da sentire i profumi della vegetazione e il rumore dello sbattere delle onde del mare.
    Questo romanzo è una poesia di suggestioni e ricordi, di nostalgia e profumi.

Federica Sgorbassa
     Il racconto è pulito, non volgare, poeticissimo, da raccontare a grandi e piccini. E' un racconto stracolmo di valori: solidarietà, amore umano, amore per l'ambiente, rispetto per le tradizioni... Cicytella non la si scorda facilmente, pur avendo molteplici sfacettature come personaggio!
     Ella viaggia tra il mondo fatato a cui appartiene e il mondo umano che tanto l'affascina.
     Notevole è la descrizione dei paesaggi nei quali è facile affacciarsi.
     Curioso è il richiamo alle tradizioni sarde come, ad esempio, la preparazione del pane, dei dolci, di alcuni rimedi medicamentosi, il tutto con un'armonia e delicatezza incredibili.
     Questo racconto è una favola bellissima, piena di sentimento, capace di sprigionare calore umano e tenerezza. Leggere questo libro fa star bene, ci fa sentire tutti un po' magici, un po' bambini e un po' uomini. Non mi resta che dire Grazie all'autrice per avermi ricordato che è l'Amore la più grande forza e risorsa di ogni essere.
     Ringrazio l'autrice per aver dato forma e vita al personaggio di Cicytella, che sa volare al di sopra delle miserie umane, ma sa anche amare e soffrire come qualsiasi essere umano. E non ha paura di pagare il salatissimo costo dovuto alla possibilità di una metamorfosi, del cambiamento, della crescita.
     Mi ci posso identificare come donna, come tutte le donne.

GRAZIE RAGAZZE!


venerdì 18 maggio 2012

Ho portato L'ULTIMA JANA ed E CANTAVAMO ALLA LUNA al ristorante "Sardegna" di Torino

Ho portato L'ULTIMA JANA ed E CANTAVAMO ALLA LUNA 

Ieri sera ho portato le mie storie tutte sarde al ristorante dello chef Sergio Coghe "Sardegna" di Torino (Via San Donato 27).
Mi hanno fatto compagnia quattro amici del gruppo "NOSU IMPARI".
Grazie a tutti per questa bella serata suggellata da una buonissima cena sarda: bravo Sergio! 






Giornata al Circolo Sardo "Su Nuraghe" ad Alessandria il giorno 13 Maggio 2012 in occasione del pranzo sociale "Festa della Mamma"

 Ho portato E CANTAVAMO ALLA LUNA
e la mostra del Bosco Seleni di Lanusei

Alessandria, 13 Maggio 2012
Circolo Sardo "Su Nuraghe"

Ringrazio il Presidente del Circolo Vittorio Farci e la tesoriera Licia Pinna che mi hanno permesso di trascorrere una stupenda giornata ad Alessandria in occasione del pranzo sociale fatto per la "Festa della Mamma".
Nel pomeriggio ci siamo intrattenuti a parlare del mio romanzo E CANTAVAMO ALLA LUNA e a illustrare i pannelli della mostra che fanno capire il luogo che ha ispirato la mia storia.
Momento di commozione condivisa quando ho letto il mio racconto - come avevo promesso in precedenza a Licia - CUCIRO' LA BANDIERA DEL NUOVO RE: ciò che ci unisce è la nostalgia per la nostra terra e, soprattutto, l'identità sarda che ci accomuna.










Ringrazio anche tutti coloro che hanno permesso (ottimo il pranzo!) e seguito l'evento: Sebastiano Tettei, Carmen, Irene, Tonina, Chicco, Aurora, Giovanna, Alessandro, e Luigi. Ringrazio anche Barbara, Mario e Tamara gestori del Bar. Un ringraziamento particolare al socio Valter per il suo senso di ospitalità.




