giovedì 11 aprile 2013

Un racconto di Pia Deidda "L'eroe del paese"

I racconti della buona notte di zia Pia a Valentina e Zoe

L'EROE DEL PAESE

In un paese non tanto lontano da qui, in un tempo non tanto lontano da ora, ma forse sì, arrivarono un giorno un gruppo di giganti. A contarli bene erano dieci. O forse di più. Erano uomini alti, possenti, con grandi spalle e vestiti di cuoio con borchie. Portavano capelli lunghi e tatuaggi. A vederli mettevano tanta paura.
Arrivarono a piedi sulla strada statale, perchè loro avevano un passo lungo e gambe forti, agili e muscolose. Riuscivano a percorre miglia e miglia in poco tempo. Non usavano mai né auto, né cavallo, né calesse.
Arrivarono in paese sul far del pomeriggio. Tutti scapparono urlando appena li videro e si rintanarono nelle loro case chiudendo bene gli usci a più mandate di chiave nella serratura. Nascosero i bambini in cantina e gli averi in soffitta. Sbirciavano dalle persiane socchiuse incuriositi, però.
Videro che i giganti entrarono dentro la locanda ed ebbero paura per le sorti del barista e degli avventori che erano rimasti là dentro. Pensarono tutti che si doveva fare qualcosa per salvare il barista, per salvare gli avventori, per salvare l'intero paese. Il paese era in pericolo.
Ma in quel paese abitava un giovane molto impavido, valoroso e ardito. Conosciuto da tutti per le sue doti di temerarietà. Appena sentì le urla si precipitò con il suo cavallo bianco e mentre si dirigeva in centro da dietro le persiane le persone lo misero al corrente del pericolo che stavano vivendo.
Non ebbe paura il nostro bel giovane e si diresse subito davanti al bar.
«Uscite di lì, se avete coraggio», gridò a gran voce.
I giganti, che erano seduti tranquilli al tavolino a sorseggiare un aperitivo, si guardarono in faccia e si chiesero chi fosse mai quel tipo che li stava chiamando. Loro in quel paese non conoscevano nessuno.
Uscirono insieme dal bar ma, appena si resero conto di quel che succedeva, si ritrovarono un bastone che, muovendosi velocemente, li randellava in testa.
Il nostro giovane era abilissimo con mazze, bastoni e clave; in mano a lui vorticavano talmente velocemente che non si riusciva più a distinguerne la forma. Non si riusciva a distinguere bene nemmeno il giovane, tanto si agitava frenetico.
I giganti se la diedero a gambe veloci veloci lungo la strada statale. Nessuno li vide più in quel luogo.
Tutti i concittadini uscirono dalle loro case esultando. Lo portarono in trionfo fin sulla piazza del Municipio. Iniziarono ad elogiare il giovane, le sue virtù, la sua impresa. Dissero che avrebbero innalzato una statua nel bel mezzo della piazza, che gli avrebbero dedicato una via, che gli avrebbero elargito una rendita a vita. Proclamarono anche una festa, una ricorrenza per ricordare quel giorno memorabile in cui il giovane aveva fatto scappare i paurosi giganti.
Era un eroe. Era diventato l'eroe del paese.


In un altro paese, a distanza di anni, un gruppo di amici seduti ad un tavolo del bar ancora raccontano di quella volta che erano passati in un paese e si erano fermati per riposarsi e bere in una locanda e furono chiamati fuori in strada da un giovane e costretti a fuggire in quanto presi, chissà perchè, a randellate.


© Pia Deidda 2013





foto tratta da web

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