lunedì 4 ottobre 2010

Fra le braccia di Cibele (3)

Fra le braccia di Cibele (3)

Ho bisogno di verde. E' una delle mie esigenze principali, fondamentali, esistenziali. Il bisogno di verde è per me terapeutico tanto quanto il bisogno del mare.Amo Torino anche perchè mi offre tanti spazi di verde: il verde della collina, dei suoi grandi corsi, dei giardini pubblici, delle aiuole spartitraffico.

A casa devo avere sempre un angolo verde. Nei momenti di stanchezza, di depressione, di tristezza, rivolgo la poltrona verso le mie piante e ne ricevo conforto.

Nella scala condominiale dove abito il mio balcone è l'unico ad avere piante. Guai se non ci fossero: la loro vista mi dà serenità ed energia. Ho sempre pensato che le piante dessero, ci regalassero energia; ma ho scoperto, con il tempo, che siamo anche noi a darne a loro in un mutuo scambio.

Arrivo dall'innaffiatura serale in questo settembre che ci sta regalando stupende giornate ancora estive. Le piante avevano sete e hanno gradito l'acqua. Avete mai notato come, succhiando l'acqua dal terreno, vibrino? E' come se ci comunicassero il loro stato di benessere.Fra le piante che ho sul balcone le portulacche e le begonie sono quelle che danno più soddisfazioni anche alla vista. Piante forti, carnose, generose di fiori, elargiscono boccioli a profusione per tutto il corso dell'estate. Sono piante che sopportano bene l'aria acida e avvelenata della città.Ma, fra i vasi, ce n'è uno di portulacca che quest'anno a sofferto i due mesi di mia lontananza. Foglie raggrinzite, muffa, mancanza di fiori. Forse è stato trascurato un po' perchè occupava un angolo appartato sul balcone o forse perchè non riceveva abbastanza sole come necessita. L'altro giorno l'ho cambiato di posto ma niente, non ha minimamente tentato di riprendersi. Stasera mentre lo innaffiavo ho sentito l'esigenza di passargli le mani sopra, sfiorarlo con tutto il palmo aperto, accarezzarlo a lungo. So che sarà difficile credermi ma la portulacca ha reagito: le foglioline hanno ripreso vigore e alcuni bocciolini si sono spalancati anche se non c'era più il sole. E' di colpo rinvigorita.

Bastava una carezza? O c'è stato uno scambio di energia? Reciproco, però, perchè io facendo questa esperienza positiva ne ho provato piacere, sollievo.

Le piante ci regalano momenti magici. A Sadali questa estate, mentre Mario Brai suonava il suo violino elettrico, le belledinotte del cortile della Casa Podda si sono aperte. Certo era l'ora del crepuscolo. L'avrebbero fatto comunque. Ma l'atmosfera che musica e natura hanno creato è stato un bel connubio. Magico.

Torino, 13 settembre 2010



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