Un complimento anche per la bellissima e funzionale struttura interamente costruita e curata dai soci.

mercoledì 16 maggio 2012

http://www.gentedisardegna.it/topic.asp?rand=2347942&whichpage=1&TOPIC_ID=18529&#465945

sabato 12 maggio 2012

Poesia di Pia Deidda: Tormento è la sua assenza

TORMENTO È ORA LA SUA ASSENZA

Piega alberi secolari al suo potere,
solleva mulinelli di sabbia e scopre tesori nascosti,
sparge essenze di erbe aromatiche,
spande fiocchi di soffice polline
e improvvisa delicate danze,
spruzza schiaffi violenti di acqua marina,
trasporta sabbia rossa africana
e la posa su candide verande,
ulula voci di ancestrali memorie,
raduna vortici di foglie
e le deposita in angoli silenti,
sposta con veloce irruenza nembi,
trascina inermi bambini
e li sospinge per scoscese discese.
Ho visto agire la forza del vento,
tormento è ora la sua assenza.

© Pia Deidda 2012


 foto di Lorenzo Totaro

E CANTAVAMO ALLA LUNA nello stand della Regione Autonoma Sardegna

E CANTAVAMO ALLA LUNA 
e i libri della Zènia Editrice
nello stand della Regione Autonoma Sardegna



venerdì 11 maggio 2012

COSA DICONO I LETTORI DI "E CANTAVAMO ALLA LUNA"

COSA DICONO I LETTORI DI
"E CANTAVAMO ALLA LUNA"



Battistina Meloni
Conquistata, ammaliata dal "canto alla luna" di Pia Deidda
Una sola parola per definire la sensazione di "fine lettura" AMMALIATA...
Bello davvero lo scorrere delle pagine. Il finale poi, intriso della dolcezza e della forza delle nostre donne.
Mi ricorda la sensazione di "Rubia" 
Albino Agus
Ho letto il libro “E CANTAVAMO ALLA LUNA" e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. E' scritto molto bene; in un italiano perfetto e la lettura risulta piacevolmente scorrevole. La fantastica storia, che mi ha coinvolto, appare reale nei minimi particolari al punto che: non sembra un racconto di fantasia, ma una cronaca di avvenimenti vissuti dalla stessa autrice. Ed io, usando quella fantasia di cui sono provvisto, ho immaginato che Pia Deidda fosse entrata in uno stato di ipnosi e facendo una regressione nel passato, avesse rivissuto gli avvenimenti dell'epoca di cui racconta; facendolo apparire come un episodio reale vissuto in un'altra vita. Questa mia fantasia è stata stuzzicata anche dal titolo; difatti Lei non scrive: “E CANTAVA ALLA LUNA” ma “E CANTAVAMO ALLA LUNA”. Quasi una dichiarazione di presenza in quei luoghi,durante la dominazione romana, quale testimone oculare dei fatti di cui racconta in modo così minuzioso e reale, come potrebbe solo una persona che quegli avvenimenti li avesse vissuti. E, sempre dando spazio alla mia fantasia, la vedrei ben collocata nel personaggio di Airam...
Durante la lettura ho sentito i profumi delle erbe aromatiche, il rumore delle cascate e mi sono quasi sentito bagnato dagli spruzzi di quelle fresche acque. Alla fine, quando ho chiuso il libro, ho sentito una gran voglia di arrotolarmi nell'argilla polverosa, nell'erba morbida dei pascoli descritti per poi tuffarmi nel mare frizzante come quello di una volta, quand'ero bambino, nel quale ho provato la sensazione di trovarmi immerso in un barile di birra spumeggiante ... ; e, non mi vergogno di dirlo, anche con la voglia di un bel pezzo di pecora bollita ...
Io dico che, E CANTAVAMO ALLA LUNA dovrebbe entrare nella casa di ogni sardo; perché leggendolo, benché non sappiamo dove stiamo andando, si riesce almeno a capire da dove veniamo.
Ringrazio il Circolo Kinthales di Torino che mi ha dato la possibilità di conoscere Pia Deidda e conseguentemente di leggere il suo bellissimo libro che raccomando a tutti di leggere.
Ringrazio anche Luisa Pisano che, per il fatto che io non potrò, per cause di forza maggiore, essere presente, ha accettato il compito di leggere questo mio commento assolutamente sincero.
E chiudo augurando all'autrice di E CANTAVAMO ALLA LUNA tutto il successo che merita perché è davvero molto brava!
Complimenti e tantissimi auguri a Pia Deidda e un saluto e un abbraccio a tutti i presenti.
Marina Altea Santus
"E cantavamo alla luna" e "L'ultima jana" letti d'un fiato Pia ... io e il mio compagno ... bellissimi tutti e due!!
Eliano Cau (scrittore)
Le opere di Pia hanno la profonda levità dei romanzi che non muoiono. L'oblio si accanisce contro le storie incongrue e vane, non contro quelle che ci danno piacere e ci conducono in mondi conosciuti ma ignorati dai più. Leggetele, le sue storie, poi ne parleremo qui e dove vorrete: ne varrà la pena. 
Linda Soglia

