lunedì 13 settembre 2010

Fra le braccia di Cibele (1)

Fra le braccia di Cibele (1)

Quando nacque mio figlio i miei suoceri siciliani fecero piantare in un grande vaso un pino. Io non diedi tanto peso a quell'atto se non il considerarne la sensibilità sentimentale insita in quel gesto.Il pino rimase lì in Sicilia e passò un inverno dove nessuno lo curò perché i miei suoceri erano ormai anziani e malati e i miei cognati non se ne erano occupati. Il tempo passò. L'estate successiva andai in Sardegna e non mi recai in Sicilia. L'anno successivo trovai un pino ormai rinsecchito e scheletrico. Nessuno l'aveva trapiantato, nessuno l'aveva innaffiato.
Ne rimasi amareggiata, ma a chi dare la colpa se non a me stessa, o a mio marito?
Mi resi conto molto tardi del significato di quel gesto e di cosa avessi perso con la mia noncuranza.

vivaidichio.net

Da poco ho letto in una rivista un trafiletto dove Giuseppe Barbera, docente di Colture arboree all'Università di Palermo, autore di “Abbracciare gli alberi. Mille buone ragioni per piantarli e per difenderli” (Mondadori), diceva ad un certo punto rispondendo alla domanda perché fosse importante il verde per la nostra vita: ”...Non a caso, quando nasce un bambino piantiamo un albero”.


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