martedì 17 maggio 2011

E CANTAVAMO ALLA LUNA

E CANTAVAMO ALLA LUNA

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Il potere di Airam

  • Vedi quegli scogli rossi in mezzo al mare? Sembrano piccoli e solitari. Ma se tu vai lassù e li guardi dal monte sembrano un unico grande scoglio. Quasi un isolotto. Vedi, noi sardi ti sembriamo così, dispersi in questo ampio territorio, senza una coesione politica. Non abbiamo né un re, né un governo centrale di uomini.

  • No donna, io so della vostra forza.

  • Non parlo di forza, romano. Parlo di unità. Non abbiamo un esercito, non abbiamo strategie militari. Io parlo di unità di popolo. Parlo di una sua unica identità. Capisci romano?

  • Quello che tu dici, o donna, l'ho capito appena ho messo piede in questa tua terra. In parte mi avevano messo al corrente già a Roma. Questa isola, con i suoi vasti e vuoti territori pare abitata da un popolo disperso che sembra nascondersi fra le alture, nei boschi e dentro una miriade di cavità sotterranee. Ma, io so che questa è solo l'ombra di un grande popolo. Non possono sfuggirmi le vestigia disseminate nel suo territorio. Esse mi parlano di un grande passato. E, di questo passato, avete conservato la coesione. Quella che tu chiami identità di un popolo. Gli idiomi che voi parlate si fondano in uno solo e le poche divinità che adorate fanno di voi un unico popolo. Questo non ne fa la vostra debolezza, ma una sottile e, per noi romani, infida forza.

  • Hai visto giusto romano.

  • Non chiamarmi romano.

  • E tu, Quinto Cornelio, non chiamarmi donna. Io sono Airam. Airam la sacerdotessa.

Airam, ultima sacerdotessa di un antico culto lunare nuragico officiato in Ogliastra, vive il dolore di non aver ancora avuto una figlia femmina alla quale tramandare i suoi poteri divinatori e oracolari. La consapevolezza della fine del suo mondo diventa più concreta all'arrivo dei romani che si impongono come conquistatori e dominatori.

Ispirandosi ai resti nuragici presenti nel bosco Selene di Lanusei in località Genna 'e Cili (Porta del Cielo) l'autrice costruisce, con una narrazione intensa e poetica, un frammento dell'antica storia sarda avvolgendola in un'aura mitica.

Pia Deidda

E cantavamo alla luna

Zènìa editore

12,50 euro

COSA DICONO I LETTORI DI "E CANTAVAMO ALLA LUNA"

Federico Deidda: ho letto «E cantavamo alla luna» e l'ho trovato molto bello. E' scritto benissimo. L'idea di affidare a una donna le sorti del popolo è azzeccatissima. Alcune pagine sono bellissime, mi riferisco soprattutto al dialogo di Airam con Quinto Cornelio e dove descrivi l'incalzare della violenza subita dalle donne a opera dei romani. L'idea di romanzare la nostra storia è talmente indovinata e la tua prosa è talmente efficace che mi sono trovato alla fine, e non ci potevo credere, che non ci fossero altri fogli. Sarebbe perfetto se tu mi confermassi che questo è solo il primo capitolo, e che ne seguiranno almeno altri 11! (...) C'è fame di storie nuove, di saghe mai lette e quella del nostro popolo la devi scrivere tu, si sente che l'ami profondamente.

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