Ho letto "E cantavamo alla luna": molto bello! Mi sono piaciute la tecnica narrativa (soprattutto i dialoghi serrati) e la preservazione della memoria e dell'identità. Bravissima, cara Pia!  
Cassiano Abis
Ho finito di leggere "E cantavamo alla luna" giovedì scorso e, come mia abitudine e piacere, devo dire la mia (...). E' un bel racconto. Delicato persino nella sua crudezza. Descrittivo, ma mai noioso.
Penso che alcuni passi non li dimenticherò mai, e questo fa del libro un tesoro, vuoi perché ci appartengono, vuoi perché ne stiamo ancora soffrendo.
Uno per tutti la descrizione a pag. 81 al cap.: "Il potere di Airam". Mi piacerebbe che fosse ancora così, ma, salvo rare occasioni, quegli 'scogli rossi', anche a girarci intorno, appaiono sempre più distanti. Il racconto della invasione Romana si fa quasi verosimile, e chi cantava alla luna si è fatto voler bene.
Grazie Pia.
Maria Antonietta Arzu

Grazie Pia ho letto il tuo libro. Ho trovato una ottima iniezione di cultura. Che dire? Fantastico!! Sai ora lo devo leggere per la seconda volta, perché ho paura di aver tralasciato qualche dettaglio...Ti abbraccio!!!
Marina Meiko Tozzo
Beh, che dire... l'ho terminato ieri sera dopo averlo letto per la seconda volta. Negli ultimi anni sono sempre scappata dai romanzi, preferendo la saggistica. Il tuo è stato il primo dopo 4 anni di rifiuto. Che dire? Elegante nel tracciare... sentimenti ancora cosi attuali. Fresco nel fondere mito e storia. Molto nuova la modalità di dialogo dove la riformulazione mi è giunta come eco, l'eco che dà forza alla verità hic et nunc. Una parte di Ariam vive in ognuna di noi. Grazie Pia.
E ancora:
Ho letto questo libro con grande piacere tutto in una sera. E' un modo per capire anche , come eravamo prima che arrivassero i romani a colonizzarci. Storia poetica di una sciamana sarda e delle sue vestali, se cosi si può dire....baci a tutte.
Paola Sacco
Ancora una volta Pia Deidda ammalia i suoi lettori in modo suggestivo con la sua prosa fresca e poetica. Benché la storia si faccia affrettata verso la fine, carpita dalla velocità, la scrittrice accompagna, con immensa grazia, i suoi lettori in un intreccio ben lontano dai nostri tempi (...forse troppo eterea la sacerdotessa!?!). E tutti, lettori curiosi del dopo, rimangono piacevolmente impigliati nella purezza descrittiva della natura sarda. Un paesaggio, composito, a volte accogliente, altre poco incline nei confronti dell'uomo ma sempre misterioso e intrigante. E la prosa? La prosa funge da guida nello scorrere delle pagine e, come briosa sorgente, rinfranca piacevolmente il lettore.
Magico e surreale s'incastonano in perfetta simmetria con il reale della storia proposta. Pia, grazie perché nutri di sogni le nostre letture.
Elda Mari
Ciao, Pia, ho letto il tuo romanzo E CANTAVAMO ALLA LUNA e devo dirti che me lo sono goduto dalla prima all'ultima pagina: è una piccola filigrana letteraria, tessuta tra storia, mito e fantasia con la grazia di una fiaba, con piacevoli e leggeri voli descrittivi dei paesaggi in cui si svolge. Bello.
Giusi Ginatempo
