
"Gli uomini si volgono a guardare ai giorni dell'infanzia come alla maggiore felicità, perché quelli erano i giorni del maggiore incanto, della maggiore semplicità e della più forte immaginazione"
Questo è lo spazio dove condivido le mie poesie, i miei racconti, i miei libri, le presentazioni, le idee, le lezioni, le novità che mi riguardano. Questo è lo spazio di Pia Deidda.
È un libro molto bello e interessante e, una delle cose più belle è proprio che accade tutto in Sardegna, con ricette, costumi, paesi e usanze sarde. Anche la trama era intrigante come i personaggi. Non mi è parso molto ironico, come c’era scritto dietro alla copertina, ma ero molto incuriosita da questa storia. All’inizio mi era parso un po’ noioso (come tutti i libri, ma questo in particolare) ma poi ho cambiato idea anzi, l’ho letto tutto d’un fiato. Questo libro mi ha aiutato a conoscere meglio la Sardegna, le sue usanze e le sue tradizioni e, prima di leggere l’ultima frase, mi era quasi dispiaciuto finirlo.
Giuseppe da Torino mi scrive:
Ho finito oggi di leggere il tuo libro. Ti ringrazio, ancora, per avermi dato la possibilità di leggerlo, sono molto contento. Ora lo leggerà Cristina.
Mi è piaciuto molto la descrizione che fai dei paesaggi, dei luoghi, dei personaggi e della cultura Sarda, nelle diverse espressioni, e dei sentimenti che ne scaturiscono.
Il risvolto etico che mi ha trasmesso la lettura della fiaba mi ha coinvolto ed emozionato, infatti, sarà per me fonte di riflessione in questo periodo di preparazione al natale.
Mentre lo leggevo e quando l’ho finito, non so perché, ma mi è venuta in mente la frase citata nel Vangelo di Luca: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c`è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".
Quasi a dire che ogni giorno della nostra vita, possiamo decidere chi vogliamo essere.
Tiziana ha scritto dopo aver letto il cap. 13:
Mi è piaciuto tanto il modo in cui descrivi quel momento....l'alba, il silenzio dove puoi stare con te stessa e ricercare dentro di te le risposte o anche semplicemente chiudere gli occhi e farti trasportare, allungare le braccia per assorbire tutta l'energia che il sole e la nascita di nuovo giorno ti può dare......
bello brava....
Amon di GentediSardegna ha detto:
Ho finito adesso di leggere "L'ultima jana", dentro al tuo libro ho ritrovato il profumo dell'elicriso, quello che negli assolati giorni d'estate ti stordisce da quanto è intenso; io lo chiamo il profumo della Sardegna, non me ne separo mai, neanche in casa, c'è sempre qualche cestino con dentro i suoi fiori gialli. Nel tuo libro ho ritrovato il color rame cangiante del bisso, solo chi l'ha visto può capire cos'è. Ma la cosa che più mi ha colpito è stato quell'amore impossibile, quello struggente sentimento che ti tiene in vita e ti fa sperare che il domani possa cambiare. Complimenti, veramente bello.
Lucina di GentediSardegna ha detto:
Ho finito di leggere il tuo libro e ho rivissuto momenti stupendi di quando ero piccola. I profumi della mia Giara ricca di mirto e corbezzolo, i dolci fatti in casa, quando aiutavo mia madre a fare il pane, e quando mio padre mi diceva "pota sa sippa ca poneusu is fittasa da pai po su succi de sa pezza".
Sono rimasta affascinata dall'amore di Cicytella per i bambini meno fortunati e per Elias. Hai descritto perfettamente la nostra Sardegna, che solo chi l'ha vissuta può capire, tuttavia hai reso perfettamente l'idea anche a chi non c'è mai stato.
Complimenti Pia!
Non cestinare mai nulla, rendici partecipe di tutte le tue favole, racconti, storie.... spero di ritrovarti presto in libreria.
Marinella la "Callas" di GentediSardegna ha detto:
Finito libro!
Il racconto di Pia è passione pura, mai sdolcinata, ma in giusto equilibrio tra il dolce e l'amaro, tra la gioia e il dolore, come nella vita.
