mercoledì 22 febbraio 2017

Gioe e dolori dello scrittore, di Pia Deidda

Scrivere storie è Bellezza. Scrivere è tramite fra il mondo delle Idee e il lettore. Scrivere è lavoro difficile ma gratificante. Scrivere è Arte. Scrivere è creazione. Scrivere è umiltà, studio, pignoleria estrema, attenzione alla forma. Scrivere è abilità di narrare, tecnica rara. Scrivere è fatica, logorio di nervi, notti insonni, pensiero fisso.

Scrivere storie è anche dolore e umiliazione: quando l'editore non paga; quando l'editore non promuove; quando un distributore prende il 60% del ricavato; quando si é sfruttati per gloria e guadagno altrui; quando le persone pensano di chissà quali faraonici introiti viva lo scrittore e non sanno o fanno finta di non sapere che al massimo avrá da un 6 ad un 10℅ del prezzo di copertina, se va bene; quando alle presentazioni del libro vengono chieste copie regalo; quando viene richiesto il tesseramento all' associazione che ospita; quando vengono presi i libri con la promessa che verranno venduti e non si vedrà mai una lira; quando vengono presi i libri per venderli e vengono dimenticati incustoditi; quando si viene trattati alla stregua di venditori di materassi e pentole...

Il prodotto della scrittura diviene cosí sfruttamento e svilimento . Il lavoro creativo non viene riconosciuto nel suo valore culturale. Atteggiamento diffuso che nasce in parte dalla nescenza, in parte dall'ignoranza, in parte dalla cattiva fede. In tutti e tre casi, comunque, mancanza di interiorità, di spiritualità, di cultura.

Scrivere storie - e saper godere di quel dono da lettori - è solo per chi sa scalare alte vette. Il resto è spazzatura. È donare perle ai porci.

Scrivere è, come dice un mio amico scrittore, solitudine.


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