Ho letto il libro tutto d'un fiato, ne sono rimasta affascinata, sia dal personaggio femminile che dai paesaggi incantati. Non so se è una mia proiezione, ma ho visto questo istinto di vita portato avanti dalle donne, che resiste in tutti i modi alla violenza della guerra, di cui sono portatori gli invasori, anche se il personaggio del console romano è apprezzabile perchè ricco proprio di istanze contraddittorie e per il suo legame con la cultura greca...
A quando il prossimo?
Angela Mulas
Ciao Pia.....ho comprato e letto il tuo libro.....E cantavamo alla luna!!!! Complimenti mi e' piaciuto tantissimo....Buona serata*_*!!!!!!!
Anna Nosotti
Ho letto con attenzione il tuo ultimo libro. L'ho poi lasciato "decantare" ( come si fa col vino prezioso) e
l'ho rivisto nelle parti salienti ieri sera. Mi è piaciuto, molto più degli altri due: bella la mescolanza
tra storia e mito, belli i diversi registri linguistici, interessanti e vivi i personaggi. Inoltre, certe ingenuità
degli altri due romanzi sono quasi sparite del tutto. Permangono a volte nel linguaggio: è giusto che questo
sia epico-evocativo-favolistico, ma occorre, a mio giudizio, un pò più di rigore.
Nel titolo poi avrei evitato il "e " iniziale ( che fa tanto Cronin:"E le stelle stanno a guardare"): senza, il titolo è MOLTO più incisivo.
Ho risposto ad Anna ringraziandola ma precisando sul titolo al quale sono legata in modo particolare:
Per quanto riguarda invece il titolo ti devo dire che è nato prima il titolo e poi lo scritto (così come per Rubia e L'ultima jana). Doveva essere E NOI CANTAVAMO ALLA LUNA, ma poi tolsi il “noi” e lo lasciai intuire. Quella E ha un significato simbolico proprio di congiunzione: noi sardi “di oggi” uniti/congiunti al ieri in una ricerca d'identità. Il finale con Airam e Ineles non è l'epilogo.
Al Bosco Seleni non solo loro ma (anche) noi cantavamo alla luna.
So che sembra assurdo fra bolli filatelici dell'Unità d'Italia, centocinquantenari e simili. Ma noi sardi abbiamo bisogno oggi più che mai che non venga dispersa questa eredità.
Ma il discorso è lungo...
Stefania Loddo Lai
E cantavamo alla luna è uno splendido aereo di carta , magico e indistruttibile per volare sui nostri luoghi ed entrare nella leggenda ... grazie !!
Graziella Deplano
Ho recentemente visitato il "Selene" ed ho rivissuto l'atmosfera del tuo romanzo...in particolare ho sentito la presenza di Airam, la sacerdotessa....!! Bellissimo, mi è piaciuto molto..complimenti !!!
Rosalia Russo
La storia mi ha un po' solcata dentro. Ho ritrovato degli echi lontani di radici che non credevo di avere (ad esempio il culto della luna, sul quale so alcune storie/leggende). Poi come lettura è capitata in un momento particolare, in cui stavo elaborando una teoria tutta mia per la quale in realtà non mi sento abbastanza sarda e ne soffro. Questa tua storia mi ha in un certo senso fatto riflettere, mi ha fatto sentire legata alla mia terra anche se il mio sangue è misto: dopotutto Ineles è figlia di un romano, chissà di quale provincia. Eppure è la custode del patrimonio religioso del popolo sardo...
Claudia Zedda (autrice di Creature fantastiche in Sardegna)

