giovedì 4 settembre 2008

Perchè leggere

Ho vivo il ricordo di intere giornate passate a leggere seduta in balcone su uno sgabello. Lunghi momenti di noia creativa, di voli della fantasia, di isolamento dal mondo per entrare in nuovi fantastici mondi. Ho divorato da piccola tanti libri. Mi sono chiesta spesso se questo è stato un errore: potevo capire tutto quello che leggevo? Potevo cogliere il significato di tutte quelle parole? Quanto mi sarà sfuggito per immaturità, per ingenuità, per nescenza? Eppure sono consapevole che quei momenti sono stati un grande dono che mi sono concessa. E ora, a distanza di tempo, rivedo quella bimba, seduta a nove anni con il libro Cuore in mano che piange e si commuove, costruire le basi per una sensibilità più matura, più adulta.
Oggi ho finito di leggere Firmino e ho rivisto me in lui, ma anche tanti amici che hanno fatto della lettura uno strumento non di evasione ma di "sogno". Dice Firmino:"Non ho potuto girare granchè il mondo cosidetto "reale", ma con la testa ho viaggiato moltissimo, spingendomi con i pensieri ovunque".
E, mentre scrivo queste poche righe, ripenso ai miei allievi, ai tanti figli di miei conoscenti: cosa stiamo togliendo loro non dandogli la possibilità dell' "otium", non consentendogli la calma del dolce fluire delle ore passate a casa, ma gravandoli di mille impegni quotidiani.
Il piacere di stare stravaccati su un divano a pensare, divagare, sognare ad occhi aperti, leggere....


Perchè studiare

Oggi sul tram ho letto
su Metro un articolo di Michele Fusco intitolato "E quindi io morirò presto", ve lo voglio proporre. Il giornalista rispondeva ad un lettore che diceva: "Ho letto la ricerca della Bocconi secondo cui chi studia di più vive di più. Mi sento già con un piede nella fossa".

Delle due l'una: o questa ricerca è una coglionata o è una cosa seria. Per interesse personale - sono stato uno studente svogliato - sponsorizzo la prima ipotesi, ma temo fortemente la seconda. Allora mettiamola così: studiare, appassionarsi, buttarsi a capofitto su libri stimolanti, ci porta sicuramente una vita più bella, in cui le prospettive dell'animo umano assumono mille e una sfumatura, dove i rapporti umani possono schiudersi anzichè implodere e la comprensione degli eventi sociali diventare più facile e luminosa. Non so se tutto questo allunga la nostra, semplice vita (magari, mi verrebbe da dire), so che però allunga la storia del mondo. Ma per appassionarsi allo studio c'è un passaggio ineludibile: il cuore dei professori. Se sanguina, trafitto dal disinteresse sociale, non ci sarà speranza. (Michele Fusco)

Oggi 2 Ottobre 2008 aggiungo un pezzo al blog dopo aver letto sul tram questa notizia riportata da Metro:

I FIGLI LEGGONO PIU' DEI GENITORI

Nel 2007 il 53,8% dei giovani fra i 6 e i 19 anni ha letto almeno un libro, contro il 43,1% della media nazionale. E le ragazze leggono più dei maschi. Sono dati diffusi ieri agli Stati generali dell'editoria. Dai dati si rileva pure che i genitori leggono poco ai figli: solo il 41% delle mamme legge le fiabe ai figli, mentre in Inghilterra lo fa il 90%.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dopo averlo letto mi sono chiesta se qualcuno avesse trovato da qualche parte qualcosa di scritto, e poi dimenticato, da me. Sono parole che ho ripetuto tante volte.
La casa dei miei genitori era piena di libri.
Inoltre avevo a disposizione una raccolta di duecento romanzi. Letteratura di ogni tempo e luogo.
Dagli scrittori russi ai classici francesi, latini e italiani.
Dai miti delle civiltà amerindiane ai misteri delle culture orientali.
Dalla letteratura e le tragedie anglosassoni alle commedie in veneziano e alla letteratura per ragazzi.
Di tutto e di più.
Da bambina, non dico che li ho letti tutti, ma dico che li ho letti quasi tutti.
Poca televisione, qualche fumetto e una montagna di romanzi.
Stavo sere intere sdraiata sul mio lettino, con una luce fioca, che ci dovevo mettere la pagina proprio sotto per poter riuscire a vedere la scrittura. A nove anni avevo già gli occhiali con le lenti spesse, già miope, forse anche per questo motivo?
Si, mi sono chiesta quanto fossi riuscita a capire delle mie precoci letture.
Molti di quegli scrittori li ho ripresi da adulta, con un maggiore livello di maturità e strumenti più raffinati e adeguati all'analisi dei testi letterari.
Soprattutto quelli inglesi e ancora più soprattutto quelli russi. E, naturalmente, la letteratura italiana.
Solo qualche esempio: Delitto e castigo, e alcuni altri di Dostoevskij; Resurrezione, e alcuni altri di Tolstoj; L'ulisse, e alcuni altri di Joyce; e sono tentata di elencare alcuni grandi della letteratura italiana, ma ne cito uno per tutti: L'Inferno di Dante; tutti i testi che ho nominato stanno ancora fra i libri che tengo sul mio comodino, e raramente trascorre una intera settimana senza che io legga almeno alcune delle loro incredibili pagine.
Li studio ancora, da quando avevo otto anni a oggi che ne ho cinquanta. E,soprattutto,li amo.
Io credo che questo allunghi la nostra vita e quella della storia dell'umanità.
E che allunghi la vista e il nostro sguardo sul mondo e verso i nostri simili.
Ma non è questo il motivo per cui li leggiamo e studiamo.
Secondo me, lo facciamo perchè ci fanno compagnia lungo il nostro percorso di vita e senza di loro non potremmo crescere e andare avanti nè oltre.