E ringrazio Mario per questo suo pensiero!
http://www.mariocasagrande.co.cc/2010/10/18/in-viaggio-per-hierapolis-di-frigia/
Questo è lo spazio dove condivido le mie poesie, i miei racconti, i miei libri, le presentazioni, le idee, le lezioni, le novità che mi riguardano. Questo è lo spazio di Pia Deidda.
DIARIO DI SCUOLA del 15 Ottobre 2010
Sciopero e corteo anti riforma Gelmini organizzata dai sindacati autonomi COBAS e CUB a Torino.
Eravamo quasi 12.000 insegnanti di ruolo e precari con la presenza di studenti medi e universitari. Abbiamo sfilato da Piazza Arbarello fino alla Gran Madre di Dio.
A Torino e cintura ha scioperato il 50% del personale docente.
“Trovavo divertente anche prendermi cura del giardino. Tanto da capire perchè il giardinaggio venisse utilizzato nelle terapie di riabilitazione. Dopo aver rasato per bene il prato, averlo irrigato ogni giorno, aver dato i fertilizzanti, aver tagliato – per quanto possibile – i grovigli di piante secche e aver pulito a fondo gli angoli sporchi, quel giardino, che al mio arrivo avevo trovato trascurato e con l'aria misera, era tornato a vivere e il verde aveva riacquistato subito la sua tonalità chiara.Piano piano mi accoglieva tra le sue braccia con quell'aspetto tranquillo.Ogni volta che uscivo in giardino avevo l'impressione di trovarmi in un luogo carico di energia. Ritrovavo l'equilibrio, come se d'un tratto il centro della mia persona si stabilizzasse. Sorridevo con naturalezza quando scoprivo nuovi germogli, nuovi boccioli di fiori, e mi rendevo conto che i loro mutamenti giornalieri toccavano la mia sensibilità in un modo quasi esagerato. L'edera si arrampicava per i muri e i bulbi riposavano ben curati nella terra fertile. In un solo mese il cambiamento era stato addirittura incredibile”.
Banana Yoshimoto, Arcobaleno
Monet, Waterlily Pond, 1900-1901
Ho letto l'opera completa di Banana Yoshimo
Operazione Banana Yoshimoto completata. Non mi soffermo a parlarvi delle mie impressioni positive sulla sua produzione letteraria: parla dell'angoscia esistenziale con la ricerca di risposte positive che danno speranza all'uomo, il tutto narrato con un tocco lieve e magico onirico, spesso trasfuso di paranormale.
Vorrei invece sottolineare la “gentilezza” e la semplicità tutta nipponica che si evince dai suoi post scriptum sempre presenti nelle sue pubblicazioni.
Banana Yoshimoto, anche se già molto famosa, continua ad elargire ringraziamenti, ad interloquire con il probabile lettore, a regalare tocchi di ulteriore poesia nelle “chiose”.
Consiglio dunque di soffermarsi su queste pagine finali che completano la fase creativa del racconto. Pagine che ci servono a conoscere meglio la sensibilità dell'autrice.
E, per noi italiani, diviene importante scoprire l'amore e la conoscenza per la nostra cultura che emerge dalle sue pagine e dai post scriptum per le edizioni italiane di Feltrinelli.
Fra le braccia di Cibele (3)
Ho bisogno di verde. E' una delle mie esigenze principali, fondamentali, esistenziali. Il bisogno di verde è per me terapeutico tanto quanto il bisogno del mare.Amo Torino anche perchè mi offre tanti spazi di verde: il verde della collina, dei suoi grandi corsi, dei giardini pubblici, delle aiuole spartitraffico.
A casa devo avere sempre un angolo verde. Nei momenti di stanchezza, di depressione, di tristezza, rivolgo la poltrona verso le mie piante e ne ricevo conforto.
Nella scala condominiale dove abito il mio balcone è l'unico ad avere piante. Guai se non ci fossero: la loro vista mi dà serenità ed energia. Ho sempre pensato che le piante dessero, ci regalassero energia; ma ho scoperto, con il tempo, che siamo anche noi a darne a loro in un mutuo scambio.
Arrivo dall'innaffiatura serale in questo settembre che ci sta regalando stupende giornate ancora estive. Le piante avevano sete e hanno gradito l'acqua. Avete mai notato come, succhiando l'acqua dal terreno, vibrino? E' come se ci comunicassero il loro stato di benessere.Fra le piante che ho sul balcone le portulacche e le begonie sono quelle che danno più soddisfazioni anche alla vista. Piante forti, carnose, generose di fiori, elargiscono boccioli a profusione per tutto il corso dell'estate. Sono piante che sopportano bene l'aria acida e avvelenata della città.Ma, fra i vasi, ce n'è uno di portulacca che quest'anno a sofferto i due mesi di mia lontananza. Foglie raggrinzite, muffa, mancanza di fiori. Forse è stato trascurato un po' perchè occupava un angolo appartato sul balcone o forse perchè non riceveva abbastanza sole come necessita. L'altro giorno l'ho cambiato di posto ma niente, non ha minimamente tentato di riprendersi. Stasera mentre lo innaffiavo ho sentito l'esigenza di passargli le mani sopra, sfiorarlo con tutto il palmo aperto, accarezzarlo a lungo. So che sarà difficile credermi ma la portulacca ha reagito: le foglioline hanno ripreso vigore e alcuni bocciolini si sono spalancati anche se non c'era più il sole. E' di colpo rinvigorita.
Bastava una carezza? O c'è stato uno scambio di energia? Reciproco, però, perchè io facendo questa esperienza positiva ne ho provato piacere, sollievo.
Le piante ci regalano momenti magici. A Sadali questa estate, mentre Mario Brai suonava il suo violino elettrico, le belledinotte del cortile della Casa Podda si sono aperte. Certo era l'ora del crepuscolo. L'avrebbero fatto comunque. Ma l'atmosfera che musica e natura hanno creato è stato un bel connubio. Magico.
Torino, 13 settembre 2010
E io laverò e stenderò e stirerò panni.
E dalle tasche toglierò foglietti di ricordi.
E vorrò vedere il mio mondo interiore pulito e
cangiante come questi panni,
con l'anima da bambina che ancora si stupisce
osservando questo candore.
E io vedrò con gli occhi del cuore
i panni sventolare agitati
dal vento di scirocco che arriva dal mare,
abbaglianti di un bianco accecante,
e stropicciare gli occhi per distinguerne i contorni,
e annusare l'aria che sa dell'ultimo elicriso,
e stropicciare gli occhi per risvegliarmi dal sogno.
P.D. (2010)
“E che la Sardegna è tutta bella, non solo gli orli a mare. Ho scritto che quest'isola più isola del Mediterraneo è un luogo dove la natura ci avrà messo troppo, ma ha usato al meglio l'arte di fare un'isola. Ma solo chi ci è nato ne sa la bellezza problematica, interrogativa. Qui tempo e spazio si dilatano, dove uno si aspetta di trovarli circoscritti, chiusi, limitati dal mare: lunghi altipiani, pianori e tavolati, dove di brado non ci sono che i cavallini. Ampi orizzonti. Solitudine e silenzio. Si esagera. Ma quando hai tolto quanto è possibile al luogo comune, restano questi spazi tanto selvaggi quanto umani, arcaici e postmoderni”
Tratto da: Giulio Angioni, Afa, 2008