Ciao Pia, ieri notte ho finito di leggere il tuo "E cantavamo alla luna". E' molto coinvolgente! Rende il passato antico cosa viva, e al lettore consente di muovercisi dentro, a proprio piacere. Complimenti.
Antonella Sica
Ciao Pia volevo dirti che ho letto E CANTAVAMO ALLA LUNA!! L'ho letto in vacanza in Sardegna nella meravigliosa spiaggia di Foxilioni!! L'ho trovato bellissimo e me lo sono ... divorato in pochi giorni! Complimenti!
Walter Curreli
Grande Pia! Ho letto il tuo libro. Sei stata proprio brava a descrivere le sensazioni che gli ultimi nuragici hanno provato quando sono arrivati i primi colonizzatori romani. Airam la sacerdotessa predisse bene: l'orda di uomini avidi non si sarebbe fermata lì...
Lucilla Trapazzo (attrice)
Pia , ho ovviamente letto il tuo libro e la cosa che mi è piaciuta di più è stato lo stile narrativo, l'alternanza tra capitoli più elegiaci e di ampio respiro e quelli solo di dialoghi, un modo efficace per avanzare l'azione velocemente pur se in modo profondo.
Stefania Loddo Lai
Sto leggendo la storia di Airam e percorro il bosco con la mente ... sono dentro anche io .... mi piace ... :-)
Antonietta Naitza
Ho appena finito di leggere "E CANTAVAMO ALLA LUNA". Delizioso,storia delicata, con un ritmo tutto particolare che a parer mio si presterebbe anche ad una rappresentazione teatrale...Nella lettura percepivo il ritmare del ballo sardo, per non parlare poi della descrizione del paesaggio che mi ricorda zone conosciute e a me care....Complimenti.
Antonio Sale
Pia, sto rileggendo il tuo libro. Lo trovo meraviglioso; ci racconti con Airam un pezzo della nostra storia con grande umanità.
Natascia De Leo
Finitoooooo!!! Bellissimo e magico... E' il "profumo" della forza delle donne sarde, siano esse umane che janas, è sempre così intenso, anche in questa tua ultima perla. Brava Pia!
E quando tra qualche giorno rivedrò i miei Scogli Rossi ripenserò a "quel" romano e gli dirò "Non parlo di forza, romano. Parlo di unità. Non abbiamo un esercito, non abbiamo strategie militari. Io parlo di unità di popolo. Parlo di una sua unica identità."
Evviva il Popolo Sardo! W la nostra Sardegna!
Valeria Corradi
L'ho appena finito di leggere! Bello!
Rosy Aresu
Sono nel bosco e vago leggiadra pensando a te Pia e a chi il bosco lo ha vissuto millenni fa, e nel bosco ha trovato fonte per i suoi meravigliosi scritti.
E ancora:
"Mare e montagna,presenze inscindibili di quest'isola,che si fondono insieme. Sul cuscino prese anche una fibbia d'argento e corallo finemente lavorata. Rappresentava la Luna su un cielo costellato di stelle": dal libro di Pia Deidda "E cantavamo alla luna", tutto ciò che noi siamo come popolo, scritto magnificamente da Pia, che in questo racconto riesce a far rivivere in chi lo legge un culto antico ,che esalta ciò che oggi siamo come popolo, Airam, che rappresenta il sentimento, il carattere, la nostra interiorità, Airam che ha dentro di sé i caratteri delle donne di Sardegna. Grande Pia riesce sempre a creare con i tuoi libri una magia antica, grazie!
Fai rinascere sentimenti sopiti,travolti dalla quotidianità, riesco a uscire dal quotidiano leggendoti e mi sembra di rivivere nelle vesti dei tuoi personaggi, non riesco a non mettere per iscritto ciò che trabocca quando mi avventuro nel tuo mondo; scrivo pure male, sembra che una forza sconosciuta mi faccia scrivere velocemente, quasi per non lasciare sfuggire ciò che provo e che vorrei non svanisse, scrivendo riesco a sentirlo mio.
Sto centellinando il tuo libro, non ho finito di leggerlo, ne leggo alcune pagine e poi lo ripongo, mi piace leggerlo piano piano.
Paolo Cara
"E cantavamo alla Luna", ...
Anche qui Ti sei dimostrata grandissima, poiché nello scorrere della lettura, mi sono immerso nel tempo e nei luoghi da Te descritti con meravigliosa maestria.
Ho percepito le forti vibrazioni durante le Meditazioni di Airam, con l'aspetto Divino della Luna, e Tu sai quanto io senta forte il culto della Grande Madre, un qualcosa che è risvegliato in me, un qualcosa che da sempre percepisco, un qualcosa di cui sono consapevole che altro non è, che l'Amore Materno di Dio.
La descrizione dei boschi, delle rocce, del mare, del cielo e della luna, sono descrizioni ricche di divinazione e devozione.
