sabato 11 marzo 2023

La lavandaia di Daumier: dare voce a chi non ha voce


 Ila mi manda qualche sera fa su WhatsApp questa foto perché con altri compagni e compagne dell'Umberto I sono al MET di New York. Lei sa che mi sta facendo un grande dono, e lo sta facendo anche a se stessa. In questi giorni in classe stiamo studiando l'arte ottocentesca ( con rimandi anche al contemporaneo) di quegli artisti che si sono occupati di dare voce a chi non ha voce, ai poveri, al sottoproletariato, agli emarginati, ai vinti.

La lavandaia ( ne esiste una anche al Museo Orsay di Parigi), dipinta da H. Daumier nel 1863, è una donna del popolo che lava i panni dei borghesi sulle sponde della Senna. La immaginiamo tutti i giorni fare lo stesso percorso: andare a ritirare i panni nei ricchi appartamenti dei palazzi di cui si intravede lo skyline dietro di lei, arrivare sul fiume e chinarsi nell'acqua gelida per insaponare e sciacquare i panni, tornare ingobbita dal peso per dirigersi verso casa per asciugare e poi stirare ( collegamento con Le stiratrici di Degas). Non sfugge però, alla nostra osservazione, la bambina che tiene per mano. È una mamma che non saprebbe a chi lasciare la piccola mentre svolge il suo lavoro. La città, già caotica e industrializzata, non permette ad una donna l'aiuto che avrebbe dalla comunità o dalla famiglia se vivesse in campagna. Deve portarla con sé. Al sacrificio giornaliero della donna si unisce la fatica della bimba, costretta tutti i giorni a svegliarsi presto e aspettare al freddo del mattino che la mamma finisca di lavorare. La bimba ha in mano una paletta batti panni, non perché l'ha usata come giocattolo ma perché è attrezzo che la lega ad un destino già segnato, predestinato, come quello di sua madre.
Pochi colori, con tonalità basse e scure, dati in pennellate brevi e sintetiche. Per raccontare la vita basta un linguaggio diretto, semplificato, senza orpelli; per raccontare la storia dei vinti si può usare una estetica del brutto e non del bello ideale. Quello lasciamolo all'arte accademica, all'arte apprezzata e comprata dai ricchi borghesi per adornare gli appartamenti di quei palazzi che intravediamo alle spalle della donna.
Grande Daumier perché apre le porte all'arte contemporanea.

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