Passione per la sua terra nei colori, odori, sapori. Passione per la vita: la Jana che ama gli uomini e si innamora di uno in particolare. La passione di Elias che sa essere rispettosa e aspetta.
Nè ci risparmia il dolore: la vita spezzata, gli agnelli, l'orrendo omicidio.
Il tuo racconto Pia è una cattedrale barocca dentro una piccola chiesa di campagna.
E' uno scrigno di pietra ricco di gemme.
E' l'essenza stessa della Sardegna.
Grazie Pia per questa emozione!
Pedra di Gente di Sardegna mi scrive:
Ho mancato all'appuntamento della presentazione de L' Ultima Jana, ma ho avuto la possibilità di leggerlo e mi ha rapito il cuore. Quindi desidero rinnovarti i miei più sinceri incoraggiamenti, non smettere di scrivere, sono rare le persone come te e credimi (anche se non ci conosciamo) sei necessaria a riempire il cuore di quella antica conoscenza e tradizione, che per me restano l'unico filo del legame che ci lega al posto da cui veniamo, fosse questa vita o quelle che seguiranno quel filo ci farà trovare sempre la strada di casa.
Un augurio a te cara Pia, che il nuovo anno possa portarti tutto ciò che più desideri e l'ispirazione per un nuovo meraviglioso sogno da condividere con tutti noi.
Ho finito di leggere da alcuni giorni In nome della madre di Paola Sirigu e, come sempre mi succede quando finisco un romanzo, ho bisogno di un momento di tregua per interiorizzarlo. Ogni romanzo, che ti possa essere piaciuto o meno, ti lascia qualcosa dentro. E questo qualcosa deve venire fuori. Le mie sono le impressioni di una lettrice, non certo di un esperto o di un critico letterario, ci tengo a precisarlo. La storia è ambientata in Ogliastra nella seconda metà dell'Ottocento e narra della dura vita e del tragico avvicendarsi degli eventi di Nannai, donna che compie un percorso di riscatto sociale e personale utilizzando il mezzo della auto giustizia/vendetta. La vita di Nannai e il suo modo di reagire si colloca quindi all'interno della storia di una Sardegna avvilita, annichilita, sfruttata dalle istituzioni, che non trova nella Legge costituita la via dell'affrancamento. Ho trovato che la trama si snodi su due registri linguistici, con due Io narranti che si intersecano come una spirale di DNA per costruire insieme una storia che è dramma e come tale va condivisa. Il primo io narrante è la voce della storia, della cronaca, un incontro che assume quasi un distacco scientifico documentario; l'altro, che entra lentamente e che trova il suo culmine nel finale, è l'io narrante che partecipa al dramma, in parte lo condivide, lo vive nel suo femminile sardo dolore, è questo l'io narrante che partecipa ai sentimenti e descrive i sardi e il mondo che li circonda con alti picchi narrativi. L'uno e l'altro non si elidono ma anzi si costruiscono insieme raccontando la tragedia della storia sarda che è tragedia umana. Caso ha voluto che la lettura fatta proprio l'altro giorno della prefazione di Giuseppe Marci al Muto di Gallura di Enrico Costa (alla quale rimando) mi aiutasse a capire la volontà da parte dello scrittore - di un romanzo storico - di storicizzare gli eventi ma all'interno di un tessuto narrativo letterario che deve coinvolgere il lettore. Grazie Paola per questa storia tutta sarda, anche se trovo difficile partecipare e stare dalla parte di Nannai. Lo devo confessare.
Sento la necessità di porre due domande alla scrittrice:
La prima, forse sembrerà semplicistica, è: hai attinto da una storia vera? Dove hai trovato l'ispirazione?
La seconda, di carattere ideologico, è: tu emergi come una scrittrice che umanamente condivide le scelte fatte da Nannai. E' vero? Pensi che la scelta atavica della giustizia fatta da sé sia condivisibile?
Presentazione a Tortolì de L'ultima jana
L'Università della terza età e la Biblioteca Comunale di Tortolì vi invitano alla presentazione del romanzo il giorno 22 Dicembre 2008 alle ore 16,30 presso la sede della biblioteca in Via Vittorio Emanuele 23. Saranno presenti Pier Paolo Argiolas dottore di ricerca all'Università di Cagliari e Barbara Laconi guida delle Grotte Is Janas di Sadali.