Tu hai il grande dono nel descrivere con maestria la bellezza che percepisci, così da far vivere ciò che scrivi al lettore che sa immergersi in maniera profonda nell'incanto, grazie all'Amore Divino presente in ogni essere umano.
Grazie carissima Pia di quest'altra grande perla che hai regalato all'umanità intera.
La storia, la grande storia del Popolo Sardo, grazie anche a Te, vivrà in eterno, poiché con questi Tuoi racconti, altro non fai che tramandare di generazione in generazione, la nostra antica storia, il nostro antico culto e la forza di grande e infinito Amore che vive in ogni nostro cuore.
Colei che è il Puro Desiderio di Dio, Colei che è la Creazione, Colei che quotidianamente ci dona il Suo Eterno Amore, in eterno Ti Benedirà.
Un abbraccio forte e ricco di fraterno affetto da parte mia, che Ti stimo infinitamente.
Paolo.
Isabella Soverino
Ho finito E cantavamo alla luna semplicemente stupendo!
Ho trovato il romanzo molto coinvolgente nell'insieme: dalla descrizione del paesaggio marino della Sardegna alla vicenda storica. E' molto bello e poi come sempre c'è coraggio e amore nella vicenda.
Mario Casagrande (autore del "Palloncino bianco")
Oggi ho terminato di leggere il romanzo" E cantavamo alla luna" Una storia davvero tenera, ricca di amore per la propria terra!! Come sempre, Pia Deidda ha dato il meglio, mi ha letteralmente affascinato con i suoi storici personaggi!!!! (Quinto Cornelio e in modo particolare Airam che mi ha conquistato) Grazie a Pia Deidda per avermi dato la possibilità di leggere questa stupenda storia... Ancora COMPLIMENTI!!!!!!
Laura Contaldi
Ho terminato la lettura di "E cantavamo alla luna". Come sempre Pia riesce ad incantarmi con i suoi libri in cui storia, fiaba e leggenda si uniscono per dar vita ad un racconto che è un omaggio alla sua terra ,alle sue origini, alle sue tradizioni.
La lotta del popolo sardo contro i romani fu veramente caparbia. Essi non volevano assolutamente sottostare alla trasformazione radicale della loro civiltà e dei valori morali cui voleva sottoporli il dominio romano.
Airam, sacerdotessa di un antico culto lunare, si oppose con tutte le sue forze a Quinto Cornelio, comandante romano, e il dialogo tra loro è tra le pagine più belle.
Un libro al femminile, scritto egregiamente, brava Pia!
Loredana Cuccu
E' una fusione di magia, storia antica, ma sempre attuale e natura.
E' profumi e sapori.
E' tradizioni, radicate nel tempo, inserite in un mondo “divino” che sembra tanto lontano, ma è stato tramandato.
E' quel ballo tondo reso mistico.
E' speranza nel domani che vince sulla crudeltà.
E' una donna caparbia, come le sarde riescono a essere spesso...e tanto bene.
E' amore per la terra sarda e il suo popolo.
E' quel “saremo altro”...”siamo già altro da tempo”.
(...)
Mi piace come hai descritto la sofferenza di questa divinità, tanto umana in questo suo desiderio [avere una figlia n.d.r].
E tutte le tradizioni raccontate nella realtà di questo popolo...pensavo a una persona “continentale” che non conosce così bene l'isola e magari si perde la magia del confronto, del pensare “ma sta parlando di...” “ma questo è...”.
Pia, sai che si vede davvero quanto sei legata all'Ogliastra?! Ma ti è mai venuta voglia di ritornare lì? O ti accontenti di riviverla quotidianamente nella tua realtà e nei tuoi libri?
Federico Deidda: ho letto «E cantavamo alla luna» e l'ho trovato molto bello. E' scritto benissimo.
L'idea di affidare a una donna le sorti del popolo è azzeccatissima. Alcune pagine sono bellissime, mi riferisco soprattutto al dialogo di Airam con Quinto Cornelio e dove descrivi l'incalzare della violenza subita dalle donne a opera dei romani. L'idea di romanzare la nostra storia è talmente indovinata e la tua prosa è talmente efficace che mi sono trovato alla fine, e non ci potevo credere, che non ci fossero altri fogli. Sarebbe perfetto se tu mi confermassi che questo è solo il primo capitolo, e che ne seguiranno almeno altri 11! (...) C'è fame di storie nuove, di saghe mai lette e quella del nostro popolo la devi scrivere tu, si sente che l'ami profondamente.
http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2012/05/10/dialogare-fra-amici-come-in-un-caffe-letterario-e-cantavamo-alla-luna-il-libro-di-pia-deidda-presentato-allassociazione-kinthales-di-torino/

