sabato 4 giugno 2011

Fede e ragione: annoso tema

Fede e ragione: annoso tema

L'umanità non riuscirà a trovare un'armonia di vita completa, che vuol dire benessere psichico e fisico (non solo civile, ma, anche, di conseguenza civile), fino a quando esisteranno intolleranze politiche, ideologiche e religiose. In queste forme d'intolleranza metto anche una certa posizione laica e atea che continua a denigrare i credenti in una contrapposizione fra fede e ragione. Fede e ragione: la storia è disseminata da questa contrapposizione creata da uomini di pensiero che, in nome della ragione e della libertà dell'uomo, hanno offuscato, ottenebrato, il desiderio dell'uomo di andare oltre la realtà concreta, tangibile, materiale. L'uomo e il suo desiderio di scoprire, conoscere, avvicinare, lo Spirito che sovrintende a tutta la creazione. L'inizio del tutto. O l'uomo che semplicemente va alla scoperta del non visibile ad occhio umano.

Posso capire l'anticlericalismo, una posizione di critica nelle istituzioni religiose, in persone concrete che non sono state esempio di virtù civili e morali, ma non posso concepire quelle persone che si battono per la pace, l'uguaglianza, la solidarietà fra i popoli e, nel contempo, denigrano il bisogno di religiosità e di divino che c'è nel cuore dell'uomo.

Come se il credente non fosse anch'egli uomo razionale, intelligente, partecipe di una storia di umanità che tutti ci accomuna.

Scrivevo qualche giorno fa che: “l'uomo intelligente si apre al Mistero e non lo rinnega in nome di una realtà che limita la nostra vera conoscenza...”.

Il limite non sarà di chi in nome della ragione si ferma alla realtà materiale?

nota: questo mio intervento è nato da una vignetta che gira in FB:

https://www.facebook.com/mobileprotection#!/photo.php?fbid=134085270002804&set=a.125141980897133.26324.125116747566323&type=1&theater

"Più sono quelli che credono,meno sono quelli che ragionano"

Come credente e come cristiana mi dispiace ma non ci sto a passare per una che non pensa, non ragiona. NON CI STO. E, con le parole di sant'Agostino: "Credo,ut intelligam, intelligo,ut credam". Credo per capire l'ineffabile mistero di Dio (Credo, ut intelligam); e, avendo alfine compreso Dio, posso a maggior ragione credere (Intelligo, ut credam).

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