Discussione intorno a L'ultima jana
Per ascoltare l'audio serve FireFox
Oggi 23 Dicembre 2008 aggiungo:
Scrivo una breve nota del pomeriggio di ieri nella Biblioteca Comunale di Tortolì. Aiutata da Pier Paolo Argiolas dell'Università di Cagliari, da Barbara Laconi guida della Grotte di Sadali e dalle letture di Morgana Cucca, ho parlato della mia jana ad un pubblico numeroso (come a Torino c'erano una sessantina di persone) e molto eterogeneo: dalle allieve della Scuola Media di Osini (che hanno partecipato attente e con tante domande molto interessanti e stimolanti), agli studenti con qualche annetto in piu' dell'Università della Terza Età di Tortolì e Lanusei, alle altre persone presenti, fra cui alcuni volti amici, e alla presenza della paradisolana Antonia Pessei. E' stata una occasione piacevole dove si è riconfermata l'attenzione dei lettori sia verso il genere letterario della favola, che permette vari livelli di lettura ad un pubblico molto ampio ed eterogeneo, sia, soprattutto, l'interesse rivolto alla Sardegna e alle nostre tradizioni.
Da La Nuova Sardegna del 23 Dicembre 2008:
Tortolì, in biblioteca arriva "L'ultima jana" di Pia Deidda
Proseguono, di settimana in settimana, le presentazioni di nuovi libri nella sala convegni della biblioteca comunale, guidata da tanti anni da Anna Maria De Monte. Ieri pomeriggio, è stata la volta del libro "L'ultima jana", di Pia Deidda. Pia Deidda è nata nel 1958 in Ogliastra ed è di origini fabrianesi da parte di madre. A Lanusei, dove ha vissuto, ha frequentato la scuola elementare, la media e anche il Liceo Scinetifico. Si è quindi trasferita a Torino, dove si è laureata in architettura. Vive da circa tre decenni nel capoluogo sabaudo, dove insegna Storia dell'Arte in un istituto superiore. E coltiva sempre la passione per la scrittura e il disegno. Così come è stato sottolineato ieri pomeriggio nel corso della presentazione del nuovo libro, Pia Deidda, ispirandosi a una leggenda che si racconta nelle conosciute grotte Is Janas di Sadali - che si trovano nella zona della barbagia di Seulo, ai confini con il territorio provinciale ogliastrino - "Ha creato una favola piena di sentimento, a volte umoristica, a volte ironica, ma sicuramente intrisa di amore e di nostalgia per una terra antica e piena di fascino come la Sardegna" (l.cu.)
LIBRERIE SARDE DOVE TROVARE PER ORA L'ULTIMA JANA
LIBRERIE DI CAGLIARI
Libreria Murru, V.San Benedetto 12c
Pzza Repubblica srl, Pzza Repubblica 23
La Stazione C.Lib.snc, Via Roma 24
Dettori cart.libre srl, Via Cugia 3
Il bastione, Pza Costituzione
Andrea Meloni, Is Cornialias
LIBRERIE QUARTU SANT'ELENA
Primalibri srl , Via Gorizia 95
SADALI
Book shop, Grotte Is Janas
Book shop, Ecomuseo delle Acque della Barbagia
Casa Museo, Via E. d'Arborea
Edicola, Via G. Deledda
Ambascada, P.zza Municipio
Discussione intorno a L'ultima jana
Per ascoltare l'audio serve FireFox
Pia ha scritto: Ma ora aspetto il reportage / resoconto di Tizi. Perchè io HO CONOSCIUTO TIZI!!!!!!!! |
Il libro a Torino è in vendita nelle librerie:
Libreria Fogola “Dante Alighieri”
Piazza Carlo Felice, 15
Libreria Montegrappa
Corso Montegrappa angolo Via Medici
Libreria COOP
Piazza Castello
Le lucciole
(ovvero i coleotteri dei Lampiridi)
Sento ancora vibrare
le corde di quelle immagini notturne…
la macchina a motore spento per non turbare
i violini di pace
tra l’erba che mi indicavi da sempre…
e dopo un frangente interminabile
- Eccole! Le lucciole - gridavo.
L’emozione dello scenario onirico
assetava tutta me stessa e
tu,
mamma,
contenta del mio brio.