mercoledì 9 maggio 2012

E CANTAVAMO ALLA LUNA al Kinthales di Torino, 6 Maggio 2012


E CANTAVAMO ALLA LUNA
 al Kinthales di Torino, 6 Maggio 2012

Dialogare fra amici come in un caffè letterario...

E' stata anche questa una bella e piacevole esperienza dove ho potuto parlare della mia storia, della mia Airam sacerdotessa del culto della Luna, del sito archeologico nuragico del Bosco Seleni di Lanusei. E, soprattutto, con gli amici presenti (sardi e non) è stata un'occasione per parlare in generale della Sardegna, delle sue bellezze storico-archeologiche, culturali e ambientali. Purtroppo, anche, dei gravi problemi economici che sta attraversando.
A questo proposito ringrazio il presidente Enzo Cugusi e la vicepresidente Luisa Pisano che mi hanno dato l'opportunità di presentare nei locali del circolo Kinthales non solo il romanzo  E CANTAVAMO ALLA LUNA (Zènìa) ma di esporre la mostra che spiega il luogo che ha ispirato la mia storia.
E ringrazio anche Albino Agus che, non potendo essere presente all'evento, mi ha inviato una bella lettera che è stata letta all'inizio dell'incontro:

Ho letto il libro “E CANTAVAMO ALLA LUNA" e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. E' scritto molto bene; in un italiano perfetto e la lettura risulta piacevolmente scorrevole. La fantastica storia, che mi ha coinvolto, appare reale nei minimi particolari al punto che: non sembra un racconto di fantasia, ma una cronaca di avvenimenti vissuti dalla stessa autrice. Ed io, usando quella fantasia di cui sono provvisto, ho immaginato che Pia Deidda fosse entrata in uno stato di ipnosi e facendo una regressione nel passato, avesse rivissuto gli avvenimenti dell'epoca di cui racconta; facendolo apparire come un episodio reale vissuto in un'altra vita. Questa mia fantasia è stata stuzzicata anche dal titolo; difatti Lei non scrive: “E CANTAVA ALLA LUNA” ma “E CANTAVAMO ALLA LUNA”. Quasi una dichiarazione di presenza in quei luoghi,durante la dominazione romana, quale testimone oculare dei fatti di cui racconta in modo così minuzioso e reale, come potrebbe solo una persona che quegli avvenimenti li avesse vissuti. E, sempre dando spazio alla mia fantasia, la vedrei ben collocata nel personaggio di Airam...
Durante la lettura ho sentito i profumi delle erbe aromatiche, il rumore delle cascate e mi sono quasi sentito bagnato dagli spruzzi di quelle fresche acque. Alla fine, quando ho chiuso il libro, ho sentito una gran voglia di arrotolarmi nell'argilla polverosa, nell'erba morbida dei pascoli descritti per poi tuffarmi nel mare frizzante come quello di una volta, quand'ero bambino, nel quale ho provato la sensazione di trovarmi immerso in un barile di birra spumeggiante ... ; e, non mi vergogno di dirlo, anche con la voglia di un bel pezzo di pecora bollita ...
Io dico che, E CANTAVAMO ALLA LUNA dovrebbe entrare nella casa di ogni sardo; perché leggendolo, benché non sappiamo dove stiamo andando, si riesce almeno a capire da dove veniamo.
Ringrazio il Circolo Kinthales di Torino che mi ha dato la possibilità di conoscere Pia Deidda e conseguentemente di leggere il suo bellissimo libro che raccomando a tutti di leggere.
Ringrazio anche Luisa Pisano che, per il fatto che io non potrò, per cause di forza maggiore, essere presente, ha accettato il compito di leggere questo mio commento assolutamente sincero.
E chiudo augurando all'autrice di E CANTAVAMO ALLA LUNA tutto il successo che merita perché è davvero molto brava!
Complimenti e tantissimi auguri a Pia Deidda e un saluto e un abbraccio a tutti i presenti.
Albino Agus

