sabato 9 agosto 2025

"Non odierò" romanzo di Izzeldin Abuelaish




Anni fa lessi questo libro che consiglio se non lo conoscete. 

Per conoscere più da vicino la "vera" questione palestinese.

Che nobiltà d'animo questo dottore palestinese!

"Quello che quel giorno vidi, era quanto di più vicino al paradiso e lontano dall'inferno potesse esistere; una striscia di spiaggia isolata, a pochi chilometri dalla miseria di Gaza, dove le onde si infrangevano sulla riva. Probabilmente non sembravamo molto diversi da qualsiasi altra famiglia sulla spiaggia; i miei figli e le mie figlie guazzavano nell'acqua, o scrivevano i loro nomi sulla sabbia. Li avevo portati al mare per trovare un po' di pace dopo il lutto. Mia moglie era morta da poco. La giornata era fredda, il cielo di dicembre rischiarato da un pallido sole invernale, il Mediterraneo risplendeva, limpidissimo. Ma sebbene guardassi i miei figli giocare fra le onde, la preoccupazione del futuro mi attanagliava. Poco più di un mese dopo, il 16 gennaio 2009, gli israeliani avrebbero bombardato Gaza e buttato all'aria la mia vita. Quel giorno eravamo tutti in casa: i miei otto figli, i miei fratelli, le loro famiglie. Dove potevamo andare se neppure ospedali e moschee venivano risparmiati dai bombardamenti? Giocavo con Abdullah quando ho sentito l'esplosione nella stanza delle ragazze. Ho perso tre gioielli preziosi e spero che i loro nomi saranno ricordati, incisi su pietre o targhe di scuole, collegi e istituzioni che sostengono l'educazione delle ragazze. Ho perso le mie figlie, e nonostante la rabbia e lo sconcerto, so che non odierò." (I. Abuelaish)

"Ogni ricordo un fiore" di Luigi Lo Cascio detto da me


 Ad A.


Arrivo a pagina trecentotrentatre e chiudo il libro.
Mi appresto a scrivere la richiesta alla tua domanda se mi è piaciuto.
Prima d'incominciare questo difficile compito, ancora rapita e stordita dalla lettura ultimata, devo soffermarmi su una mia teoria che andrà a spiegare perché questa storia - o tanti incipit di storie raggrumate insieme - mi è piaciuta, alfine commossa.
Per me esistono due anime di sicilianità (chissà se necessiterebbe di una indagine storico antropologica accurata fra siculi e sicani, la butto lì), l'una bonacciona, ridanciana, comica, a tratti burlesca, sempre pronta a rendere la vita un frizzi e lazzi ( non è ancora il momento di dire che forse è un atteggiamento che contiene in sé la seconda anima ma che preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno solo per non soccombere), l'altra porta con sé il pessimismo cosmico, "il pessimismo in scala planetaria", come dice Lo Cascio, categoria di uomini silenziosi, chiusi, introspettivi, cupi, angosciati, a tratti gestiti da un'ansia malamente trattenuta. Uomini che sentono su di loro, attorno a loro, " il brivido di freddo" - sempre per citare l'autore - della morte, che cercano ogni giorno il senso di questa dolorosa, faticosa vita.
Ma "ogni ricordo (è) un fiore" - ci ricorda l'autore - che ricompone, alla fine, tutto l'asfastellarsi di un racconto fino ad allora frammentato da incipit di romanzi che non hanno mai preso forma. Il vaso al centro della stanza, dove non prefiche piangono il morto, ma familiari e amici lo riempiono di fiori nel ricordo bello del defunto. Lo scopo dello scrittore è saper vedere e ascoltare questo guazzabuglio di sensazioni paure dubbi che è la vita e provare a raccontarlo. Impresa non facile ci fa capire la seconda anima sicula che alberga in Luigi (Gigi) Lo Cascio.