Le lucciole,
calde e lontane visioni
di una nostra complicità
avvezza ai piccoli piaceri.
Sullo sfondo mitico-antropologico della Sardegna medievale, luogo per tanti aspetti assimilabile a qualsiasi spazio indefinito delle fiabe, percorso ed eroso dalla crudezza della dolorosa giostra della storia e lacerato dai suoi graffi (la fame, la malattia, la povertà, la morte), un essere magico, metà fata metà strega, la jana Cicytella, corre gradualmente lungo la strada di una metamorfosi, una trasformazione stimolata dall’amore per un cantastorie-pastore, Elias, voce della memoria e dell’arte che sfida il trascolorare del tempo e del ricordo.
Proprio l’amore, inteso come incontro d’incanto e di crescita e come senso di partecipazione corale, di solidarietà ai turbamenti imposti all’umana avventura dai cataclismi dell’esistenza, fornirà la risposta più convincente all’ottusa chiusura in se stesse e nel loro antro leggendario delle tre sorelle di Cicytella, ghiottone, dedite alla crapula, grandi bocche che fagocitano rinserrate in un autismo alimentare che è sordità ai travagli umani.
Cicytella è diversa. E’ il magico che finirà per incarnarsi in una donna, lasciando però aperto uno spiraglio alla sua antica condizione, forse affinché la levità della fantasia continui a stemperare le asperità del reale.
Franco Plataroti
Il libro a Torino è in vendita nella
Libreria Fogola “Dante Alighieri”
Piazza Carlo Felice, 15
Presentazione a Tortolì de L'ultima jana
L'Università della terza età e la Biblioteca Comunale di Tortolì vi invitano alla presentazione del romanzo il giorno 22 Dicembre 2008 alle ore 16,30 presso la sede della biblioteca in Via Vittorio Emanuele 23. Saranno presenti Pier Paolo Argiolas dottore di ricerca all'Università di Cagliari e Barbara Laconi guida delle Grotte Is Janas di Sadali.
Aspetto
Aspetto
nel fluire di questi giorni
con tensione immota
il dispiegarsi delle ali di una jana
che un giorno
si sono posate
sulla mia penna leggera.
Aspetto
nel suo sfogliare lento
il lettore amico
quando troverà fra le pagine
la memoria
da me custodita
di questa terra antica.
(p.d. 2008)
Carissima, la risposta arriva con molto ritardo, ma dopo aver letto il tuo romanzo. A dire al verità, l'ho letteralmente divorato e già prestato! La storia è avvincente e l'intreccio è a sorpresa, camuffato un pò da tutte quelle ricette! Pensa che a me non piacciono le sebadas, ma, sia quando hai letto tu il passo a Sadali, sia quando l'ho riletto a casa, mi è venuta l'acquolina in bocca! Potere ipnotico della scrittura! Tanto per parlarti un poco di me ,ieri mi sono comportata anch'io come le janas; ho fatto su pistoccu, su civargiu (o moddissosu), dolcetti e, proprio ossessionata dalla tua storia, pani pintau. A Tertenia ho una casa in campagna, vicino al mare provvista di forno di circa 50 anni, che mi permette queste cose. Queste janas preoccupate solo di mangiare squisitezze, di creare cose bellissime, e di utilizzare il proprio talento e il proprio potere, ma solo per il proprio godimento, mi ha fatto pensare alla .... nostra classe politica! Preleva con disinvoltura e non ricorda Sadali con i suoi abitanti e cioè tutti noi. Pensa solo a quel piccolo emendamento alla finanziaria che, per risparmiare, toglie gli assegni di sopravvivenza. Non che la sinistra sia senza colpe, ma questa è davvero una bestemmia. Non capisco come il papa, che parla tanto contro contraccezione, la fame in generale e in astratto, non abbia dichiarato nulla contro questa infamia. Ma per tornare al tuo libro, le scene d'amore sono davvero coinvolgenti! E un'altra caratteristica mi ha colpito, i tuoi personaggi sono privi di cattiveria. Anche nella scena finale, quella crudeltà gratuita contro il frate affamato e indebolito mi è apparsa come una conseguenza di una follia esistenziale dovuta a una vita fine a se stessa, senza scopo, visto che si salva solo Cicytella, che ha il suo Elias a cui donare e donarsi. Fammi sapere quando torni in Sardegna e, se ti fa piacere, possiamo giocare alle "janas" in campagna da me. Un abbraccio, Bernardetta. Agosto 2008
Maria Rosaria Verdicchio, mia amica ed ex compagna di liceo, scrive:
Ho finito di leggere anche L'ULTIMA JANA già da tempo. Ho fatto passare un po' di tempo, perchè mi piace vedere cosa resta di una lettura e ora ti dico...