lunedì 7 maggio 2012

E CANTAVAMO ALLA LUNA E L'ULTIMA JANA SARANNO PRESENTI NELLO STAND DELLA REGIONE SARDEGNA AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO

E CANTAVAMO ALLA LUNA E L'ULTIMA JANA SARANNO PRESENTI NELLO STAND DELLA REGIONE SARDEGNA AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO


 
 

domenica 6 maggio 2012

mercoledì 2 maggio 2012

Cena sarda al ristorante Sardegna di Via San Donato a Torino


Il giorno 17 Maggio si leggeranno stralci da L'ULTIMA JANA durante la cena sarda, cucinata dallo chef Sergio Coghe, al ristorante Sardegna in Via San Donato 27 

Stava così ricordando quella piacevole nottata, quando le arrivò alle narici il fumo aromatico delle frasche di mirto bruciate. Andò in cucina e trovò le sorelle che si stavano apprestando a infilzare un piccolo maialino da latte dentro un lungo spiedo. Sarebbe stato il loro pranzo... appena cotto vicino al fuoco scoppiettante. Le sorelle si sarebbero date il turno per girare lo spiedo, la cottura doveva essere rigorosamente uniforme. Un lavoro tranquillo, fatto di amore e di pazienza.
Fra gli umani l'arrosto allo spiedo è un lavoro da uomini non da donne, per le janas è un lavoro da janas.
Pabassìna preparò un lungo vassoio ricavato da una corteccia di sughero e Pirichìtta vi adagiò sopra il pistòcu, avrebbe accolto il maialino appena pronto. Pàrduledda stava preparando su lardu de stidhiài, il pillotto avrebbe dato maggior gusto alla carne e alla cotenna. Cicytella rimaneva come ipnotizzata da quelle piccole gocce infuocate che, scendendo dal lardo, scoppiettavano sfrigolando sulla carne.
Il pranzo fu un tripudio per il palato e la pancia. Quel piatto atavico ricordava e condensava in sé tutti i sapori di quella terra antica. Ricordava tempi molto remoti e cose molto remote come quei misteriosi edifici troncoconici in pietra che ogni tanto spuntavano dalle rocce e dalla terra, nelle alture e lungo le coste.
Le fate non lasciarono nemmeno un pezzetto di carne. Solo le ossa testimoniavano il pasto appena avvenuto. Ossa che furono spolpate talmente bene da risultare lucide come bronzo e poter essere scambiate per spilloni, pugnali, lance e puntelli. Si contesero anche il cervello, la lingua, le orecchie e la coda. Tutto fu diligentemente ingurgitato, non rimase nemmeno un pezzetto di cotenna o del raro grasso.
Alla fine del pasto decisero che necessitava un liquore digestivo. Cicytella si alzò e andò in cantina a prendere una fiaschetta di mirto. Quel giorno non c'era nemmeno un angolino nello stomaco per il dolcetto.

Da : Pia Deidda, L'ultima jana, 2008, pag. 57