Ho molto gustato le atmosfere familiari della grotta, il rapporto tra sorelle janas, le RICETTE!!!!! Che quasi mi veniva voglia di mettere in pratica (e se non l'ho fatto, è solo perchè leggo di notte oppure in treno, durante i miei spostamenti, ed i fornelli sono inaccessibili). Mi sono rimasti i profumi di bosco mediterraneo, di miele, di muschio. Ho fatto voli nell'umido caldo, nel cielo azzurro verso la costa ed ho fatto mia la disperazione di chi ha perso la ragione per cui si alza e lavora ogni mattina.
Bella, semplice, atavica l'intimità con il pastore Elias.
Mi è piaciuta la metafora della dolorosa trasformazione da jana in umana che le consente di vivere con Elias: per condividere e stare con qualcuno per la vita, perde le ali ed anche la magia. Non tutta però!
Novembre 2008Invito alla lettura del romanzo
L'ultima jana
Molti mi chiedono come acquistare il romanzo.
Le vie sono tre:
- andare a Sadali in visita alle grotte Is Janas.
Una bellissima occasione per immergersi nel mondo di Cicytella.
- ordinarlo in libreria dando i seguenti dati:
PIA DEIDDA, L'ultima jana, Fabriano Edizioni, 2008
Euro 10,00 - Tipolitografia fabrianese
Fabriano Edizioni, Via G. Ceresani, 2 - 60044 Fabriano
tel. 0732627186
ISBN 978-88-95855-02-8
Distributore: Libro Co. Italia srl
- ordinarlo via Internet con www.libroco.it
- ordinarlo via Internet con www.ibs.it
Mariancani e Perdu Palitta sono due figure antropomorfe di porfido rosso che si elevano sulle pendici di Monte Tarè. Esistono tante versioni di questa leggenda noi ne citiamo quella più ricorrente. Perdu, pastore, voleva attraversare il mare per cambiare vita. La madre scongiurava il figlio perché non partisse. Per convincerlo gli mostrava la bellezza della terra che voleva abbandonare. Il golfetto di Cea caratterizzato dai rossi faraglioni che, al tramonto, si colorano più intensamente assumendo un aspetto fiabesco; l'angolo di paradiso della insenatura di S.Maria Navarrese custodita dall'Isolotto d'Ogliastra; la selvaggia bellezza di Punta Tricoli il massiccio di Monte Armidda, odoroso di timo (in sardo “armidda” da qui il nome), dalla cui vetta si assiste all'ineguagliabile spettacolo del sole che si leva dal mare della costa orientale tra suggestivi riflessi sanguigni. Perdu non sentiva ragioni e, per non essere ammaliato dal paesaggio, si copriva gli occhi con le mani cercando di intravedere, tra le dita, l'arrivo della grande nave che lo avrebbe portato di là dal mare. La nave, superato Capo Montesanto, sulle cui rocce, a precipizio sul mare, si frangono, belle e temibili, spumeggianti colonne d'acqua, gettò l'ancora nella incantevole baia di S.Maria Navarrese. Perdu, di corsa, si incamminò verso la marina. Mariancani, con affanno, lo seguiva esaltando le bellezze della terra che lasciava. Giunto in prossimità di Monte Tarè, la vallata fu illuminata da una luce intensa e fulgida quale solo si vede da Lanusei nei pomeriggi estivi. Perdu, che per correre, si era tolto le mani dagli occhi, rimase abbagliato dalla superbia e maestosità del paesaggio che prima, mai, aveva osservato con lo stesso spirito con il quale ora lo vedeva e godeva. Con l'anima traboccante di malinconia di fronte alla grandiosità della creazione che gli stava davanti e che voleva lasciarsi alle spalle, si inginocchiò per chiedere perdono. Il cuore della madre, stanco per l'età e l'inseguimento, non resse alla fatica per cui Mariancani, sorridente, morì tra le braccia del figlio che, disperato, invocava l'Onnipotente perché lo facesse morire insieme alla madre. L'Onnipotente, accogliendo la preghiera di Perdu, lo pietrificò, supplice e genuflesso davanti alla madre, anch'ella pietrificata in piedi e con il volto verso la nave, all'ancora nella baia di S. Maria Navarrese, repentinamente trasformata, da una lama di luce accecante, nello stupendo isolotto d'Ogliastra destinato a rimanere perennemente ancorato, con la prua rivolta verso Capo Montesanto, nel mare di là dal quale Perdu avrebbe voluto essere traghettato. Nelle notti di luna, chi osserva la figura di Mariancani la può vedere sorridente perché né lei, né suo figlio hanno lasciato la terra dove le scorrerie dei venti fanno e disfanno le nuvole che, birichine, recitano nel cielo fino a quando la tramontana le spazza via esaltando la luminosità della ribalta dello stupendo anfiteatro aperto verso il mare di Arbatax sul quale, superbo, si protende Capo Bellavista voluttuosamente accarezzato dalle onde color cobalto.
Vi offro uno stralcio tratto da L'ultima jana. Ho scelto questo perchè parla di Monte Tarè e della vallata ogliastrina: i luoghi della mia infanzia.
Oggi a scuola ho presentato il tuo ianas ai miei alunni perchè lo adotteremo come primo testo di narrativa per quest'anno. Me ne servono dodici copie, dove le posso trovare? Abbiamo parlato di te, della leggenda di Sadali, di Grazia Deledda, di Cicytella. La mia collega di terza mi ha detto qualche giorno fa che aveva scelto "Padre padrone": "Vorrei dedicare spazio alla cultura sarda." E io: "Anch'io, spazio alla cultura sarda, ai miei alunni di seconda farò leggere la bella fiaba di Cicytella, della mia amica Pia Deidda." Dopo averlo presentato ai miei alunni, ho pensato di far leggere loro il primo capitolo, perchè volevo vedere quanto si appassionavano alla lettura, e soprattutto all'ascolto, visto che ne avevamo solo una copia, la mia. Hanno letto, seguito in silenzio, si sono incuriositi, sono intervenuti, hanno fatto domande,si sono divertiti e inteneriti. Un buon risultato per aver dato solo una lettura veloce al primo capitolo, non trovi? Ci ha dato lo spunto per parlare di argomenti istruttivi e interessanti. Sono certa che, durante l'ora di narrativa, non si annoieranno. Si divertono anche quando trovano parole scritte in sardo, provano a pronunciarle e le paragonano alle varianti che loro conoscono. Di alcune chiedono la traduzione in italiano perchè non ne conoscono il significato, le ultime generazioni.....! Ho spiegato la derivazione della parola Ianas. Ci siamo riallacciati al periodo storico studiato l'anno scorso e a tante altre curiosità e notizie. Può venirne fuori davvero un bel lavoro. Mi hanno perfino proposto di esprimere per iscritto il loro parere, alla fine del libro, e inviartelo per pubblicarlo sul blog. Bè, ragazzi, devo dire che oggi vi trovo particolarmente svegli!!!
M.R.V. - Scuola Media di Osini, 2 Ottobre 2008
“E che la Sardegna è tutta bella, non solo gli orli a mare. Ho scritto che quest'isola più isola del Mediterraneo è un luogo dove la natura ci avrà messo troppo, ma ha usato al meglio l'arte di fare un'isola. Ma solo chi ci è nato ne sa la bellezza problematica, interrogativa. Qui tempo e spazio si dilatano, dove uno si aspetta di trovarli circoscritti, chiusi, limitati dal mare: lunghi altipiani, pianori e tavolati, dove di brado non ci sono che i cavallini. Ampi orizzonti. Solitudine e silenzio. Si esagera. Ma quando hai tolto quanto è possibile al luogo comune, restano questi spazi tanto selvaggi quanto umani, arcaici e postmoderni”
Tratto da: Giulio Angioni, Afa, 2008